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Commento di Fabio Della Pergola

su Negazionismo, antisemitismo e unicità della Shoah


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Fabio Della Pergola Fabio Della Pergola 25 ottobre 2013 11:13

Lei non può appellarsi a nessuno. Questo giornale ha i commenti aperti e diversamente da altri anche anonimi (ma sarebbe gradito che uno si firmasse con nome e cognome come faccio io). Quindi se apre una polemica (o si è dimenticato di aver iniziato lei con le critiche?) non può pretendere di chiuderla quando le pare avendo anche modo di avere l’ultima parola.

Lei insiste molto sul fatto che ci sono ebrei che sono in disaccordo con altri ebrei e contrari al sionismo. Che è la scoperta dell’acqua calda. Che significato può avere se Atzmon, Lazarde o i Naturei Karta sono contrari al sionismo o anche ad una certa interpretazione dell’ebraismo ? Se tutti gli ebrei dei tempi di Cristo fossero rimasti ebrei oggi sarebbero trecento milioni, invece sono una quindicina di milioni. Quindi la maggior parte degli ebrei nel corso del tempo ha cambiato "etnia". Non ha ritenuto di aver interesse a "essere ebreo". O ha voluto criticare l’essere ebreo. O l’ha ritenuto insopportabile; con tutte le sfumature possibili in questo legittimo prendere le distanze da quello specifico senso di appartenenza etnico-culturale.

Questo ha alleviato in qualche modo le sofferenze e le persecuzioni di chi ha continuato a "sentirsi" ebreo per cultura, tradizioni, religione ? Non mi pare. Ha impedito agli ebrei rimasti tali di subire lo sterminio nazista ? (che io, insieme alla maggior parte degli storici ritengo essere avvenuto). No. Quindi a "questi" ebrei penso e di "questi" ebrei mi occupo e di "questi" ebrei che hanno trovato rifugio in Israele mi interesso. E "questi" ebrei hanno tutte le ragioni di rivendicare la loro appartenenza all’ebraismo, tanto quanto i palestinesi hanno le loro ragioni di dichiararsi "arabi" o di religione "islamica" o i cinesi di definirsi tali. Di questo mi occupo. Lei faccia come le pare, nessuno le ha mai impedito di dire la sua.

Quanto all’equivoco Atzmon-Lazare ha ragione; leggendo di fretta (i suoi non sono "commenti" ma "proclami") ho confuso i due. Ma non cambia affatto la sostanza della mia critica che si riferisce al contenuto, non all’autore chiunque egli sia.

I termini che lei cita sono questi "...avvertire gli ebrei circa l’opportunità di considerare se non possa trovarsi negli ebrei stessi una qualche spiegazione se in tutti i tempi e in tutti i paesi sono stati sempre oggetto di forte avversione".

L’assunto di partenza di questa affermazione è "se in tutti i tempi e in tutti i paesi....". La conclusione è, riassumo, ’la colpa è vostra - negli ebrei stessi - se siete stati sempre vittime’.
La conclusione deriva e dipende dall’assunto di partenza. Che però è sbagliato.

Gli ebrei hanno sempre vissuto polverizzati in una miriade di microcomunità sparse ovunque nel mondo, principalmente in Europa e nel mondo islamico. Ma anche in America e in Asia. Chiunque abbia studiato un po’ la storia ebraica sa che le persecuzioni storicamente sono state massicce in Europa, molto minori nel mondo islamico e pressoché inesistenti in Oriente (India, Cina, ma anche in Persia). Anche in America nonostante un certo antisemitismo di importazione europea negli Stati Uniti, non si sono mai verificate particolari persecuzioni antiebraiche, specie in Argentina (a parte un attentato di probabile matrice islamista) dove la comunità ebraica è ampia.

L’assunto "ovunque e in tutti i tempi" quindi è una panzana - per ignoranza o altro - e quindi sbagliata è anche la conclusione: non negli ebrei si deve cercare la causa delle avversità altrui, ma - mi rendo conto che è forse troppo banale per lei - nei persecutori antiebraici. Per lo più europei cristiani e, in misura molto minore, nell’islam pre-1948.

E lo si deve fare proprio perché altri - indiani, cinesi, persiani, sudamericani - hanno accettato e lasciato vivere le comunità ebraiche senza alcun problema. E’ la conferma che l’assunto di partenza è sbagliato: non sempre e in tutti i luoghi c’è stata avversione contro gli ebrei.

Tragga lei le conclusioni che vuole, ma prima di prendere per buone delle affermazioni apodittiche - anche quando dovessero venire da ebrei - provi a ragionarci sopra. Gli storici fanno questo..."in ogni tempo e in tutti i paesi"... sarà valida o no questa affermazione ? e cercano risposte che confermino o meno l’assunto.
 
Lei ha fatto il contrario: non si è posto domande perché quella affermazione rispondeva esattamente alla sua prevenzione ideologica antipatizzante verso gli ebrei. Non ha avuto quindi necessità né tantomeno volontà di farsi domande. Questo non è un fare storico, è un fare politico. Che non cerca verità assodate e condivisibili, ma solo conferme ai propri pre-giudizi stabiliti su base ideologica.

Modo di agire emblematico della metodologia in uso presso molti negazionisti. Scartare, negare o minimizzare le testimonianze e i documenti quando contraddicono l’assunto di partenza che si vuole dimostrare: i nazisti non hanno mai sterminato gli ebrei. Tutto ciò che dimostra il contrario o è logicamente una conferma dello sterminio viene deliberatamente ignorato (o perché di parte alleata o perché di parte ebraica, quindi sempre di origine non nazista e quindi dogma inaccettabile per definizione in quanto "storia scritta dai vincitori").

Ripeto: lei faccia pure come le pare. Ma non accusi me di disonestà intellettuale. Non ha i numeri per farlo. Specie quando attacca briga e poi si atteggia a vittima di chissà quali "accuse di carattere penale" che adesso sono curiosamente evaporate.


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