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Credenti e non credenti: dove porta il dialogo Scalfari-Bergoglio

Il recentissimo fiorire di amorosi sensi fra il nuovo Papa argentino, gesuita nel cuore e francescano nel gesto, con lo storico fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, maître à penser (in buona misura autonominatosi tale) dell’intellighenzia di sinistra, laica, razionale e dubbiosamente atea, è senz’altro argomento da non sottovalutare.

“Nel dialogo tra quanti cercano di essere coerenti con la propria fede e quanti si sforzano di esserlo con le proprie convinzioni, il bello e anche il difficile vengono adesso. Dopo la lettera aperta di Papa Francesco a Eugenio Scalfari sembra predominare l'impressione della novità, della svolta, dell'inedito che prende formascrive Enzo Bianchi, priore di Bose, su Repubblica.

È necessario capire qual è la forma che va prendendo questo inedito in elaborazione, perché gli amorosi sensi di questo sbandieratissimo dialogo fra un Papa e un Illuminista dichiarato potrebbero nascondere una solenne fregatura per chi trova non credibili le risposte religiose, ma non per questo è convinto che quelle della ragione siano esaustive.

Primo scenario

Il punto di partenza non può essere altro che la domanda (anzi La Domanda) posta da Vito Mancuso, teologo di fama di una sorta di nuova teologia, come incipit al suo intervento : “Qual è la differenza essenziale tra credenti e non-credenti?”.

E già la risposta che si dà riassume in sé il nucleo portante di tutto il citato “inedito che prende forma”. La differenza - dice il teologo - non sta tanto tra chi crede e chi non crede, bensì tra chi si pone davanti alle grandi domande della vita con una modalità che “sa a priori tutto e quindi non ha bisogno di pensare (è il dogmatismo, che si ritrova sia tra i credenti sia tra gli atei) oppure con un'apertura della mente e del cuore che vuole sempre custodire la peculiarità della situazione e quindi ha bisogno di pensare (è la laicità, che si ritrova sia tra gli atei sia tra i credenti)”.

Si vede bene come la “linea rossa” tracciata in tempi lontani tra l'area di chi crede e quella di chi non crede, sembra che sia in procinto di ruotare di 90 gradi spostandosi sul nuovo confine tra dogmatici (religiosi, ma anche atei) e laici (atei, ma anche religiosi).

Ci troveremmo così immersi in due nuove macroaree di riferimento, magari passeggiando accanto a qualcuno a cui fino a ieri non rivolgevamo nemmeno la parola in quanto esponente del campo totalmente avverso, e nella nostra logica assolutamente da rifiutare, ed oggi improvvisamente compagno di cammino con cui dialogare amabilmente.

Questa è la prima forma, si direbbe, del nuovo che avanza sull’onda del dialogo scalfariano-francescano. Ma è, appunto, una forma. Che ha in sé un contenuto tutto da valutare.

Ci aiuta ancora Mancuso ricordando che per Scalfari “noi proveniamo da una "bestia" e quindi siamo sostanzialmente natura animale, per quanto dotata di pensiero” mentre per un credente la questione “non è tanto l'accettare o meno la divinità di Gesù, quanto piuttosto, più in profondità, la potenzialità divina dell'uomo”.

“Il punto decisivo quindi - scrive ancora Mancuso - non sono né Cristo né la Chiesa, ma è la natura dell'uomo: se orientata ontologicamente al bene oppure no, se creata a immagine del Sommo Bene oppure no, se proveniente dalla luce oppure no, ma solo dal fondo oscuro di una natura informe e ambigua, chiamata da Scalfari ‘bestia’".

O l'uomo deriva dalla Luce di Dio ed è orientato al Bene, o deriva dalla Bestia (a questo punto la maiuscola ci vuole) e allora è orientato al Male (o quanto meno all'ambiguità).

E prosegue, citando Agostino “Dicendo di amare Dio, si ama la luce dell'uomo interiore che è in noi, quella dimensione che ci pone al di là dello spazio e del tempo, e che così ci permette di compiere e insieme di superare noi stessi, perché ci assegna un punto di prospettiva da cui ci possiamo vedere come dall'alto, e così distaccarci e liberarci dalle oscurità dell'ego, da quella bestia di cui parla Scalfari che certamente fa parte della condizione umana ma che, nella prospettiva di fede, non è né l'origine da cui veniamo né il fine verso cui andiamo.”

Sgombrando il campo dalle chiese e dalle scritture, sgombrando il campo anche da quell’idea del peccato originale che è fondativa del cristianesimo paolino (e Mancuso lo fa), resta solo - estratto dal contesto di orpelli, dogmi e superstizioni che fanno la religione rivelata - quel nucleo mistico dell’uomo che, distaccandosi e liberandosi dalle oscurità dell’ego, trova in sé quella dimensione di infinito che è Dio.

Questo dice Mancuso e sembra che mettere sotto scacco il nucleo “bestiale” umano della logica scalfariana (ma senza criticare Darwin) sia un buon punto piazzato dal teologo, che disegna i profili di una antropologia descritta come "illuminata" da una luce interiore, ma che non è, ovviamente, illuminista.

A lui Scalfari risponde (un po’ debolmente) appellandosi alla classicità filosofica “La bestia pensante è esattamente questo: istinti animali che la mente riflessiva fa lievitare. L’essere sta, diceva Parmenide; l’essere diviene diceva Eraclito; l’essere è formato dagli elementi della natura, diceva Empedocle. Qualche tempo dopo arrivò Platone e la sua pianura della verità, i suoi archetipi, modelli trascendenti, punti di riferimento della bestia pensante”.

L’antropologia illuminista non è altro che questo, in fin dei conti. L’uomo è una bestia che, (grazie a Dio?) ha una mente “riflessiva” che permette di “far lievitare” gli istinti animali verso più alti livelli dell’essere: la mente, cioè la capacità introspettiva e riflessiva su di sé, come soggetto partecipante e cogitante.

Ergo: il bambino non essendo cogitante è una bestia che poi, ma solo in età adulta, diventerà "persona".

Questa debolezza di argomentazione è esattamente il motivo per cui, dopo secoli dal sorgere dei Lumi, l'antropologia religiosa appare ancora tutt'altro che sconfitta.

Anzi, dopo i tanti che avrebbero voluto spazzare via l’alienazione provocata nella mente umana da quell’oppio dei popoli che anche Marx dava, un po' precocemente, per ‘problema risolto’, siamo oggi a questo punto: è proprio la Religione che si abbassa condiscendente a concedere ai laici di partecipare ad un dialogo elegante, forbito, educato. Tutto sommato un po’ finto.

Le due nuove macroaree contenenti da una parte i dogmatici e dall’altra i laici dialoganti sembrano essere, a questo punto, un manifesto inganno. Siamo sempre - ancora - alla storica contrapposizione tra credenti che hanno certezza della proprie (indimostrabili) certezze e non credenti che balbettano per la manifesta pochezza delle loro argomentazioni.

Ma Mancuso va oltre: parla del nucleo luminoso dell’uomo interiore, quel quid che va ben al di là della mente riflessiva perché sta “al di là dello spazio e del tempo” - è cioè eterno ed infinito - tanto quanto quella, la mente riflessiva, sta al di qua, nell’ambito stretto della finitudine umana, legata alla "bestia" e da essa derivata.

Cos’è dunque che sposta davvero l’orizzonte interpretativo che sembrava essere proposto dallo scambio di epistole da cui siamo partiti ?

Scalfari nella sua prima lettera aperta, sfiora appena la questione in due punti: quando cita il prologo al Vangelo di Giovanni (“in principio era il lògos... e il lògos si è fatto carne”) e quando parla della scelta tra Gesù e Barabba a cui il popolo dette la risposta "sbagliata" (ma era invece quella giusta, secondo la logica cristiana).

È l’incarnazione quindi che fa la diversità essenziale e l'originalità del cristianesimo (né l’ebraismo né l’islam concepiscono l’idea che un uomo possa essere Dio incarnato; per loro Dio è totalmente altro rispetto all'uomo).

L'idea cristiana originale è l’incarnazione del Dio Padre in una carne d’uomo che doveva morire.

Gesù figlio dell’uomo (semitismo per dire semplicemente "uomo") e Barabba (Yeshua Bar-abbâ), Gesù figlio del Padre) vengono presentati insieme al popolo che deve decidere chi, secondo una tradizione ampiamente fraintesa, doveva morire (il figlio dell’uomo) e chi doveva vivere (il figlio del padre).

Tutta l’archiettura fondativa del cristianesimo - la sequela Christi - incarnazione, passione, morte e resurrezione del Messia, che viene (discutibilmente) presentata come un fatto storico realmente avvenuto (cioè roba per palati assai grossolani) è in realtà il disegno, la rappresentazione plastica, il racconto per immagini, del pensiero puro che fa del cristianesimo l’unico, vero misticismo.

Il lògos si fece carne e doveva morire - "liberandosi dalle oscurità dell’ego" - per risorgere in puro spirito e tornare al Padre, all'identificazione con Dio: l'Uno mistico.

Roba per palati finissimi e per raffinatissimi cervelli, perduti però nell'alto dei cieli. Su cui sarà opportuno ritornare.

(continua qui)

 

Foto: Roxanne Ready/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.34) 18 settembre 2013 11:57

    Troppa carne al fuoco per un articolo, figurarsi per un commento.
    Leggo due categorie contrapposte:
    credenti - atei 
    e
    dogmatici - laici & scettici
    interessante, ma ci sono altre categorie importanti per questo discorso. Ad esempio:
    sinceri - ipocriti
    Nella categoria degli ipocriti ci sono persone che si dichiarano credenti (come i mafiosi, i democristiani) o anche atei (come Scalfari e Pannella) ma che in realtà antepongono a tutto il loro interesse nel rapporto con il potere, soprattutto quello ecclesiastico.
    Altro esempio, ciò che Fromm ha chiamato :
    diritto/cultura matriarcale - diritto/cultura patriarcale
    e, sulla "bestialità", io ci aggiungerei chi crede alle contrapposizioni:
    corpo -anima
    bestia - homo sapiens

    e chi invece, come me, crede alla contrapposizione.
    homo sapiens - homo maleficus
    So che dovrei chiarire meglio, ma non mi basterebbe neanche tutta la giornata: mi accontento di aver dato degli spunti.
    GeriSteve

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 18 settembre 2013 12:05
      Fabio Della Pergola

      Grazie Geri, ma già mi sto incartando di brutto sulla seconda parte dell’articolo e se mi aggiungi altri "spunti" finisco fuso.

      In realtà sto cercando di chiarire (prima di tutto a me stesso) che cosa sta succedendo in questo paese con questo nuovo papa e con la strana apertura di scalfari. Credo che sia cosa grossa. Poi vedremo.

      Ciao.

  • Di paolo (---.---.---.247) 18 settembre 2013 13:18

    Qual è la differenza essenziale tra credenti e non-credenti?”.

    Risposta : il credente è un visionario che spiega l’esistenza della vita partendo da un assioma non dimostrato ,ovvero l’esistenza di Dio ( la fede ) . Il non-credente è spinto dal dubbio e cerca una spiegazione logica fondata sulla sperimentazione e sulla conoscenza (pensiero scientifico).

    A differenza di quanto cerchi di far credere l’illustre teologo , con artifizi e speculazioni filosofico -erudite , tra le due qualità umane non esiste alcun punto in comune .Anzi siamo su posizioni diametralmente opposte .
    Un credente non potrà mai essere laico perché , per sua natura, tenterà sempre di sovrapporre la sua dimensione interiore di credente a qualsiasi forma autonoma di decisione .
    Quindi il virtuosismo dialettico di Mancuso non tragga in inganno ,cosi’ come il pur meritorio approccio alla semplicità e alla morigeratezza di Papa Francesco , dietro ad ogni religione , ad ogni forma dogmatica del pensiero ,si nasconde il fanatismo .
     

    • Di (---.---.---.58) 18 settembre 2013 14:55

      un pensiero personale:
      io, credente, ho gli stessi dubbi di un non-credente, proprio perchè non posso sperimentare (almeno materialmente) ciò in cui confido.
      io, credente vivo, penso, lavoro e mangio grazie alla conoscienza scientifica (sono ingegnere), che però non c’entra nulla con la mia tensione e i miei interrogativi riguardo la mia provenienza ed il mio destino e con la mia fede, ci mancherebbe...
      Il fanatismo, in un credente o in un non credente, dipende solamente dalla scarsa cultura della persona, non c’entra nulla con la propria eventuale fede (o mancanza di essa).

  • Di paolo (---.---.---.247) 18 settembre 2013 16:04

    @58 .E allora non sei un credente , perché la "rivelazione " è una verità assoluta (dogma ) e il dubbio non è ammesso .La tua è una forma di fede surrettizia , che probabilmente risente del contesto ambientale e culturale in cui sei vissuto . E’ una dimensione molto comune , a tal punto che , in un paese confessionale come il nostro , il pensiero laico è maggioritario.
    Concordo invece pienamente sul fatto che il fanatismo dipenda molto (ma non solo) dalla mancanza di cultura e questo però è anche indirettamente una risposta del perché le religioni (tutte) abbiano come substrato di coltura l’ignoranza dei popoli .Credo che tutta la storia dell’Umanità fino ai fatti contemporanei fornisca un quadro abbastanza chiaro in questo senso.
    La fede cattolica , nei paesi più progrediti e culturalmente avanzati , ha dovuto mediare progressivamente e sempre di più la propria posizione di intransigenza dogmatica per uniformarsi al contesto civile in cui è radicata .Forse è questo che intende Mancuso quando parla di laicizzazione del credente , ma è un ossimoro per mascherare la caduta del senso religioso (chiese che si svuotano) . I paesi che vivono ancora in una dimensione arcaica sono prigionieri della loro religione , che si sovrappone e si identifica con la struttura dello Stato e le sue istituzioni .

    Mi sono permesso di esprimere un parere del tutto personale ,ovviamente del tutto opinabile e senza alcuna intenzione di offendere la tua sensibilità .

    • Di (---.---.---.58) 18 settembre 2013 16:37

      Figurati, il confronto è il sale della vita.
      Però penso che avere fede non significa possedere la verità ma camminare (cercare di camminare) verso di essa, con tutte le difficoltà e i dubbi che ne conseguono.
      Leggendo alla lettera il Vangelo, il messaggio è molto semplice ed elementare: credi in Me, cammina con Me, ama il prossimo come te stesso. Da qui tutta la letteratura teologica, i pensieri dei cristiani e gran parte della struttura clericale, con gli aspetti negativi e positivi, sono costruzione dell’uomo.
      Avere fede è partire dal quel messaggio base del Vangelo, di cui ovviamente il terzo punto è quello più difficile da realizzare: ama il prossimo come te stesso.
      Se ci riesci non esistono conflitti, fanatismo, censure, ingiustizie. il problema è riuscirci.

    • Di GeriSteve (---.---.---.34) 18 settembre 2013 17:13

      "Ama il prossimo tuo come te stesso", "non uccidere": ma sta davvero scritto nella Bibbia?

      Nel vecchio testamento è detto che il popolo eletto (ebreo) aveva il diritto e dovere di conquistare la terra promessa e sterminare chi aveva la sfortuna di starci: non bastava uccidere i maschi, dovevano essere uccise anche le donne e i bambini, perchè quei popoli non dovevano più riprodursi.

      Non sono un filologo, ma ho sentito che in ebraico esistevano due verbi diversi per "uccidere": uno significava "uccidere un non ebreo" e l’altro "uccidere (in generale, ebreo compreso)". E chi era il "prossimo tuo"? Un familiare stretto? un vicino di casa/tenda?  un familiare (esteso)? un membro della tua tribù? un ebreo anche se di altra tribù? un non-ebreo?

      Quando l’ebraismo si è trasformato in religione universale si sono trasformati anche i significati.

      GeriSteve

    • Di Persio Flacco (---.---.---.239) 19 settembre 2013 00:41

       E allora non sei un credente , perché la "rivelazione " è una verità assoluta (dogma ) e il dubbio non è ammesso. -

      Se fosse vero quello che dici Gesù non avrebbe avuto alcun bisogno di insegnare: gli sarebbe bastato dettare delle regole da osservare.
      Io non sono religioso né sono un credente, tuttavia, se lo fossi, penso che sarebbe fare torto a dio se credessi che la mia curiosità e la mia intelligenza possano ridurlo al punto da non poter più credere in lui. Sarebbe un dio ben misero se dovesse proteggersi dietro ai dogmi, sarebbe un dio che non tollera la luce della conoscenza, che la teme, che quanto più quella progredisce tanto più egli si allontana dal mondo.
      E, d’altra parte, è proprio quello che succede alla religione cattolica quando si chiude dentro verità indiscutibili, quando processa Galileo per proteggere le verità che gli uomini, non dio, hanno creato come mura di ignoranza, pavidità, paura, a difesa di un dio a loro somiglianza.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 19 settembre 2013 02:15
      Fabio Della Pergola

      Tutti commenti molto interessanti; un dibattito a cui purtroppo non ho potuto partecipare per mancanza di tempo. Mi limito solo a dire che le frasi citate sono ovviamente citate nel Vecchio Testamento. Che poi siano state rispettate è un altro discorso.

  • Di GeriSteve (---.---.---.34) 18 settembre 2013 16:54

    Esiste una differenza storica, culturale e antropologica. Frazer (quello del ramo d’oro) è stato il primo a tratteggiarla. Ne faccio un sunto semplificato.

    Prima c’era la magia, con cui l’uomo cercava di capire e dominare la natura.
    Esempio di magia simpatica: nella danza della pioggia con fiaccole e tamburi che "mimavano" i lampi e i tuoni gli uomini credevano di provocare l’attesissimo temporale di ferragosto, solo dopo il quale si riusciva a fare il raccolto.

    Dopo è arrivata la religione, con cui l’uomo cercava di ottenere dei favori da un dio suo amico.

    Esempio: alla danza della pioggia si affiancano processioni con statue della madonna della neve, della quercia, della grazie (sempre nella prima metà di agosto) e a quella santità si chiede la grazia di far piovere ed avere un buon raccolto, in cambio di offerte e adorazioni.

    Il primo approccio è quello magico-scientifico: gli uomini credevano davvero di avere il potere (conoscere il modo) di provocare la pioggia o di trasformare le pietre in metalli.
    Oggi noi chiamiamo magia quelle "scienze" in cui non crediamo più (danza della pioggia) e scienze o tecnologie (metallurgia) quelle in cui crediamo ancora.
    Con il progredire delle conoscenze il confine fra scienza e magia si sposta di continuo, ma il confine fra la scienza-magia e la religione no: è un confine antropologico e psicologico.
    Lo scienziato studia la natura e impara a dominarla ( se prende cantonate poi lo si chiama mago), mentre il credente fedele non ha fiducia in se stesso in quanto tale, ma soltanto nei favori e nei poteri che vengono da uno o più esseri superiori.
    Chiaramente quei poteri non vengono soltanto dai miracoli, ma anche dalle discendenze (islamismo sciita, imperatori-dei), o dai testi sacri; il che spiega sia il culto del potere che il dogmatismo.
    Le strutture sociali del potere culturale hanno creato una certa contaminazione fra credente fedele e scienziato: basta pensare agli assistenti portaborse di un barone universitario, che culturalmente dovrebbero essere degli scienziati, ma antropologicamente sono dei fedeli e dei "dogmatici scientifici".
    GeriSteve

  • Di (---.---.---.58) 18 settembre 2013 17:11

    non capisco, stiamo discutendo dell’origine intima della fede in un uomo, degli interrogativi che si pone nell’animo, e si arriva a questa disanima delle strutture sociali, cosa c’entra?
    Stiamo parlando di opinioni personali, non di teorie o analisi antropologiche, mah...
    Parliamo della maggior parte dei credenti, non di scienziati "contaminati" o fondamentalisti, che noia....

  • Di (---.---.---.58) 18 settembre 2013 17:21

    Tutto è frutto della storia, ma la storia non può spiegare tutto.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.239) 18 settembre 2013 22:00

     Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri! Luca [12] -

    Voi valete più di molti passeri, ma dio ha presenti anche loro. Spesso, purtroppo, il pensiero è chiuso dentro gabbie che si tramandano per generazioni. Non vi è un confine assoluto tra né tra l’uomo e gli altri viventi né tra l’uomo e ogni cosa che esiste. In realtà al mondo non vi è alcun confine assoluto tra le cose che esistono.

    E nemmeno è l’intelligenza che può stabilire un confine tra l’essere creato "a sua somiglianza" e tutti gli altri:

    - In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Matteo [18] -

    Io penso che la distanza tra Bergoglio e Scalfari sia solo apparente, dovuta alle gabbie nelle quali il loro pensiero è prigioniero.

  • Di paolo (---.---.---.247) 19 settembre 2013 09:24

    @58 . L’origine intima della fede è dettata dalla necessità di esorcizzare la morte . Su questa necessità atavica si è costruita l’architettura mediata tra il trascendente ed il reale che si chiama religione .
    Se io sono il tramite di Dio , io stesso divento Dio e tu devi seguire le mie leggi , ovvero il trascendente trasformato in potere temporale per il controllo dell’uomo .
    E’ la forma coercitiva più potente che si conosca e dalla quale i popoli possono affrancarsi soltanto con la cultura ed il pensiero scientifico .
    Vorrei anche precisare che non è uno scontro tra spiritualismo e materialismo , anche lo scienziato ha una fede : il dubbio .

    E qui caro Persio non mi trovi affatto d’accordo perchè il dogma ingabbia il pensiero ,il dubbio non può farlo perchè altrimenti diventerebbe certezza ,ovvero l’antinomia di se stesso.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 19 settembre 2013 10:06

      - @58 . L’origine intima della fede è dettata dalla necessità di esorcizzare la morte . Su questa necessità atavica si è costruita l’architettura mediata tra il trascendente ed il reale che si chiama religione . -

      Si, ma ha anche una funzione positiva: da un senso alla vita, protegge dalla paura del male dandogli un nome, allevia la sofferenza. Personalmente mi astengo dal giudicare chi crede.

      - Se io sono il tramite di Dio , io stesso divento Dio e tu devi seguire le mie leggi , ovvero il trascendente trasformato in potere temporale per il controllo dell’uomo . -

      Su questo invece non mi astengo di certo dal dare un giudizio: sono state inflitte più umiliazioni, sofferenza e morte in nome di un dio misericordioso di quanta ne siano state inflitte in nome di dei sanguinari.

      - E’ la forma coercitiva più potente che si conosca e dalla quale i popoli possono affrancarsi soltanto con la cultura ed il pensiero scientifico .
      Vorrei anche precisare che non è uno scontro tra spiritualismo e materialismo , anche lo scienziato ha una fede : il dubbio . -

      Si, è vero. Nessuno ha le risposte ultime, dunque io credo non vi sia necessariamente una contrapposizione tra scienza e spiritualità. 

      - E qui caro Persio non mi trovi affatto d’accordo perchè il dogma ingabbia il pensiero ,il dubbio non può farlo perchè altrimenti diventerebbe certezza ,ovvero l’antinomia di se stesso. -

      Non avevo detto questo. Tuttavia anche il dubbio può farsi dogma se presuppone che vi sia sempre una possibile risposta.

    • Di paolo (---.---.---.247) 19 settembre 2013 11:53

      Ecco sono d’accordo , il  "dubbio dogmatico " ,secondo Kant può in effetti creare una involuzione critica , ovvero una sorta di fiducia cieca di poter raggiungere qualunque obiettivo sulla base della propria razionalità , tuttavia è sempre preferibile al "dogmatismo " che è la negazione di qualsiasi analisi critica e quindi del pensiero razionale. Insomma il non conoscere può essere di conforto, cosi’ come per colui che non ha contezza del proprio male e si offre fiducioso alle cure del medico, ma ti impedisce di vedere la realtà della tua condizione.

      Interessante discussione che però potrebbe finire alle calende greche ,non so dove FDP va a scovare gli argomenti ,saluto Geri e tutti gli altri .

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 19 settembre 2013 12:01
      Fabio Della Pergola

      Caro Paolo, c’è chi ha il bracco da tartufi e chi quello da argomenti....

      Battute a parte, tutto il carteggio tra Scalfaro, Bergoglio, Bianchi, Mancuso, Vannini e altri che, giorno dopo giorno, dicono la loro su questo argomento sembra indicare un movimento culturale di ampia portata che va analizzato, studiato e capito per quanto possibile, proprio perché non se ne capisce bene né l’origine né tantomeno le finalità.

      E siccome sospetto...

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