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"Fuori sul marciapiede!". Rischio idraulico e informazione nella Regione Toscana

‘Meno rischio in Toscana! Siamo d’accordo!’, spiega il responsabile di Idra al momento di porgere a chi è in fila nel vestibolo del Teatro della Compagnia un contributo temerariamente intitolato ‘NESSUNA RISPOSTA, né in diretta né in differita, né a voce né per iscritto’…

E’ lunedì 16 giugno mattina, via Cavour, appuntamento finale del ‘percorso formativo e di comunicazione’ sulle politiche di contrasto ai guai idrogeologici intitolato ‘MENO RISCHIO IN TOSCANA’.
‘Ma lei, è dell’evento?’, obietta una ragazza dell’organizzazione.
‘Certo: sono registrato!’
‘Sì, però… non si può distribuire materiale, se non è… quello della Regione!’
‘Ma… esistono ancora… i cittadini!? niente spazio qui per le associazioni di volontariato!?’
‘E’ così: non si possono dare i volantini…’
‘Questo non è un volantino: è informazione! Questo contributo voi l’avete ricevuto, a suo tempo, e non avete risposto. Ci permetterete di farlo sapere a chi interviene, no?’
Subentra un’affabile responsabile di grado superiore.
‘Guardi, le devo chiedere di farlo fuori! Sul marciapiede!’
Indicazione perentoria. Ma, ammettiamolo, non inattesa.
‘D’accordo…’.

Fuori, sul marciapiede, quella che il cronista annota è in buona parte una simpatica sfilata di gala. Del resto, oggi sarà giorno di attestati, e premi, e foto, e celebrazioni. Qualcuno compulsa incerto il magico aggeggio e interpella l’indiscreto cittadino con quei fogli in mano, scambiandolo per usciere, a sincerarsi che sia questo il portone giusto.
‘Sì, è qui la festa!’, risponde lui ammiccando e porgendo una delle centocinquanta copie di pericolose integrazioni informative di cui è munito. Ma per correttezza aggiunge: ‘Non appartengo al Palazzo… rappresento l’opposizione!’.
Sgrana un attimo gli occhi.
‘No, non quella al governo della Regione, s’intende! Quella al… Sistema’.
C’è chi afferra, chi meno, ma tutti – tranne uno, forse un po’ nervoso – accolgono il fronte/retro proposto. Qualcuno chiede addirittura spiegazioni.
‘Eccole! Sono scritte nelle prime righe. A Firenze abbiamo un caso-scuola di rischio idraulico gigantesco, concreto e attuale, acclarato e pervicace, grande come una casa, anzi come una stazione: l’enorme buca TAV che si scava da anni – senza valutazione di impatto ambientale – in un’area classificata ad elevato rischio idraulico’.


‘Cioè?’
‘Vede. Quella voragine fra viale Redi, viale Corsiva e via Circondaria doveva nascere molto più a est, all’incrocio col viale Belfiore. Ma poi, al momento dell’approvazione in conferenza di servizi, 26 anni fa, il disegno di quella stazione non piacque: prevedeva la demolizione di un’architettura razionalista storica. E allora si rifece il progetto, e la nuova stazione fu approvata nel 2003 accanto al subalveo del torrente Mugnone, in un’area di esondazione a pericolosità idraulica classificata ‘alta’ nelle carte dell’Autorità di bacino!’
‘E’ così!?’
‘Già! Si preferì evitare di riattivare una noiosissima (!) procedura di valutazione di impatto ambientale e si scolpì nella pietra delle carte ministeriali questa frase, che tutte le autorità di controllo accolsero con gioia: “Per quanto riguarda la nuova stazione AV restano confermate le valutazioni già espresse nella Conferenza dei servizi del 3.3.1999”. Solo che quelle valutazioni riguardavano un contesto urbanistico e trasportistico abbastanza differente. E, soprattutto, una fossa programmata a parecchie centinaia di metri a est del Mugnone, in un’area che l’Autorità di bacino definisce a pericolosità né alta né media…, bensì bassa!’.
‘Se è vero, come si chiama questa, se non pirateria?’, obietta l’interlocutore.
‘Non esageriamo, nella neolingua si può ben chiamare… ‘democrazia’! La mancata procedura di VIA per la stazione Foster, e di VIA regionale o di altro tipo per l’adeguamento idraulico di Mugnone e Terzolle, ha impedito infatti scientificamente alla cittadinanza e alle autorità tecniche indipendenti l’accesso alla conoscenza dei progetti e l’esercizio del diritto di proporre osservazioni, correzioni, integrazioni!
Un’amica ex cronista è lì che ascolta. Il responsabile di Idra le domanda a bruciapelo: ‘A proposito di bufale… lo sai dove vanno le terre di scavo delle gallerie della ‘grande opera’?’
‘No: dove?’
In discarica!
‘Ma dài,,,!’
‘Infatti. Nessuno dei ‘grandi giornali’ lo scrive. Lo abbiamo fatto sapere a tutti i media, in tutte le salse. Ma loro, zitti! Che mestiere è diventato mai quello dei giornalisti?’

E allora, quando il volontario-non-allineato, esaurito il proprio compito sul marciapiede, entra in sala per registrare l’esposizione compiaciuta dei risultati del percorso formativo e di comunicazione intitolato ‘MENO RISCHIO IN TOSCANA. Nuove soluzioni contro alluvioni e frane’, qualcuno dovrebbe spiegargli come potrebbe ritenersi credibile e dignitoso quel coro di impegni, rassicurazioni, plausi, lodi e ringraziamenti di cui si è intessuto l’evento. Vano è stato chiedere del resto all’ingresso se ci fosse spazio per una breve comunicazione. ‘Possono parlare soltanto i premiati’, è stato sentenziato. Ma capiterà mai a Idra di esserlo?

Nessuno, del resto, che abbia osato fare dal palco un pur lontano riferimento ai contenuti della dettagliata incursione informativa sul caso più eclatante e concreto di apparente incuria amministrativa sollevato e documentato ‘sul marciapiede’ da un’associazione che dal 1994 segue, monitora e – all’occorrenza – attesta nelle competenti sedi giurisdizionali l’avventura non sempre gloriosa delle cantierizzazioni per Alta Velocità ferroviaria, dal Mugello a Monte Morello, da Sesto Fiorentino alla città Unesco chiamata Firenze.
Anche dal responsabile della Direzione Difesa del suolo e Protezione civile della Regione Toscana, cui sono state affidate le conclusioni dell’evento, né ieri né ier l’altro né stamani è arrivato ai cittadini un qualsivoglia riscontro alla richiesta di colloquio e alle proposte trasmesse per Pec a gennaio da Idra. Cosa si chiedeva? Semplicemente che il progetto di bypass del Mugnone lì sotto il fascio ferroviario che origina in Santa Maria Novella tenga conto di due esigenze prioritarie che – ad avviso dell’associazione - sarebbe opportuno soddisfare.

La prima, quella di un’adeguata rivisitazione del progetto alla luce dei nuovi fattori di rischio sopraggiunti: si tratta di ricalcolare idraulicamente il dimensionamento dell’intervento, in relazione ai parametri cui è tenuto ad attenersi (fra questi, il set di dati pluviometrici, che risultavano (risultano ancora?) fissati un quarto di secolo fa, prima cioè che si rendessero palpabili i drammatici incrementi di rischio derivanti dall’accresciuta frequenza e intensità di fenomeni meteorici estremi.

La seconda, quella della contestuale messa in sicurezza dell’intera asta del torrente, in termini di cura, manutenzione e interventi di sistema miranti a restituire – anche attraverso attività strutturate - equilibrio al territorio collinare, periurbano e urbano: la mera apertura di un quarto fornice, infatti, potrebbe non bastare a salvaguardare Romito e stazione AV dal rischio di esondazioni dovute a fango, rami secchi, sabbia e detriti di risulta provenienti da monte. I recenti episodi di piena del Mugnone, che ha lambito la base dei ponti su cui transitavano Italo e Freccia Rossa (28 gennaio14 marzo), stanno lì drammaticamente a ricordarlo.
In ogni caso, giova aggiungere, quanta informazione è stata fornita ai cittadini che abitano l’area interessata dall’intervento del bypass, non banale né breve né indolore, in zona Romito?

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