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Nucleare: un maledetto imbroglio

La “cifra” con cui si parla di questo argomento è quella dell’inganno, delle bugie, delle omissioni. Non si riesce a costringere i paladini del ritorno al nucleare in Italia a conteggiare, nel costo del kilowattora nucleare, i costi di dismissione delle centrali obsolete e i costi di stoccaggio delle scorie, che devono essere sorvegliate per centinaia di anni.

 

I punti deboli, che fanno del nucleare un progetto da scartare (e per di più pericoloso e stupido visto che ci sono energie alternative), sono il fatto che si dipenda da un elemento che non possediamo, l’uranio, che è scarso, i cui costi continuano a lievitare e comunque non ha futuro per esaurimento, e l’antieconomicità che necessariamente viene fuori se si costringono quei gaglioffi che vogliono il nucleare a conteggiare tutti i costi di un piano industriale, che deve comprendere anche quelli di totale dismissione delle centrali obsolete e la messa in sicurezza delle scorie.

A tali costi bisogna aggiungere quelli degli eventuali aiuti statali, comprese quelle agevolazioni che verranno date alle popolazioni dove verranno costruite le nuove centrali, nella forma di riduzione delle tasse, della riduzione del costo di servizi, e tutte le diavolerie che si inventeranno per comprarsi il consenso dei sudditi.

Chiunque vuole opporsi al nucleare deve puntare su questi due punti: dipendenza dall’estero per l’uranio e il suo esaurimento, antieconomicità se si costringono i dottor Stranamore a fare i conti veri di tutto il processo industriale.

Il Referendum è la strada giusta, ma il dibattito non deve puntare sulla emozionalità, né sul fatto di schierare destra e sinistra. La ragione deve spiegare che è un progetto antieconomico, cifre alla mano, ci lascia dipendenti dall’estero come per il gas e il petrolio, è pericoloso, e la microgenerazione, con il fotovoltaico e l’eolico, diffusa su tutto il territorio, è in grado di fornirci tutta l’energia di cui abbiamo bisogno, basta facilitarne il percorso e non ostacolarlo come si fa oggi.

Un altro progetto “nucleare”, che mi piacerebbe veder fallire, è quello iraniano.

Gli USA e Israele sostengono di temere una futura bomba in mano agli iraniani. Naturalmente per questi democratici paesi, armati di bombe atomiche pronte all’uso, gli iraniani non hanno il diritto di temere la superiorità assoluta dei loro nemici dichiarati e non hanno il diritto di cercare un equilibrio nucleare che, come la “guerra fredda” ha dimostrato, è l’unica garanzia per evitare le guerre.

Sulla convinzione che gli americani “buoni” non userebbero mai la bomba nucleare, avrei dei meditati dubbi, visto che già ne hanno usato due in Giappone sui civili, e la democraticissima signora Clinton ha sostenuto che l’America “vaporizzerebbe” qualunque paese usi l’atomica contro Israele.

La grande carta politica che l’Iran potrebbe giocare non è quella di avere un piccolo e costosissimo arsenale atomico, che comunque non lo metterebbe al riparo da una devastante rappresaglia, ma quello di chiedere con forza il disarmo nucleare totale, sotto il controllo dell’ONU, offrendo sul tavolo la sua rinuncia al programma atomico, perché il timore di essere minacciati o attaccati da una potenza nucleare vale per tutti, e affermare che è intollerabile un mondo in cui ci sia un gruppo di paesi armati di queste bombe, con cui si esercita un potere reale, e che si voglia impedire ad altri di dotarsi di quelle armi per continuare nella propria supremazia.

Ci parrebbe una storica lezione di etica, diretta da un paese islamico alle false democrazie occidentali, che con i loro apparati militari fanno politica e spendono una enormità di denaro.

E sarebbe anche ora che si capisse una cosa elementare, che l’apparato militare americano, con le sue 900 basi nel mondo e la sua totale supremazia di mezzi (atomiche comprese), non ha messo al riparo l’America dal suo declino imperiale. Il mondo economico è diventato multipolare, i successi e le iniziative produttive di paesi immensi come Cina, India, Brasile, Indonesia hanno strappato grandi fette di mercato che non torneranno più in mani occidentali, e la Cina comunista in qualunque momento potrebbe far crollare il valore del dollaro se solo pretendesse di riscuotere i buoni del tesoro americani in suo possesso.

I destini del mondo non li hanno decisi gli arsenali nucleari, ma il prepotente ingresso nel mercato di nuovi soggetti che si sono liberati dal colonialismo e dal neocolonialismo delle multinazionali.

Caro ayatollah Kameney, guida suprema dell’Iran, spiazza i falsi democratici occidentali chiedendo il totale disarmo atomico e ferma tu per primo il programma di arricchimento dell’uranio.

Per noi, che odiamo le armi atomiche e le centrali ad energia atomica, sarebbe straordinariamente divertente sentire con quali argomenti le potenze nucleari cercherebbero di mantenere i loro arsenali, e comunque sarebbero definitivamente smascherate.

Il gioco di Usa ed Israele è quello del gatto con il topo. Infatti, dopo che vi sarete svenati per costruire la bomba, vi attaccheranno e avranno l’alibi per fregarvi il petrolio e nel contempo stanno già finanziando e organizzando l’opposizione interna che trasformerà la repubblica islamica in una provincia della Exxson Mobil.

P.s. sull’argomento nucleare ho riportato dati anche economici sullo scritto “pro-memoria nucleare”, in data 25.6.08, reperibile sul web

Commenti all'articolo

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.1) 24 dicembre 2009 15:38

    Il nucleare non è antieconomico. Il costo dell’energia nucleare, considerando i costi di dismissione delle centrali e di messa in sicurezza delle scorie, e considerando un tempo di vita della centrale di 40 anni (compatibile con le riserve di uranio a disposizione) è di 3,0 eurocent al KWh: iI costo di produzione elettrica più basso rispetto a tutte le altre fonti energetiche.

    Solo il 6% di questo costo è dovuto all’acquisto dell’uranio. Quando anche l’uranio aumentasse di prezzo (e aumenterà) la sua incidenza sul costo di produzione elettrica sarebbe minimo. Esempio: se il prezzo dell’uranio triplicasse, il costo del KWh nucleare aumenterebbe solo del 13%, ovvero sarebbe di 3,48 eurocent al KWh.

    Rimarrebbe, naturalmente, il problema delle scorie e anche quello, tutto italiano, degli appalti (cioé delle mazzette, forse l’unico costo non considerato in quella cifra). E sicuramente, viste le scarse riserve di uranio, il nucleare non potrà essere la fonte energetica del futuro. Per questi motivi non sono favorevole alla costruzione di nuovi impianti nucleari in Italia.

    Non possiamo, però, raccontare falsità senza neanche degnarci di andare a controllare i dati.

    ps: il costo di produzione elettrica dell’energia fotovoltaica è il più alto in assoluto (da 41 a 50 eurocet al KWh, oltre 16 volte quello del nucleare).

  • Di paolodegregorio (---.---.---.30) 24 dicembre 2009 20:42

    l’inchiesta, mai smentita, dell’Espresso del 3 maggio 2007 portava questi dati:

    -15.000 miliardi di lire spesi per lo stop alle centrali nucleari esistenti 
    - 1 miliardo di euro era già stato versato alla Sogin (alla data dell’inchiesta) per il decommissioning (prelievo sulle nostre bollette -tariffa A2-)
    - 4.3 miliardi di euro per la pulizia definitiva da effettuare entro il 2024 sono la previsione della Sogin
     -quanto costerà la messa in sicurezza delle scorie?? non abbiamo nè il sito, nè alcuna indicazione di spesa possibili

    - quanto costerà il controllo del sito delle scorie e il controllo militare di tutti i siti???
    - quanto costeranno gli incentivi alle popolazioni dei territori su cui dovrebbero sorgere
    le nuove centrali?? e i promessi risparmi su tasse etc;???
    -
    I costi di costruzione delle centrali si possono prevedere (anche se soggetti a variazioni come in Finlandia è avvenuto), ma tutto quello che ho indicato va conteggiato nel costo del kilowattora.
    Da che cosa si ricava il costo di 3euro da lei indicato?

  • Di paolodegregorio (---.---.---.30) 24 dicembre 2009 20:55

    Per quanto riguarda i costi del fotovoltaico esso dipende anche dalla diffusione dello stesso e fino ad ora, anche se teoricamente bene incentivato, in realtà viene ostacolata la diffusione della microgenerazione (dovrebbe essere inserito su tutti i tetti possibili e soprattutto sui tetti dei capannoni industriali e artigianali.
    Vorrei vedere se una microgenerazione energetica con fotovoltaico diffusa sul territorio,che tra l’altro procurerebbe notevole occupazione, venisse incentivata con somme uguali quale sarebbe il costo a kilowattora??

    Il problema di fondo sono i monopoli: si vogliono mantenere in particolare nel settore energetico e quindi la microgenerazione va ostacolata, altrimenti che necessità ci sarebbe di centrali atomiche?

    • Di Federico Pignalberi (---.---.---.1) 25 dicembre 2009 03:07

      L’inchiesta che lei ha citato è quella sbagliata. I dati che lei ha riportato sono stati divulgati da Primo Di Nicola su l’Espresso del 26 aprile 2007. Il 3 maggio, invece, lo stesso giornalista ha spiegato, in un altro articolo su l’Espresso, le cause di quelle spese folli. Ovvero: "Ricche consulenze. Parenti assunti. Raccomandazioni a pioggia. Invece di bonificare le centrali, la Sogin ha creato un sistema di potere". L’inchiesta racconta le spese allegre della Sogin in consulenze varie o in sponsorizzazioni gradite ad amici di Marcello Dell’Utri. La situazione d’emergenza dei siti nucleari italiani è stata anche confermata da Sigfredo Ranucci in Report del 2 novembre 2008 (inchiesta disponibile in DVD con libro, "Ecofollie", Bur, 2009).

      Nel costo di 3 centesimi di euro al KWh sono incluse tutte le variabili che lei ha indicato (tranne gli incentivi ai residendi del territorio circostante le centrali, che sono un problema politico). Il dato che ho riportato è la conclusione di una ricerca dell’Università degli Studi di Pisa, curata dal prof. Cerullo, ordinario di "Reattori Nucleari Avanzati", e due dottorandi.

      I dati sul fotovoltaico sono, invece, dati di parte che fornisce l’Aper (Associazione produttori energia da fonti rinnovabili). E’ chiaro che anche il fotovoltaico, come qualsiasi altra fonte energetica, se sostenuto da incentivi pubblici avrebbe un prezzo inferiore per l’utente finale.

      Personalemente preferirei che venisse incentivata la produzione di energia elettrica dalla combustione del biogas ottenuto dalla digestione anaerobica dei rifiuti organici, che a fronte di un costo energetico di 14,3 eurocent al KWh e di poche emissioni nell’atmosfera, aiuterebbe anche a risolvere parte del problema rifiuti senza ricorrere alla termovalorizzazione. Ma questa è solo una mia opinione. I numeri che ho riportato sono corretti.

  • Di paolodegregorio (---.---.---.186) 26 dicembre 2009 11:38

     laconsiderazione che che le spese della Sogin siano state determinate da una gestione allegra nulla tolgono al fatto che esse sono da attribuire ai costi sostenuti sinora per la dismissione delle centrali esistenti.
    Nessuno ci può garantire che non si verificheranno altre gestioni scandalose, anche perchè sul nucleare è stato inserito il "segreto di Stato" con dpcm del 2 maggio 2008 e quindi avremo le informazioni che ci vorranno dare.
    Resta la considerazione che il costo a suo tempo indicato per il nucleare non era il "vero" costo e non essendo ancora possibile conoscere il costo della realizzazione del sito per le scorie, nè i costi del suo controllo nel tempo necessario, non è possibile ancora ipotizzarlo. Le centrali costano più da morte che da vive!

    Ricordo che il multimiliardario Warren Buffett spese 2 milioni di dollari per una indagine di mercato perchè voleva investire in una centrale nucleare e rinunciò all’investimento perchè fallimentare. Solo gli interventi statali; come in Italia, consentono di pensare ad investire in tale settore. E tutto torna sulle nostre bollette, senza liberarci affatto dalla dipendenza dall’estero, tanto sbandierata come uno dei motivi della scelta governativa.

    Non conosco pregi e difetti della produzione elettrica col biogas ed evito di pronunciarmi, continuo a preferire la microgenerazione elettrica diffusa con fotovoltaico su tutti i tetti e su tutti i capannoni industriali e artigianali.
    saluti
    paolo

    • Di Federico Pignalberi (---.---.---.1) 26 dicembre 2009 13:27

      Che i costi di smantellamento e recupero del sito (compresa la custodia in sicurezza delle scorie) si aggirino fra il 20% e il 40% del costo attualizzato dell’impianto è stao comprovato dal Prof. Guerrini, già rettore dell’Università di Pisa, e dall’Ing. Paci in "Appunti di impianti nucleari - parte I: apsetti generali" (1999).

  • Di paolodegregorio (---.---.---.72) 28 dicembre 2009 14:30

    con tutto il rispetto per gli autori della ricerca citata, resto dell’opinione che non è possibile prevedere, oggi, il costo della individuazione, realizzazione, sorveglianza di secoli, del sito delle scorie nucleari.

    Quindi il costo del kwh,che deve comprendere anche tale dato per essere vero, non è noto e quindi ogni raffronto con i costi della produzione da altre fonti è irreale.

    saluti

    paolo

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