• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Credenti e non credenti: dove porta il dialogo Scalfari-Bergoglio (seconda (...)

Credenti e non credenti: dove porta il dialogo Scalfari-Bergoglio (seconda parte)

Qui la prima parte di questa riflessione, dove si raccontava degli amorosi sensi fra l'illuministica antropologia di Eugenio Scalfari e la condiscendenza (un po' melensa) del Papa nuovo, con gli interventi suadenti del priore di Bose e l'acume dialettico del teologo Vito Mancuso, tutti in forbita tenzone a ricercar quale può essere oggi, se mai esistesse ancora, "la differenza fra credenti e non credenti".

Secondo scenario: il "disagio dell'intelligenza" nel cristianesimo delle origini

Intorno alla metà di agosto Repubblica ospita sulle sue pagine uno dei massimi esperti italiani di studi mistici, Marco Vannini. Ma già il 7 di giugno (le lettere aperte di Scalfari al Papa sono datate, sia detto per chi ama la Cabala, 7 luglio e 7 agosto) lo stesso quotidiano aveva dedicato una recensione all'ultimo libro dello studioso toscano “Oltre il cristianesimo”.

Questa recensione, firmata dal filosofo Roberto Esposito, titolava “Se per trovare Dio bisogna rinnegarlo”. Titolo che può sembrare ermetico, ma che comunica esattamente ciò che Vannini intende per “mistica”. Ed è da qui che bisogna partire.

Se per l’uomo della strada sono espressioni di misticismo quelle manifestazioni misteriose (e infatti il termine misticismo deriva dalla parola greca che significa "misterioso") di esaltazione estatica, di esoterismo o di devozione pregna di sentimentalismo, di manifestazioni più o meno trasudanti superstizione o eccessi psico-somatici, Vannini - lo scrive nella sua ampia Storia della mistica occidentale - è tassativo: “Se questa è la mistica è davvero meglio perderla che trovarla”.

E, al contempo, traccia una sua personale - che qualcuno potrebbe trovare assai discutibile - “linea invalicabile”: là dove c’è “alterità” di Dio rispetto all’uomo, alterità tra creatore e creatura, non può esserci mistica, che è espressione dell’Uno; non di due che, per attrazione o repulsione, per amarsi o per fare a botte, si vanno incontro.

Non si può parlare quindi di “mistica islamica” né di “mistica ebraica”, dove l'alterità di Dio è un assunto indiscutibile, ma solo per il cristianesimo, perché con “Gesù compare qualcosa di radicalmente nuovo e inaudito: un uomo che afferma l’identità con Dio (...) ed è abbastanza normale pensare che quello che vale per l’uomo Gesù possa e debba valere anche per ogni singolo uomo”. 

È la strada tracciata dal quarto evangelista, quel Giovanni - vero fondatore della mistica cristiana secondo Vannini - il cui prologo, “In principio era il Logos, e il Logos era presso Dio, e il Logos era Dio”, è stato citato , non a caso, anche da Scalfari nella prima delle due lettere aperte al Papa.

E se l’imitatio Christi che l’apostolo Paolo - da molti considerato il vero "inventore" del cristianesimo - propone alle genti “implica la fine dell’uomo vecchio, dell’uomo carnale, dell’uomo esteriore, e l’assunzione delle forme dell’uomo nuovo, spirituale, interiore”, il passaggio mistico da lui iniziato è completato da Giovanni “...come Cristo è Dio, una sola cosa con il padre, così il cristiano, unito a Cristo come i tralci alla vite, è Dio in Dio”. Nel cristiano - viene detto - brilla quella luce che è incarnata nel Cristo: la “luce dell'uomo interiore” di Vito Mancuso

Ma attenzione a non cadere nella facile trappola di interpretare queste parole come superficiale proselitismo e apprezzamento della Chiesa come istituzione e architettura dogmatica, perché per Vannini la mistica è opposta anche alla teologia, in quanto l’esperienza dell’Uno non può accordarsi con il canone teologico.

È oltre al cristianesimo, infarcito e corrotto da teologia e dogmatismi, che bisogna andare dunque, ma senza rinnegarne le origini, verso quella pura spiritualità che il messaggio cristiano conteneva nella sua forma iniziale e che Vannini ritiene di trovare, sulle orme del benedettino francese Henri Le Saux, monaco diventato eremita alle pendici indiane dell'Himalaya, in alcuni aspetti della tradizione buddista e induista.

“Qui, infatti, il nocciòlo veritativo del cristianesimo - consistente nel buon annuncio del fatto che, nel profondo, uomo e Dio coincidono, e che questa pacificante e beatificante unione all'Assoluto la si può raggiungere già qui ed ora, attraverso il distacco dall'io - è rintracciato pressoché identico nelle grandi spiritualità induista e buddista”, afferma Beatrice Iacopini su il Manifesto.

 “In gioco è una spiritualità che, muovendo dall'interno del cristianesimo, va oltre la dogmatica, oltre la morale, verso l'esperienza interiore dell'Uno, e che restituisce un'immagine della religione cristiana forse spiazzante, ma che a ben vedere ne coglie invece il nucleo centrale, rendendo superflui gli elementi irrazionali, mitici, addirittura superstiziosi, che l'analisi storico-scientifica oggi ha dimostrato improponibili e che finiscono peraltro per sminuire il cristianesimo, facendone un insieme di credenze buone solo per chi abbia rinunciato a pensare”.

Ci piacerebbe sapere quali sono questi elementi improponibili (la resurrezione i miracoli? la verginità della Madonna?) ma intanto prendiamo nota che la religione come la conosciamo, è buona solo per chi ha rinunciato a pensare (e su questo, sia detto senza supponenza, non avevamo alcun dubbio).

La filosofa Roberta De Monticelli - nella sua prefazione ad un altro testo di Vannini non a caso titolato “La religione della ragione” - rincara la dose: “la questione di fondo di questo libro è il disagio dell’intelligenza che affligge il cristianesimo fin dai suoi inizi”.

Bisogna dunque cercare altro, ci viene detto, per trovare un po' di intelligenza nel cristianesimo, pur rimanendo - per chi lo volesse - nell'ambito della fede. O, forse, a cavallo tra fede e non-fede. O nella non-fede. Che forse è la vera fede.

Insomma, la questione si complica.

 

(continua qui)

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.53) 20 settembre 2013 15:44

    Ecco, visto che la situazione si complica e che Lei non ne viene mai a capo, gentile Fabio, perchè non la smette di girare attorno a tematiche che tutto sono tranne questioni di ragione ma soltanto passi d’amore, unica,strada che porta a Dio.

     Lasci stare il ragionamento per una volta soltanto e si abbandoni all’amore e chissà che non venga soddisfatta la Sua voglia di Dio.


    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 20 settembre 2013 16:14
      Fabio Della Pergola

      Glielo spiego volentieri, gentile commentatore, perché non ho nessuna intenzione di lasciar perdere il ragionamento, che è facoltà umana capace di indagare e capire almeno fino a quando qualcuno - non dio (di cui non c’è traccia alcuna), ma essere umano in carne e ossa - non cerca di impedirlo.

      Il motivo è che sono migliaia di anni che l’umanità è presa per i fondelli con la "voglia di Dio" - che è desiderio suo casomai, non mio - e che oggi riguarda anche parte non trascurabile del mondo laico, come cerco di dimostrare.

      E cercherò di dimostrarlo al limite delle mie capacità (umane) perché sia chiara la trappola dei ragionamenti - che altri stanno facendo - in cui non c’è alcuna "strada d’amore", ma il solito, vecchio, imbroglio ideologico, semplicemente riverniciato di fresco. Papa vecchio, Papa nuovo e voilà il gioco è fatto. Il gioco delle tre carte.

      Non mi chieda di rinunciare a pensare, caro commentatore, è un giochetto che non funziona.

      Un caro saluto.
      FDP

  • Di Persio Flacco (---.---.---.78) 20 settembre 2013 20:15

    L’argomento è molto interessante ma terribilmente complesso da trattare, specialmente in sede di commento. Svolgo solo alcune veloci osservazioni.

    Se si intende la mistica come esperienza di annullamento dell’io nell’Uno allora è vero che sarebbero escluse quelle correnti di pensiero spirituale nel quale è posto come fondamento l’alterità tra l’uno e l’altro. Ma, a mio parere, l’annullamento dell’io è un autoinganno non necessario: l’esperienza mistica può essere infatti più realisticamente formulata come la contemplazione dell’io nell’Uno. D’altra parte sarebbe difficile ammettere l’azione del contemplare senza un soggetto che contempla.

    La cosa interessante è che questa esperienza può essere anche fondata razionalmente sulla base di certi presupposti, nel senso che la percezione dell’io nell’Uno corrisponde ad una realtà fisica razionalmente fondabile ed empiricamente dimostrabile. Non è semplice formulare il concetto, ma se ogni cosa che esiste è in relazione necessaria con ogni altra cosa che esiste allora tutto ciò che esiste partecipa ad un unicum. 
    L’intuizione di Francesco d’Assisi è questa, intuizione che è divenuta accettazione totale di questa condizione dell’essere.

    Da questo dunque discende che l’Io può essere descritto come epifenomeno dell’Uno. L’Io è nell’Uno, e non può non esservi, ma non è l’Uno. Dunque non è necessario, ed è sbagliato, ipotizzare l’annullamento dell’Io per poter contemplare l’Uno. La stessa intelligenza che osserva se stessa è un prodotto del continuo flusso di fenomeni che animano l’Uno, che è interamente fisico.

    Le difficoltà che incontra la fisica a descrivere fenomeni che sono prossimi ai limiti della materia derivano a mio parere dalla impossibilità di separare dentro confini assoluti qualsiasi sistema fisico. Soprattutto è impossibile farlo con gli strumenti della matematica così come oggi è concepita, dal momento che un sistema matematico che si basa su assiomi che non tengono conto di questa realtà unitaria non possono descrivere relazioni che sorgono in essa. Ma questo sarebbe ancora più lungo trattarlo.

    Volevo invece accennare velocemente al focus dell’articolo. Ho letto i Vangeli da ateo, dunque con gli occhi dello scettico, ma senza preclusioni, per quanto è possibile.

    La mia conclusione è che Gesù era un mistico nel senso che dicevo sopra. Certo, per arrivare a questa conclusione occorre considerare come inutili orpelli miracoli, prodigi, genealogie ecc.
    La voce di Gesù la si ritrova particolarmente in quello che sorprende, e anche scandalizza, discepoli e pubblico. Quello che ne esce è il pensiero di un uomo che ha la profonda coscienza di sé come parte dell’Uno e che tenta, con efficacia devo dire, di comunicare agli uomini questa loro condizione. Lo fa insegnando come viverla coerentemente e come percepirla interiormente.

    Confesso che alcuni dei suoi insegnamenti mi hanno dato filo da torcere, ad esempio quello di porgere l’altra guancia, ma alla fine credo di essere riuscito a capire la sua profonda coerenza.
    Occorre prendersi la responsabilità del Male, ma non per acquisire meriti agli occhi di Dio, occorre farlo per affermare la comunione con l’Uno e con ogni cosa che vi partecipa anche a chi, ignorandola, la nega. L’amore di cui parla Gesù è dunque la coscienza della realtà della comunione tra tutto ciò che esiste e, tanto più, tra gli uomini.

    Mi fermo per non incappare nelle sue proteste.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 20 settembre 2013 20:47
      Fabio Della Pergola

      Mi guardo bene dall’entrare nel merito della mistica in quanto esperienza personalissima di tutto rispetto.

      Mi limito a tracciare un percorso - rileggendo e cercando di dare un senso agli articoli pubblicati in successione da Repubblica - per capire in che modo le riflessioni dei vari personaggi coinvolti nel dialogo concorrano nel comporre il quadro socio-culturale in cui vivremo tutti nel futuro prossimo venturo. Cambiamenti in corso, si direbbe, di ampia portata.

      Sul "porgere l’altra guancia" avrei molti dubbi, ma non vorrei distrarre dal filo che sto cercando di seguire.

      Grazie per aver contenuto la sua vena partecipativa.
      FDP

    • Di Persio Flacco (---.---.---.78) 20 settembre 2013 21:43
      - Mi limito a tracciare un percorso - rileggendo e cercando di dare un senso agli articoli pubblicati in successione da Repubblica - per capire in che modo le riflessioni dei vari personaggi coinvolti nel dialogo concorrano nel comporre il quadro socio-culturale in cui vivremo tutti nel futuro prossimo venturo. Cambiamenti in corso, si direbbe, di ampia portata. -

      Ah, pensavo le interessasse la materia trattata negli articoli.
      Ma se è interessato a capire in quale quadro socio-culturale vivremo ha sbagliato soggetto: avrebbe dovuto considerare l’evoluzione dei rapporti economici non ciò che elaborano teologi, Papi, mistici, anziani fondatori di giornali.

      Quanto a papa Bergoglio capisco la sorpresa di molti: è un papa cristiano, o almeno cerca di comportarsi come tale. Il Conclave deve essersi reso conto che la Chiesa Cattolica stava facendo maturare i tempi o per il sorgere un nuovo Lutero o per cambiare la ragione sociale in comitato d’affari.

      - Grazie per aver contenuto la sua vena partecipativa. -

      Dovere.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 21 settembre 2013 00:05
      Fabio Della Pergola

      Mi sono spiegato male. Sono molto interessato alla mistica - più a quella ebraica e islamica per la verità che non a quella cristiana - ma qui si parla, forse, più dell’interpretazione che ne dà lo studioso che non dell’esperienza mistica in sé. E l’interpretazione che ne dà lo studioso - in senso ampio, non solo negli articoli citati ma anche nei suoi libri - mi sembra attinente alla formazione di una "logica", non ad una "via dell’amore per Dio".

      La logica ha una sua funzione, di solito, nella costruzione di una precisa antropologia e, quindi, di una altrettanto precisa costruzione sociale, quando si inserisce in un quadro complessivo di "idee" in movimento. Tutto ciò può svilupparsi in parallelo o addirittura anticipare - è successo più volte nella storia - le dinamiche economiche. Attenersi a quelle sole mi pare molto limitativo ai fini di una comprensione del mondo in cui viviamo che è più articolato dell’economia anche se ovviamente la comprende.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 21 settembre 2013 00:13
      Fabio Della Pergola

      Naturalmente accennare al Sufismo o alla Qabbalah mi metterebbe fuori gioco agli occhi dell’autore citato; ma è pur sempre solo una sua interpretazione.

  • Di paolo (---.---.---.247) 21 settembre 2013 01:22

    Caro Persio , possiamo anche perderci in speculazioni filosofiche all’infinito, ma stringi stringi il tutto si riduce alla affermazione che Dio esiste perché è l’unico modo per dare una spiegazione all’esistenza del mondo che ci circonda . Insomma il trascendente è necessario per spiegare l’esistenza del reale.
    Ma per non ingenerare un paradosso ,ovvero per evitare di dover rispondere alla domanda chi ha creato Dio e poi chi ha creato il creatore di Dio ecc....,si deve assumere come assioma che Dio esiste da sempre (indipendenza temporale). Insomma che è una entità non legata alla dimensione spazio temporale(cronotopo)cosi’ come noi la percepiamo. Quindi Dio esisteva anche quando non c’era nulla ,ovvero quando l’Universo ancora non esisteva (prima del Big Bang ).

    La domanda aurea quindi è se dal nulla può essersi formato il tutto . Secondo Stephen Hawking e le recenti teorie cosmologiche non è possibile escluderlo a priori ,anzi sembrerebbe del tutto probabile .In sostanza anche una discontinuità nel nulla può innescare effetti gravitazionali ,esattamente come avviene in presenza di massa reale.Da una discontinuità puntiforme è scoccata la scintilla che ha creato l’Universo. D’altra parte i concetti temporali di prima e dopo sono legati alla nostra percezione in presenza di eventi fisici reali. Se non c’è alcun evento fisico non ha alcun senso parlare del prima o del dopo . Pertanto se dire cosa c’era prima del Big Bang non ha alcun senso ciò esclude l’estenza di un creatore perché bisognerebbe accettare l’idea che creatore e creato si sono determinati nello stesso istante , contraddicendo però il concetto di consequenzialità tra creatore e creato(paradosso ) .

    P.S.La vera difficoltà della fisica è quella di elaborarae una " teoria del tutto" (TOE),ovvero una formulazione matematica che riunisca tutti i tipi di interazione esistenti .Un’unica legge che descriva tutti i fenomeni fisici . Ma al momento mettere insieme meccanica quantistica e relatività generale , ovvero combinarle in un’unica teoria coerente con entrambe è ancora da divenire , si spera che un giorno ......

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 21 settembre 2013 08:46
      Fabio Della Pergola

      Intanto complimenti a tutti i commentatori.

      Piccola annotazione per Paolo: perché si pone solo l’alternativa tra il Dio eterno e il nulla e non si contempla l’ipotesi che anche l’energia potrebbe essere eterna ? Il che costituirebbe un dilemma più che altro per un credente che ammette l’eternità di un puro spirito o, al limite, dell’ "intelligent design", ma non di un’energia non antropoformica.
      E che dall’energia e non da una distorsione dal nulla possa essersi formata la materia ?

    • Di Persio Flacco (---.---.---.34) 21 settembre 2013 18:24

       Caro Persio , possiamo anche perderci in speculazioni filosofiche all’infinito, ma stringi stringi il tutto si riduce alla affermazione che Dio esiste perché è l’unico modo per dare una spiegazione all’esistenza del mondo che ci circonda . Insomma il trascendente è necessario per spiegare l’esistenza del reale. -

      Non per me. "Prima" e "dopo" sono concetti relativi che hanno senso per noi, che siamo parte della successione di eventi che costituisce l’Universo, così come sono relativi e hanno senso nello stesso contesto concetti come distanza, tempo, dimensione. Ad esempio, chiedersi cosa c’è oltre il limite dell’Universo è una domanda assurda: oltre il limite dell’Universo non c’è il "nulla", perché questa risposta attribuisce artificiosamente la qualità di esistenza a qualcosa che per definizione non la possiede.
      Dio e il trascendente sono risposte dello stesso tipo: sono concetti artificiosi e vuoti che hanno la sola funzione di illudere chi esiste solo all’interno di un flusso di eventi di poter attribuire la qualità dell’esistenza a ciò che per definizione non la possiede. E’ lo stesso genere di limite intrinseco alla matematica. Nella realtà il Mondo è incomputabile, lo diventa solo stabilendo verità assurde. Ad esempio che la retta si estende all’infinito. Se si rigetta questo postulato allora non rimane che una retta finita o una retta chiusa, come un cerchio o un’ellisse.

      In tutti e due i casi diventa impossibile la misura di qualsiasi segmento. In particolare nel secondo caso diventa impossibile misurare la circonferenza e ogni sua parte giacché il raggio sarebbe un arco, la cui misura è impossibile per lo stesso motivo. E qui ci si potrebbe sbizzarrire nell’ipotizzare la natura di Pi greco, che racchiude in se questa impossibilità. 
      Ma anche la serie dei numeri naturali si fonda su concetti assurdi, o meglio: incompatibili con la realtà fisica, giacché la serie dei naturali presuppone l’esistenza di un "vuoto" tra l’uno e l’altro numero, mentre nella realtà fisica nessun ente può essere privo di relazioni: sarebbe inconcepibile e impercepibile se lo fosse.

      Dio e il trascendente sono quindi necessari quanto lo sono la retta euclidea e la separazione tra i numeri naturali per rigettare la necessità dell’approssimazione, per coltivare l’illusione di poter esattamente determinare ciò che è assolutamente determinato e assolutamente indeterminabile.

      Ciò non esclude la possibilità che esistano uno o più super esseri dei quali però non percepiamo la presenza, come un neurone non può né percepire né concepire la realtà dell’intelligenza manifestata dal cervello di cui è parte.

      - Ma per non ingenerare un paradosso ,ovvero per evitare di dover rispondere alla domanda chi ha creato Dio e poi chi ha creato il creatore di Dio ecc....,si deve assumere come assioma che Dio esiste da sempre (indipendenza temporale). Insomma che è una entità non legata alla dimensione spazio temporale(cronotopo)cosi’ come noi la percepiamo. Quindi Dio esisteva anche quando non c’era nulla ,ovvero quando l’Universo ancora non esisteva (prima del Big Bang ). -

      Ripeto, a mio parere si tratta di un ragionamento assurdo.

      - La domanda aurea quindi è se dal nulla può essersi formato il tutto . Secondo Stephen Hawking e le recenti teorie cosmologiche non è possibile escluderlo a priori ,anzi sembrerebbe del tutto probabile .In sostanza anche una discontinuità nel nulla può innescare effetti gravitazionali ,esattamente come avviene in presenza di massa reale.Da una discontinuità puntiforme è scoccata la scintilla che ha creato l’Universo. D’altra parte i concetti temporali di prima e dopo sono legati alla nostra percezione in presenza di eventi fisici reali. Se non c’è alcun evento fisico non ha alcun senso parlare del prima o del dopo . Pertanto se dire cosa c’era prima del Big Bang non ha alcun senso ciò esclude l’estenza di un creatore perché bisognerebbe accettare l’idea che creatore e creato si sono determinati nello stesso istante , contraddicendo però il concetto di consequenzialità tra creatore e creato(paradosso ) . -

      Si, di paradossi ne vengono fuori parecchi stabilendo certi concetti ausiliari che sono autocontraddittori all’origine.

      - P.S.La vera difficoltà della fisica è quella di elaborarae una " teoria del tutto" (TOE),ovvero una formulazione matematica che riunisca tutti i tipi di interazione esistenti .Un’unica legge che descriva tutti i fenomeni fisici . Ma al momento mettere insieme meccanica quantistica e relatività generale , ovvero combinarle in un’unica teoria coerente con entrambe è ancora da divenire , si spera che un giorno ...... -

      Per come io concepisco la realtà del mondo fisico direi che questo è impossibile, a meno di non abbandonare l’illusione di poter determinare esattamente qualcosa.

      Tornando alla mistica, a mio parere essa non richiede necessariamente il concetto del divino: la contemplazione dell’Io nell’Uno è una esperienza possibile anche all’ateo.

  • Di paolo (---.---.---.247) 21 settembre 2013 12:31

    Caro FDP , energia e materia sono equivalenti .La materia (massa) è una forma concentrata di energia ( E= mc(q) + ... ), ergo se esisteva un universo ( o più universi ) fatti di sola di energia è come dire che anche la materia già esisteva . D’altra parte secondo Roger Penrose , le stelle che collassano si riducono in singolarità a dimensione nulla ,ovvero in una sola deformazione del cronotopo . Ciò ha anche suggerito che i buchi neri (la forma più concentrata di materia che si conosca ma che secondo Hawking sono destinati ad esplodere e ad evaporare ) siano in realtà molto più numerosi delle stelle visibili .

    In entrambi i casi pertanto bisogna accettare il concetto che l’Universo(i) esiste da sempre e questo non richiederebbe ovviamente l’esistenza di un creatore .

    Capisco che non è facile accettare concetti come questi , d’altra parte le stesse difficoltà si sono incontrate nella comprensione della relatività ristretta . A velocità relativistica della luce (assunta come limite e costante) la massa aumenta (all’infinito) ,la lunghezza si annulla ,il tempo si dilata ,l’orologio si ferma). Per noi questi effetti relativistici ,alle velocità con cui procediamo ,sono impercettibili , ma esistono . Stop.

  • Di paolo (---.---.---.247) 21 settembre 2013 18:43

    Esatto , ma anche questa è teoria , fondata su indizi importanti e speculazioni logico induttive , ma è pur sempre una ipotesi teorica .Quello che non ammissibile , in linea di principio , è che la mancanza di una risposta certa , ovvero di natura sperimentale ,giustifichi il dover ammettere l’esistenza di Dio ,cioè di una entità suprema artefice del creato in forma personalizzata .Molto più probabilmente è che non siamo ancora in grado di dare una risposta , ammesso e non concesso che un giorno mai ci riusciremo.

    Però quando arrivi a questi punti , e qui torno alla prima parte del tuo articolo ,le strade si dividono tra chi cerca una risposta( pensiero scientifico), pur non negandone nessuna in linea di principio ,e chi invece assume come dogma una verità precostituita e per ora indimostrabile (la fede) .
    Capisci bene che è difficile trovare punti di contatto , soprattutto quando sul pensiero dogmatico dell’esistenza di Dio poi si costruisce tutto l’impalcato di idiozie ( miracoli ,resurrezione ,vita eterna ,ecc.. ) ,ovvero tutta la struttura della Chiesa che è fondata su pure congetture partorite dalla mente umana per esercitare un’azione coercitiva sull’uomo e anche per dare una speranza alternativa (ma condizionata) alla morte .
    A leggere il seguito del tuo articolo - ciao

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 21 settembre 2013 18:56
      Fabio Della Pergola

      Credo - è quello che sto cercando - che oggi si vada oltre " l’impalcato di idiozie". in ogni caso io resto convinto che sia impossibile trovare punti di contatto fra chi postula Dio e chi mantiene un punto di vista ateo. Ma sembra che proprio questo sia il confine che si vuole abbattere.

  • Di paolo (---.---.---.247) 21 settembre 2013 19:25

    Leggo ora il commento di Persio ,che mi ero perduto .
    Non mi sembra che ci sia poi cosi’ grande distanza concettuale . Due cose voglio sottolineare , il limite non deve identificarsi con l’impossibile . Domandarsi cosa c’è oltre i confini dell’Universo(i) avrebbe senso se avessimo la prova che tale confine realmente esiste o se è solo un nostro limite strumentale (non mi soffermo sui modelli di Universo) .Ma se lo strumento di misura è insufficente questo non deve tradursi nella negazione di una osservabile . Per tornare ai riferimenti matematici di Persio , i numeri interi servivano a contare i polli e le mele , tuttavia per dare spiegazione matematica a determinati fenomeni ,ci si è dovuti allargare all’insieme dei numeri reali e poi per l’analisi vettoriale dei campi elettromagnatici (delle correnti elettriche ecc.. ) siamo dovuti ricorrere ai numeri complessi che hanno una componente reale ( il calore della stufa) ed una immaginaria (i o j - campi) senza i quali non si sarebbe potuto elaborare né la teoria dei campi elettromagnetici , né la meccanica ondulatoria , né la meccanica quantistica .

    Quindi piano con l’escludere a priori la "teoria del tutto" . Per ora non ci siamo riusciti .
    Credo d’aver capito che Persio sostenga che è possibile l’esistenza di un creatore anche in assenza di creato . Ma se manca il creato come puoi definire un creatore ? Banalizzando , un creatore è tale nel momento in cui realizza un creato , a meno di non accettare che anche il nulla è un creato che però deve coincidere col suo creatore .

    E risiamo al punto di prima , lasciamo perdere .....

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares