Lei non può appellarsi a nessuno.
Questo giornale ha i commenti aperti e diversamente da altri anche
anonimi (ma sarebbe gradito che uno si firmasse con nome e cognome come
faccio io). Quindi se apre una polemica (o si è dimenticato di aver iniziato lei con le critiche?) non può pretendere di chiuderla
quando le pare avendo anche modo di avere l’ultima parola.
Lei insiste molto sul fatto che ci sono ebrei che sono in disaccordo
con altri ebrei e contrari al sionismo. Che è la
scoperta dell’acqua calda. Che significato può avere se Atzmon,
Lazarde o i Naturei Karta sono contrari al sionismo o anche ad una
certa interpretazione dell’ebraismo ? Se tutti gli ebrei dei tempi di
Cristo fossero rimasti ebrei oggi sarebbero trecento milioni, invece
sono una quindicina di milioni. Quindi la maggior parte degli ebrei nel
corso del tempo ha cambiato "etnia". Non ha ritenuto di aver interesse
a "essere ebreo". O ha voluto criticare l’essere ebreo. O l’ha ritenuto
insopportabile; con tutte le sfumature possibili in questo legittimo
prendere le distanze da quello specifico senso di appartenenza etnico-culturale.
Questo ha alleviato in qualche modo le sofferenze e le persecuzioni
di chi ha continuato a "sentirsi" ebreo per cultura, tradizioni, religione ? Non mi
pare. Ha impedito agli ebrei rimasti tali di subire lo sterminio
nazista ? (che io, insieme alla maggior parte degli storici ritengo
essere avvenuto). No. Quindi a "questi" ebrei penso e di "questi" ebrei
mi occupo e di "questi" ebrei che hanno trovato rifugio in Israele mi
interesso. E "questi" ebrei hanno tutte le ragioni di rivendicare la
loro appartenenza all’ebraismo, tanto quanto i palestinesi hanno le
loro ragioni di dichiararsi "arabi" o di religione "islamica" o i
cinesi di definirsi tali. Di questo mi occupo. Lei faccia come le pare, nessuno le ha mai impedito di dire la sua.
Quanto all’equivoco Atzmon-Lazare ha ragione; leggendo di fretta (i
suoi non sono "commenti" ma "proclami") ho confuso i due. Ma non cambia
affatto la sostanza della mia critica che si riferisce al contenuto, non all’autore chiunque egli sia.
I termini che lei cita sono questi "...avvertire gli ebrei circa l’opportunità di considerare se
non possa trovarsi negli ebrei stessi una qualche spiegazione se in
tutti i tempi e in tutti i paesi sono stati sempre oggetto di forte
avversione".
L’assunto di partenza di questa affermazione è "se in
tutti i tempi e in tutti i paesi....". La conclusione è, riassumo, ’la colpa è vostra - negli ebrei stessi - se siete stati sempre vittime’.
La conclusione deriva e dipende dall’assunto di partenza. Che però è sbagliato.
Gli ebrei hanno sempre vissuto polverizzati in una miriade di
microcomunità sparse ovunque nel mondo, principalmente in Europa e
nel mondo islamico. Ma anche in America e in Asia. Chiunque abbia studiato un
po’ la storia ebraica sa che le persecuzioni storicamente sono state
massicce in Europa, molto minori nel mondo islamico e pressoché
inesistenti in Oriente (India, Cina, ma anche in Persia). Anche in America
nonostante un certo antisemitismo di importazione europea negli Stati
Uniti, non si sono mai verificate particolari persecuzioni
antiebraiche, specie in Argentina (a parte un attentato di probabile
matrice islamista) dove la comunità ebraica è ampia.
L’assunto "ovunque e in tutti i tempi" quindi è una panzana - per ignoranza o altro - e quindi sbagliata è anche la conclusione:
non negli ebrei si deve cercare la causa delle avversità altrui, ma -
mi rendo conto che è forse troppo banale per lei - nei persecutori
antiebraici. Per lo più europei cristiani e, in misura molto minore, nell’islam pre-1948.
E lo si deve fare proprio perché altri - indiani, cinesi,
persiani, sudamericani - hanno accettato e lasciato vivere le comunità ebraiche
senza alcun problema. E’ la conferma che l’assunto di partenza è
sbagliato: non sempre e in tutti i luoghi c’è stata avversione contro gli ebrei.
Tragga lei le conclusioni che vuole, ma prima di prendere per buone
delle affermazioni apodittiche - anche quando dovessero venire da ebrei - provi
a ragionarci sopra. Gli storici fanno questo..."in ogni
tempo e in tutti i paesi"... sarà valida o no questa affermazione ? e cercano risposte che confermino o meno l’assunto.
Lei
ha fatto il contrario: non si è posto domande perché quella
affermazione rispondeva esattamente alla sua prevenzione ideologica
antipatizzante verso gli ebrei. Non ha avuto quindi necessità né
tantomeno volontà di farsi domande. Questo non è un fare storico, è un fare
politico. Che non cerca verità assodate e condivisibili, ma solo conferme ai propri pre-giudizi stabiliti su base ideologica.
Modo di agire emblematico della metodologia in uso presso molti negazionisti. Scartare, negare o minimizzare le
testimonianze e i documenti quando
contraddicono l’assunto di partenza che si vuole dimostrare: i nazisti
non hanno mai sterminato gli ebrei. Tutto ciò che dimostra il contrario
o è logicamente una conferma dello sterminio viene
deliberatamente ignorato (o perché di parte alleata o perché di parte
ebraica, quindi sempre di origine non nazista e quindi dogma
inaccettabile per definizione in quanto "storia scritta dai vincitori").
Ripeto: lei faccia pure come le pare. Ma non accusi me di disonestà
intellettuale. Non ha i numeri per farlo. Specie quando attacca briga e
poi si atteggia a vittima di chissà quali "accuse di carattere penale"
che adesso sono curiosamente evaporate.