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Commento di

su Negazionismo, antisemitismo e unicità della Shoah


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24 ottobre 2013 16:25

Replico, augurando che la cosa non degeneri. Penso di rendere un servizio ai lettori terzi ed equanimi di questo sito.


Chi è che si "arrampica sugli specchi"? E perché mai?

Non io di certo!
Ma procediamo con ordine.

Intanto, è stato citato un libro, disponibile ora perfino in traduzione italiana,
dopo aver avuto una traduzione in francese, dall’originale in lingua inglese:
L’Errante chi?, di Gilad Atzmon, le cui tesi vengono argomentate e sviluppate in 258 pagine.

Occorre leggerlo e confrontarsi con i suoi argomenti.

L’autore, Gilad Atzmon, è lui stesso un ebreo, nato in Israele, il cui nonno era un terrorista dell’Irgun. Il sionismo è stato il latte che ha succiato fin dall’infanzia, cessata il giorno in cui - narra Atzmon - mentre faceva il servizio militare si è trovato nel 1982 in un campo israeliano per prigionieri palestinesi. Aveva visto delle gabbe di cemento di un metro quadrato per uno e trenta di altezza. Pensava che ci tenessero i cani, ed aveva protestato per questo, ma gli spiegarono che ci tenevano i palestinesi, i quali dopo due giorni di questo trattamento diventavano devoti sionisti. Al che, di lì a poco, Atzmon dismise la divisa e lasciò per sempre Israele, convinto che quella terra fosse stata sottratta ai palestinesi e divenendo un fedele e leale cittadino britannico, sottolineo ma non spiego la parola "fedele": rinvio alla lettura del libro, dove è ampiamente commentata una frase di Chaim Weizmann.

Questi soleva dire che NON esistono ebrei tedeschi, francesi, inglesi, italiani... ma solo ebrei che vivono in Germania, Francia, Inghilterra, Italia... Non si arrampica sugli specchi Atzmon ma illustra una tesi che ha riscosso autorevoli consensi e che si imponse all’attenzione di chi legge per la grande lucidità e chiarezza argomentativa.

Si arrampica invece sugli specchi chi non è capace di opporre validi argomenti e presume evidenze che sono tali solo per lui e che vuole semplicemente imporre ad altri. Imputa ad altri la grave colpa, il "reato" di "antisemitismo", presunto e mai argomentato e dimostrato, per il solo fatto di vedere e sentire e pensarla "diversamente". Eccolo lo scandalo ed al tempo stesso la matrice "razzista" del proprio pregiudizio: l’incapacità, forse genetica, di accettare l’altro nella sua diversità, senza che questa diversità venga tacciata e additata come "criminale" e quindi da perseguire penalmente.

Ma a pensarla "diversamente" sono qui non dei "goym", bensì degli ebrei per i quali si è dovuta inventare la cervellotica teoria degli "ebrei che odiano se stessi" (altro che arrampicarsi sugli specchi!). E tra questi "ebrei che odiano se stessi" ci sono gli ebrei di Neturei Karta, certamente "quattro gatti", ma i soli "gatti" per i quali i contenuti religiosi della Torah hanno ancora un valore e un senso. E sono loro i più fieri accusatore del "razzismo" sionista...

Mi chiedo bene se faccio bene a replicare e continuare: è l’ultima mia apparizione in questo sito. Non vi è maggior sordo di chi non vuole sentire. Ed è perciò inutile andare avanti, e non lo farei se non mi stesse a cuore la salvaguardia dei terzi intellettualmente onesti e neutrali. Mi avvio alla conslusione con una sottolineatura: NON HO ESPRESSO mie opinioni, ma ho solo riferito opinioni altrui. Ripeto con forza: opinioni rigorosamente altrui, e di chiara provenienza ebraica non-sionista.

Hilberg. Meno male che lo si riconosce come la massima autorità storica nella materia, ma... di parte! Insuperato si intende nello stesso ambito di pensiero, cioè "sterminazionista", secondo una terminologia in uso. Se il mio interlocutore legge meglio il mio testo, il senso del discorso è semplice: se si parte da qui e si presenta un critico di questo Insuperato (nella sua parte) ovvero qualcuno ne vuol fare la critica partendo dal maggiore anziché dai minori, ha senso che venga respinta ogni possibile critica non giù con contro-argomentazioni, ma semplicemente mandando in galera chi osa fare delle critiche all’Insuperato e Insuperabile?

Ho fatto anche un nome, senza essere esperto di questa letteratura: Juergen Graf, un cittadino svizzero, che vive esule in Russia per il solo "reato" di aver osato criticare l’Insuperato e Insuperable Hilberg.

Questo il senso del discorso, che si elude con un sofisma infantile: non hai detto tu che è "insuperato"? Già! Per chi non vuole attraversare le colonne d’Ercole! Ci si arrampica sugli specchi, come si fa negli asili infantili, appena i bambini prendono confidenza con il linguaggio, inteso come un gioco di bussolotti.

Rispetto alla inaudita e barbarica gravitò di queste pratiche censorie, contrarie agli elementari standard di civiltà giuridica, le tesi di Hilberg perdono a mio avviso qualsiasi interesse. Perché una discussione possa prendere avvio, bisogna ammettere per prima cosa la piena libertà e incolumità dei disputanti.
Altrimenti non ha senso un combattimento sul ring, dove uno dei due pugili ha piedi e braccia legati.
Arrampicarsi sugli specchi? Mah!
E quand’anche fosse, dove sta il "reato"?

Mi sembra un chiaro pregiudizio, appunto "razzista", quello di attribuire ad altri colpe e reati per i quali non possono nemmeno difendersi. Il razzismo è del resto cosa di difficile definizione e spesso succede che il razzismo si annidi proprio in quelli che alzano la barriera dell’antirazzismo.

E’ il caso dell’ "antisionismo sionista" di cui parla ampiamente Atzmon e che si può riassumere in questo modo:
- noi "ebrei" possiamo dividerci su tutto e militare nei campi più disparati, ed anche sulla opportunità o meno di essere a favore o contro una legge anti-negazionista, ma in ogni caso il nostro essere ebrei viene prima ogni altra cosa e sopra ogni altra cosa.
Ecco dunque che vi sono gli ECO, gli Ebrei Contro l’Occupazione, dove si sente la necessità di qualificarsi "ebrei", quando altri non avvertono il bisogno di dirse Dentisti contro l’Occupazione... In condizioni normali si è a favore o contro una certa cosa, ma non si ha bisogno di specificare la propria identità (ferrovieri, genovesi, esquimesi...).

Ecco una bella verifica sul campo di cosa è il razzismo e come esso riaffiori in una delle formi più gravi del nostro tempo, cioè il sionismo, sempre a detta di Atzmon e di altri, me escluso. Per quanto mi riguarda io NON mi occupo e NON intendo occuparmi di una materia pericolosa, che neppure mi interessa scientificamente, ma ritengo che in ambito storiografico come in ogni altro ambito debba esservi piena libertà di ricerca e di espressione.

Abbia poi ragione Hilberg o Graf non è cosa che voglio io darmi la pena e l’onere di giudicare, ma in ogni caso nessuno dei due dovrebbe andare in galera per le tesi sostenute ed entrambi dovrebbero avere da parte degli altri il pieno rispetto delle rispettive opinioni.

Filologicamente parlando, il termine "antisemitismo" compare nel XIX secolo. Se il mio interlocutore va a sfogliare la rivista ebraica Shalom, troverà un articolo dove si invitano i lettori militanti a saper distinguere e non far confusione fra "antisemitismo" e "antigiudaismo". 
Ahimè, il libro di Poliakov - un moderno manuale per la caccia alle streghe - parte dalla notte dei tempi, cioè dalla Creazione, ed usa sempre lo stesso concetto di "antisemitismo", che gli serve per tracciare i confini del mondo e del tempo:
da una parte ci sono gli ebrei, dall’altra i non-ebrei, che sono sempre e soltanto, anche quando si "inginocchiano" ed al massimo meritano la medaglia di "Giusti".

Di questo razzismo parla appunto Atzmon, Ma si può anche citare Bernard Lazare, il primo autore di una Storia dell’antisemitismo. E’ lui ad avverrtire gli ebrei circa l’opportunità di considerare se non possa trovarsi negli ebrei stessi una qualche spiegazione se in tutti i tempi e in tutti i paesi sono stati sempre oggetto di forte avversione, per esempio quando nell’interesse dei feudatari opprivano i contadini o facevano mestieri impopolari, per i quali sembravano avere una particolare vocazione o attitudine.

E’ sbagliato individuare individuare in questa reazione forme di "antisemitismo", come oggi affiora spesso in una ingiustizia palese compiuta ai danni del popolo palestinese con il concorso dei governi e dei media. Si trattava e si tratta di rivolte sociali contro determinate situazioni e comportamenti, ma non contro persone particolari, discriminate per loro particolari caratteristiche personali.

Chi vuole speculare strumentalmente, arrampicandosi sugli specchi, lo fa consapevolmente sapendo di mentire e sapendo pure che gli altri sanno che mentono: tanto li mandano in galera lo stesso! Tirano fuori dal cappello l’accusa di "antisemismo", che - è stato detto - una volta era la parola con la quale si intendevano le persone che "odiavano" o erano ostili agli ebrei, mentre invece oggi sono tutte le persone che gli ebrei odiano, per il semplice fatto che non si vogliono piegare ai loro giudizi, non si vogliono "inginocchiare" loro.

Sulla questione "genealogica" ed un pressunto "diritto storico" al ritorno, dopo 2000 anni, mentre si nega il "diritto al ritorno" ai 750.000 palestinesi che nel 1948 sono stati espulsi dai loro villaggi, per la metà rasi al suolo, è sempre Atzmon a fare un esempio. E’ come se gli odierni romani sbarcassero a Londra con la pretesa di rivendica il possesso della città in quanto fondata dai propri antenati.

Ma il presunto e fantastico (esilrante?) "diritto storico" degli odierni coloni russi si basa pur sempre su pregiudizi religiosi, che però vengono con estrema forza respinti dai religiosi di Neturei Karta, i quali spiegano che nel linguaggio della Torah il nome di Israele è un luogo dello spirito e delle liturgia, non un concreto territorio e addirittura uno Stato terreno, ottenuto con la violazione di fondamentali precetti religiosi: Non Uccidere, Non Rubare, Non Mentire!

Se il ragionamento fosse valido, lo stesso assurdamente si dovrebbe dire per etruschi, volsci, sanniti, i cui discendenti dovrebbero egualmente poter accampare assurdi diritti, arramicandosi sugli specchi.

A proposito di Shlomo Sand, da me fugacemente citato, vorrei integrare rinviando a quella parte del suo libro dove con grande efficacia è ricostruito il dibattito storiografico della seconda metà del XIX secolo, nel cui contesto sorge appunto la dottrina nazionalista e "razzista" del sionismo. Questa non ha nulla a che fare con la dottrina religiosa dei rabbini di Neturei Karta:

"capirai" che?!...

Ricordo peraltro che l’equiparazione fra sionismo e razzismo fu fatta, credo nel 1975, da una apposita risoluzione ONU, abrogata poi nel 1991, nel costesto degli imbrogli di Oslo, dove fu appunto chiesta come contropartita che venisse abrogata quella risoluzione. Ma il tema fu ripreso nella conferenza di Durban del 2001 ed ogni volta che si riunisce questa commissione dei diritti umani il Ministero degli esteri mobilità tutti i suoi mezzi diplomatici e mediatici. Ma il "vero" e "falso", il "giusto" e l’ "ingiusto", non è cosa che si possa mettere ai voti...

Qui mi fermo, e non riprendere la discussione, perché non riconosco onestà intellettuale nel mio interlocutore, che lancia gravi accuse di carattere penale, essendo a corto di argomenti. Ed è esattamente la situazione odierna che si vuole ottenere con leggi che fanno seguito a quella Mancino, fortememente voluta dalla comunità ebraica. Non viviamo in una stato democratico dove tutti i cittadini hanno eguali diritti e doveri.

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