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Negli Usa in quattro mesi già più della metà delle esecuzioni del 2024

In tutto il 2024 le condanne a morte eseguite negli Usa erano state 25. Un numero già preoccupante, sebbene non paragonabile alle 85 del 2000 o alle addirittura 98 del 1999. Nondimeno, nei primi quattro mesi di quest’anno, è stata superata la metà del totale di quello passato: siamo a 14.


C’è un “effetto Trump” anche sulla pena di morte, sebbene questa sia – con l’eccezione delle leggi federali civili e militari – di competenza dei singoli stati?

Sì. Il presidente Trump, che già alla fine del suo primo mandato era passato alla storia per una vera e propria scia di sangue (con 13 esecuzioni federali negli ultimi otto mesi trascorsi alla Casa bianca), ha più volte invocato la pena di morte nei confronti di “stupratori violenti, assassini e mostri” e ha incentivato gli stati a procurarsi i farmaci necessari per le iniezioni letali, il metodo più usato per eseguire condanne a morte anche se negli ultimi due anni è stato introdotto quello dell’ipossia da azoto (soffocamento per mancanza indotta di ossigeno) ed è tornato in auge quello della fucilazione.

Inoltre, tra i suoi primi ordini esecutivi, il presidente Trump ha annullato la moratoria disposta nella primavera del 2021 dall’amministrazione Biden sulle esecuzioni federali. L’ex presidente Biden aveva commutato quasi tutte le condanne a morte federali, lasciando però nei bracci della morte tre detenuti civili e quattro militari: potrebbero essere loro le prime vittime, così come potrebbe essere chiesta la pena capitale per l’italiano Luigi Mangione.

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