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Negazionismo, antisemitismo e unicità della Shoah

Come ho già scritto sono contrario alla ipotizzata legge contro il negazionismo.

Anche se lo sono a denti stretti, perché sono assolutamente convinto che l’intenzionalità più o meno latente di un negazionista (più sfumata in uno storico “revisionista”) non sia la ricerca di una verità storica, diversa da quella nota per aver sottoposto a critica gli storici che hanno documentato la shoah (e non solo lo sterminio degli ebrei, ma anche di tutte le altre vittime del nazismo).

Credo che sia in realtà - dal momento che l’intenzionalità latente è anche più reale dell’attività manifesta - un modo di dare fiato, nel negazionismo, ad un sostanziale antisemitismo di vecchio stampo, vestito con abiti seminuovi, magari anche quelli di una ricerca storica svolta con metodologie ”scientifiche” o pseudo tali. Insomma bufale che mirano ad altro.

Nonostante questo sono e resto contrario alla legge per due motivi sostanziali: la sua inutilità ai fini di una corretta interpretazione storica dello sterminio nazista e la sua pericolosità che consiste nel fare di ogni negazionista una vittima - per legge - di quello che, in linguaggio negazionistico, viene detto “dogma olocaustico”, cioè di una interpretazione storica stabilita nei tribunali.

Meno convincenti mi paiono le varie diatribe sulla libertà di pensiero o di espressione e così via. I paesi che hanno adottato legislazioni simili a quella proposta non sembrano essere sprofondati davvero nella notte di ogni civiltà, ma solo in un intricato garbuglìo di questioni storiche che i poveri giudici si sono trovati, non si sa con quale competenza, a sgarbugliare. A parte Irving naturalmente, che era meglio se non andava in Austria. 

Come ha scritto, meglio di me, Aldo Giannuli in un suo articolo: “Sul piano politico, questa norma è offensiva non solo dei diritti di espressione dei negazionisti (che personalmente ritengo essere delle bestie sul piano scientifico, ma che comunque hanno diritti costituzionali anche loro), ma prima ancora è offensiva dell’opera degli storici antifascisti, che si pensa abbiano bisogno dei carabinieri per prevalere in una disputa scientifica”. E questo mi sembra l’argomento prìncipe che taglia la testa al toro.

Ma poi lo stesso Giannuli scivola, a mio parere, su un paio di altri punti (oltre che sull’uso nefasto di un “haimè” anziché “ahimè”).

Il primo (ma secondo in ordine di apparizione nel suo testo) è l’apodittica affermazione che la legge sarebbe “solo un omaggio alla lobby filo israeliana” che penserebbe “di rafforzare in questo modo le ragioni di Israele”, rischiando invece di indebolirle.

È assolutamente evidente - concordo con lui quindi - che una legge in merito al negazionismo non rafforzerà affatto le ragioni di Israele, ma contribuirà alla diffusione dell'idea complottista che ci sia qualcosa di oscuro in esse. Non si vede quindi perché mai la "lobby filo israeliana", che, in genere, non si può definire del tutto idiota, dovrebbe aver sollecitato davvero questo gentile omaggio. Qualcuno può averlo fatto, ma per "lobby" in genere si intende altro, qualcosa di ben più corposo di qualche ultrà della politica da stadio.

La legittimità dello Stato di Israele, in ogni caso, si basa sull’essere stato rifugio - prima, durante e dopo la guerra - degli ebrei in fuga a cui ha dato casa e futuro, distrutti dalla nazistificazione dell'Europa, e non sulla morte nei campi di sterminio di quelli che non riuscirono a fuggire.

Ed è una legittimità che avvalora anche il suo diritto alla difesa, il suo diritto alla risposta militare, il diritto anche di azioni preventive verso qualsiasi work in progress troppo pericoloso per la sua sopravvivenza e integrità (come l’attacco preventivo all’aviazione egiziana nel ’67) o anche il diritto alla costruzione di un muro difensivo che impedisca azioni terroristiche sul suo territorio.

Sono ragioni che ogni stato ha - e quindi anche Israele - a prescindere dalle vicende storiche precedenti che possono essere state più o meno drammatiche.

Tanto per chiarire, non ho mai sentito nessun israeliano dire o scrivere di avere il diritto di impedire a un palestinese il passaggio perché c’è stata la Shoah settant’anni fa. Casomai gli impedisce il passaggio perché il giorno (o la settimana, il mese, l’anno) prima c’è stato un attentato su un autobus pieno di civili finiti in pezzi.

Le ragioni di Israele non sono invece affatto rafforzate da niente - né dalla Shoah né da altra considerazione storica o politica - quando non sono "ragioni", ma torti. La questione alla fine si risolve in questa banale conclusione.

Salvo poi ricominciare daccapo nel momento in cui qualcuno sostenesse, e non sono pochi, che la "pretesa" di Israele di esistere è essa stessa un torto. È il circolo vizioso che fa della questione un problema tuttora irrisolto.

L’uso “politico” della Shoah non riguarda quindi - o almeno non riguarda più almeno dagli anni Settanta - la questione israelo-palestinese ma, è noto a tutti, quella ancor più scottante del nucleare iraniano che, se sviluppato in ambito militare, potrebbe costituire davvero un pericolo di “nuova shoah” per gli abitanti, ebrei e non, dello stato ebraico.

Qui i politicanti israeliani, che come tutti i politicanti, compresi quelli arabi, sono dei manipolatori delle rispettive opinioni pubbliche, usano l’argomento "possibile shoah futura" (che non è quella del passato, ma la sua memoria) come arma di battaglia politica per sostenere posizioni "forti" nel braccio di ferro con Teheran (e per vincere le elezioni dove però non gli è andata granché bene).

Ma, ci avverte Giannuli, “usare il massacro di milioni di ebrei così strumentalmente è una profanazione del loro sacrificio”; terminologia che parla di una “sacralità” non profanabile del “sacrificio” ebraico.

Salvo che non c’è mai stato un “sacrificio” ebraico quanto piuttosto un assassinio su scala industriale di ebrei colpevoli solo di essere tali (e questo rimanda all’altro tema relativo alla “unicità” della shoah); cioè un crimine storico, non un accadimento “sacro”, parlare del quale non è affatto una “profanazione”, ma solo memoria di ciò che è stato; necessaria per evitare che ciò che è stato possa essere di nuovo. Non è un caso che la parola ebraica "shoah" (catastrofe) sia preferita a quell’inflazionato “olocausto”, termine che effettivamente ha implicazioni religiose, queste sì "sacrificali", non per niente mal digerito in ambito ebraico.

Uno slogan usato per la ricorrenza del Giorno della Memoria è “ricordare perché non avvenga di nuovo” che può essere letto in due sensi: “ricordare perché non venga più fatta” o “ricordare perché non venga più subìta”. Lettura non ebraica e lettura ebraica a confronto, ma entrambe legittime.

E ricordare la Shoah davanti alle ambiguità del comportamento iraniano in merito al programma atomico, non mi sembra poi così bislacco. In fondo, ogni tanto è opportuno ricordarlo, acora non è accaduto nulla se non appunto il "memento" che non è poi del tutto fuori luogo se solo si ripensa alle manifeste simpatie heideggeriane - cioè del filosofo di punta dell'hitlerismo - nel Consiglio Supremo per la Rivoluzione Culturale Islamica di cui faceva parte il buon Ahmadinejad, negazionista dichiarato, che per l’appunto usava la negazione della shoah per negare legittimità allo Stato di Israele (e qui si finisce con il riconnettere antisionismo e negazionismo, secondo l'abusato circuito dimostrativo che i sionisti avrebbero inventato l'Olocausto, in combutta con l'Occidente, per accampare diritti sulla Palestina, ragion per cui se l'Olocausto non c'è stato ecco che i diritti cesserebbero di esistere. Nell'insieme, una stupidaggine).

E infine veniamo alla questione complessa della “unicità” della shoah.

“... della sua pretesa unicità - scrive Giannuli - essa rappresenta un unicum. Un unicum? E che vuol dire? Come ogni mediocre studente di storia sa, ogni avvenimento storico è unico ed irripetibile. Forse si vuol dire che la Shoa rappresenta un caso di gravità unica? Ma su quali criteri stabiliamo che il genocidio ebraico, dei rom, degli omosessuali, dei Testimoni di Geova o degli slavi (a proposito: ci sono anche loro) perpetrato dai nazisti sia più grave del genocidio degli armeni operato dai Turchi, dei delitti dell’Inquisizione, dei massacri di Pol Pot in Cambogia, di quello di 10 milioni di congolesi compiuto da Leopoldo del Belgio?”

E certamente i massacri, i genocidi, gli etnocidi, o comunque si vogliano chiamare, sono stati così numerosi nella storia che si rischia sempre di dimenticarsene qualcuno.

Quindi quello degli ebrei è “solo” uno sterminio fra i tanti? Non c’è niente che lo caratterizzi in modo, appunto, “unico”? Non la sua gravità ovviamente; Giannuli ci ricorda a ragione che i belgi sono riusciti a fare di peggio nel Congo colonizzato. E allora cosa fa o farebbe la “pretesa unicità” della shoah nella storia?

E se fosse la sua totale mancanza di un utile? In ogni altro sterminio si rintraccia un utile, a volte esplicito a volte meno, in ogni altra vicenda simile è sempre finalizzato ad un tornaconto: la conquista di un territorio e la “pulizia etnica” dei rispettivi indigeni o l’appropriazione di beni primari o risorse naturali o forza lavoro o la conquista di un luogo strategicamente importante e così via, i tornaconto sono stati tanti nella storia e tutti rintracciabili.

Ma non nello sterminio degli ebrei che inizia, è noto, dopo l’incontro di Wannsee del gennaio ’42, quando agli ebrei era stato ormai sottratto ogni bene. Quindi ammazzarli non solo era inutile, ma anche del tutto irragionevole (e infatti questo è uno degli argomenti preferiti dei negazionisti... “perché mai i nazisti in piena guerra avrebbero distratto uomini e mezzi eccetera eccetera solo per ammazzare degli ebrei ?”... con cui dimostrare appunto, “logicamente”, che lo sterminio non potrebbe mai essere accaduto).

E però lo sterminio è accaduto, compreso quello dei 400mila ebrei ungheresi del ’44 a guerra ormai manifestamente perduta. Ma l’uccisione anche dell’ultimo ebreo, anche fosse l’ultimo giorno di guerra era essenziale nella logica nazista (e anche fascista nell'ultima fase del Fascismo, come a Cuneo il 25 aprile del ’45 quando furono fucilati - dai repubblichini ormai in fuga - alcuni ebrei scampati fino a quel momento a rastrellamenti di anni; ne parla lo storico, definito a suo tempo un po' "revisionista", De Felice).

Questo - che, non dimentichiamolo, fu anche un "culturicidio" - oltre alla metodica pianificazione burocratica della “macchina dello sterminio”, fa l’unicità della Shoah (non certo l’unicità degli ebrei come "uniche" vittime del Nazismo, come si ostina a blaterare qualcuno troppo tonto per rendersi conto di quello che dice, mentre protesta perché non vengono ricordati - di solito, guardacaso, proprio nel giorno della memoria dedicata allo sterminio ebraico - anche tutti gli altri genocidi della storia umana ivi compresi, naturalmente, anche i palestinesi).

Unicità che si forma nel e dal senso di orrore sprezzante che i nazisti provavano alla presenza fisica dell’ebreo - un essere subumano, de-genere cioè "fuori" dal genere umano, non appartenente ad esso - in quanto tale.

Non perché aveva fatto qualcosa o perché ostacolava qualche progetto o perché la sua morte avrebbe portato a qualche beneficio per l'assassino. Ma solo perché l’essere ebreo costituiva di per sé la “necessità” ineludibile di farlo sparire, come se non fosse mai esistito prima, in quanto "diverso".

Ma diverso di una diversità particolare: non come gli omosessuali che proponevano rapporti sessuali ovviamente sterili in una società in cui non fare figli era un attentato allo stato (il "Paragrafo 175" del Codice Penale tedesco non puniva l'omosessualità in sé, ma gli "atti omosessuali"); o come gli zingari, nomadi e improduttivi in una Germania che nel rapporto sacrale fra il sangue e la stanzialità nel suolo aveva stabilito la sua ragion d'essere storica e che dell'essere produttivo per la nazione aveva stabilito il canone del vero tedesco.

Nessuna di queste categorie, che stabilivano le diverse diversità da eliminare, faceva la particolare diversità ebraica. Diversità radicale che faceva dell'ebreo soggetto da eliminre solo per ciò che era, non per ciò che faceva o non faceva.

Questo non è forse pressoché “unico” nella storia? Non costituisce questa fastidiosa "unicità" della shoah che a qualcuno dà sempre un po' di fastidio?

P.S. Nel frattempo divertiamoci con le "drammatiche" vicissitudini di un accanito antisemita che - accidenti! - si è "scoperto" ebreo

Commenti all'articolo

  • Di Truman Burbank (---.---.---.251) 23 ottobre 2013 14:13
    Truman Burbank

    Questo articolo trasuda razzismo. Il razzismo di chi ad ogni costo deve evidenziare alcune razze su altre.
    Esiste un razzismo diretto, del tipo "la mia razza è migliore delle altre" ed un razzismo appena un po’ sfumato, del tipo "chi tocca la tale razza non è una persona civile e quindi va punito in modo esemplare". Sempre razzismo è.

    Noi bastardi, noi che abbiamo visto le mille e più diaspore della storia raccontata nei libri e di quella raccontata solo a voce, sappiamo riconoscere i razzisti.
    Abbiamo visto la diaspora dei curdi e quella dei meridionali italiani, quella degli armeni e quella dei ceceni, quella dei palestinesi e quella dei tanti popoli dell’est europeo alla caduta dell’URSS (albanesi, serbi, rumeni, moldavi, ...) Noi bastardi ci riconosciamo tra di noi e il razzismo non ci piace.

    E dietro il razzismo organizzato c’è sempre la sudditanza ad un sistema di potere.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.27) 26 ottobre 2013 23:16
      Fabio Della Pergola

      Avevo sorvolato su questo commento ritenendolo particolarmente insipido, inconsistente. Ma poi l’ho riletto e devo dire che definire "razzista" una frase come "chi tocca la tale razza non è una persona civile e quindi va punito in modo esemplare" è veramente incomprensibile.
       
      Qualcuno sa spiegare perché mai dovremmo considerare "persona civile" uno che massacra tale (o qualunque altra) razza ? Ma che cz di discorso è ?! e poi, marò quanto se la tira...

  • Di (---.---.---.52) 24 ottobre 2013 00:04

    La letteratura revisionista, detta impropriamente "negazionista", per quanto ne sappia si concentra su tre punti:


     1) Il numero di 6 milioni delle vittime. E’ strano come questo numero comparisse già nella prima guerra mondiale. E’ stato obiettato, giustamente, che la gravità del fatto permane a prescindere dal numero. Ma se qualcuno attribuisce un numero inferiore di morti incorre nel reato di riduzionismo e minimizzazione della Shoah. E quindi il numero deve crescere anziché diminuire...

     2) I sei milioni di morti sarebbero stati fatti mediante camere a gas. Anche Priebke non ha "negato" che esistessero dette camere a gas, ma dice che ne vorrebbe le prove, finora mai esibite, salvo testimonianze contestate. Al riguardo sono note le posizioni di Faurisson, contro il quale non le prove sono state prodotte ma la barbarica legge Fabius-Gayssot. Una persona non prevenuta e di buon senso non capisce perché al riguardo non possa esservi sereno dibattito e contraddittorio. 

    3) L’elemento della intenzionalità, legato al famoso ordine di Hitler mai trovato. Vi è qui una contraddizione con la tesi dello sfruttamento del lavoro dei prigionieri: se dovevano lavorare per le esigenze della economia bellica non aveva senso ucciderli. Resta poi da riflettere sul perchè si sarebbero dovuti uccidere delle persone, non sul campo di battaglia. E’ curioso come Fabio faccia una slittamento semantico parlando della "intenzionalità" degli storici "negazionisti" (come dice lui), come se ci fossero delle persone che la mattina si alzano con il solo scopo di "negare" qualcosa...

    Quanto poi all’antisemitismo va richiamata la fondamentale analisi di Gilad Atzmon, un ebreo israeliano che ha lasciato Israele ritenendo che quella terra sia stata sottratta ai palestinesi.

    Atzmon distingue tre tipi di ebrei:

    a) i religiosi come quelli di Neturei Karta: persone innocue che ritengono il sionismo cosa contraria alla Torah, che proibisce ciò che gli attuali israeliani hanno fatto ai palestinesi, ossia come dice Pappe ne hanno fatto pulizia etnica nel 1948. Shlomo Sand a sua volta dice che è del tutto fantastica una discendenza genealogica degli attuali israeliani dagli antichi abitani della Palestina, che invece in buona parte devono riconoscersi negli attuali palestinesi, rispetto ai quali nel 1861 la popolazione ebraica autoctona costituiva appena il 3,5 % della popolazione complessiva.

    b) Il secondo tipo di ebreo è una persona che per nascita si trova ad essere tale e che non è particolarmente religiosom anzi può non esserlo affatto... Questi dice e pensa di sè: sono innanzitutto un uomo e solo per caso mi trovo ad essere un ebreo.

    c) Il terzo tipo di ebreo è uno che pone al primissimo piano il suo essere ebreo. Egli dice di sé: sono innanzitutto un ebreo e solo secondariamente sono un essere umano... Tra me e gli altri vi è una barriera non solo fisica...

    Questi è il sionista ed Atzmon dice che il sionismo è una forma di primatismo razziale ed una forma di dominio globale... Veramente mi sembra cosa quanto mai campata in aria assimilare il sionismo al nostro Risorgimento che ha tutt’altra natura e storia.

    Parlare di antisemitismo è quanto mai generico perché confonde cose assai diverse fra loro:

    l’anti-giudaismo teologico che è la differenza nillenaria che divide l’ebraismo dal cristianesimo ma anche dall’ Islam; l’antisionismo politico che è una legittima difesa contro il sionismo, inteso appunto come razzismo. 

    Ritengo che i problemi storicamente evidenziatisi di antisemitismo si ebbero soprattutto nel XIX secolo in conseguenza delle leggi che equiparavano gli ebrei a tutti gli altri cittadini, con parità di diritti e di doveri... Ne vennero fuori problemi che andrebbero studiati in quel contesto e non fuori contesto, come si continua a fare del tutto strumentalmente.

    Quanto a storici come Giannulli che dicono essere "bestie" quelli che hanno posizioni storiche diverse dalla sua, trovo trattasi di una grave forma di ipocrisia: le opinioni altrui, anche se non si condividono, vanno rispettate secondo costituzione... Per il solo fatto che si esprime così, a prescindere dal merito, la Bestia è proprio lui...

     Insomma, nel testo sopra pubblicato e proposto alla lettura pubblica non vi è una sola riga che stia in piedi... E’ anche pieno di insulti ed offese che non raccolgo, direi di autentico "odio" e "razzismo", come mi pare sia stato rilevato da altri...Vi è un vittimismo alquanto stucchevole come se gli ebrei avessero il monopolio della sofferenza umana e pretendessero il copyright... Questa osservazione sul "monopolio" non è mia, ma di un vescovo citato nel libro di Mearheimer e Walt, dove sono anche citate le reazioni che ne seguirono. Si possono fare solo critiche da una direzione verso l’altra, ma non vale il contrario.

    A mio avviso, la spiegazione vera non va cercata nella storia (che non interessa a nessuno) ma in una consapevole, sistematica e "industriale" (Finkelstein) campagna di demonizzazione di duemila anni di passato storico... Ho sintetizzato come ho potuto e non ritornerò sull’argomento, ma consiglio la redazione di Agorà di cercare altri interventi sulla questione, se non vuole dare l’impressione che testi simili costituiscano la linea politica editoriale della testata. 

    Capisco che sostenere posizioni diverse in un clima di terrorismo ideologico sia difficile e assai pericoloso. Quanto agli storici alla Giannulli hanno di che preoccuparsi: non avranno più nessuna credibilità se passerà questa legge... Chi accetterà di discutere e confrontarsi con loro se dietro di loro vi sono i carabinieri? Il mestiere dello storico non si distinguera da quello di un qualsiasi giornalista al soldo dei servizi segreti o di uno stato estero o di interessi occulti...

    Non di Irving si deve parlare.. Non lui si deve citare, peraltro eccellente il suo libro su Goring ed altri. Non è lui l’esperto di "campi di concentramento". Bensì persone come Carlo Mattogno che sulle camere a gas ha scritto un libro di 700 pagine e 1500 note... Ma anche moltissimi altri testi su ogni aspetto delle questioni di cui qui si parla. Lo si legga e lo si confuti... ma non si faccia finta che non esista e che non abbia scritto testi ponderosi che ci si deve prendere almeno la briga di leggere. E’ ammesso che il massimo e insuperato storico olocaustico sia Raul Hilberg... (tutti gli altri, e dunque anche Giandulli, a giudizio di Finkelstein sono "paccottiglia da supermercato")... Lo ha criticato Jurger Graf... Abbia ragione o torto non ha qui importanza, e non sono io in grado di giudicare, ma ne ha per ogni cittadino il fatto che debba vivere in esilio in Russia proprio per aver criticato il libro di Hilberg, da lui definito un "gigante dai piedi di argilla"... Se i vari Giannulli pensano di poter scrivere i loro libri, mandando in galera o costringendo all’esilio i possibili contraddittori (civilissimi e non offensivi e insultanti come fa lui che in modo assai indisponente dà ad altri l’epiteto di "bestie" (!)), allora non un consorso per professore ordinario deve fare, ma per Inquisitore di Stato... o di Veterinario.

    Temo che la legge passerà e che sia un gioco delle parti la finta opposizione di personaggi come la Nirenstein. Mi chiedo però quale sarà il prossimo passo.

    Nella nostra storia abbiamo avuto due scuole: quella di Giordano Bruno che finì sul rogo nel 1600 e quella di Galilei che preferì salvarsi ritrattando: avete ragione voi! Se così vi pare...

    Mentre vi saranno persone sagge che si asterranno dal manifestare in pubblico o per iscritto le proprie opinioni, che anzi saranno rafforzate proprio dalle leggi stesse che impediscono di averle, è però da chiedersi se queste persone verrano stanate nelle loro case e condotte in un luogo pubblico e costrette a professioni di fede storica o a genuflessioni e prosternazioni davanti alle Potenze di questo mondo ovvero ad accettare una minore dignità come cittadini e una esistenza marginale, appena tollerata.

    In un certo senso vi è già un clima di intimidazione per cui molte persone che non hanno alcuna cognizione per propria scienza (ed i parlamentari sono grandissimi Ciucci che ragliano, pronti a vendere anche la propria madre se viene loro chiesto), si danno a fare affermazioni le più strampalate dove si confondono le camere a gas con i forni crematori o si attribuiscono ai "negazionisti" la "negazione" degli stessi campi di concentramento e che sia avvenuto il rastrellamento del 16 ottobre, assurto ormai a data epocale della storia italiana. Pare che ne avessero proposta la data ogni anno come giornata fissa di lutto cittadino...
    • Di (---.---.---.27) 24 ottobre 2013 03:07

      Due commenti molto significativi. Come accusare di razzismo pur di arrampicarsi sugli specchi per negare l’atto razzistico più eclatante della storia.

      In sintesi "...E’ ammesso che il massimo e insuperato storico olocaustico sia Raul Hilberg". Esatto. E’ lo storico olocaustico insuperato.

      e quindi "...come se ci fossero delle persone che la mattina si alzano con il solo scopo di "negare" qualcosa...". Esatto. Negare lo sterminio degli ebrei europei.

      O anche "...parlare di antisemitismo è quantomai generico..." (sic!!!) non solo si nega la shoah, ma anche l’antisemitismo.

      "Ritengo che i problemi storicamente evidenziatisi di antisemitismo si ebbero soprattutto nel XIX secolo in conseguenza delle leggi che equiparavano gli ebrei a tutti gli altri cittadini, con parità di diritti e di doveri... Ne vennero fuori problemi che andrebbero studiati in quel contesto e non fuori contesto, come si continua a fare del tutto strumentalmente": esilarante.

      Nel mentre, per non farsi mancare niente, si ritiene legittimo l’antisionismo perché il sionismo sarebbe "razzismo". Parola di Atzmon (e capirai) o di Neturei Karta (e capirai) o perché Sand nega la continuità "genetica" fra ebrei dell’anno zero e ebrei del secolo XX (ci voleva lui... non bastava guardare le facce da nordici/slavi di alcuni e quelle da latini/arabi di altri per saperlo ? Tipo confrontare Noah e Rachel Weisz o Scarlett Johansson per esempio).

      Insomma "la spiegazione vera non va cercata nella storia (che non interessa a nessuno) (sic!!!) ma in una consapevole, sistematica e "industriale" (Finkelstein) campagna di demonizzazione di duemila anni di passato storico..". Demonizzazione di duemila anni di passato (sic!!!) ...e tutti se la sono bevuta, ma alla fine la verità per fortuna la sa lui. Dimmi te....

      Spero che la legge non passi mai, ci godreste troppo.

      FDP

  • Di (---.---.---.74) 24 ottobre 2013 16:25

    Replico, augurando che la cosa non degeneri. Penso di rendere un servizio ai lettori terzi ed equanimi di questo sito.


    Chi è che si "arrampica sugli specchi"? E perché mai?

    Non io di certo!
    Ma procediamo con ordine.

    Intanto, è stato citato un libro, disponibile ora perfino in traduzione italiana,
    dopo aver avuto una traduzione in francese, dall’originale in lingua inglese:
    L’Errante chi?, di Gilad Atzmon, le cui tesi vengono argomentate e sviluppate in 258 pagine.

    Occorre leggerlo e confrontarsi con i suoi argomenti.

    L’autore, Gilad Atzmon, è lui stesso un ebreo, nato in Israele, il cui nonno era un terrorista dell’Irgun. Il sionismo è stato il latte che ha succiato fin dall’infanzia, cessata il giorno in cui - narra Atzmon - mentre faceva il servizio militare si è trovato nel 1982 in un campo israeliano per prigionieri palestinesi. Aveva visto delle gabbe di cemento di un metro quadrato per uno e trenta di altezza. Pensava che ci tenessero i cani, ed aveva protestato per questo, ma gli spiegarono che ci tenevano i palestinesi, i quali dopo due giorni di questo trattamento diventavano devoti sionisti. Al che, di lì a poco, Atzmon dismise la divisa e lasciò per sempre Israele, convinto che quella terra fosse stata sottratta ai palestinesi e divenendo un fedele e leale cittadino britannico, sottolineo ma non spiego la parola "fedele": rinvio alla lettura del libro, dove è ampiamente commentata una frase di Chaim Weizmann.

    Questi soleva dire che NON esistono ebrei tedeschi, francesi, inglesi, italiani... ma solo ebrei che vivono in Germania, Francia, Inghilterra, Italia... Non si arrampica sugli specchi Atzmon ma illustra una tesi che ha riscosso autorevoli consensi e che si imponse all’attenzione di chi legge per la grande lucidità e chiarezza argomentativa.

    Si arrampica invece sugli specchi chi non è capace di opporre validi argomenti e presume evidenze che sono tali solo per lui e che vuole semplicemente imporre ad altri. Imputa ad altri la grave colpa, il "reato" di "antisemitismo", presunto e mai argomentato e dimostrato, per il solo fatto di vedere e sentire e pensarla "diversamente". Eccolo lo scandalo ed al tempo stesso la matrice "razzista" del proprio pregiudizio: l’incapacità, forse genetica, di accettare l’altro nella sua diversità, senza che questa diversità venga tacciata e additata come "criminale" e quindi da perseguire penalmente.

    Ma a pensarla "diversamente" sono qui non dei "goym", bensì degli ebrei per i quali si è dovuta inventare la cervellotica teoria degli "ebrei che odiano se stessi" (altro che arrampicarsi sugli specchi!). E tra questi "ebrei che odiano se stessi" ci sono gli ebrei di Neturei Karta, certamente "quattro gatti", ma i soli "gatti" per i quali i contenuti religiosi della Torah hanno ancora un valore e un senso. E sono loro i più fieri accusatore del "razzismo" sionista...

    Mi chiedo bene se faccio bene a replicare e continuare: è l’ultima mia apparizione in questo sito. Non vi è maggior sordo di chi non vuole sentire. Ed è perciò inutile andare avanti, e non lo farei se non mi stesse a cuore la salvaguardia dei terzi intellettualmente onesti e neutrali. Mi avvio alla conslusione con una sottolineatura: NON HO ESPRESSO mie opinioni, ma ho solo riferito opinioni altrui. Ripeto con forza: opinioni rigorosamente altrui, e di chiara provenienza ebraica non-sionista.

    Hilberg. Meno male che lo si riconosce come la massima autorità storica nella materia, ma... di parte! Insuperato si intende nello stesso ambito di pensiero, cioè "sterminazionista", secondo una terminologia in uso. Se il mio interlocutore legge meglio il mio testo, il senso del discorso è semplice: se si parte da qui e si presenta un critico di questo Insuperato (nella sua parte) ovvero qualcuno ne vuol fare la critica partendo dal maggiore anziché dai minori, ha senso che venga respinta ogni possibile critica non giù con contro-argomentazioni, ma semplicemente mandando in galera chi osa fare delle critiche all’Insuperato e Insuperabile?

    Ho fatto anche un nome, senza essere esperto di questa letteratura: Juergen Graf, un cittadino svizzero, che vive esule in Russia per il solo "reato" di aver osato criticare l’Insuperato e Insuperable Hilberg.

    Questo il senso del discorso, che si elude con un sofisma infantile: non hai detto tu che è "insuperato"? Già! Per chi non vuole attraversare le colonne d’Ercole! Ci si arrampica sugli specchi, come si fa negli asili infantili, appena i bambini prendono confidenza con il linguaggio, inteso come un gioco di bussolotti.

    Rispetto alla inaudita e barbarica gravitò di queste pratiche censorie, contrarie agli elementari standard di civiltà giuridica, le tesi di Hilberg perdono a mio avviso qualsiasi interesse. Perché una discussione possa prendere avvio, bisogna ammettere per prima cosa la piena libertà e incolumità dei disputanti.
    Altrimenti non ha senso un combattimento sul ring, dove uno dei due pugili ha piedi e braccia legati.
    Arrampicarsi sugli specchi? Mah!
    E quand’anche fosse, dove sta il "reato"?

    Mi sembra un chiaro pregiudizio, appunto "razzista", quello di attribuire ad altri colpe e reati per i quali non possono nemmeno difendersi. Il razzismo è del resto cosa di difficile definizione e spesso succede che il razzismo si annidi proprio in quelli che alzano la barriera dell’antirazzismo.

    E’ il caso dell’ "antisionismo sionista" di cui parla ampiamente Atzmon e che si può riassumere in questo modo:
    - noi "ebrei" possiamo dividerci su tutto e militare nei campi più disparati, ed anche sulla opportunità o meno di essere a favore o contro una legge anti-negazionista, ma in ogni caso il nostro essere ebrei viene prima ogni altra cosa e sopra ogni altra cosa.
    Ecco dunque che vi sono gli ECO, gli Ebrei Contro l’Occupazione, dove si sente la necessità di qualificarsi "ebrei", quando altri non avvertono il bisogno di dirse Dentisti contro l’Occupazione... In condizioni normali si è a favore o contro una certa cosa, ma non si ha bisogno di specificare la propria identità (ferrovieri, genovesi, esquimesi...).

    Ecco una bella verifica sul campo di cosa è il razzismo e come esso riaffiori in una delle formi più gravi del nostro tempo, cioè il sionismo, sempre a detta di Atzmon e di altri, me escluso. Per quanto mi riguarda io NON mi occupo e NON intendo occuparmi di una materia pericolosa, che neppure mi interessa scientificamente, ma ritengo che in ambito storiografico come in ogni altro ambito debba esservi piena libertà di ricerca e di espressione.

    Abbia poi ragione Hilberg o Graf non è cosa che voglio io darmi la pena e l’onere di giudicare, ma in ogni caso nessuno dei due dovrebbe andare in galera per le tesi sostenute ed entrambi dovrebbero avere da parte degli altri il pieno rispetto delle rispettive opinioni.

    Filologicamente parlando, il termine "antisemitismo" compare nel XIX secolo. Se il mio interlocutore va a sfogliare la rivista ebraica Shalom, troverà un articolo dove si invitano i lettori militanti a saper distinguere e non far confusione fra "antisemitismo" e "antigiudaismo". 
    Ahimè, il libro di Poliakov - un moderno manuale per la caccia alle streghe - parte dalla notte dei tempi, cioè dalla Creazione, ed usa sempre lo stesso concetto di "antisemitismo", che gli serve per tracciare i confini del mondo e del tempo:
    da una parte ci sono gli ebrei, dall’altra i non-ebrei, che sono sempre e soltanto, anche quando si "inginocchiano" ed al massimo meritano la medaglia di "Giusti".

    Di questo razzismo parla appunto Atzmon, Ma si può anche citare Bernard Lazare, il primo autore di una Storia dell’antisemitismo. E’ lui ad avverrtire gli ebrei circa l’opportunità di considerare se non possa trovarsi negli ebrei stessi una qualche spiegazione se in tutti i tempi e in tutti i paesi sono stati sempre oggetto di forte avversione, per esempio quando nell’interesse dei feudatari opprivano i contadini o facevano mestieri impopolari, per i quali sembravano avere una particolare vocazione o attitudine.

    E’ sbagliato individuare individuare in questa reazione forme di "antisemitismo", come oggi affiora spesso in una ingiustizia palese compiuta ai danni del popolo palestinese con il concorso dei governi e dei media. Si trattava e si tratta di rivolte sociali contro determinate situazioni e comportamenti, ma non contro persone particolari, discriminate per loro particolari caratteristiche personali.

    Chi vuole speculare strumentalmente, arrampicandosi sugli specchi, lo fa consapevolmente sapendo di mentire e sapendo pure che gli altri sanno che mentono: tanto li mandano in galera lo stesso! Tirano fuori dal cappello l’accusa di "antisemismo", che - è stato detto - una volta era la parola con la quale si intendevano le persone che "odiavano" o erano ostili agli ebrei, mentre invece oggi sono tutte le persone che gli ebrei odiano, per il semplice fatto che non si vogliono piegare ai loro giudizi, non si vogliono "inginocchiare" loro.

    Sulla questione "genealogica" ed un pressunto "diritto storico" al ritorno, dopo 2000 anni, mentre si nega il "diritto al ritorno" ai 750.000 palestinesi che nel 1948 sono stati espulsi dai loro villaggi, per la metà rasi al suolo, è sempre Atzmon a fare un esempio. E’ come se gli odierni romani sbarcassero a Londra con la pretesa di rivendica il possesso della città in quanto fondata dai propri antenati.

    Ma il presunto e fantastico (esilrante?) "diritto storico" degli odierni coloni russi si basa pur sempre su pregiudizi religiosi, che però vengono con estrema forza respinti dai religiosi di Neturei Karta, i quali spiegano che nel linguaggio della Torah il nome di Israele è un luogo dello spirito e delle liturgia, non un concreto territorio e addirittura uno Stato terreno, ottenuto con la violazione di fondamentali precetti religiosi: Non Uccidere, Non Rubare, Non Mentire!

    Se il ragionamento fosse valido, lo stesso assurdamente si dovrebbe dire per etruschi, volsci, sanniti, i cui discendenti dovrebbero egualmente poter accampare assurdi diritti, arramicandosi sugli specchi.

    A proposito di Shlomo Sand, da me fugacemente citato, vorrei integrare rinviando a quella parte del suo libro dove con grande efficacia è ricostruito il dibattito storiografico della seconda metà del XIX secolo, nel cui contesto sorge appunto la dottrina nazionalista e "razzista" del sionismo. Questa non ha nulla a che fare con la dottrina religiosa dei rabbini di Neturei Karta:

    "capirai" che?!...

    Ricordo peraltro che l’equiparazione fra sionismo e razzismo fu fatta, credo nel 1975, da una apposita risoluzione ONU, abrogata poi nel 1991, nel costesto degli imbrogli di Oslo, dove fu appunto chiesta come contropartita che venisse abrogata quella risoluzione. Ma il tema fu ripreso nella conferenza di Durban del 2001 ed ogni volta che si riunisce questa commissione dei diritti umani il Ministero degli esteri mobilità tutti i suoi mezzi diplomatici e mediatici. Ma il "vero" e "falso", il "giusto" e l’ "ingiusto", non è cosa che si possa mettere ai voti...

    Qui mi fermo, e non riprendere la discussione, perché non riconosco onestà intellettuale nel mio interlocutore, che lancia gravi accuse di carattere penale, essendo a corto di argomenti. Ed è esattamente la situazione odierna che si vuole ottenere con leggi che fanno seguito a quella Mancino, fortememente voluta dalla comunità ebraica. Non viviamo in una stato democratico dove tutti i cittadini hanno eguali diritti e doveri.
    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.27) 24 ottobre 2013 19:03
      Fabio Della Pergola

      Ognuno è libero di pensare che Gilad Atzmon abbia la verità in tasca (uno che “avverte gli ebrei circa l’opportunità di considerare se non possa trovarsi negli ebrei stessi una qualche spiegazione se in tutti i tempi e in tutti i paesi sono stati sempre oggetto di forte avversione”, cioè che le vittime storiche dell’antiebraismo sarebbero esse stesse colpevoli delle persecuzioni cui erano sottoposte) o meglio che sia l’unico ebreo - o uno dei pochi - ad avere la verità in tasca, anche se esistono molte altre persone, milioni di persone, di cultura, tradizione e religione ebraica che la pensano diversamente.

      Oppure ognuno è libero di pensare che i Neturai Karta abbiano tutti i diritti, essendo religiosamente ortodossi - cioè ebrei credenti per i quali PRIMA il Messia si deve manifestare e POI egli stesso ricondurre il suo popolo nella terra promessa - e che quindi, per queste motivazioni, sono contrari al programma del nazionalismo ebraico (sionismo) che alterava i termini della loro fede progettando di realizzare uno stato per gli ebrei che lo volessero, fregandosene delle fantasticherie religiose sul messia.

      Detto questo, cioè riconoscendo a chiunque lo voglia di riferirsi alle ipotesi che più gli piacciono, c’è un problema evidente che riguarda non solo Hilberg, che è la punta di diamante della ricerca storiografica sullo sterminio, ma anche le centinaia di storici che hanno lavorato pazientemente su decine di migliaia di documenti, visionando migliaia di chilometri di pellicola, esaminando migliaia di documenti fotografici, consultando decine di archivi di ogni paese per decenni e decenni. A cui si sommano le testimonianze dei sopravissuti, degli oppositori, dei carcerieri, delle guardie, degli ufficiali in processi che hanno fatto storia. Questa è la storia di quello che il commentatore liquida con il termine inventato di fresco e manifestamente spregiativo di “sterminazionismo”.

      Il negazionismo - come antistoria che nega l’evidenza dimostrata da dati acclarati e condivisi dalla stragrande maggioranza degli storici di tutto il mondo - è, semplicemente, una balla inaccettabile.

      Ma dice questo anonimo:

      “Si arrampica invece sugli specchi chi non è capace di opporre validi argomenti e presume evidenze che sono tali solo per lui (ma lei si rende conto che ci sono decine di migliaia di libri sull’argomento e migliaia di storici che sostengono le tesi “sterminazioniste”... altro che “solo per me”) e che vuole semplicemente imporre ad altri (dove, quando ? Io scrivo il mio punto di vista e non ho mai imposto niente a nessuno, nemmeno ho imposto a lei di leggere il mio articolo, mi pare). Imputa ad altri la grave colpa, il "reato" di "antisemitismo" presunto e mai argomentato e dimostrato (confermo il mio pensiero che la volontà di negare lo sterminio degli ebrei europei si colloca in continuità con la negazione nazista di aver mai operato lo sterminio stesso e che abbia quindi finalità politiche, non storiche, che si inseriscono nella corrente dell’antisemitismo europeo. E’ l’opinione di molti storici il cui pensiero io condivido in pieno), per il solo fatto di vedere e sentire e pensarla "diversamente". Eccolo lo scandalo ed al tempo stesso la matrice "razzista" del proprio pregiudizio: l’incapacità, forse genetica, (genetica ? e poi il razzista sarei io!) di accettare l’altro nella sua diversità (nessuno, tanto meno io, mi occupo della diversità “genetica” sua o di chiunque altro. Accettare l’altro nella sua diversità in questo caso vorrebbe dire riconoscere il negazionista come legittimo interlocutore. E non ho alcuna intenzione di farlo. Lei dica quello che le pare e io continuerò a scrivere quello che mi pare. Non c’è alcuna necessità di un riconoscimento reciproco. Io mi occupo solo di affermare ciò che ho scritto nell’articolo: 1- le tesi negazioniste sono aberranti, come sostiene l’intera comunità scientifica degli storici tranne quel manipolo detto ‘negazionista’; queste tesi si collocano nella tradizione dell’antisemitismo europeo. Le tesi negazioniste non occidentali - ad esempio iraniane - si collocano nella volontà politica di negare legittimità allo Stato di Israele; 2- Israele non trae alcuna legittimità dallo sterminio, ma dalla volontà dei rifugiati/profughi/sopravvissuti ebrei europei di costituirsi come stato, così come progettato cinquant’anni prima dal movimento sionista; 3- sono contrario, come moltissimi altri storici anche di cultura ebraica, ad una legge che preveda il reato di negazionismo. E questo vale anche, per quello che mi riguarda, per Irving o Juergen Graf) senza che questa diversità venga tacciata e additata come "criminale" e quindi da perseguire penalmente... (dove, quando? Ho chiaramente espresso la mia contrarietà alla legge contro il negazionismo, che altro devo fare ? e quindi quale sarebbe la persecuzione penale a cui fa riferimento ?).

      Filologicamente parlando, il termine "antisemitismo” compare nel XIX secolo...” questo lo sanno anche i sassi. Quello che il commentatore tenta di nascondere con la classica foglia di fico è che - si chiami antigiudaismo cristiano, si chiami antisemitismo scientifico o dare la caccia ai “cani ebrei” come si diceva nell’islam - le vittime erano sempre le stesse, cioè quelle comunità sparse in maggior parte nel mondo cristiano e in parte in quello islamico che a cadenze più o meno regolari venivano assaltate, massacrate, perseguitate o cacciate. Erano comunità ebraiche ben diffuse nell’Europa centrale e soprattutto orientale - sottoposte a pogrom già negli ultimi decenni dell’ottocento di cui parlano decine di quotidiani del tempo a partire dall’Osservatore Romano - che dopo la guerra nazista non esistevano più. Che fine hanno fatto ? I negazionisti dicono che sono tutti fuggiti all’estero, dove si sono integrati nascondendo la loro origine ebraica e da allora se ne sono stati zitti occultando agli ignari vicini la loro storia. Milioni di persone. Davvero dovremmo prendere per buone queste scemenze ?

      L’equiparazione fra sionismo e razzismo del 1975 ... è stata abrogata dal 1991.

      Potrà piacere o non piacere, ma la comunità internazionale, da allora a tutt’oggi, NON ritiene che sia sostenibile un nesso fra i due termini. D’altra parte che cosa ci sarebbe nel sionismo (nazionalismo ebraico) che non sia ravvisabile in qualunque altro nazionalismo o in ideologie sovranazionali come il panarabismo o il panislamismo ? Si può essere d’accordo o meno, ma il razzismo è ben altra cosa.

      “Qui mi fermo, e non riprendere la discussione, perché non riconosco onestà intellettuale nel mio interlocutore, che lancia gravi accuse di carattere penale...

      Lei è libero di non riconoscere a me onestà intellettuale... per via delle gravi accuse di carattere penale che le avrei lanciato. Ma la pregherei di prendere nota che 1- non ho mai minacciato niente né a lei né a nessun altro; 2- In Italia non esiste il reato di negazionismo e quindi non c’è né può esserci alcuna minaccia penale.

      Detto questo ritengo che lei, non io, sia del tutto privo di onestà intellettuale. Che oltre tutto fa la vittima, poverino.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.155) 25 ottobre 2013 22:57

      << E’ il caso dell’ "antisionismo sionista" di cui parla ampiamente Atzmon e che si può riassumere in questo modo:
      - noi "ebrei" possiamo dividerci su tutto e militare nei campi più disparati, ed anche sulla opportunità o meno di essere a favore o contro una legge anti-negazionista, ma in ogni caso il nostro essere ebrei viene prima ogni altra cosa e sopra ogni altra cosa.
      Ecco dunque che vi sono gli ECO, gli Ebrei Contro l’Occupazione, dove si sente la necessità di qualificarsi "ebrei", quando altri non avvertono il bisogno di dirse Dentisti contro l’Occupazione...>>

      C’è un motivo per questo. Da anni ormai è in atto un processo intenzionale che tende a sovrapporre l’immagine del sionismo a quello dell’ebraismo. Sionismo ed ebraismo non sono e non saranno mai la stessa cosa: per questo è necessario qualificarsi come ebrei per quelli che si oppongono a questo processo. Il sionismo, come ogni altro movimento ultranazionalista, pretendere di rappresentare il vero ebreo, come il Fascismo pretendeva di rappresentare il vero italiano. Come ci si sarebbe potuti opporre al meglio alla pretesa fascista se non qualificandosi come italiani e antifascisti? Lo stesso vale per quelli che qualificandosi come ebrei avversano il sionismo.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.27) 26 ottobre 2013 00:27
      Fabio Della Pergola

      Chissà come mai a nessuno viene in mente che un ebreo possa "sentirsi" ebreo semplicemente perché le sue tradizioni (dal modo di rapportarsi agli altri, alla cucina, alla musica, alla sessualità, a tutto quello che vi pare) e la sua cultura o anche (per chi sia credente) la sua religione sono - banalmente, semplicemente, senza astio o contrapposizioni - diversa da quella di altri popoli all’interno dei quali egli vive, avendone "anche" assimilate alcune caratteristiche pur mantenendo le sue. Ma davvero è così difficile da capire ?

    • Di Persio Flacco (---.---.---.23) 26 ottobre 2013 21:30

      << Chissà come mai a nessuno viene in mente che un ebreo possa "sentirsi" ebreo semplicemente perché le sue tradizioni (dal modo di rapportarsi agli altri, alla cucina, alla musica, alla sessualità, a tutto quello che vi pare) e la sua cultura o anche (per chi sia credente) la sua religione sono - banalmente, semplicemente, senza astio o contrapposizioni - diversa da quella di altri popoli all’interno dei quali egli vive, avendone "anche" assimilate alcune caratteristiche pur mantenendo le sue. Ma davvero è così difficile da capire ? >>

      Temo che lei abbia in mente uno stereotipo. I goyim non sono tutti uguali, non hanno tutti lo stesso rapporto con gli ebrei.
      Io, ad esempio, dagli ebrei ho imparato molto: uno lo considero il mio secondo padre, un maestro di vita; un altro è stato il mio amico del cuore ai tempi del liceo; con altri ho un rapporto professionale fatto di reciproca e cordiale stima. Figuriamoci se io voglio disconoscere le specificità della cultura ebraica: dallo stile di vita, al modo di rapportarsi agli altri, ad ogni altro peculiare aspetto dell’essere nel mondo da ebrei. 
      Prima che mi rinfacci di avere io in mente uno stereotipo dico subito che non pretendo che gli ebrei siano tutti come quelli che ho conosciuto, né ignoro che certe qualità possano accompagnarsi ad una certa quota di stronzaggine e a difetti umani di vario genere.
      E’ dunque esattamente il contrario di quello che lei pensa: non voglio (ma ovviamente non dipende da me e non posso fare altro che parlarne) che una ideologia merdosa, come è l’ultranazionalismo, avveleni e corrompa ciò che ho ammirato e amato. Eppure è ciò che sta avvenendo.
      Un tempo avrei dato del pazzo e del bugiardo a chi mi avesse detto che una ventina di ebrei del Ghetto di Roma ha assistito senza intervenire al pestaggio di un giovane di sinistra da parte di un manipolo di picchiatori "sionisti". Eppure è successo. E se mi avessero raccontato di ciò che ebrei fanno in Palestina sarebbe stato lo stesso. Eppure succede.
      Ora non mi stupisco più: il "sionismo" (lo metto tra virgolette per marcare la differenza col Sionismo di Herzl) è perfettamente compatibile con queste azioni: i "sionisti", gli ultranazionalisti, queste cose le fanno: è il loro stile.

      In tutti i popoli presso i quali è diventato egemone l’ultranazionalismo ha cambiato profondamente i caratteri culturali e il quadro di riferimento etico delle persone, con poche differenze tra l’uno e l’altro caso. E in tutte le nazioni l’ultranazionalismo è lievitato poggiandosi sulla retorica dell’emergenza esistenziale per la Nazione, insidiata da quelli descritti come nemici esterni animati da un odio implacabile e ingiusto e da traditori interni; del revanscismo che nasce dall’immagine della Nazione offesa, vessata da crudeli nemici; della Nazione che rivendica, secondo giustizia, il posto che le spetta di diritto per la Storia, o mandato divino, o continuità di sangue, o qualsiasi altra cosa che sia eterna e non soggetta a valori o principi superiori estranei.

      Chi indossa questo abito è come se indossasse un’uniforme: si tratti di ebrei, italiani, tedeschi, spagnoli si assomigliano tutti.
      Glielo ripeto: lei non si rende conto di quello che sta avvenendo.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.27) 26 ottobre 2013 22:53
      Fabio Della Pergola

      Non sto parlando di stereotipi ma di esperienze personali, ripetute nel tempo più e più volte.

      Il fatto che un ebreo possa sentirsi ‘ebreo’ – e non è il mio caso – è considerato incomprensibile o vittima di una mentalità “razzista” o di una particolare alienazione religiosa. Naturalmente non da tutti, ma le mie esperienze personali sono vaste e lasciano stupefatti per la stupidità con cui si manifesta un sostanziale, anche se inavvertito, retroterra culturale antiebraico (cioè razzista) anche in persone da cui meno te lo aspetteresti. Molto più diffuso di quanto non si immagini (l’Ungheria insegna?).

      Invece se lei – ma è la prima volta che lo fa – usa il termine “sionismo” tra virgolette possiamo cominciare a trovare un punto d’intesa. Anche se lo fa solo per distinguere il sionismo di oggi da quello di un secolo fa, quelli che lei indica con “sionisti” non sono sionisti, anche se magari si definiscono così. Sono molto più banalmente estremisti della destra ultranazionalista e – a volte – ultrareligiosa. Che ci sono nel mondo ebraico tanto quanto in quello non ebraico, di qualunque colore, cultura o fede esso sia. Ma che non sono certo “il” mondo ebraico; casomai una minoranza particolarmente virulenta e astiosa.

      Un tempo non avrebbe creduto possibile che degli ebrei picchiassero un manifestante per il semplice fatto che gli ebrei non hanno mai picchiato un manifestante. Piuttosto – a partire dal 700 avanti cristo – così ripassiamo un po’ di storia – fino al 1948, gli ebrei le hanno solo prese. Sempre e da tutti. Non è vittimismo, è storia. Ma, contrariamente a molti altri, solo dopo millenni, solo dopo le vicende della prima metà del novecento – che in altri commenti vengono negate -  la reazione si è fatta sentire. Sarà giusto, sarà sbagliato, non voglio riaprire un dibattito su questo, non ne ho più molta voglia. Lei ritiene che non avrebbe dovuto succedere; forse come Moni Ovadia ritiene che il vero ebraismo sia quello della diaspora, cioè quello che non si è mai voluto fare Stato. Peccato che sia stato anche quello che è "passato per il camino".

      In ogni caso, anche se siamo – e pure se rimarremo - in profondo disaccordo su tante cose, non vorrei comunque che lei si confondesse con gli altri commentatori qui presenti. Non è roba per lei.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.27) 26 ottobre 2013 22:56
      Fabio Della Pergola

      Ma che non sono certo “il” mondo ebraico, né "il" sionismo né di ieri né di oggi...

    • Di Persio Flacco (---.---.---.88) 27 ottobre 2013 20:29

      Replico solo a questo perché mi sembra importante farlo.

      << Un tempo non avrebbe creduto possibile che degli ebrei picchiassero un manifestante per il semplice fatto che gli ebrei non hanno mai picchiato un manifestante. >>

      No, non è per questo. E’ per il fatto che quello era un giovane di sinistra, non un fascista, e se la memoria storica conta qualcosa non avrebbe dovuto essere considerato un nemico da quelli che stavano a guardare. E’ per il fatto che quelli che lo hanno malmenato non sono "ebrei che si difendono": da cosa si stavano difendendo, quale minaccia rappresentava quel ragazzo? Somigliano invece ad un manipolo di picchiatori fascisti, allenati ed esperti nella tecnica dello scontro fisico, usi a prendere in mezzo "nemici" isolati e picchiarli per impartire loro una lezione, non per ciò che hanno fatto ma per ciò che sono. E questo non è apparso ingiusto agli spettatori, che infatti non sono intervenuti.

      << Piuttosto – a partire dal 700 avanti cristo – così ripassiamo un po’ di storia – fino al 1948, gli ebrei le hanno solo prese. Sempre e da tutti. Non è vittimismo, è storia. Ma, contrariamente a molti altri, solo dopo millenni, solo dopo le vicende della prima metà del novecento – che in altri commenti vengono negate - la reazione si è fatta sentire.>>

      Vede come l’ideologia "sionista" agisce in modo subdolo ma efficace? L’autodifesa è un diritto naturale: non ha bisogno di giustificazioni perché vi si faccia ricorso. Lei invece la giustifica con un tipico argomentare revanscista e nazionalista: citando le violenze ricevute in passato dagli ebrei.

    • Di (---.---.---.27) 28 ottobre 2013 01:28

      Evabbé e allora ricominciamo; ricordo vagamente l’episodio di cui lei parla.Forse è questo http://www.youtube.com/watch?v=me5i... Episodio che per lei deve essere stato molto importante e scandaloso, ma che ovviamente non significa niente.

      Dal particolare insignificante di un ragazzotto che si è preso qualche sberla siamo all’universale del sionismo nazista. Anche ammesso che "quelli lì" avessero atteggiamento e mentalità fascista sono e restano quattro gatti che non rappresentano né tutto l’ebraismo né tutto il sionismo.

      A seguire... un po’ di storia non fa mai male. Per pudore mi sono fermato alla nascita dello stato di Israele per indicare il momento storico in cui parte significativa del mondo ebraico si è fatto Stato e ha adottato un altro sistema: non prenderle, ma anche darle. Solitamente per difesa (devo rifare l’elenco delle aggressioni subìte?).

      Ma forse si è dimenticato gli attentati agli ebrei. Devo farle l’elenco, escludendo quelli accaduti in Israele ? Dalla sinagoga di Roma (preceduta da un offensivo corteo sindacale che lasciò una bara davanti alla sinagoga, come se gli ebrei romani fossero responsabili delle scelte del governo israeliano), a quella di Istanbul, alla comunità ebraica di Tolosa, a quella di Buenos Aires, alla scuola ebraica di Mumbai, all’uccisione di ragazzi ebrei francesi, al bus di turisti in Bulgaria e ancora ad Ankara, ad Anversa eccetera. Devo ricordare che la bandiera con la stella di david non può partecipare alle manifestazioni del 25 aprile perché i bravi ragazzi di "sinistra" non sanno distinguere la brigata ebraica dal governo israeliano (a proposito della memoria storica che lei cita, non dovrebbero essere considerati combattenti antifascisti anche loro e ben più delle bandiere palestinesi che si vedono sventolare) ?

      E le sembra strano che l’autodifesa venga agita ? Sono fatti degli ultimi anni, non di millenni fa, fatti con decine di morti, anche bambini, e di feriti. E lei mi viene a rompere le palle perché un ragazzotto si è preso - ingiustamente - due ceffoni ? Ma chi se ne frega !

      "Lei invece la giustifica con un tipico argomentare revanscista e nazionalista: citando le violenze ricevute in passato dagli ebrei"

      No le cito quelle passate e anche quelle recenti, e non è argomentare nazionalista" perché quelli che cito erano "ebrei", non israeliani (a parte il bus in Bulgaria). Secondo lei evidentemente l’autodifesa è un’arrogante "revanscismo".

      Ma lei non riesce nemmeno a vedere la realtà di quello che è successo perché non vuole né vedere né tantomeno ricordare, così tutto torna perfettamente a posto nel suo delizioso quadretto storico-politico. I buoni qui e i cattivi là.

      Devo dirle che cosa penso di questa mentalità ? Forse è meglio sorvolare. Ma lei lasci perdere e si guardi un po’ intorno. Oggi anche solo dire che settant’anni fa milioni di ebrei sono stati sterminati crea scompiglio e bisogna difendersi da argomentazioni deliranti. Figuriamoci se mi interessano le due sberle date al ragazzotto di passaggio. Il rosso sulle guance gli sarà passato ormai.

    • Di (---.---.---.129) 28 ottobre 2013 22:03

      << Evabbé e allora ricominciamo; ricordo vagamente l’episodio di cui lei parla.Forse è questo http://www.youtube.com/watch?v=me5i... Episodio che per lei deve essere stato molto importante e scandaloso, ma che ovviamente non significa niente. >>

      Un manipolo di squadristi ebrei aggredisce e malmena un ragazzo di sinistra solo perché è (o appare) di sinistra; una ventina di ebrei del Ghetto di Roma partecipano passivamente al fatto assistendo alla scena senza alzare un dito e senza protestare, e lei dice che questo non significa niente. 
      Non serve aggiungere altro: si è qualificato perfettamente.

      Di certo da ora in avanti, quando tratterà temi come Giustizia e rispetto dei diritti umani, non potrò fare a meno di pensare che si tratta di esercizio di pura ipocrisia. Oppure che lei ritiene che Giustizia e rispetto dei diritti umani siano appannaggio di una sola categoria di persone e non di altre.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.27) 29 ottobre 2013 00:04
      Fabio Della Pergola

      Lei - adesso ne ho la certezza - è solo un imbroglione politico. Uno dei tanti.

      Prende un piccolo episodio, insignificante sia dal punto di vista "clinico" che dal punto di vista politico, che riguarda un numero altrettanto insignificante di persone delle quale l’unica cosa che si sa è che sono "ebrei" (perché lo dice lei) che avrebbero malmenato un ragazzo (lo dice lei) di sinistra (lo dice lei) del tutto innocente (lo dice lei). E di questa paccottiglia di cosucce ne vorrebbe fare una questione esemplificativa di quanto gli ebrei (nel senso più ampio del termine) sono violenti (nel senso più sanguinoso del termine) verso gli innocenti (nel senso più universale del termine) di tutto il mondo. "Ragazzi di sinistra" e "palestinesi" in primis.

      Anche ammesso che io convenga con lei che quella ventina di "ebrei" abbia avuto un comportamento squadrista e siano capaci di prendere a botte un povero ragazzo innocente, forse che la cosa dimostra qualcosa a parte che quegli individui andavano denunciati e perseguiti penalmente ? Che quegli individui sono stati violenti ?

      O dobbiamo metterci ad elencare le aggressioni che "ragazzi di sinistra" (ad esempio quella che ho citato più sopra) hanno messo in atto - e a cui ho dedicato anche un articolo http://www.agoravox.it/Il-25-aprile... - per poter poi dedurre che la "sinistra" tutta ha preso una deriva fascista ?

      Lei ragiona così ed è un modo di ragionare spregevole perché accomuna - per finalità ideologiche che lei ha manifestato più e più volte - persone che non hanno mai fatto del male a una mosca (come me tanto per gradire) a persone che hanno preso a sganassoni - forse ingiustamente, ma dove sono le prove che quello non è andato a provocare ? - un tizio per arrivare a definire il "sionismo" né più né meno come un nuovo nazismo.

      Salvo non dire mezza parola sugli attentati, questi sì con morti e feriti, che ho elencato. Che evidentemente a lei non dicono niente. Di cui lei non si interessa minimamente, nonostante il significato politico ben evidente che questi gesti hanno. Tutto questo non esiste. Tutto questo è probabilmente giustificato per lei, in fondo si tratta di ebrei, no ?!

      Mi faccia la cortesia, smetta di scrivere scempiaggini. Lei non ha niente da insegnarmi, nemmeno lontanamente. E io continuerò a scrivere di giustizia e diritti umani perché penso non solo di essere libero di farlo e di poterlo fare, per la mia storia personale umana e politica, ma anche di doverlo fare, proprio perché in giro c’è gente come lei.

      Gente che vuole avere ragione pretendendo che un paio di ceffoni siano più gravi e significativi di bambini fatti a pezzi a suon di bombe o di colpi di mitra. Ripugnante.

    • Di (---.---.---.81) 29 ottobre 2013 22:56

      << Anche ammesso che io convenga con lei che quella ventina di "ebrei" abbia avuto un comportamento squadrista e siano capaci di prendere a botte un povero ragazzo innocente, forse che la cosa dimostra qualcosa a parte che quegli individui andavano denunciati e perseguiti penalmente ? Che quegli individui sono stati violenti ? >>

      Ma cosa vuole che mi importi se i responsabili del pestaggio siano puniti, non faccio il poliziotto.

      Quello che l’episodio dimostra è che la più antica comunità ebraica d’Europa è diventata tollerante, e forse grata, allo squadrismo "sionista"; dimostra che la retorica nazionalista e il revanscismo (spinto fino ai Babilonesi e agli imperatori Tito e Adriano, come se fossero contemporanei) ha già modificato modi di vedere e comportamenti delle persone. Anche il suo. Dimostra ciò che le ho detto varie volte e che lei si ostina a non voler vedere girando la testa da un’altra parte: l’ultranazionalismo "sionista" è diventato egemone ideologicamente e sta trasformando profondamente le comunità ebraiche e la società israeliana in senso degenerativo. E questo è disastroso.

      E lasci perdere la trita retorica che mira a compensare una ingiustizia con un’altra e a gettare il sospetto sull’interlocutore di essere tollerante verso l’una e intollerante verso l’altra.
      Il suo tentativo di nascondere la Luna col dito è evidente.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.27) 29 ottobre 2013 23:38
      Fabio Della Pergola

      Trita retorica che mira.... il suo dito è un ragazzo preso a sberle su cui ha costruito un castello di retorica che sarebbe davvero comica se non fosse così sconfortante per la pochezza che dimostra. Ad essa basta rispondere ricordando le aggressioni che ebrei devono subìre dai bravi ragazzi di "sinistra" - le virgolette sono significative perché mi rifiuto di ritenerli gente di sinistra - ogni 25 aprile (che lei continua a far finta di non vedere).

      La luna invece sono decine di attentati a persone o cose colpite "in quanto" ebrei. Si chiama antisemitismo; che lei continua - di nuovo - a far finta di non vedere.
      La più antica comunità ebraica d’Europa sarà finita in mano a gente manesca e intollerante, ma quante ne ha dovuto sopportare finora ? O da gente di destra o da gente di sinistra. Nella stessa città dove vive la più antica comunità ebraica d’Europa. Ma lei non vede e io mi risparmio la fatica di gettare su di lei il sospetto di essere tollerante verso le aggressioni perché è chiaro che per lei semplicemente non esistono, quindi non si prende nemmeno il disturbo di tollerare o non tollerare. Lei è oltre. Ha stabilito come stanno le cose ed ogni vicenda la incasella ipso facto nel suo quadretto. Tutto il resto non esiste.

      Ma a forza di far finta di non vedere si diventa ciechi e lei mi pare molto ben avviato in questa direzione. Auguri, si curi.

  • Di (---.---.---.82) 24 ottobre 2013 17:51
    Il commento di Truman Burbank si conferma corretto, grazie alla risposta ai commenti di FDP.

    "Arrampicarsi sugli specchi" è fare distinzioni e classifiche tra un atto razzistico e un altro. E’ fare differenza tra una vittima e un’altra. E’ un ulteriore atto di razzismo. Non esiste un atto razzistico più eclatante dell’altro (solo nelle menti serve di ideologie!). Il razzismo è razzismo. Tutte le persone hanno la STESSISSIMA dignità. OGNI persona vittima di razzismo subisce un abuso eclatante.

    Gli ebrei hanno subito (e talvolta subiscono tuttora) il razzismo, come gli africani (attualmente anche in Israele, ma quanto se ne sente parlare?), e i palestinesi (anch’essi semiti!) lo subiscono da Israele (triste contraddizione).

    Così come le altre vittime di razzismo che Truman Burbank ricorda. E tantissimni altri che nessuno ricorda e non sono meno importanti.

    E gli omosessuali, i disabili, etc. perché il razzismo non riguarda solo le "razze" (che sarebbe ora di capire che non esistono), ma la discriminazione verso chiunque non ci vada bene per qualsiasi motivo.



    PS: Ci sono problemi a postare i commenti. E questo accade spesso. Se la redazione può fare qualcosa. Grazie in anticipo.
    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.27) 24 ottobre 2013 18:40
      Fabio Della Pergola

      Nel mio articolo non c’è alcuna volontà di negare dignità di vittime ad alcuna vittima dello sterminio nazista. Quindi di reclamare agli ebrei una qualche privilegiata connotazione di vittima sopra le altre. Credevo di essere stato chiaro, ma evidentemente non è stato così. Non è una questione di dare patenti di maggiore o minore "gravità" ad un atto persecutorio anziché ad un altro, ma di cercare di capire l’essenza dello sterminio nazista: in altri termini se si possono capire e interpretare i motivi dello sterminio di zingari e omosessuali, nessuno sa capire il perché dello sterminio degli ebrei. I negazionisti superano di slancio quasto problema negando che lo sterminio dgeli ebrei sia mai avvenuto, ma questa argomentazione non mi interessa perché la reputo inaccettabile. Resta la domanda sul perché, quindi; che si ripete ad ogni convegno sulla shoah.

      Dire che questo ragionamento "trasuda razzismo" a me pare del tutto incomprensibile.
      Cercare di mettere a fuoco che, nell’ottica nazista, non esistevano i "diversi" da eliminare, ma "diverse diversità" da eliminare permette di capire qualcosa in più sulla vicenda olocaustica. Ma non c’è in questo alcuna volontà di stilare classifiche, dove la vedete ?

      Altre vicende storiche sono interpretabili come conflitti territoriali, non come conflitti razziali, anche se poi il nemico è sempre caratterizzato da connotazioni più o meno razziste. Ma il "razzismo popolare" non trasforma davvero un conflitto territoriale in uno "razziale", perbacco. Facendo di ogni erba un fascio si rischia banalmente di sballare completamente le interpretazioni storiche. I nazisti eliminavano gli ebrei "in quanto ebrei". Nessun curdo o palestinese o tibetano o altro è mai stato eliminato "in quanto tale". E questa è la differenza sostanziale che riguarda la questione dell’unicità della shoah.

      Dire che questo ragionamento "trasuda razzismo" a me pare del tutto incomprensibile e anche parecchio banalizzante.

  • Di (---.---.---.74) 25 ottobre 2013 09:50

    No, qui si va montando una polemica che non è nelle mie intenzioni. E quindi richiamo il responsabille giuridico del sito alla dovuta attenzione.


     Intanto, fin dalle prime righe il mio interlocutore dimostra una grossolana incapacità di leggere e capire gli argomenti addotti. l’autore citato a cui ci si riferisce non è Gilad Atzmon, ma BERNARD LAZARE (!!!), il famosissimo difensore di Dreyfus, un autore Lazare ebreo e sionista, vissuto e morto MOLTO PRIMA che Gilad Atzmon nascesse. 

    La citazione di questo brano di Lazare è famosa e ricorrente in letteratura....

    Insomma,

    non è possibile

    proseguire la discussione su un piano di serietà e civiltà. 

    INVITO

    la Direzione ovvero il responsabile giuridico della testata a chiudere la discussione, senza però che la frecciata del parto spetti all’articolista.... Parli di tutto quello che vuole,

     ma SENZA chiamarmi in causa ponendo il sigillo finale,
    ATTRIBUENDOMI COSE CHE NON HO DETTO O PENSATO.

     Non ho certo io né mai preteso di avere il possesso della verità, ma meno che mai chi fa un uso così irresponsabile della scrittura e non sa neppure leggere e comprendere ciò che è stato da me chiaramente scritto


    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.27) 25 ottobre 2013 11:13
      Fabio Della Pergola

      Lei non può appellarsi a nessuno. Questo giornale ha i commenti aperti e diversamente da altri anche anonimi (ma sarebbe gradito che uno si firmasse con nome e cognome come faccio io). Quindi se apre una polemica (o si è dimenticato di aver iniziato lei con le critiche?) non può pretendere di chiuderla quando le pare avendo anche modo di avere l’ultima parola.

      Lei insiste molto sul fatto che ci sono ebrei che sono in disaccordo con altri ebrei e contrari al sionismo. Che è la scoperta dell’acqua calda. Che significato può avere se Atzmon, Lazarde o i Naturei Karta sono contrari al sionismo o anche ad una certa interpretazione dell’ebraismo ? Se tutti gli ebrei dei tempi di Cristo fossero rimasti ebrei oggi sarebbero trecento milioni, invece sono una quindicina di milioni. Quindi la maggior parte degli ebrei nel corso del tempo ha cambiato "etnia". Non ha ritenuto di aver interesse a "essere ebreo". O ha voluto criticare l’essere ebreo. O l’ha ritenuto insopportabile; con tutte le sfumature possibili in questo legittimo prendere le distanze da quello specifico senso di appartenenza etnico-culturale.

      Questo ha alleviato in qualche modo le sofferenze e le persecuzioni di chi ha continuato a "sentirsi" ebreo per cultura, tradizioni, religione ? Non mi pare. Ha impedito agli ebrei rimasti tali di subire lo sterminio nazista ? (che io, insieme alla maggior parte degli storici ritengo essere avvenuto). No. Quindi a "questi" ebrei penso e di "questi" ebrei mi occupo e di "questi" ebrei che hanno trovato rifugio in Israele mi interesso. E "questi" ebrei hanno tutte le ragioni di rivendicare la loro appartenenza all’ebraismo, tanto quanto i palestinesi hanno le loro ragioni di dichiararsi "arabi" o di religione "islamica" o i cinesi di definirsi tali. Di questo mi occupo. Lei faccia come le pare, nessuno le ha mai impedito di dire la sua.

      Quanto all’equivoco Atzmon-Lazare ha ragione; leggendo di fretta (i suoi non sono "commenti" ma "proclami") ho confuso i due. Ma non cambia affatto la sostanza della mia critica che si riferisce al contenuto, non all’autore chiunque egli sia.

      I termini che lei cita sono questi "...avvertire gli ebrei circa l’opportunità di considerare se non possa trovarsi negli ebrei stessi una qualche spiegazione se in tutti i tempi e in tutti i paesi sono stati sempre oggetto di forte avversione".

      L’assunto di partenza di questa affermazione è "se in tutti i tempi e in tutti i paesi....". La conclusione è, riassumo, ’la colpa è vostra - negli ebrei stessi - se siete stati sempre vittime’.
      La conclusione deriva e dipende dall’assunto di partenza. Che però è sbagliato.

      Gli ebrei hanno sempre vissuto polverizzati in una miriade di microcomunità sparse ovunque nel mondo, principalmente in Europa e nel mondo islamico. Ma anche in America e in Asia. Chiunque abbia studiato un po’ la storia ebraica sa che le persecuzioni storicamente sono state massicce in Europa, molto minori nel mondo islamico e pressoché inesistenti in Oriente (India, Cina, ma anche in Persia). Anche in America nonostante un certo antisemitismo di importazione europea negli Stati Uniti, non si sono mai verificate particolari persecuzioni antiebraiche, specie in Argentina (a parte un attentato di probabile matrice islamista) dove la comunità ebraica è ampia.

      L’assunto "ovunque e in tutti i tempi" quindi è una panzana - per ignoranza o altro - e quindi sbagliata è anche la conclusione: non negli ebrei si deve cercare la causa delle avversità altrui, ma - mi rendo conto che è forse troppo banale per lei - nei persecutori antiebraici. Per lo più europei cristiani e, in misura molto minore, nell’islam pre-1948.

      E lo si deve fare proprio perché altri - indiani, cinesi, persiani, sudamericani - hanno accettato e lasciato vivere le comunità ebraiche senza alcun problema. E’ la conferma che l’assunto di partenza è sbagliato: non sempre e in tutti i luoghi c’è stata avversione contro gli ebrei.

      Tragga lei le conclusioni che vuole, ma prima di prendere per buone delle affermazioni apodittiche - anche quando dovessero venire da ebrei - provi a ragionarci sopra. Gli storici fanno questo..."in ogni tempo e in tutti i paesi"... sarà valida o no questa affermazione ? e cercano risposte che confermino o meno l’assunto.
       
      Lei ha fatto il contrario: non si è posto domande perché quella affermazione rispondeva esattamente alla sua prevenzione ideologica antipatizzante verso gli ebrei. Non ha avuto quindi necessità né tantomeno volontà di farsi domande. Questo non è un fare storico, è un fare politico. Che non cerca verità assodate e condivisibili, ma solo conferme ai propri pre-giudizi stabiliti su base ideologica.

      Modo di agire emblematico della metodologia in uso presso molti negazionisti. Scartare, negare o minimizzare le testimonianze e i documenti quando contraddicono l’assunto di partenza che si vuole dimostrare: i nazisti non hanno mai sterminato gli ebrei. Tutto ciò che dimostra il contrario o è logicamente una conferma dello sterminio viene deliberatamente ignorato (o perché di parte alleata o perché di parte ebraica, quindi sempre di origine non nazista e quindi dogma inaccettabile per definizione in quanto "storia scritta dai vincitori").

      Ripeto: lei faccia pure come le pare. Ma non accusi me di disonestà intellettuale. Non ha i numeri per farlo. Specie quando attacca briga e poi si atteggia a vittima di chissà quali "accuse di carattere penale" che adesso sono curiosamente evaporate.

  • Di (---.---.---.74) 25 ottobre 2013 12:05

    Questo non è giornalismo, se ha la presunzione di ritenersi tale, ma sistematica opera di diffamazione, di persone ignare della diffamazione, e di ignoti non nominati ma tenuti presenti. Ritengo la discussione feconda, quando qualificata e onesta. Non è questo il caso e poiché viviamo in tempi in cui si deve avere responsabilità delle proprie opinioni, credo che si debba incominciare da qui...


    Io non ho capito la natura giuridica di Agoravox.
    E’ una testata registrata, soggetta alle leggi sulla stampa?
    L’autore di questo articolo è lui stesso gestore del sito?
    E’ un dipendente stipendiato?
    E’ iscritto all’albo dei giornalisti e tenuto alla deontologia professionale?
    Tutte queste cose credo che chi legge online abbia il diritto di saperlo e rivolgo espressa domanda ai responsabili giuridici se ne esistono.

    Con manipolazioni come quella qui sperimentata vengono posti in essere attacchi come quelli a Odifreddi, per citarne un caso. La "diffamazione" viene poi ripresa e amplificata da una rete che visibilmente agisce in concertazione di intenti...

    Io qui seguo non Agora, ma Google news dove mettendo "negazionismo" ottengo i risultati, fra cui anche quello di Agoravox. Di testi che sono pubblici non mi si può imputare come una "colpa" il fatto di leggerli... E se poi li leggo esercito anche il mio giudizio critico, non tanto a mio tutela, quanto a tutela degli ignari che vengono manipolati e disinformati.

    Io sto esercitando una funzione da buon cittadino a tutela della pubblica fede.
    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.27) 25 ottobre 2013 12:31
      Fabio Della Pergola

      Quando scrive "sistematica opera di diffamazione, di persone ignare della diffamazione, e di ignoti non nominati ma tenuti presenti" è consapevole che non è del tutto chiaro quello che dice ?

      Inoltre se lei non ha capito la natura giuridica e le finalità di Agoravox, scriva alla redazione di Agoravox, non continui a postare commenti ai miei articoli; basta andare su "CHI SIAMO" e troverà quello che cerca. Insomma, si svegli un po’ invece di lagnarsi in continuazione.

      Per rispondere alla sua pelosa curiosità:

      L’autore di questo articolo è lui stesso gestore del sito?: NO
      E’ un dipendente stipendiato?: NO
      E’ iscritto all’albo dei giornalisti e tenuto alla deontologia professionale?: NO

      Ma, ovviamente rispondo in sede civile e penale per tutto quello che scrivo. Può procedere per vie legali, se crede. Prendendosene la responsabilità (e i rischi) ovviamente. Il mio legale è allertato.

      Quanto alle "manipolazioni qui sperimentate" mi spieghi dove sono (o preferisce esporle direttamente alla magistratura?). Lei ha criticato il mio articolo ed io le ho risposto, avvalendomi del mio diritto, costituzionalmente riconosciuto, di replicare alle critiche che mi vengono rivolte. Non ho bisogno della sua autorizzazione per farlo.

      Gli attacchi a Odifreddi non sono "attacchi" ma anche quelle sono legittime critiche, molto diffuse fra l’altro nella stampa dopo il suo molto ambiguo post.

      In conclusione, si può sapere che cosa vuole da me ?

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