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Federico Pignalberi

Twitter: @fpigna













Ultimi commenti

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.121) 21 maggio 2012 21:54

    In parte sono d’accordo con te: pubblicare quel nome, almeno fin quando non ci saranno sviluppi ulteriori che possano consolidare almeno un po’ la sua posizione, è inopportuno. Repubblica e Corriere, secondo me, hanno fatto bene a toglierlo. Ma è diverso, molto diverso fare una scelta discutibile come quella e violare la deontologia.

    Del resto, la cronaca su indagini per crimini di sangue si è sempre fatta, giustamente, così. Si fa così ovunque, anche con i nomi dei sospettati. Poi magari prima non c’era Facebook e non si poteva mettere in piedi un linciaggio di massa disgustoso come questo. Vogliamo ridiscutere la deontologia professionale in vista del fatto che la rete rende molto più identificabili e rintracciabili le persone che scelgono di esserlo? Bene, parliamone. Ma non risolveremo così il problema. Che dipende dalla formazione culturale degli italiani, non dalla cronaca: quando si capì che Breivik, per la carneficina che aveva commesso, avrebbe potuto essere condannato al massimo a 21 anni di carcere, ci furono più reazioni indignate in Italia che in Norvegia.

    L’unica soluzione è culturale: contrastare la mentalità vendicativa e rancorosa di una certa Italia. Molti di quei commenti minacciosi sarebbero altrettanto indegni anche se quell’uomo fosse stato condannato.

    Noi dobbiamo essergli solidali, per il linciaggio che ha subito, in ogni caso. Ma lui non può prendersela con i giornalisti, che nei suoi confronti sono stati estremamente garantisti (com’è giusto che sia ma raro che succeda). E comunque, colpevole o innocente, dovrà spiegare lo stesso perché, quando i poliziotti sono andati a prenderlo per chiarire la sua posizione in merito a una delle più brutte stragi degli ultimi anni, invece di seguirli in questura per spiegare come stavano le cose, si è dato alla fuga. Quei commenti non li meriterebbe nemmeno il peggiore dei colpevoli. Ma fuggire quando qualcuno indaga su di te non è esattamente il modo migliore per sembrare innocente.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.121) 21 maggio 2012 20:10

    Premesso che quei post schifosi su Facebook sono indegni, non sono d’accordo con un passaggio di questo articolo. La deontologia professionale non è stata persa di vista da nessun. La maggior parte dei giornali, soprattutto i più grandi, il nome non lo hanno riportato. E in tutti i casi è stato fatto notare più che bene che si è di fronte ad un semplice sospettato. In molti, anche tra quelli che non hanno pubblicato il nome, hanno riportato la precisazione degli inquirenti che, per calmare le acque, si sono subito affrettati a dichiarare che si tratta solo di indagini di routine e che potrebbe non esserci un collegamento tra il sospettato e la strage.

    Per capire meglio partiamo dal principio. Lo scoop sui nuovi sviluppi delle indagini che porterebbero a quell’uomo l’ha fatto un cronista di Oggi, Beppe Fumagalli. Nell’articolo di Oggi si racconta di un blitz della polizia che avrebbe identificato l’uomo ripreso nei famosi fotogrammi pubblicati anche dai giornali. Si racconta che l’uomo è riuscito a scappare alla polizia (e che forse, ferito, si è rifugiato in un’ospedale, dove soltanto dopo sarebbe stato arrestato), che però ha arrestato il fratello. E si racconta che la polizia scientifica sta effettuando i rilievi nella casa del sospettato per verificare se vi siano reperti che possano ricondurlo all’attentato di sabato scorso. 

    Nell’articolo, Fumagalli riporta tutti i dati anagrafici del sospettato: nome, cognome, data di nascita (quindi l’età) e luogo di nascita (cioè Brindisi), insieme anche ad altri dettagli molto più generici. Quasi tutte queste informazioni (il fatto che sia un cinquantenne originario della stessa Brindisi, espertissimo in riparazioni di televisori, sposato con una donna di origini stranire) sono molto significative. E che si tratti solo di un sospettato Fumagalli lo scrive addirittura tre volte. 

    Quanto alla pubblicazione del nome, la Carta dei Doveri del Giornalista precisa che "il giornalista deve osservare la massima cautela nel diffondere nome e immagini di persone incriminate per reati minori o di condannati a pene lievissime, salvo i casi di particolare rilevanza sociale". Ma in questo caso non si tratta affatto di un reato minore, ma di un attentato a una scuola, quindi di un caso di estrema rilevanza sociale. La pubblicazione del nome è più che lecita. Non indispensabile, però. È quindi una scelta libera che spetta alla sensibilità professionale di ogni giornalista valutare. Io, per esempio, in questo caso il nome non l’avrei scritto, o avrei riportato solo le iniziali. Ma è sbagliato dire che chi ha scelto di farlo ha violato la deontologia professionale. Del resto anche AgoraVox, negli anni, ha pubblicato più volte 
     a ragione - i nomi di semplici sospettati in indagini giudiziarie.

    Una violazione della deontologia, però, c’è stata: sia Oggi sia molte altre testate che hanno ripreso lo scoop hanno riportato per intero il nome del fratello del sospettato. Una violazione deontologica grave, tanto più che nella Carta dei doveri è esplicitato che "i nomi dei congiunti di persone coinvolte in casi di cronaca non vanno pubblicati a meno che ciò sia di rilevante interesse pubblico". In questo caso non lo era. E tutti ci auguriamo che per questo motivo - solo per questo motivo - chi ha sbagliato ripari all’errore o venga sanzionato dall’Ordine com’è giusto che sia.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.230) 19 maggio 2012 23:46

    Dare per morta una ragazza ancora viva è una notizia falsa.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.24) 16 maggio 2012 23:10

    La notizia è vera e anche interessante: non vedo perché non dovrebbe essere pubblicata. Viva tutti i daw del mondo e chi non la pensa come loro!

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.167) 15 marzo 2012 19:54

    Da lettore sono contento che esista AgoraVox proprio perché permette a tutti di scegliere le storie da approfondire e proporre al pubblico, sicuri che se sono vere saranno pubblicate e che se i lettori le riterranno interessanti acquisiranno visibilità. Francesco Raiola ha una responsabilità editoriale, in quanto direttore, ma i suoi articoli valgono quanto quelli di chiunque altro. Quindi Pint se hai delle notizie sull’Egitto che ritieni trascurate e meritevoli di essere pubblicate, scrivile. Sarò ben felice di poterle leggere. Qui trovi gli articoli che sono già stati scritti dai reporter di AgoraVox sull’Egitto, così potrai evitare di riporre storie già pubblicate.

    Anche la tua idea di intervistare le popolazioni liberate per testare la popolarità dei nuovi governi mi piace molto. Attendo fiducioso.


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