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L’ambasciatore azero: “Abbiamo cacciato il Guardian perché ci ha fatto campagna contro. Ismayilova va processata”

In una lunga intervista con AgoraVox, l’ambasciatore Vaquif Sadiqov ha commentato la notizia dell’interrogazione parlamentare del PD sui prigionieri politici in Azerbaijan. Denuncia una presunta congiura della prima firmataria con l’Armenia, dichiara inaffidabili i dati delle ONG che si occupano di diritti umani e ribadisce che il processo alla giornalista Khadija Ismayilova non ha niente a che vedere con le sue inchieste.

Poi ammette che il diniego all’accesso nel paese degli operatori di Amnesty International in occasione dell’inaugurazione dei giochi europei è stata una «scelta politica». E che l’inviato del Guardian ai Giochi è stato bandito per colpa dei suoi «sporchi articoli» e perché «critica l’Azerbaijan per motivi politici».

L’ambasciatore dell’Azerbaijan ci riceve nel salone sede diplomatica azera a Roma, lo stesso salone in cui si è discusso con le grandi aziende del gas e del petrolio e con i Governi italiani dei giochi politici tra l’Italia e l’Asia Centrale, del nuovo gasdotto TAP che passando per la Grecia ci porterà il gas che le nostre aziende estrarranno nel mar Caspio, e forse – ma il sottosegretario De Vincenti si è per ora guardato bene dal confermarlo – dei diritti civili di quasi cento giornalisti, blogger e attivisti che oggi popolano le carceri del paese.

LEGGI: Prigionieri politici in Azerbaijan, interrogazione PD. “Liberare la giornalista Khadija Ismayilova”

«Nelle relazioni internazionali non può essere che non si abbiano buone relazioni politiche, ma si abbiano buone relazioni economiche. Con l’Italia abbiamo una storia di amicizia politica costruita negli anni: il nostro presidente ha visitato l’Italia più di cinque volte. Oggi l’Italia è il primo fornitore di petrolio per il vostro paese e l’anno scorso abbiamo firmato con il Governo Italiano il più importante trattato di partenariato strategico». Un “rapporto strategico” che ora rischia di essere scosso da un’interrogazione parlamentare presentata da 17 deputati del Partito Democratico, che costringerà il Governo italiano a prendere posizione sulla scomodissima questione dei prigionieri politici e della persecuzione dei giornalisti segnalata ormai da tutte le più conosciute ONG internazionali per i diritti umani.

«Noi – dice l’ambasciatore Sadiqov – abbiamo sempre discusso con ogni Governo italiano: noi non esercitiamo la nostra attività di lobbying su un Governo, ma su un paese, sulle relazioni». Vaqif Sadiqov, che in patria è stato a capo del Dipartimento degli affari politico-militari nei primi anni Novanta e, per sei anni, viceministro degli esteri del presidente Ilham Aliyev, ci ringrazia per aver portato alla sua attenzione la notizia dell’interrogazione. Nessuno finora ne ha parlato – ci dice – e l’ambasciata lo ha appreso grazie ad AgoraVox. E prima di iniziare un colloquio che durerà più di tre ore, ci tiene a mostrarsi disponibile. «Chiedetemi qualunque cosa. Sono pronto a rispondere a ogni domanda», premette.

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Matteo Renzi con il presidente azero Ilham Aliyev a Palazzo Chigi


Cosa pensa dell’iniziativa dei parlamentari italiani?

Non ci trovo nulla di strano: è un loro diritto scrivere un’interrogazione al Governo. Quello che trovo strano è il contenuto di quello interrogazione.

È sbagliato chiedere al Governo italiano di monitorare lo stato della repressione dei media in Azerbaijan e di intraprendere un’azione diplomatica a proposito?

Non commento sui membri del parlamento italiano, non è il mio lavoro. È una questione tra 17 membri del parlamento italiano e il loro Governo. Ma, parlando francamente, non penso che loro rappresentino il parlamento Italiano e nemmeno la maggioranza del Partito Democratico. C’è una cosa che il pubblico italiano dovrebbe sapere sul loro proposito.

Cosa?

Sandra Zampa [la prima firmataria dell’interrogazione, ndr] è la presidente del gruppo parlamentare Amici dell’Armenia. Penso che questo dica molto a proposito delle intenzioni dietro la loro lettera, se si conoscono le relazioni tra l’Azerbaijan e l’Armenia. Perché l’Onorevole Zampa non scrive mai lettere a Gentiloni lamentandosi degli abusi dei diritti civili dei manifestanti contro il Governo in Armenia? E anche altri deputati firmatari dell’interrogazione sono membri del gruppo italo-armeno.

AgoraVox ha verificato presso l’Associazione parlamentare “Amici dell’Armenia” che vi risultano iscritti due dei sedici cofirmatari dell’interrogazione. Sandra Zampa ha invece dichiarato ad AgoraVox di avere cessato da oltre due anni l’incarico di Presidente dell’associazione (che è oggi presieduta dalla senatrice Emilia Grazia De Biasi): «La mia presenza nell’Associazione è solo una coincidenza: ho scritto quell’interrogazione perché sono una donna e una giornalista», ha dichiarato.

Veniamo al merito dell’interrogazione: i parlamentari italiani citano il rapporto di Amnesty International sui ‘prigionieri di coscienza’ e parlano di “politiche particolarmente restrittive circa la libertà di espressione e la libertà di riunione” in Azerbaijan

Questi giornalisti e operatori delle ONG che ci accusano di "perseguitare" stanno esercitando la loro attività da molti anni: se avessimo voluto prenderli di mira, avremmo dovuto cominciare a incriminarli dall’inizio e non lasciar passare dieci anni di critiche prima di arrestarli. Qui non si tratta di criticare il Governo: se inizi a violare la legge qualcuno deve dirti che è illegale. Parliamo di procedimenti iniziati non a causa del loro giornalismo o della loro attività politica, ma perché hanno fatto qualcosa di specifico. Questi attivisti per i diritti umani che chiedono il rilascio immediato di persone specifiche: è assurdo in una società normale. Non sappiamo nemmeno se sono colpevoli o no: è la Corte a decidere.

Jumpstart.pe e Medyan.tv hanno pubblicato un database con i nomi di quasi cento persone arrestate con accuse penali dalle autorità azere, e tutti erano critici e oppositori del governo di Aliyev. Non le pare che vedere tutti questi oppositori politici finire in carcere possa quantomeno essere considerato statisticamente significativo?

Questo dimostra che la definizione di “prigioniero di coscienza” usata da Amnesty International è pericolosa: non esiste nelle leggi internazionali. Ognuno lo interpreta in modo diverso: le liste di prigionieri politici delle varie ONG sono diverse. Perché un procuratore dovrebbe tenerne conto? Sono liste che esprimono il punto di vista delle persone, ma non possiamo avere la dittatura della piazza.

Vorrei raccomandare il report del Comitato per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa. Anche loro sono critici con noi, ma il loro lavoro è bilanciato: controllano ogni caso giudiziario nel dettaglio e riportano un numero inferiore di prigionieri politici che è quantomeno realistico. Sono critici in termini realisti. Noi non siamo stupidi o naïve da pensare di essere I migliori al mondo.

Leggi il report del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa (in inglese)

L’interrogazione del PD si concentra soprattutto sulla vicenda della giornalista investigativa Khadija Ismayilova, arrestata lo scorso dicembre dopo anni di pluripremiate inchieste internazionali sul governo Azero e gli affari segreti della famiglia presidenziale. Anche la redazione della radio per cui lavorava – Radio Free Europe/Radio Liberty – è stata perquisita e poi fatta chiudere.

Khadija Ismayilova lavorava da molti anni per Radio Free Europe /Radio Liberty, un progetto creado dalla CIA durante il periodo dell’Unione Sovietica. Oggi è una stazione radio finanziata dal Congresso USA e da USAID. Non stiamo parlando di una ONG. Non sono indipendenti.


Nell’interrogazione al Governo si menziona anche il tentativo di ricatto che Khadija Ismayilova ha subito con una lettera che, con la minaccia di pubblicare un suo video di natura intima, la minacciava di fermare le sue inchieste.

È una bugia: non c’è mai stato un caso simile. Non so dove i parlamentari italiani abbiano preso questa informazione, ma posso dire con forza che è una menzogna. Non c’era nessuna lettera.

Ma c’era un pacco con delle sue fotografie catturate da una microcamera nascosta nella sua camera da letto e una nota che diceva “Puttana, comportati bene o sarai diffamata”.

Le fotografie c’erano. Ma come si può dire che sia stato il Governo? Chiunque può averlo fatto!

I parlamentari italiani vi accusano anche di non aver lasciato partire la Ismayilova per prendere parte a due eventi internazionali che si sono tenuti lo scorso anno.

È vero, ma lo scrivono come fosse un’accusa. Certo che non poteva lasciare il paese: c’era un caso penale contro di lei!.

L’Azerbaijan, però, è sotto accusa anche per avere ostacolato l’attività di giornalisti e ONG internazionali. Perché avete vietato l’ingresso agli operatori di Amnesty International che, dopo avere ricevuto le autorizzazioni dalle autorità locali di Baku, volevano presentare il loro report sui diritti umani nel paese?

Hanno detto che volevano venire a Baku per l’apertura dei Giochi Europei e organizzare una presentazione del loro report contro l’Azerbaijan. Il governo azero non ha alcun piacere di lasciar entrare queste persone nel paese. È una cosa normale.

Quindi ammette che è stata una decisone politica.

Sì, non è un segreto

Anche Amnesty International Italia voleva incontrarla qui in ambasciata il giorno dell’inaugurazione dei giochi e lei ha rifiutato.

Avevamo già avuto un incontro l’anno scorso con Riccardo Noury, il loro portavoce, che fui io a chiedere dopo avere letto i suoi articoli sul sito del Corriere della Sera e su AgoraVox in cui parlava del caso Yunus. Ho chiesto al mio segretario di invitarli per spiegare loro il mio punto di vista, ma hanno continuato a pubblicare le loro menzogne. Così questa volta gli abbiamo risposto che siccome avevamo già spiegato loro la nostra posizione un anno fa ma nulla era cambiato nella loro, non c’era motivo per incontrarsi di nuovo.

In occasione dei giochi europei a molti giornalisti da alcune delle più importanti organizzazioni giornalistiche al mondo è stato rifiutato l’accredito per poter seguire l’evento a Baku.

C’è una spiegazione semplice: l’accreditamento non è una nostra responsabilità. Noi ospitiamo soltanto i giochi, non li gestiamo. È il Comitato Olimpico Europeo, che si trova qui a Roma, ad essere incaricato degli accrediti per i giornalisti.

Ma c’è stato un giornalista del Guardian, Owen Gibson, a cui, nonostante l’accredito, è stato negato anche il visto per entrare nel paese.

È un nostro diritto non consentire a una persona di entrare nel nostro territorio. Il Guardian è stato in prima linea in una campagna di distorsione dell’informazione sull’Azerbaijan per molti mesi prima che i giochi iniziassero: la politica editoriale di questo gentiluomo è criticare l’Azerbaijan per ragioni politiche che non hanno nulla a che fare con i diritti umani. Ma per i giochi abbiamo autorizzato visti a migliaia di giornalisti, molti dei quali critici con l’Azerbaijan.
 
Allora perché l’avete negato a Gibson?

Perché ha cominciato a scrivere i suoi sporchi articoli già sei mesi fa. Non possiamo mica controllare tutti quelli che entrano in Azerbaijan: possono scrivere quello che vogliono.

Quindi nel suo caso gli avete negato l’accesso al paese per via di ciò che aveva scritto in passato?

Certo. Lei capisce che non solo la nostra ambasciata a Londra leggeva i suoi articoli, ma gli fornivano informazioni, provavano a spiegargli cosa di quello che scriveva era falso. Lui ha respinto le informazioni che noi gli davamo, ha rifiutato la nostra opinione e pubblicato articoli a senso unico. Questo giornalista scriveva ogni giorno, ogni settimana articoli sporchi contro l’Azerbaijan. Per questo non lo abbiamo voluto a Baku. Non lo nascondo mica.

Lei crede che il pubblico, britannico o italiano, può capire che un governo reclami il diritto di giudicare la veridicità o la correttezza del lavoro di un giornalista? È una decisione che aiuta l’immagine internazionale dell’Azerbaijan?

Non siamo angeli, possiamo avere punti di vista diversi. Forse ha ragione. Forse sarebbe stato meglio dare quello stupido visto al giornalista del Guardian. Chi lo sa, forse ripensandoci potrei darle ragione, ma non è una cosa importante. Io mi fido del buon senso del pubblico.

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