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Federico Pignalberi

Twitter: @fpigna













Ultimi commenti

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.131) 14 agosto 2010 14:39

    Così scriveva, il 9 gennaio, Carlo Vulpio su AgoraVox


    “Mi candido lo stesso, anche se Udc e Idv non sono d’accordo sul mio nome”, ha detto Vendola. Candidarsi a tutti i costi è un suo diritto, per carità, ma significherà pure qualcosa il fatto che, appresa la notizia, nel centrodestra abbiano stappato in anticipo lo spumante? E che anche don Luigi Verzè, il prete fondatore dell’ospedale San Raffaele di Milano, grande amico ed estimatore di Vendola, abbia fatto salti di gioia nonostante i suoi novant’anni?
     
    Don Verzè, un paio di mesi fa, a Milano, dichiarò che i pugliesi avrebbero dovuto votare Vendola, perché, “come Silvio Berlusconi, è una di quelle poche persone che hanno un fondo di santità”. "Se non sarà così – aggiunse il vegliardo – chiamerò Vendola a fare il presidente del nuovo ospedale San Raffaele". 

    Il prete – del quale papa Paolo VI disse che doveva stare un po’ più vicino a Dio e un po’ più lontano dagli affari (che infatti lo hanno portato spesso ad avere a che fare con la giustizia) – non parla tanto per parlare. Il San Raffaele a cui si riferisce don Verzé è un nuovo ospedale, un affare da 300 milioni di euro, da costruire, guarda un po’, a Taranto, per farne “il San Raffaele del Mediterraneo”.
     
    Come mai, se a Taranto di ospedali ce ne sono già due (grandi e nuovi, ma lasciati andare in malora)? Per farne un centro oncologico – azzarda qualcuno –, così l’acciaieria Ilva e il polo industriale preparerebbero i morti e l’oncologico, alla fine della triste filiera, li accoglierebbe, prima di passarli al camposanto. Ma no, scemini, no. Il “nuovo San Raffaele”, con i rimborsi per i malati terminali, ci farebbe gli spiccioli per la birra. Il nuovo ospedale invece punterebbe alle protesi (sì, proprio le protesi degli scandali recenti), che sono la vera, nuova frontiera del business sanitario.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.22) 20 luglio 2010 21:23

    Confermo la presenza sicura almeno di De Magistris e Orlando. Ma del Pd neanche l’ombra.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.236) 18 gennaio 2010 20:48

    Facciamo attenzione a bollare questo articolo come non interessante e scavalcarlo. La disinformazione e la demolizioni dei valori democratici passano dagli Amici di Maria. Avremmo bisogno di cronisti che seguissero costantemente i media del potere e ci informassero puntualmente di come procede l’omologazione di massa al nulla televisivo.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.1) 5 gennaio 2010 14:40

    E’ fuori dubbio che non ci sia nessun collegamento tra i due eventi (la reticenza di Giuseppe Graviano al processo Dell’Utri e l’alleggerimento della sua condizione carceraria). Giuseppe Graviano è stato tolto dall’isolamento diurno in base ad una legge dello Stato, preesistene alle deposizioni di Spatuzza. Ma uno Stato non può permettersi di premiare uno stragista e un mafioso ancora convinto. Lo scandalo è tutto qui.

    E non è solo una questione di clemenza: di giorno gli sarà permesso di avere contatti con persone che non sono isolate dall’esterno del carcere. E’ un problema di sicurezza. Uno scandalo continuo di cui i giornali si accorgono solo ogni tanto: oggi i cavilli della legge rendono difficile la detenzione dei mafiosi al 41bis. E del resto, di detenuti a regime di carcere duro che comunicano con l’esterno, sono pieni gli archivi dei giornali. Con buona pace di Alfano che va giro da quest’estate a dire che lui, il 41bis, lo ha irrigidito.

    Quanto al processo Dell’Utri, non c’è nessuna regia. Soltanto un procuratore generale che riceve delle carte dalla procura di Palermo e chiede di depositarle al processo, com’è tenuto a fare. Di colpi di scena, quel processo d’Appello, è stao pieno. Da quando è iniziato, nel 2006. E’ che fino a quest’estate i giornali non se ne sono (quasi) mai occupati. Ecco, se dev’esserci una regia, penso che a dirigerla siano i giornalisti. Decidendo, a seconda di come orientano i riflettori e i taccuini, quali colpi di scena devono esistere. E quali è meglio censurare.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.1) 26 dicembre 2009 13:27

    Che i costi di smantellamento e recupero del sito (compresa la custodia in sicurezza delle scorie) si aggirino fra il 20% e il 40% del costo attualizzato dell’impianto è stao comprovato dal Prof. Guerrini, già rettore dell’Università di Pisa, e dall’Ing. Paci in "Appunti di impianti nucleari - parte I: apsetti generali" (1999).


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