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Federico Pignalberi

Twitter: @fpigna













Ultimi commenti

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.1) 25 dicembre 2009 03:07

    L’inchiesta che lei ha citato è quella sbagliata. I dati che lei ha riportato sono stati divulgati da Primo Di Nicola su l’Espresso del 26 aprile 2007. Il 3 maggio, invece, lo stesso giornalista ha spiegato, in un altro articolo su l’Espresso, le cause di quelle spese folli. Ovvero: "Ricche consulenze. Parenti assunti. Raccomandazioni a pioggia. Invece di bonificare le centrali, la Sogin ha creato un sistema di potere". L’inchiesta racconta le spese allegre della Sogin in consulenze varie o in sponsorizzazioni gradite ad amici di Marcello Dell’Utri. La situazione d’emergenza dei siti nucleari italiani è stata anche confermata da Sigfredo Ranucci in Report del 2 novembre 2008 (inchiesta disponibile in DVD con libro, "Ecofollie", Bur, 2009).

    Nel costo di 3 centesimi di euro al KWh sono incluse tutte le variabili che lei ha indicato (tranne gli incentivi ai residendi del territorio circostante le centrali, che sono un problema politico). Il dato che ho riportato è la conclusione di una ricerca dell’Università degli Studi di Pisa, curata dal prof. Cerullo, ordinario di "Reattori Nucleari Avanzati", e due dottorandi.

    I dati sul fotovoltaico sono, invece, dati di parte che fornisce l’Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili). E’ chiaro che anche il fotovoltaico, come qualsiasi altra fonte energetica, se sostenuto da incentivi pubblici avrebbe un prezzo inferiore per l’utente finale.

    Personalemente preferirei che venisse incentivata la produzione di energia elettrica dalla combustione del biogas ottenuto dalla digestione anaerobica dei rifiuti organici, che a fronte di un costo energetico di 14,3 eurocent al KWh e di poche emissioni nell’atmosfera, aiuterebbe anche a risolvere parte del problema rifiuti senza ricorrere alla termovalorizzazione. Ma questa è solo una mia opinione. I numeri che ho riportato sono corretti.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.1) 24 dicembre 2009 15:38

    Il nucleare non è antieconomico. Il costo dell’energia nucleare, considerando i costi di dismissione delle centrali e di messa in sicurezza delle scorie, e considerando un tempo di vita della centrale di 40 anni (compatibile con le riserve di uranio a disposizione) è di 3,0 eurocent al KWh: iI costo di produzione elettrica più basso rispetto a tutte le altre fonti energetiche.

    Solo il 6% di questo costo è dovuto all’acquisto dell’uranio. Quando anche l’uranio aumentasse di prezzo (e aumenterà) la sua incidenza sul costo di produzione elettrica sarebbe minimo. Esempio: se il prezzo dell’uranio triplicasse, il costo del KWh nucleare aumenterebbe solo del 13%, ovvero sarebbe di 3,48 eurocent al KWh.

    Rimarrebbe, naturalmente, il problema delle scorie e anche quello, tutto italiano, degli appalti (cioé delle mazzette, forse l’unico costo non considerato in quella cifra). E sicuramente, viste le scarse riserve di uranio, il nucleare non potrà essere la fonte energetica del futuro. Per questi motivi non sono favorevole alla costruzione di nuovi impianti nucleari in Italia.

    Non possiamo, però, raccontare falsità senza neanche degnarci di andare a controllare i dati.

    ps: il costo di produzione elettrica dell’energia fotovoltaica è il più alto in assoluto (da 41 a 50 eurocet al KWh, oltre 16 volte quello del nucleare).

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.1) 23 dicembre 2009 16:38

    Sono pienamente d’accordo. Salvatore Borsellino è un uomo onesto e coraggioso. Un esempio da imitare. Ma non può essere il garante della pulizia di un partito.

    Forse è normale un suo rapporto privilegiato con l’IdV, che è stato finora l’unico partito a sposare la sua causa. Sarebbe auspicabile anche l’avvicinamento di qualsiasi esponente politico o partito, purché presentabile e credibile, che possa sostenere con coerenza il movimento delle agende rosse. Ma l’IdV non se lo può permettere. Ho conosciuto di persona, per caso, alcuni politicanti locali dell’IdV e posso garantirlo personalemente. L’IdV non se lo potrà permettere almeno fino a quando non inizierà a fare pulizia al suo interno e a selezionare con attenzione i suoi dirigenti e i suoi candidati.

    Quando Micromega pubblicò quel saggio sul marciume che infesta il partito, Di Pietro si precipitò a pretendere di pubblicare una lettera "di almeno 20 pagine" nel numero successivo della rivista. Oggi quel numero è in edicola, e della lettera di Di Pietro non c’è traccia.

    E’ anche vero, però, che senza IdV il movimento delle agende rosse sarebbe molto meno conosciuto e seguito. Anche se in borghese e senza bandiere, la maggioranza dei partecipanti alla marcia delle agende rosse a Roma di questo settembre erano militanti IdV. Salvatore Borsellino non può permettersi di perderli. Dovrebbero, loro, iniziare a pretendere un partito pulito: neanche Di Pietro può permettersi di perderli.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.19) 13 dicembre 2009 22:51

    La giustificazione “tengono famiglia” è un’attenuante che non si può accettare. Il giornalista ha una missione sociale a cui non si può sottrarre. La Carta dei doveri del giornalista parla chiaro: <<La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell’editore, del governo o di altri organismi dello Stato>>. Il proprio interesse personale viene dopo l’interesse del pubblico ad essere informato. I giornalisti devono <<difendere il diritto all’informazione di tutti i cittadini>>.

    Nel caso in questione, l’incontro di Dell’Utri con gli amici dei Graviano è un fatto storico ammesso dallo stesso Dell’Utri nella sua agenda. Nessun giornalista lo ha raccontato. Nonostante la Carta dei doveri imponga che <<il giornalista non deve omettere fatti o dettagli essenziali alla completa ricostruzione dell’avvenimento>>. Se l’Ordine dei Giornalisti avesse un senso, sottoporrebbe a un processo disciplinare tutti i reticenti che lo hanno omesso e li punirebbe. Se venisse accertato che l’omissione è stata commessa per convenienza, e non solo per ignoranza, dovrebbe radiarli dall’Albo. Così chi “tiene famiglia” avrebbe bene in mente che a essere reticenti c’è da perdere il lavoro. E magari ci penserebbe due volte prima di autocensurarsi.

    I giornalisti codardi che si autocensurano sono i primi responsabili del calvario di Enzo Biagi e dei tanti giornalisti-giornlisti che per non scendere a compromessi vengono messi alla porta o costretti a una Via Crucis intollerabile, illusi che qualcuno, un giorno, scriverà un "Elogio dei rompicoglioni".

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.19) 13 dicembre 2009 16:02

    Rettifico: i numeri di telefono ritrovati nelle agende di Dell’Utri non corrispondono alle utenze di Giuseppe D’Agostino e Francesco Piacenti, i due favoreggiatori dei Graviano, ma di Carmelo Barone, amico di alcuni affiliati al clan Brancaccio (quello comandato dai Graviano), anch’egli presente all’incontro annotato da Dell’Utri nella sua agenda.


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