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Federico Pignalberi

Twitter: @fpigna













Ultimi commenti

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.208) 19 maggio 2009 18:19

    Ah, dimenticavo, poi ci vorrebbero anche i soldi per pagare i corsi.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.208) 19 maggio 2009 18:16

    Sono pienamente d’accordo: il principio non era sbagliato. Tutti sanno che la storia che hai raccontanto fa parte dell’ordinaria amministrazione di qualsiasi scuola. Spiace che ti sia diplomato così tardi, troppo per assistere alle interrogazioni a luglio degli esami di riparazioni, che non risolvono affatto il problema. Ho assistito personalmente a interrogazioni tragicomiche in cui lo studente si sceglieva la domanda e poi, magari, non sapeva rispondere neanche a quella. Voto: 7. E’ anche vero, tuttavia, che i professori, da comuni mortali, erano ben consapevoli che nessuno avrebbe potutuo recuperare in un solo mese tutto quello che aveva perso in un anno. 
     
    La normativa, così com’è, serve a poco e crea soltanto confusione. Ma il problema è di facile soluzione. Basterebbe un decreto legge, di quelli che ormai sono di uso comune per qualsiasi cosa voglia fare il Governo. Ne basterebbe uno di un solo articolo: <<E’ abrogato l’articolo 75, comma 2 (quello che limita lo svolgimento di esami e scrutini nei mesi di settembre a giugno) del Testo Unico approvato con decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297>>. Fine, tutto qui. Ma che ci vuoi fare, è troppo semplice.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.208) 19 maggio 2009 15:19

    Qui la sentenza integrale pubblicata sul sito dell’edizione milanese di Repubblica
    http://milano.repubblica.it/dettaglio/mils/1636200

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.164) 9 maggio 2009 14:35

    Se continuiamo a sparpagliarci commenti su ogni cosa rimarremo solo la brutta copia dei giornali. Ragazzi, diamoci alla cronaca! AgoraVox può dare l’esempio, nella speranza che i giornali cambino.

    Ps: bellissimo articolo, al solito.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.49) 5 maggio 2009 16:05

    Ma che vuol dire "abbastanza corrispondente al vero"?

    Una storia o e vera o e falsa, anche se risultano falsi solo dei piccoli particolari. Ora, sicuro di non essermi inventato nulla, devo pensare che il commento sia riferito a delle omissioni. In effetti il commento e firmato con il nome di Antonio Cariolo, ascoltato dai giudici del processo Dell’Utri di primo grado in qualità di imputato di reato connesso. In quella sede Antonio Cariolo si soffermò sul ruolo, nella vicenda, di Pino Chiofalo, di cui ho parlato nella seconda parte del racconto, nella quinta puntata. Chi la volesse leggere, qui il link. Per correttezza riporto stralci della dichiarazione del Cariolo.

    Il Cirfeta [mi raccontava] che [...] anche in presenza dello stesso Chiofalo Giuseppe, diceva praticamente che dei collaboratori palermitani, in particolar modo tale Di Carlo Guglielmini Onorato [...] si sarebbero messi d’accordo, cioè che i collaboratori di giustizia palermitani si mettevano d’accordo per accusare il Dell’Utri perché apparteneva all’area politica di Forza Italia. Però questo è quanto diceva il Cirfeta.

    E le venne chieste, proposto di rendere dichiarazioni per avvalorare questa tesi della combin?
    Si, [...] sì questo da parte sia del Cirfeta che del Chiofalo, come mi fu proposto a me anche ad altri collaboratori.

    Senta, Cirfeta e Chiofalo, quando le dissero queste cose, le dissero mai di avere effettivamente, realmente assistito a questi accordi tra collaboratori palermitani, personalmente assistito ed effettivamente assistito?
    No, no, non avevano assistito praticamente.

    Senta, allora loro cercavano di convincere lei [...]
    A dichiarare il falso, anche perché...

    Dico, ma qual era, cioè bisognava dichiarare il falso per quale motivo, qual erano i benefici che ne sarebbero derivati?
    Diceva che avremmo avuto dei vantaggi per quanto riguarda il benefici penitenziari e quindi saremmo stati posti in libertà e anche per quanto riguarda in termini economici, quindi questo era quello che almeno propagavano.

    Le sue dichiarazioni sono state confermate, fra i tanti, dal pentito Rade Cukic:

    Sin dai primi di dicembre ’98 avevo saputo da Carmelo e Francesco Sparta, Pasquale Mercurio e Antonio Cariolo che Giuseppe Chiofalo aveva chiesto loro di fare delle dichiarazioni nei confronti dei collaboratori Onorato, Guglielmini, Di Carlo, Salvatore Cucuzza, Giovan Battista Ferrante i quali dovevano essere accusati di essersi messi d’accordo per accusare l’Onorevole Dell’Utri.

    Antonio Cariolo, oltretutto, il 7 settembre 1998 aveva inviato una missiva alla DDA di Catania dal carcere di Paliano dove era detenuto. Cirfeta, sosteneva già allora Cariolo, <<è in contatto con l’onorevole (omissis), però posso dire che è tutta una sua ripicca conseguente al suo arresto>>.

    Rimango convinto di non aver scritto nulla di falso e di non avere omesso nessuna notizia, nel qual caso, prego chiunque abbia scritto il commento di essere più concreto e spiegare dove e quali sono gli errori o le omissioni.


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