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 INFOGRAFICA  Mafia Capitale, tutti gli uomini di Carminati

Mafia Capitale è uno dei più importanti scandali politico-criminali della storia italiana: per la prima volta una Procura della Repubblica mette nero su bianco l'esistenza della criminalità organizzata romana. Non una mafia a Roma. Ma una mafia di Roma. Un'indagine storica che ridefinisce la conoscenza delle organizzazione mafiose in Italia. Nel fascicolo della Procura ci sono, per ora, almeno cento indagati tra politici collusi, funzionari pubblici corrotti, imprenditori e criminali.

Ma chi sono di preciso gli uomini del clan di Carminati, quelli affiliati all'organizzazione mafiosa e direttamente sottoposti agli ordini del capo? Il ROS dei Carabinieri ne ha individuati dodici. AgoraVox li mostra, nelle loro rispettive posizioni e rapporti di subordinanzione, in un'infografica esclusiva. E spiega per ciascuno quale ruolo avrebbero svolto - secondo la ricostruzione degli inquirenti - nella nuova mafia italiana della Capitale.




Riccardo Brugia: braccio destro di Massimo Carminati, per conto del quale si occupava di riscuotere soldi e gestire tutta l’ala criminale dell’organizzazione. Coinvolto in passato in indagini per rapina e sequestro di persona, negli anni ’80 era stato condannato a quasi otto anni di carcere per terrorismo, eversione e banda armata come membro dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR).

Salvatore Buzzi: uomo fidato di Carminati e dominus della cooperativa 29 Giugno. Era l’imprenditore che per conto dell’organizzazione mafiosa gestiva tutti i rapporti con le cooperative e garantiva, con un’operazione di corruzione sistematica, l’aggiudicazione degli appalti truccati. Nelle sue società aveva riciclato e teneva al sicuro almeno un milione di euro dei soldi sporchi di Carminati.

Matteo Calvio: alias Bojo, detto lo spezzapollici. Gregario di Riccardo Brugia, che gli demandava parte del lavoro sporco e questioni di bassa leva criminale. Lui stesso, al telefono, si definiva “bandito”.

Massimo Carminati: detto il cecato o il pirata. Cresciuto politicamente all’interno dei NAR, ha alle spalle una lunga carriera criminale in cui si è distinto, negli anni ’80, per la partecipazione Banda della Magliana. È il capo indiscusso di Mafia Capitale.

Agostino Gaglianone: alias Maurizio, imprenditore edile appartenente all’organizzazione.


Fabio Gaudenzi: alias Rommel, sulla carta disoccupato, era l’emissario che per conto di Carminati gestiva i rapporti con il “mondo di sotto” e le frange estremiste delle tifoserie, in cui militava sin dagli anni ’80 e sotto la cui influenza aveva iniziato a darsi alle rapine. Tra i suoi precedenti ci sono anche imputazioni per droga e omicidio.

Cristiano Guarnera: imprenditore edile appartenente all’organizzazione.

Luca Gramazio: capogruppo del PdL alla Regione Lazio ed ex consigliere comunale a Roma. Rappresentava gli interessi dell’organizzazione in regione e nella politica locale, favorendo sia l’aggiudicazione di appalti al gruppo di Buzzi sia l’elezione di politici amici nelle istituzioni locali. A detta di Buzzi, per gli appalti assegnati alle cooperative, Gramazio sarebbe stato ricompensato con almeno 50mila euro.

Giuseppe Ietto: imprenditore affiliato all’organizzazione, si occupava di fornire i servizi di ristorazione nei centri gestiti dalle cooperative legate a Buzzi. Con una serie di false fatturazioni ha permesso a Massimo Carminati di rientrare in possesso dei fondi illeciti riciclati nelle cooperative.

Roberto Lacopo: titolare del distributore di benzina di corso Francia – copertura legale per le sue attività di estorsione –, utilizzato da Carminati come base logistica dell’organizzazione mafiosa.

Riccardo Mancini: uomo di Alemanno, è stato amministratore delegato di EUR S.p.A. e rappresentante di innumerevoli altre società legate alla Pubblica Amministrazione. Ha conosciuto e instaurato un rapporto di amicizia con Massimo Carminati negli anni ’80, durante la sua militanza tra le file dell’estrema destra romana, costatagli l’arresto per associazione sovversiva, banda armata e porto abusivo d’armi. Si è dimesso da EUR S.p.A. nel 2013, dopo essere stato coinvolto nello scandalo di corruzione per le mazzette versate da una società del gruppo Finmeccanica per aggiudicarsi la fornitura di 45 filobus al Comune di Roma. Nell’ambito di quell’inchiesta, Mancini ha ammesso di avere ricevuto 80mila euro da Breda Menarinibus (ne avrebbe ricevuto 500mila secondo l’accusa).

Carlo Pucci: ex Direttore Commerciale di EUR S.p.A. e uomo di fiducia di Marco Mancini e di Carminati. Ha continuato anche dopo l’arresto di Mancini a garantire l’aggiudicazione di appalti alle cooperative di Buzzi. Militante dell’estrema destra extraparlamentare, negli anni ’80 è stato arrestato per banda armata, associazione sovversiva e rapina.

Fabrizio Franco Testa: ex consigliere di Alleanza Nazionale nella circoscrizione di Ostia. Emissario politico di Carminati, si occupava di coordinare con Buzzi le strategie per garantire i favori della Pubblica Amministrazione alle società e alle cooperative che orbitano intorno a Mafia Capitale. Indagato nel 2010 dalla Procura di Roma con l’accusa di essere stato corrotto, in qualità di rappresentante del consiglio di amministrazione dell’Enav, da Marco Iannilli – uomo di Lorenzo Cola – per favorire la controllata di Finmeccanica Selex nell’aggiudicazione degli appalti Enav.

 

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