Consiglio di Stato contro l’imposizione del crocifisso: buone novelle laiche
Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La buona novella laica del mese di marzo è il pronunciamento del Consiglio di Stato contro l’imposizione del crocifisso negli uffici pubblici: i giudici hanno dato ragione all’Uaar e stabilito che le amministrazioni comunali non possono disporre il posizionamento del simbolo cattolico con un’ordinanza. Il caso riguarda il Comune di Mandas, in Sardegna: il sindaco Umberto Oppus (Udc) nel novembre del 2009 aveva emesso un’ordinanza per far posizionare il simbolo cattolico negli edifici pubblici, con tanto di multa per chi si rifiutava di metterlo. Il primo cittadino aveva poi furbescamente ritirato l’ordinanza, dopo qualche mese. Nel 2017 il Tar della Sardegna aveva respinto il ricorso della nostra associazione, ma il Consiglio di Stato ha stabilito che il sindaco ha «straripato dai poteri attribuitigli». Non è infatti giustificato l’uso dell’ordinanza per una misura di questo tipo e il sindaco avrebbe dovuto comunque cercare un accomodamento con la comunità, sulla base di quanto stabilito dalla Cassazione nel 2021 proprio sul caso del professor Franco Coppoli, difeso dall’Uaar per aver tolto il crocifisso durante le sue lezioni. La sentenza è un altro passo per la laicità nel nostro Paese.
La Cassazione deposita le motivazioni della condanna dell’ex senatore leghista Simone Pillon al risarcimento nei confronti dell’associazione lgbt Omphalos. Sebbene il reato di diffamazione sia caduto in prescrizione, l’esponente politico integralista dovrà pagare. Nel 2014 infatti Pillon aveva fatto pesanti allusioni sulle attività di questo gruppo, accusandolo di fare «una propaganda unidirezionale e celebrativa dell’omosessualità, con l’intento di coinvolgere i minorenni in attività a sfondo esibizionistico/erotico, svolte presso l’associazione». Pillon in quegli anni era esponente del Forum delle associazioni familiari e aveva fatto tali dichiarazioni durante incontri con studenti in Umbria e San Marino; risarcirà sia l’associazione sia l’allora responsabile del settore giovanile. Già il tribunale di Perugia l’aveva condannato a 1.500 euro di multa, ma in secondo grado era stato assolto. La Corte d’appello aveva riconosciuto a Pillon il diritto di critica, dato che in quel periodo si parlava dell’approvazione di una legge sulle unioni civili. Ma la Cassazione, pur confermando la prescrizione del reato, ha ribadito che le accuse di Pillon non erano fondate e che la diffusione di opuscoli da parte di Omphalos sui rischi delle malattie sessualmente trasmissibili o sulle attività associative era legittima. Ora Pillon annuncia il ricorso alla Corte europea dei diritti umani «per le migliaia di mamme e papà che vogliono per i loro figli una scuola e un’educazione libera dalle follie ideologiche Lgbt», proclama.
Il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Raffaello Sanzio” di Monte Grimano Terme (PU), Flavio Bosio, per rispettare la laicità della scuola non ha consentito la benedizione pasquale in orario di lezione, nonostante le pesanti pressioni da parte del sindaco Elia Rossi. Il primo cittadino ha persino promesso un’ordinanza per imporre il rito religioso e il caso è arrivato, con una interrogazione urgente del coordinatore regionale di Forza Italia Marche Francesco Battistoni, al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
La dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Bagno di Romagna Daniela Corbi si è opposta alle benedizioni pasquali a scuola in orario di lezione. In risposta a un prete che voleva entrare per la cerimonia e alle polemiche sollevate da alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, ribadisce che «le benedizioni pasquali violano il principio di laicità dello Stato poiché rappresentano l’effettuazione di un culto religioso». Corbi fa presente che il vicesindaco di Verghereto ha chiamato la scuola per chiedere se si sarebbero svolte le benedizioni e chiarisce che se la richiesta fosse stata presentata dai parroci il consiglio d’istituto avrebbe potuto concedere i locali, ma solo in orario extrascolastico, per consentire la partecipazione volontaria. Ma la preside chiarisce di non aver ricevuto richieste dai diretti interessati. Alla fine, come consentito dalla giurisprudenza, la benedizione c’è stata fuori dall’orario di lezione.
La Sesta Sezione del Consiglio di Stato dà ragione al Comune di Conca dei Marini (SA) che aveva disposto la rimozione di un’antenna di Radio Maria. Nel 2020 alcuni residenti avevano segnalato la presenza dell’antenna in un cortile privato; dopo i sopralluoghi delle autorità si è scoperto che era stata posizionata senza i titoli edilizi necessari e che le onde elettromagnetiche superavano i limiti consentiti. Radio Maria si è opposta alla rimozione e il caso è arrivato dal Tar Campania fino al Consiglio di Stato: i giudici amministrativi hanno chiarito che il Comune avrebbe dovuto fornire l’autorizzazione all’installazione.
Al Cimitero Flaminio di Roma sono state finalmente posizionate tombe prive di simboli religiosi. In precedenza venivano posizionate in automatico delle croci, anche se risultano casi di persone che avevano lasciato disposizioni relative alla non appartenenza alla confessione cattolica. Anche il circolo Uaar di Roma si era impegnato sulla questione, sensibilizzando le istituzioni locali sull’importanza della laicità anche nelle disposizioni cimiteriali.
Alcuni consiglieri lombardi di minoranza hanno criticato le uscite confessionaliste del collega di Forza Italia Jacopo Dozio che, durante un dibattito su una mozione leghista a sostegno dei Centri di aiuto alla vita gestiti da associazioni integraliste no-choice, aveva fatto un ardito (e falsato) collegamento tra la libertà di aborto recentemente inserita nella Costituzione francese con la Germania nazista e l’Urss. «Paragonare un Paese che ha una legislazione per l’aborto ai nazisti e agli stalinisti ha offeso tutte noi donne che abbiamo fatto battaglie nelle piazze per non morire di aborto clandestino, è a dir poco offensivo», ha detto la consigliera Pd Carmela Rozza. «Il riferimento del consigliere Dozio ha dell’incredibile», ha commentato dal canto suo il consigliere Luca Paladini (Patto Civico), «la vita ha un valore, ma le donne devono essere tutelate, curate e soprattutto non giudicate».
Il tribunale di Padova respinge il ricorso della Procura per cancellare d’ufficio le registrazioni anagrafiche dei figli di 32 coppie di donne. Negli anni scorsi il sindaco Sergio Giordani aveva infatti autorizzato decine di trascrizioni relative a certificati di nascita di minori come figli di entrambe le madri, sia quella biologica sia la compagna, e con doppio cognome. Ma una circolare del 2023 del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva imposto di bloccare questo tipo di registrazione. I giudici padovani hanno chiarito che il ricorso della Procura non può contestare l’atto dell’ufficiale di stato civile e che l’eventuale rettifica è ammessa solo in casi specifici come incompletezza, correzione di errori, omissioni, distruzione o smarrimento. E ciò, tenuto conto che influisce sullo stato delle persone, può avvenire solo con processo ordinario e con partecipazione dei soggetti coinvolti. Il tribunale fa riferimento alle sentenze della Cassazione n. 13000/2019 e n. 951/1993
Questo articolo è stato pubblicato qui
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox