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Report: l’evasione nella moda, il granchio blu e le mani delle cosche sulle curve di Milano

Qusta settimana Report apre con un servizio sul mondo della moda e della più grande evasione fiscale della storia italiana, quella del gruppo Kering, in un servizio dove si parlerà anche della storia delle borse che la ministra Santanchè ha regalato alla compagna di Silvio Berlusconi che si sono poi rivelate per delle patacche.

Il granchio blu sul delta del Po

L’arrivo del granchio blu sul delta del Po ha creato grossi problemi agli allevatori di molluschi: le istituzioni hanno risposto con una caccia aperta al granchio, senza voler comprendere le cause dell’arrivo di questo predatore e senza cercare una soluzione al problema “naturale”. Lo aveva raccontato Sabrina Giannini in una puntata di Indovina chi viene a cena: uno dei predatori del granchio blu è il polpo, poi l’anguilla, ma ci sono anche altri pesci, come il branzino. Ma servirebbe una classe politica capace di gestire i problemi con la testa e non con la pancia: in Tunisia lo stesso problema è stato affrontato in modo strutturale creando una nuova filiera che ha trasformato un’emergenza in una nuova opportunità per i pescatori tunisini. Leggo da un articolo dell’Ansa del 2023

 

Di fronte all'esplosione del granchio blu i pescatori tunisini si sono ingegnati e hanno costruito nasse appositamente modificate per catturarlo. Si tratta di trappole, un sistema di pesca passivo che non viene trainato sul fondale e garantisce una cattura più selettiva delle reti. Se adeguatamente gestite, hanno un impatto ambientale ridotto. "Le nasse sono la soluzione più efficace: sono selettive e più sostenibili, pescano solo il granchio senza danneggiare il fondale marino o altre specie. E sono convenienti per i pescatori: una nassa dura almeno due anni, mentre una rete da pesca dura 6 mesi al massimo, perché il granchio blu la distrugge, oltre a mangiare tutto il resto del pesce catturato", spiega Alaya.

Anche le donne delle comunità locali, molte mogli di pescatori, sono state coinvolte: è stato insegnato loro a costruire le nasse apposite e a cucinare il granchio blu, organizzando diverse degustazioni per mostrare la varietà di piatti possibili. In parallelo, sono state coinvolte le aziende di trasformazione del pesce per testare il potenziale di valorizzazione del granchio blu. E questo è stato un vero boom, ad oggi in Tunisia si contano 48 aziende che lavorano ed esportano diversi prodotti finiti: granchio intero cotto, granchio decorticato, carne di granchio. Sassi ci racconta come ora stia iniziando anche la vendita di farina di granchio per la produzione di compost per piante e mangime per animali da allevamento, con una donazione della cooperazione Stati Uniti-Tunisia per l'acquisto di macchine per la produzione di compost.

 

In Tunisia non avranno un Lollobrigida?

LAB REPORT: ORO BLU O PESTE BLU?

di Alessandro Spinnato

Collaborazione Tiziana Battisti

 

Nel Delta del Po l’invasione del granchio blu ha messo in ginocchio l’intera filiera delle vongole, lasciando centinaia di famiglie senza lavoro e alimentando un senso di abbandono da parte delle istituzioni. Ma dall’altra sponda del Mediterraneo, la Tunisia racconta una storia diversa: quella di un Paese che ha saputo trasformare una crisi ecologica in un’opportunità economica.

Attraverso voci di pescatori, ricercatori, imprenditori e rappresentanti istituzionali, Report mette a confronto due modelli: quello italiano, ancora frammentario e segnato da ritardi, e quello tunisino, basato su una strategia integrata di filiera.

Il viaggio si conclude nella cucina della chef stellata Chiara Pavan, che con i suoi piatti mostra come anche in Italia sia possibile un futuro diverso — ma serve un cambiamento di passo da parte delle politiche pubbliche.

Un'inchiesta sul campo che mette al centro il mare, le persone che ci vivono e il difficile equilibrio tra ambiente, economia e adattamento.

Le borse della Santanché e la moda fuori legge

“Nelle mie borse non c’è paura” la ministra ha usato queste parole per difendersi in aula durante la seduta per la sua sfiducia alla Camera: “lo denuncio qua in Parlamento , ho una collezione di borse ..”

In effetti Santanché ha dimostrato di non aver paura di quello che le potrebbe accadere per le inchieste che la vedono coinvolta. Lei, come racconta a Report la stessa Franesca Pascale, non ha paura di fare brutte figure “lei è soprannominata la pitonessa, lei è senza scrupoli.”

Tutto iniziò nel 2014 con un regalo: due borse del marchio di alta moda Hermes che Daniela Santanché regalò all’allora compagna di Silvio Berlusconi.

La birkin 30 è un modello che costa 9800 euro, il modello più grande costa 10600 euro, mentre la kelly, l’altro modello regalato alla Pascale, costa invece 9350 euro. Non proprio due regali qualunque.

L’ex compagna di Berlusconi si accorse che erano due borse contraffatte quando le portò a far aggiustare. Quando le chiese se si fosse accorta che le borse regalate fossero contraffatte, Santaché le rispose “dammi le borse che te le vado a cambiare..”

Berlusconi si era dimostrato molto critico nei confronti di questi regali di lusso, quando scoprì poi che erano pure borse false ci rimase male, ma non troppo, “conoscendo il soggetto” racconta sempre la Pascale.

Quanto potevano costare quelle borse? Il giornalista Luca Bertazzoni è andato in Versilia, dove si trova il Twiga, l’ex locale della ministra, ad incontrare Mauro, la persona che rifornisce i rivenditori ambulanti che vendono borse sulle spiagge e nei mercati di Forte dei Marmi.

La Birkin costa 1200 euro, se presa dagli ambulanti, forse non originale ma comunque una borsa fatta bene, in tutti i particolari.

Al centro del servizio però c’è l’inchiesta sul colosso della moda Kering, proprietario dei marchi Gucci e Bottega Veneta: nel passato l’agenzia delle entrate ha contestato al marchio il mancato pagamento di tasse.

Grandi marchi che danno lustro anche all’immagine del made in Italy ma che poi nascondono anche storie di evasione e di sfruttamento di manodopera a basso costo.

Marco Grasso sul Fatto Quotidiano di oggi fa una anticipazione del servizio:

 

Kering, ora l’ex manager racconta per la prima volta la maxi evasione da 3 mld

di Marco Grasso

Il colosso del lusso e la triangolazione Svizzera. L’ad: “Paghiamo la protezione?”

La più grande evasione fiscale scoperta nella storia d’Italia: 3 miliardi di euro, che hanno portato lo Stato italiano a recuperare, attraverso una transazione con il gruppo Kering, 1 miliardo e 250 milioni di euro per il marchio Gucci e 186 milioni per Bottega Veneta. A raccontare quel sistema, per la prima volta, è Carmine Rotondaro, ex direttore finanziario del gruppo dell’alta moda, intervistato nella puntata di Report in onda stasera su Rai Tre. Rotondaro è l’uomo che si presentò alla Procura di Milano con la contabilità del gruppo, svelando l’architettura societaria attraverso cui la multinazionale della moda sottraeva al Fisco i guadagni prodotti in Italia.

La scheda del servizio: FUORI MODA

di Luca Bertazzoni

Collaborazione Marzia Amico

 

Report racconta la più grande evasione fiscale della storia del nostro Paese, quella del colosso Kering che ha transato con l’Agenzia delle Entrate 1 miliardo e mezzo di euro per aver fittiziamente spostato in Svizzera il centro di produzione dei marchi Gucci e Bottega Veneta. In un’intervista esclusiva, l’ex responsabile fiscale del gruppo Carmine Rotondaro racconta i meccanismi con cui si è generata l'evasione fiscale. L’inchiesta tratta anche le vicende che hanno portato all’amministrazione giudiziaria, poi revocata, di Armani e Dior: la produzione delle borse di questi grandi marchi avveniva spesso in opifici cinesi dove venivano sfruttati i lavoratori. Infine, il mistero delle borse Hermès che la Ministra del Turismo Daniela Santanchè regalò a Francesca Pascale, allora compagna di Silvio Berlusconi.

 

I bilanci dell’Inter (e il controllo dello stadio da parte delle cosche)

Si ritorna a parlare dei bilanci dell’Inter, del controllo sullo stadio e del tifo organizzato, della vendita dei biglietti.

Lo stadio dell’Inter era territorio gestito dalle cosche – racconta nell’anteprima Report - territorio controllato grazie a squadre di picchiatori che mettono in riga i ribelli e vendicano i torti subiti.

Come l’aggressione subita da Cristiano Iovina nel marzo 2024, il personal trainer che ha dichiarato di aver avuto una relazione con Ilary Blasi. Secondo la procura di Milano tra gli autori del pestaggio ci sarebbe anche Cristian Rosiello, body guard di Fedez, braccio destro dell’ultras Luca Lucci (arrestato lo scorso anno e oggi a processo per l’inchiesta “Doppia curva”). Tutto sarebbe nato per uno scontro avvenuto all’interno della discoteca The Club, come documentano le immagini trasmesse nell’anteprima del servizio. Le telecamere di sorveglianza inquadrano Iovino seguito da due donne, poco dopo si vede lo scontro accendersi, e poi Rosiello e Fedez vengono trascinati via dai buttafuori del locale.

Da qui Rosiello e altri, secondo la Procura, avrebbero deciso di andare a prendere Iovino fuori casa per dare una lezione.

Il Tribunale di Milano ha archiviato il procedimento contro Fedez e Rosiello anche perché Iovino non ha denunciato né presentato un certificato medico. Ma le parole del cantante Emis killa confermerebbero una diversa verità, dove parla di una spedizione.

Secondo la Procura della cricca farebbe parte anche Emis Killa indagato per associazione a delinquere assieme agli ultras e presente al pestaggio di uno stuart che tentava di far rispettare le regole all’ingresso di San Siro. Nel corso della perquisizione a casa del cantante gli uomini della Mobile hanno trovato 35 mila euro in contanti all’interno di una scatola di scarpe. Oltre ad una collezione di coltelli e tirapugni.

Ma attorno allo stadio ruotano anche affari che mettono in secondo piano il tifo calcistico: come racconta Daniele Autieri, sono l’anima del patto siglato tra il leader della curva del Milan Luca Lucci (fotografato una volta assieme al ministro Salvini) e quello della curva dell’Inter Andrea Beretta oggi sotto processo per l’omicidio del suo sodale Antonio Bellocco, esponente dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta.

“Sta a noi un po’ più maturi dettare dei paletti e cercare di vedere prima che un problema sorga” spiegava Luca Lucci a Beretta in una intercettazione.

Quest’ultimo rispondeva “Stiamo vedendo dove possiamo arrivare .. magari io e lui sappiamo, magari gli ultimi giovani.,”
“Lo vediamo assieme e decidiamo assieme dove possiamo arrivare e dove non possiamo arrivare ..”

Un patto di non belligeranza tra Lucci e Beretta: dietro c’era la ndrangheta? Klaus Davi ne è convinto, “la ndrangheta è stata il regista in tutti questi anni di tutte queste operazioni, è stato un regista occulto, ma anche palese. Consideriamo che la ndrangheta, le singole famiglie criminali, Lucci da una parte e Beretta dall’altra, le chiamavano a sé per rafforzare la loro reputazione all’interno delle curve.”

Anche il fratello di Antonio Bellocco, Umberto, rimane coinvolto nell’indagine di Milano: sempre Klaus Davi “Certo, rimane l’architrave di questa storia di estorsioni, lui, suo cognato, suo cugino secondo le intercettazioni viene demandato il compito della vendetta. In una intercettazione la suocera gli dice ‘devi fare una strage, la famiglia si appoggia a te’.. ”
Proprio Klaus Davi ha incontrato Berto Bellocco, oggi indagato dalla procura di Milano per aver tentato di costringere Beretta a cedere ad esponenti della famiglia Bellocco le attività della società di merchandising della curva.

Per la ndrangheta il dolore, per la morte di Antonio, si cura col tempo ma anche con la vendetta, quella annunciata nei confronti di Andrea Beretta anche secondo un altro affiliato illustre delle cosche.

Questo, in forma anonima, racconta a Report che Andrea Beretta è già morto, “è morto pure sotto protezione, te lo posso assicurare io. Questi fanno una strage sulla parola. Questi a livello di sangue non guardano in faccia a nessuno, sono pericolosissimi. Beretta è stato preso per il collo, è stato messo giù e gli hanno detto: ‘se tu non collabori ti fanno la famiglia a pezzettini’, ma gliela mandavano veramente a pezzettini. A Beretta e ai suoi familiari fino alla settima generazione gliela faranno pagare.”

La scheda del servizio: I PADRONI DI SAN SIRO

di Daniele Autieri

Collaborazione Alessandra Teichner, Andrea Tornago

 

Il ruolo della ‘ndrangheta negli affari di San Siro, una storia che inizia nel 2021 quando l’Inter combatteva per non fallire e le cosche infiltravano le curve, spedendo dalla Calabria a Milano i sicari incaricati degli omicidi e delle gambizzazioni eccellenti.

Così, mentre la Società era impegnata a far tornare i conti dopo una crisi dovuta anche all’impatto del Covid-19, l’anima criminale della Curva prendeva il controllo degli affari dello Stadio grazie a un patto di non belligeranza siglato con il direttivo della Curva del Milan guidato dal boss dei tifosi rossoneri Luca Lucci. Le intercettazioni inedite di Luca Lucci e Andrea Beretta, unite alle testimonianze esclusive delle vittime dei pestaggi degli Ultras, concorrono a tratteggiare un’immagine di San Siro come di un luogo dove la legge non esiste e il territorio viene controllato da bande criminali quando non dalle mafie stesse.

Report manderà in onda un audio messaggio esclusivo di Antonio Bellocco, il rampollo della ‘ndrangheta ucciso da Andrea Beretta nel settembre scorso, come prova delle attività delle consorterie criminali che per anni hanno gestito i lucrosi business intorno allo Stadio.

Nella melma della laguna – come funzionano i trasporti a Venezia

Report torna ad occuparsi del sindaco di Venezia e della sua gestione "personale" della cosa pubblica, dove si fa fatica a comprendere dove finisce il Brugnaro sindaco e il Brugnaro imprenditore.

La scheda del servizio: LE ALI SULLA LAGUNA

di Walter Molino e Andrea Tornago

 

Chi è il più importante imprenditore dei trasporti a Venezia? E che cosa c'entra con il patriarcato di una delle città più antiche e belle del mondo?

 

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

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