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Federico Pignalberi

Twitter: @fpigna













Ultimi commenti

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.85) 13 agosto 2009 16:44

    Caro Cogito, non sono d’accordo. Esistono - è evidente - tanti professori di religione che non sanno fare e non fanno assolutamente nulla durante le loro ore. Vanno ringraziati se riescono a tenere la classe per un’ora avviando un dibattito sull’ultimo reality. Esistono, ma ne esistono anche altri.

    Ho conosciuto due prof di religione, entrambi straordinari, entrambi trentenni. Doppia laurea: filosofia e teologia. A volte, durante qualche ora scoperta, sgattaiolavo nelle loro aule ad ascoltare le loro lezioni. Ne rimanevo sempre affascinato. Qualche volta mi sono trattenuto con loro fuori dalla scuola. Il loro amore per l’insegnamento e per la materia li rende capaci di trasmettere il loro entusiasmo a chiunque.

    Il loro programma è il seguente. Primo anno: storia delle religioni antiche. Secondo anno: storia e dottrina della religione cattolica. Terzo anno: studio della storia e della dottrina di TUTTE le più importanti religioni del mondo. I testi del terzo anno li scriveva direttamente uno dei due, non esistendo un libro di testo adeguato. Anzi, non avendo studiato le altre religioni se le studia prima da se, poi le spiega ai ragazzi con parole semplici. <<Non ti posso permettere di offendere questa religione perché la prima cosa che vi devo insegnare è il rispetto per tutte le religioni>> dicono a chi prova a schernire qualche tradizione apparentemente grottesca di un qualche popolo orientale. E allora, caro Cogito, se uno studia storia e dottrina delle religioni (antiche, occidentali, orientali o africane che siano) per quale motivo non dovrebbe dimostrare di conoscere quello che dovrebbe avere studiato? E perché, allora, il suo lavoro non deve essere valutato? Tutto sta, poi, a rispettare il voto di chi non studia religione. A non calcolarlo nella media, il voto di religione.

    Io, per esempio, ho scelto di non di seguire il corso. Sono cattolico, ma la nostra prof rientra nella categoria di quelli che si occupano di reality. Forse un giorno, grazie alla riforma Moratti, andrà ad insegnare storia dell’arte o filosofia senza saperne nulla. Come non si intende di religione. I suoi voti sono frutto, ben che vada, di simpatie. Altrimenti il solito sette politico a tutti. E fa media.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.37) 5 agosto 2009 20:14

    Forse è il caso di fare i nomi. La “nota famiglia romana” che gestisce i camion bar si chiama Tredicine. Di origini abruzzesi, i Tredicine iniziarono generazioni fa come caldarrostai in Via del Corso. Oggi i loro camioncini occupano le piazze strategiche della città. Qualsiasi turista che abbia visitato Roma per almeno un giorno è in grado di riconoscerli. Fanno parte del paesaggio. Bisognerebbe parlarne nelle guide turistiche: <<Condannati in primo grado per associazione a delinquere, poi assolti in appello, i Tredicine si sono attirati le antipatie degli altri ambulanti della capitale. Da anni e anni sono impegnati in una lotta continua. Denuncia dopo denuncia (anche una per sfruttamento della manodopera straniera), riescono sempre, forti dei migliori avvocati della capitale, a vincere ogni accusa di abusivismo. Sentenza dopo sentenza “riuscivano sempre a spuntarla a colpi di cavilli” (Athos de Luca, consigliere comunale).

    Alle ultime amministrative il giovane Giordano, rampollo di casa Tredicine, è stato eletto, in quota Pdl, al consiglio comunale. Con 5035 preferenze. Salì agli onori delle cronache per dei suoi manifesti che, in un inglese sgangherato, annunciavano la “Azzurro Convetion”. Oggi l’On. Tredicine tuona contro le manifestazioni dell’Estate Romana organizzate sulla banchina del Tevere, che, a differenza degli onnipresenti e regolarissimi camion bar, non rispettano <<la disposizione che prevede che tutti gli allestimenti siano posti ad almeno 3 metri dal muro che cinge gli argini, al fine di lasciare fruibile la pista ciclabile>>.

    Sul suo sito, oltre ad arrotondare le sue preferenze a 5100, si glorifica di essere <<il consigliere comunale più giovane dell’anno>>. Ho sempre sostenuto chi vuole fare largo ai giovani. Ma sono pronto a ritrattare, visto il livello.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.42) 30 luglio 2009 23:46
    Una giornalista mi ha segnalato che non si può dire apertamente che il Presidente del Consiglio sia uomo legato al crimine, semmai lo si può far capire fra le righe. Quindi rettifico. Anche se non si può dire che quello che ho scritto sia oggettivamente falso. Difatti Berlusconi di criminali ne ha frequentati parecchi, ma, ingenuo com’è, non s’è mai accorto di nulla (e mai si è guardato allo specchio).

    Prima ospita un mafioso in casa per due anni senza interessarsi dei suoi precedenti penali, poi si iscrive alla P2 (che non è proprio un’associazione umanitaria), poi commette il delitto di falsa testimonianza sull’iscrizione alla P2 e lì viene riconosciuto colpevole (ma il reato è estinto per intervenuta amnistia) quindi è proprio lui un delinquente. Poi la sua azienda paga una maxi-tangente a Craxi (21 miliardi, anche questo reato è stato accertato, ma coperto da prescrizione), soldi che vengono dalle 64 società offshore che il suo commercialista ha creato a sua insaputa. Poi dalle stesse società partono i soldi che il suo avvocato userà per comprare la sentenza che porta la Mondadori nella mani del Cavaliere, ma, beninteso, sempre di nascosto (lui, quindi, direbbe Ghedini, è solo l’<<utilizzatore finale>> della sentenza), ma il suo avvocato è stato condannato definitivamente per corruzione. Due volte.

    Sempre a sua insaputa, il capo dei servizi fiscali del suo gruppo paga almeno tre mazzette alla Guardia di Finanza e viene condannato. Criminale anche lui.

    Il suo partito lo ha fondato con Dell’Utri, condannato in via definitiva per false fatture e frode fiscale, prescritto per minaccia grave (delitto commesso) e condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.
    Il suo commercialista è stato condannato in primo grado per essersi venduto la testimonianza sulle società offshore. 
    Il fratello, indagato nella vicenda Simec per reatuncoli come falso in bilancio, truffa e corruzione, ha patteggiato un anno e nove mesi di galera.
    Il suo manager Carlo Bernasconi è stato condannato a un anno e quattro mesi per avere creato, ovviamente a sua insaputa, 10 miliardi di fondi neri.
    Mentre il suo consulente-commercialista, ora deputato, Massimo Maria Berruti è stato condannato a 8 anni per favoreggiamento per aver depistato le indagini su Berlusconi in merito alle società offshore.
    In tutto, alle ultime politiche, ha candidato nelle sue liste ben 15 condannati in via definitiva. Fra questi ci sono persino i suoi medici.
    Umberto Scapagnini è stato condannato in primo grado a 2 anni e sei mesi per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale. Mentre l’altro suo medico personale, Antonio Tomassini, oggi senatore, ha una condanna definitiva a suo carico a tre anni per falso.

    Berlusconi stesso può vantare due amnistie, due assoluzioni per autodepenalizzazione del reato e sei prescrizioni, ma che sia uomo legato al crimine non si può dire apertamente. Dunque non lo dico, capitelo tra le righe.
  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.42) 28 luglio 2009 23:03

    Interessante, ma non è la prima (prealtro è datata di sei anni). Ve ne sono molte altre, di diversi pentiti, concordi nelle loro testimonianze. Quella di Giuffré è fra le più complete perché collega le difficoltà di Cosa nostra, e quindi le richieste del papello, alle garanzie che assicurava Forza Italia, ai rapporti di Berlusconi con Mangano negli anni ’70. Giuffré ha anche raccontato (leggeremo nella prossima puntata) in modo preciso quali furono gli impegni che assunse Forza Italia con Provenzano, tramite Dell’Utri. Messi a confronto con quelli del "papello" e con le riforme realizzate in 15 anni, fanno venire qualche brivido. A chi non se lo aspetta.

  • Di Federico Pignalberi (---.---.---.145) 27 luglio 2009 16:38

    Sembra <<un estate romana in tono minore>>? Esatto! Per l’estate romana del 2009 sono stati stanziati dal comune un milione e mezzo di euro. Pochi? Sicuramente meno, dei 2 milioni e 20 mila euro dello scorso anno (praticamente come la giunta Veltroni nel 2007). Oltre il 25% in meno. Ottimo sesto senso. Complimenti.

    ps: Umberto Croppi, assessore alle politiche culturali del Comune di Roma, invece, non risente della crisi. Oltre alla sua poltroncina di assessore è anche direttore della Fondazione Valore Italia, un’ente creato nel 2003 per realizzare <<una sorta di museo per valorizzare le aziende italiane>> per cui sono stati elargiti oltre 14 milioni di euro. Oggi questa esposizione esiste solo su Second Life, ma a Croppi rende uno stipendio di 96mila euro l’anno.

    Di Croppi, <<giovane fascista che faceva politica nel Fuan e partecipava a manifestazioni e scontri>> (Claudio Sabelli Fioretti), si diceva, nel 2005, che sarebbe potuto diventare consigliere di amministrazione della Rai. Pericolo scampato. Ma perché è toccato cuccarcelo a noi?


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