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Commento di Persio Flacco

su Negazionismo, antisemitismo e unicità della Shoah


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Persio Flacco 26 ottobre 2013 21:30

<< Chissà come mai a nessuno viene in mente che un ebreo possa "sentirsi" ebreo semplicemente perché le sue tradizioni (dal modo di rapportarsi agli altri, alla cucina, alla musica, alla sessualità, a tutto quello che vi pare) e la sua cultura o anche (per chi sia credente) la sua religione sono - banalmente, semplicemente, senza astio o contrapposizioni - diversa da quella di altri popoli all’interno dei quali egli vive, avendone "anche" assimilate alcune caratteristiche pur mantenendo le sue. Ma davvero è così difficile da capire ? >>

Temo che lei abbia in mente uno stereotipo. I goyim non sono tutti uguali, non hanno tutti lo stesso rapporto con gli ebrei.
Io, ad esempio, dagli ebrei ho imparato molto: uno lo considero il mio secondo padre, un maestro di vita; un altro è stato il mio amico del cuore ai tempi del liceo; con altri ho un rapporto professionale fatto di reciproca e cordiale stima. Figuriamoci se io voglio disconoscere le specificità della cultura ebraica: dallo stile di vita, al modo di rapportarsi agli altri, ad ogni altro peculiare aspetto dell’essere nel mondo da ebrei. 
Prima che mi rinfacci di avere io in mente uno stereotipo dico subito che non pretendo che gli ebrei siano tutti come quelli che ho conosciuto, né ignoro che certe qualità possano accompagnarsi ad una certa quota di stronzaggine e a difetti umani di vario genere.
E’ dunque esattamente il contrario di quello che lei pensa: non voglio (ma ovviamente non dipende da me e non posso fare altro che parlarne) che una ideologia merdosa, come è l’ultranazionalismo, avveleni e corrompa ciò che ho ammirato e amato. Eppure è ciò che sta avvenendo.
Un tempo avrei dato del pazzo e del bugiardo a chi mi avesse detto che una ventina di ebrei del Ghetto di Roma ha assistito senza intervenire al pestaggio di un giovane di sinistra da parte di un manipolo di picchiatori "sionisti". Eppure è successo. E se mi avessero raccontato di ciò che ebrei fanno in Palestina sarebbe stato lo stesso. Eppure succede.
Ora non mi stupisco più: il "sionismo" (lo metto tra virgolette per marcare la differenza col Sionismo di Herzl) è perfettamente compatibile con queste azioni: i "sionisti", gli ultranazionalisti, queste cose le fanno: è il loro stile.

In tutti i popoli presso i quali è diventato egemone l’ultranazionalismo ha cambiato profondamente i caratteri culturali e il quadro di riferimento etico delle persone, con poche differenze tra l’uno e l’altro caso. E in tutte le nazioni l’ultranazionalismo è lievitato poggiandosi sulla retorica dell’emergenza esistenziale per la Nazione, insidiata da quelli descritti come nemici esterni animati da un odio implacabile e ingiusto e da traditori interni; del revanscismo che nasce dall’immagine della Nazione offesa, vessata da crudeli nemici; della Nazione che rivendica, secondo giustizia, il posto che le spetta di diritto per la Storia, o mandato divino, o continuità di sangue, o qualsiasi altra cosa che sia eterna e non soggetta a valori o principi superiori estranei.

Chi indossa questo abito è come se indossasse un’uniforme: si tratti di ebrei, italiani, tedeschi, spagnoli si assomigliano tutti.
Glielo ripeto: lei non si rende conto di quello che sta avvenendo.


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