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 Home page > Tribuna Libera > Corradino Mineo ci teneva tutti in ostaggio

Corradino Mineo ci teneva tutti in ostaggio

E nessuno finora se n'era accorto.

Pensare che l’Italia possa essere ostaggio di Corradino Mineo è una frase di una stupidità così sconcertante che si resta con il dubbio, serio, che sia stata inventata lì per lì da qualche furbacchione in vena di titoloni eye-catching (che significa colpire lo sguardo per acchiappare l’attenzione).

La stupidità di questa frase (questo concetto andrebbe ripetuto più e più volte) è così evidente e plateale che perfino uno come PG Battista sul Corriere non ha potuto fare a meno di stupirsi:

“Stupisce perciò che proprio Renzi, protagonista di una battaglia democratica nel Pd che lo ha portato ai vertici del partito e del governo, e dal 25 maggio anche con un formidabile consenso elettorale, si mostri così irritato dal manifestarsi di una minoritaria «fronda» contraria a un progetto di riforma del Senato peraltro ancora vago nei dettagli”.

E lo stupore di un Battista, così poco propenso a stupirsi di qualche magagna del governo in carica in nome di una stabilità sempre e comunque, la dice lunga.

Non c’è alcun vincolo di mandato per i parlamentari. Lo dice esplicitamente la Costituzione e le polemiche con Grillo e i suoi diktat agli eletti del M5S sono stati ampiamenti criticati e denunciati da ogni dove. Compreso il PD renziano.

“Se c’è un problema irrisolto – continua Battista - tra una segreteria plebiscitata e un corpo parlamentare eletto quando gli equilibri nel Pd erano altri, la soluzione non può che essere politica, senza scorciatoie disciplinari, messe al bando e bavagli preventivi”.

La cosa è ovvia e fa strano che qualcuno debba dirlo proprio a quel Partito Democratico che, a partire dalla primarie, ha dato qualche lezioncina di democrazia interna a molti (M5S in primis che si autoincensa quando parla di “consultazioni della base” e di “democrazia dal basso” anche se è chiaro a chiunque abbia voglia di vedere che nessuno ha mai potuto controllare i voti espressi, nel chiuso delle segrete stanze di Casaleggio & Co.).

L’arroganza della corrente maggioritaria del PD, quel carrozzone sul quale molti sono saliti in tempi recenti, guidato con la bacchetta da Renzi e le sue Renzettes, ha già dato un risultato davvero sorprendente in quel di Livorno.

Conosco personalmente l’anima anarchica, nel senso migliore del termine - cioè libera, libertaria e irriverente (quella espressa da quel genio di Cardinali fondatore della libera voce che si chiama Vernacoliere) - di questa città per averci trascorso gli anni dell’adolescenza (soggiornando più al mare che nelle aule di squola come si può vedere). Ritengo quindi con profonda convinzione che Livorno non sia “andata a destra”. Che sarebbe come aver cambiato in toto il proprio DNA.

Al contrario so bene, per conoscenza diretta, che il partito democratico si è comportato in quella città come se una qualsiasi opposizione, interna o esterna, non avesse il diritto “umano” di esistere.

Il che, a casa mia, si chiama autoritarismo. Che è roba ben diversa da autorevolezza.

Autoritarismo e stupidità vanno spesso insieme, non sono certo io il primo a dirlo. E questa sparata del Bomba ne è la dimostrazione più evidente.

Che l’Italia corresse il pericolo di finire ostaggio nelle mani di Corradino Mineo non è solo un’idiozia grossa come una casa; è, di più, il peggior regalo che il PD può fare a se stesso. E, forse, il migliore che può fare alla sinistra italiana.

Perché così si dà la possibilità che anche a Roma, come a Livorno, si aprano strade alternative a quel senso unico obbligatorio che si chiama Balena Bianca, seppur a macchie rosa.

Sempreché il M5S "di base" dia chiara dimostrazione di rompere i ponti con tutto quello che odora di destra.

 

Foto: Wikimedia

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.64) 15 giugno 2014 15:51

    Caro FDP
    Ho espresso parere favorevole al tuo articolo perché ritengo che metta a nudo una questione fondamentale : il diritto al dissenso e il dovere della responsabilità  .

    E qui non mi trovo daccordo con il tuo giudizio . E’ evidente il diritto della minoranza di esprimere la propria posizione , ma quando si raggiunge una sintesi è dovere di tutti gli appartenenti ad una forza politica sostenere l’azione che è stata indicata dalla maggioranza .

    Penso che tu come me hai vissuto gli anni in cui piccoli gruppi dissidenti su tutto (mi riferisco per es. ai vari Bertinotti ,Ferrero ,Rizzo ,Turigliatto ecc .) minavano maggioranze di governo , nel nome di principi magari anche condivisibili ma che comunque devono trovare una sintesi di mediazione quando si è inseriti in una forza politica . Altrimenti questo potere di ricatto determina la dittatura della minoranza sulla maggioranza .

    Quindi il Mineo di turno che vota in Commissione contro il proprio gruppo ,è del tutto legittimo che venga sostituito . Poi con tuttta una serie di arzigogoli con i quali definiva il suo disaccordo nell’ essere daccordo . Sono pratiche che devono finire , è personalismo , quando non doppiogiochismo ,gattopardismo .....
    Quindi va bene discutere , va bene il confronto e la sintesi , ma poi quando si è decisa una linea ,quella è e quella deve essere ,tanto più quando non sono in ballo principi etici o morali fondamentali (diritto alla vita ,pena di morte , aborto ecc... )
    Poi un conto è esprimere il proprio distinguo in sede di discussione parlamentare , che è un diritto sacrosanto legato alla mancanza del vincolo , altra cosa è farlo in una Commissione che deve esprimere un indirizzo da sottoporre all’approvazione del Parlamento e che segue un dibattito ed una decisione già deliberata come partito.
    Altrimenti , se non si accetta questo principio , ci si dimette .
    Per troppi anni in questo paese si è confuso il diritto democratico del dissentire ,con l’uso strumentale del dissentire per bloccare il corso democratico delle decisioni .
    Il risultato è l’empasse in cui ci troviamo .
     
    ciao

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 15 giugno 2014 17:19
    Fabio Della Pergola

    La riforma del Senato non è cosa di poco conto, Paolo. E mi pare che una discussione ben più ampia e meditata di quella in corso da un paio di mesi sia opportuna, valutando appieno anche le obiezioni delle minoranze. Tantopiù quando alcuni insigni costituzionalisti hanno avanzato molti dubbi sul progetto presentato. La logica del così o pomì su temi di questa portata mi sembra alla lunga ben più deleteria di qualche discussione extra. Oltretutto la Costituzione è chiara sul punto che nessun parlamentare è soggetto al vincolo di mandato e se non ce l’ha in aula perché mai dovrebbe averlo in commissione ? Critico il M5S su questo, lo stesso vale anche per il PD.

  • Di (---.---.---.40) 15 giugno 2014 17:20

    Il tuo ragionamento sarebbe corretto se fosse applicato ad una commissione di partito, ma questa è una commissione parlamentare, composta da parlamentari la cui prerogativa è di non avere vincolo di mandato. Una prerogativa che non viene sospesa dalla partecipazione alla commissione affari costituzionali. In altri termini il parlamentare in commissione deve rispondere solo alla sua coscienza, non al partito.

    Se vuoi l’iniziativa di Renzi contro Mineo testimonia una volta di più la degenerazione partitocratica che ha investito le istituzioni. Si da per scontato, infatti, che il parlamentare debba rispondere al partito in ogni circostanza, che abbia cioé un vincolo di mandato assoluto.

    Questa è la mentalità di Renzi, il riformatore. Ed è straordinariamente simile a quella di cui ha dato prova Berlusconi col suo partito padronale.

    Che riforme dobbiamo aspettarci dalla sinergia di questi due leader? La domanda è inquietante.

  • Di (---.---.---.139) 15 giugno 2014 20:39

    Se per questo bisogna anche che l’ala maggioritaria di una coalizione la smetta di imporre riforme indigeste a quella minoritaria, con la scusa che "dovete accettarle per forza altrimenti vi assumete la responsabilità di far saltare il tavolo", perché trovare un accordo presuppone anche il tener conto delle istanze critiche, invece di imporre il proprio volere al "socio di minoranza" perché altrimenti "vince Berlusconi". Tra parentesi giocando a cannibalizzare l’altrui elettorato, perché se c’è chi vota più a sinistra del Pd è perché vuole politica più sinistra del Pd. E un eletto di rifondazione, se proprio deve rendere conto del proprio operato, se proprio deve al di là del vincolo di mandato, non è certo ad un D’Alema che deve spiegare le cose, ma al proprio elettorato.


    Se uno vota rifondazione e non PD ci sarà un motivo: vuole che vengano rappresentate istanze diverse. E ha tutto il diritto, in quanto elettore, di vederle difendere.

    Il problema, per dirla alla Ricucci, è che spesso c’è chi vuole fare il frocio col culo degli altri, e non avendo i voti necessari per far passare una riforma, cerca di forzare gli alleati con ricatti vari, pretendendo i voti che non si hanno. Mi spiace, ma la politica è l’arte del compromesso e le prove di forza si fanno coi voti propri, non pretendendo quelli altrui.

    Comodo pretendere di trasformare Rifondazione nel PD, vero? Così gli si fregano gli elettori. Paolo, capisco il senso del tuo commento, ma esso presuppone buonafede e non giochi di forza da entrambe le parti. Sei sicuro sia stato così in passato? 
  • Di paolo (---.---.---.64) 15 giugno 2014 23:59

    Io non sono sicuro di niente ,credo poco alla buona fede , specie quando si tratta di politica .
    Tuttavia un metodo ci deve essere .
    In linea di principio una riforma basata su un accordo con Berlusconi è già di per se fonte di dubbi e di sospetti ; se poi il maggior proponente è Renzi , i dubbi raddoppiano .
    Quindi non voglio entrare nel merito se quella della Boschi sia una riforma giusta o meno , lascio il campo ai cultori della materia , a me interessa stabilire un principio :

    Se una maggioranza politica , espressione democratica della volontà dei cittadini , propone una riforma ,dopo 4 giorni di dibattito in aula in cui sono state recepite le osservazioni di tutte le minoranze (interne ed esterne) , e prende atto che le obiezioni di una minoranza interna sono tali da stravolgere il cardine stesso della riforma stessa , la maggioranza ha tutto il diritto di adottare provvedimenti idonei perché la riforma vada in porto . Compresa la sostituzione dei dissidenti se questi bloccano i lavori di una Commissione , peraltro con argomentazioni alquanto fumose .

    Non è né autoritarismo , né bieco decisionismo , è il principio cardine della democrazia . Se Mauro , Chiti , Mineo , Civati , Casson o chi per loro non sono daccordo ,amen .

    Di giochi e giochetti ,sopra e sotto banco , questo paese ne ha fin sopra i capelli e tutto è buono e argomentabile quando si tratta di bloccare gli ingranaggi .
    E difatti con questo abnorme esercizio del confronto ci ritroviamo un paese bloccato ,un paese che non decide mai su nulla .
    Semmai è da criticare il comportamento di una forza che detiene un pacchetto pari ad un quarto dei voti che non partecipa a dare un contributo alla riforma . Mi riferisco ovviamente al M5S . Spero che comincino a dare un apporto costruttivo e non solo a demolire.
    Dopo di ché vedremo cosa ne verrà fuori e poi saranno i cittadini a giudicare con il loro voto . Chi sbaglia paga , questo è l’unico controllo democratico possibile .

    • Di Persio Flacco (---.---.---.40) 16 giugno 2014 01:00

      Qui si intrecciano due questioni diverse: una è quella che sollevi a proposito della efficienza del processo decisionale nelle assemblee parlamentari e, più in generale, del meccanismo democratico; l’altra riguarda il merito della riforma del senato proposta dalla maggioranza renziana. Io credo sia bene tenere separate le due questioni.
      Mineo ed altri in commissione affari costituzionali ha sollevato dei dubbi circa la compatibilità costituzionale della riforma. In particolare sulla intenzione di trasformare il senato in una camera non elettiva stravolgendone la natura sancita dalla Carta. Beh, io penso che Mineo abbia ragione: qui sembra che tra Renzi e Berlusconi stiano facendo aeroplanini con le pagine della costituzione italiana. Mineo ha dei dubbi sulla compatibilità della riforma, fa parte della commissione preposta a valutare questa compatibilità; esprime questi dubbi secondo coscienza.

      Non sta bloccando il processo decisionale, sta offrendo un punto di vista differente da quello della maggioranza renziana, sta facendo il suo mestiere di senatore. In questo caso il dissenso su alcuni punti specifici è una opportunità positiva cogliendo la quale si può giungere ad una decisione migliore rispetto a quella proposta. La pluralità di voci in democrazia serve a questo: ad avere il più ampio ventaglio di punti di vista tra i quali scegliere o mediare. 
      In democrazia il dissenso, la varietà delle opinioni, sono una ricchezza non un ostacolo. Anzi: la loro esistenza è la condizione necessaria affinché vi sia democrazia.

      Quello che urta in questa spiacevole faccenda è che la maggioranza del PD ritiene che il dissenso sia un ostacolo in quanto rallenta la veloce attuazione di quanto precostituito all’interno del partito e con gli accordi tra leader.
      Questo tradisce una profonda ignoranza di cosa sia il processo democratico se non addirittura il disprezzo per esso. "Civati chi?" Ricordi? Che è come dire che la minoranza non conta nulla.

      La commissione affari costituzionali è un organo tecnico che delibera a maggioranza su questioni tecniche. Propone le sue conclusioni all’aula, comprese le posizioni minoritarie, e l’aula decide comunque se prendere in considerazione, e in che misura, sia il parere della maggioranza della commissione sia il parere della minoranza. Mineo non sta bloccando nulla nel processo democratico. Sta invece meritoriamente mettendo in discussione il diritto, di fatto accampato da Renzi, di considerare il Parlamento un ostacolo fastidioso alle deliberazioni prese dal partito e con gli accordi a due con Berlusconi.

      Se consideri la proposta di riforma della legge elettorale: con sbarramenti e premi di maggioranza studiati appositamente per tagliare fuori dal parlamento le minoranze fastidiose, e il venticello che si sta alzando in favore del presidenzialismo, l’estromissione di Mineo suona come un campanello di allarme sul futuro democratico di questo Paese.

    • Di (---.---.---.218) 16 giugno 2014 09:02

      Ciao Paolo, sono il commentatore di prima.

      Io non sono sicuro di niente ,credo poco alla buona fede , specie quando si tratta di politica .
      Tuttavia un metodo ci deve essere . 
      In linea di principio una riforma basata su un accordo con Berlusconi è già di per se fonte di dubbi e di sospetti ; se poi il maggior proponente è Renzi , i dubbi raddoppiano .
      Quindi non voglio entrare nel merito se quella della Boschi sia una riforma giusta o meno , lascio il campo ai cultori della materia , a me interessa stabilire un principio :

      Il problema è che, come si dice in Italia, fatta la legge trovato l’inganno. Nessun principio può garantire da fregature se chi lo deve applicare non fa altro che cercare cavilli per mandarlo sostanzialmente in vacca. Non esiste legge che tuteli dalla malagestione se chi viene eletto non ha a cuore il bene comune. E i principi diventano pericolosi, in tal senso, perché da strumenti di garanzia diventano lacciuoli per imbavagliare gli altri e facilitare il raggiungimento dei propri scopi. Strumenti utili al malaffare e non alla buona politica. So che non è il senso del tuo intervento, ma proprio per questo vorrei portare la questione su un piano di realtà, cioè analizzare i dati di fatto delle sue situazioni da te riportate.

      1) L’accordo Renzi-Berlusconi è partito dai parlamentari PD o è stato di fatto calato dall’alto? Hai ragione quando parli di minoranze politiche che non possono imporre il proprio volere a tutti, ma quale minoranza politica è più minoranza politica di un singolo che pretende di decidere per tutti non avendo i voti per farlo? Perché al di là del risultato elettorale, per fare le leggi in parlamento servono i voti dei parlamentari, non quelli delle europee. E soprattutto certe riforme indigeste erano precedenti alle consultazioni europee, eppure già imposte: se oggi Renzi può giustificarsi (male, a mio avviso) vantando di aver preso il 41% delle preferenze (da solo?), quando ha imposto la riforma di cui parliamo non aveva ancora maturato quel consenso, eppure già imponeva. Al di là dei voti che ha preso, quanti ne ha fatti perdere? Io sono un potenziale elettore del PD, come area politica, anche se non ho mai votato PD perché non mi piacciono certi giochini e derive che sono proprio rappresentate dal Renzi di turno. Per quanto mi riguarda, mr. 41% è uno dei motivi per cui mai voterei questa sinistra (?!). Detto questo, hai ragione Paolo, una minoranza politica non può bloccare gli altri, ma Renzi in parlamento non ha i numeri che vanta con le europee e non può imporre riforme concordate con un altro singolo a tutta l’Italia. In altre parole, il principio pur giusto da te richiesto NELLA PRATICA viene snaturato e diventa solo un modo per dire: "il pallone è mio e se non mi fate avere 6 rigori che non c’erano io me ne vado e non si gioca più". 

      2) Vecchie riflessioni su Rifondazione, DS etc etc... vedi, anche qui bisognerebbe entrare nel merito, perché Rifondazione non era una minoranza dell’attuale PD ma un altro partito, un alleato, che doveva rendere conto ai suoi elettori e non al D’Alema di turno, perché si era presentato con un proprio programma elettorale, seppur in una coalizione, diverso da quello di Rutelli, rappresentando altre istanze. Piegare gli eletti di rifondazione a votazioni impopolari per quell’elettorato, in nome del "fate cadere il governo e poi vince Berlusconi" è un modo molto furbo per fagocitare un partito e i suoi votanti. La politica si basa sulla mediazione e se la mediazione ha ragione di esistere all’interno del proprio partito (quel decidere la linea comune di cui parli tu) ancor di più è necessaria quando si deve trattare con alleati, cioè altro.

      Per intenderci, io sono favorevole al proporzionale. Trovo giusto che se rappresenti 18 italiani su 100 tu debba avere una rappresentanza parlamentare rapportata a questi numeri, invece di pretendere di imporre robe strane all’intera italia solo perché la tua schiera parlamentare è gonfiata in modo artefatto. 

      Il maggioritario era stato venduto come modo per garantire la governabilità e invece non solo ha fallito (perché le leggi non posso obbligare gli uomini a fare ciò che non hanno in animo di fare, se i nostri rappresentanti non hanno senso civico non sarà una riforma ad installarglielo nel cervello) ma ha portato a garantire il governo dei capi-partito sui singoli, specie con l’abominio delle liste bloccate.

      Si diceva che il maggioritario avrebbe portato alla fine della logica delle spartizioni, invece ha creato un sistema in cui la torta è solo mia e me la pappo tutta io perché non me lo puoi impedire, non hai i numeri. Ha portato ad un sistema in cui mediare ed esporre critiche è diventata una bestemmia, da gente che rema contro.

      Non parlo del principio del maggioritario, sia chiaro, ma dell’appplicazione italiana del maggioritario.

      Io trovo assurdo che due persone decidano le riforme costituzionali come fossero gli amministratori delegati di due aziende che stanno concludendo un affare. Se è così che deve funzionare l’Italia, ben vengano i Mineo.

      E sono anche contrario al principio del fare ad ogni costo. Piuttosto che una pessima riforma, meglio l’immobilità, si fanno meno danni. Quando si parla di certe cose, proprio perché si ragiona (all’italiana) in termini di principio, sembra sempre che si stia per partorire la riforma del secolo impedita dal cattivone di turno che rema contro, mentre nella gran parte dei casi dovremmo fare altarini di ringraziamento a chi si è opposto, se si entra nel merito delle proposte che si volevano imporre.

      Meglio niente di una pessima riforma. La costituzione non è una carta obsoleta di cui liberarsi con fastidio, ma qualcosa da difendere dalle pessime modifiche. E una riforma decisa da due persone è una pessima modifica per definizione, anche senza entrare nel merito.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 16 giugno 2014 09:09
      Fabio Della Pergola

      Sono d’accordo, per una volta, con Persio Flacco. Il che dovrebbe preoccuparmi, ma - a parte gli scherzi - il suo commento dà profondità a quello che nell’articolo era solo abbozzato. La discussione deve essere articolata e legittimamente aperta ad ogni contributo. E più è importante l’argomento tanto più ogni signolo contributo, anche quello del più insignificante rompipalle di minoranza deve avere il suo spazio e meritare la sua attenzione. I costituenti infatti sono stati attenti a garantire le minoranze: per quale motivo, sennò, sono riservati dei seggi alle minoranze linguistiche ? (tanto per dirne una).
       
      Ricordo a Paolo che i vari Turigliatto & Co. (ma anche Dini, Mastella ecc.) hanno usato il loro potere di veto per far collassare un governo o per motivi ideali o per motivi, è legittimo ipotizzarlo, ben poco ideali. Qui non mi pare che si parli di tenere per i cosiddetti né un governo né un partito che ha appena avuto il 41% di preferenze, ma solo del diritto di parola di una minoranza.

  • Di paolo (---.---.---.64) 16 giugno 2014 10:30

    Ma qui caro @218 , Persio , FDP ecc.. bisogna fare un po’ di chiarezza perché mi sembra che le vostre considerazioni possono essere condivisibili sul piano politico ma hanno nulla a che vedere con la vicenda in questione .

    Quando parlo di principio democratico mi riferisco al processo metodologico che deve portare a formulare una riforma .Buona o brutta poi lo decide il Parlamento e il rischi di incostituzionalità lo decide la Corte Costituzionale e non Mineo ,Chiti o Casson .
    Corradino Mineo è membro della Commissione Cultura ,chiamato a sostituire altro in Commissione Riforme . Tecnicamente era espressione della maggioranza in Commissione e come tale era richiesta coerenza con la decisione della maggioranza . Se aveva riserve doveva manifestarle prima e non accettare l’incarico .
    Bene ,il suo voto contrario era determinante ad impedire alla maggioranza di formulare la proposta di riforma in Parlamento .

    Questo lo ritengo un atto prevaricante il diritto sacrosanto di una maggioranza di poter formulare la propria proposta di riforma , da sottoporre al giudizio del Parlamento ,dopo un lungo confronto tra le diverse posizioni.
    Corradino Mineo e gli altri 13 contrari nel PD ,sono liberi di esprimere il proprio dissenso in sede di voto parlamentare .E’ un loro diritto che non viene messo in discussione.
    Purtroppo Mineo è caduto nell’antico vizio italico del trasformismo mascherato da questioni culturali o di principio che qui non c’entrano un fico .
    Qualunque altra interpretazione della vicenda ,a mio modesto parere , ha soltanto soltanto risvolti strumentali .

    P.S. x @ 218 . Che si tratti di minoranza interna di un partito o di minoranza di una coalizione deve sempre valere il principio di coerenza . Se non sei daccordo con la maggioranza te ne vai ,ma alla luce del sole .
    ciao

    • Di (---.---.---.218) 16 giugno 2014 11:29

      Ma qui caro @218 , Persio , FDP ecc.. bisogna fare un po’ di chiarezza perché mi sembra che le vostre considerazioni possono essere condivisibili sul piano politico ma hanno nulla a che vedere con la vicenda in questione .

      Guarda che le questioni Turigliatto etc etc le hai tirate in ballo tu, credo, a supporto della tua tesi. Forse mi sbaglierò, ma se non è partito da te di certo hai rilanciato il discorso in un tuo commento, al quale ho risposto. Tra parentesi il governo Prodi II non è caduto per un voto, ma a causa della sfiducia di ulteriori politici della maggioranza come Barbato, Mastella (c’era un’inchiesta in corso sulla moglie e non si era sentito tutelato, se non ricordo male), Dini, Fisichella, De gregorio. In altre parole, quote UDEUR, Margherita, Italia dei valori. Ma se ne parla sempre come della sinistra che ricattava il governo.


      Quando parlo di principio democratico mi riferisco al processo metodologico che deve portare a formulare una riforma .Buona o brutta poi lo decide il Parlamento e il rischi di incostituzionalità lo decide la Corte Costituzionale e non Mineo ,Chiti o Casson .
      Corradino Mineo è membro della Commissione Cultura ,chiamato a sostituire altro in Commissione Riforme . Tecnicamente era espressione della maggioranza in Commissione e come tale era richiesta coerenza con la decisione della maggioranza . Se aveva riserve doveva manifestarle prima e non accettare l’incarico .
      Bene ,il suo voto contrario era determinante ad impedire alla maggioranza di formulare la proposta di riforma in Parlamento .

      Questo lo ritengo un atto prevaricante il diritto sacrosanto di una maggioranza di poter formulare la propria proposta di riforma , da sottoporre al giudizio del Parlamento ,dopo un lungo confronto tra le diverse posizioni.
      Corradino Mineo e gli altri 13 contrari nel PD ,sono liberi di esprimere il proprio dissenso in sede di voto parlamentare .E’ un loro diritto che non viene messo in discussione.
      Purtroppo Mineo è caduto nell’antico vizio italico del trasformismo mascherato da questioni culturali o di principio che qui non c’entrano un fico .
      Qualunque altra interpretazione della vicenda ,a mio modesto parere , ha soltanto soltanto risvolti strumentali .

      P.S. x @ 218 . Che si tratti di minoranza interna di un partito o di minoranza di una coalizione deve sempre valere il principio di coerenza . Se non sei daccordo con la maggioranza te ne vai ,ma alla luce del sole .

      ciao

      Ma anche no. In Italia vige il divieto di mandato imperativo, perché i parlamentari rappresentano la nazione tutta e non il proprio orticello. Immagino che l’assenza di vincolo di mandato si estenda anche ai membri delle commissioni, in caso contrario vorrei leggere il regolamento interno che invece vincola un membro a dover votare non secondo coscienza, ma in base alle indicazioni del partito.

      Del resto ciò che tu asserisci è smentito proprio dalla possibilità che un membro della commissione possa esprimere parere sfavorevole mediante voto. Se fosse tenuto a conformarsi alla "maggioranza" non avrebbe senso il fatto che sia richiesto il suo voto e/o essere ostativo.

      In altre parole, il diritto di veto è sancito proprio nel fatto di poterlo esprimere. Se non ci si potesse opporre, come dici tu, non sarebbe necessario metterla ai voti.

    • Di paolo (---.---.---.64) 16 giugno 2014 12:26

      Stai mettendo sullo stesso piano il ruolo in una Commissione e quello nel Parlamento .
      Ma sono due cose diverse con ruolo giuridico diverso .

      Ripeto : Il Parlamento delibera , La Commissione approva la proposta da sottoporre al giudizio del Parlamento . Siamo su piani giuridici totalmente diversi .La Commissione è un ambito di confronto tra maggioranza (che indica i propri rappresentanti ) ed opposizione (idem ) , con potere propositivo ma non legiferante .
      Quindi se accetti di farne parte devi rispettare il ruolo assegnato , altrimenti tutto si trasforma in una melassa e viene meno il principio giuridico dei rispettivi ruoli .

      Purtroppo ,e questo era il mio riferimento più generale (ma che non c’entra nulla con la vicenda in questione ) alle vicende governo Prodi , da noi c’è la abnorme tendenza a mescolare i rispettivi ruoli per fini strumentali che spesso e volentieri poco hanno a che fare con problemi di coscienza , mentre viceversa siamo particolarmente latenti quando si tratta di senso di responsabilità nei confronti del paese .
      Questo è uno dei drammi del nostro paese , mettere sempre il proprio particolare o le proprie convinzioni davanti al bene comune .
      O cambiamo mentalità o non ne usciremo mai fuori . Corradino Mineo è espressione di questa mentalità che deve cambiare .
      Cosi’ la vedo io .

    • Di Persio Flacco (---.---.---.40) 16 giugno 2014 23:55

      << Questo lo ritengo un atto prevaricante il diritto sacrosanto di una maggioranza di poter formulare la propria proposta di riforma , da sottoporre al giudizio del Parlamento ,dopo un lungo confronto tra le diverse posizioni.>>

      Ti invito a riflettere su questo punto: la maggioranza parlamentare è tale solo dentro al Parlamento; non può esistere una maggioranza parlamentare fuori dal Parlamento.  Dovrebbe essere ovvio.

      Gli accordi, i patti tra leader palesi o occulti, le mediazioni che si formano tra forze politiche fuori dal Parlamento diventano maggioranza parlamentare se, e solo se, deputati e senatori liberamente, senza vincolo di mandato come garantisce la Costituzione, li fanno propri.

      Se così non fosse il Parlamento sarebbe esautorato dai partiti politici, come di fatto lo è.

      Ormai siamo talmente avvezzi a considerare normale lo strapotere dei partiti da non accorgerci nemmeno più quando questo prevarica le istituzioni e la stessa democrazia.

    • Di (---.---.---.41) 17 giugno 2014 19:14

      @Paolo, se fosse come dici tu il lavoro di una commissione parlamentare, composta da indicati di partito, non andrebbe messa ai voti perché i membri di detta commissione dovrebbero rilanciare al parlamento l’accettazione di eventuali proposte. Svolgere un mero ruolo propositivo.


      Il fatto che il lavoro della commissione debba affrontare un voto, che sia previsto, esprime proprio il diritto di critica. Se non fosse previsto, non sarebbe richiesto il voto, cioè il parere.

      Ciò ha un senso anche in termini "economici". Una commissione che proponga riforme indigeste per il parlamento, perennemente bocciate dallo stesso al quale si scarica ogni decisione, sprecherebbe tempo, soldi e risorse.

      Si spera che ciò che esca da una commissione parlamentare sia sufficientemente limato e ragionato da poter sperare di raccogliere un certo consenso in sede parlamentare.
  • Di (---.---.---.28) 16 giugno 2014 12:48

    Caro Paolo,

    io non sono d’accordo con te per gli stessi motivi che i commenti qui sopra spiegano bene. Senza neanche scendere nel merito, cioé che questa riforma è una schifezza concordata da due condannati, nessuno dei quali aveva (e non ha tutt’ora) una legittimazione per toccare la Costituzione.

    Lo scopo del mio commento è sottolineare il tuo doppiopesismo, che ritrovo in diverse gradazioni in molti commentatori quando si parla di Movimento 5 Stelle.

    Si accusa il M5S di essere autoritario, ma ricordo che le espulsioni fatte al suo interno erano determinate da infrazioni a un codice di comportamento che gli eletti avevano visto e approvato PRIMA di candidarsi. Mineo non sapeva, prima di candidarsi, che avrebbe dovuto reggere il secchio alle stronzate di Renzi. Come mai, Paolo, reputi il M5S odiosamente autoritario ma perdoni al PD un comportamento che ha nulla di democratico e molto di partitocratico?

    Detto questo, vorrei soffermarmi sulla tua idea dei processi decisionali in ambito democratico. Probabilmente vedi di buon occhio una legge elettorale maggioritaria, e il fatto che in nome della "governabilità" si calpesti la volontà degli elettori, e che il Senato diventi un part-time per gli amministratori locali, il tutto con il beneplacito di un piduista (se non due). Vedi di buon occhio che il partito di maggioranza prenda i voti a sinistra e poi faccia cose di destra (e PORCATE, di destra) perché è più importante governare (se così vogliamo chiamare il mero esercizio del potere) che rendere conto agli elettori. E’ questo che intendi per "assenza di vincolo di mandato"?

    In un tuo commento di questa pagina, vedo che scrivi che "se Civati non è d’accordo, amen". Sottoscrivo ma a modo mio: Civati e altri dovrebbero avere le palle sotto e separarsi, invece di mugugnare ma poi, "per senso di responsabilità", chinare il capo. Capisco che chi ha un mandato politico debba anche collaborare e uniformarsi, qualche volta o sovente, alla maggioranza. E’ per questo che un partito dovrebbe avere un’identità precisa; noi invece siamo avvezzi ai partiti-prostituti. Ci vorrebbero tanti partiti coesi e un governo che indirizza. Noi abbiamo pochi partiti con comportamenti da prostitute, e governi che calpestano la Costituzione un giorno sì e l’altro pure.

    Saluti a tutti, Gottardo

    • Di (---.---.---.100) 16 giugno 2014 15:47

      Si accusa il M5S di essere autoritario, ma ricordo che le espulsioni fatte al suo interno erano determinate da infrazioni a un codice di comportamento che gli eletti avevano visto e approvato PRIMA di candidarsi. 


      Peccato che il codice di comportamento firmato dai candidati sia in contrasto non solo con la costituzione, ma con lo statuto ufficiale dell’associazione 5 stelle, come da redazione del 12 marzo 2013, leggasi articolo 4, che recita testualmente "gli eletti eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandato" e dell’articolo 4 dell’atto costitutivo del movimento, registrato a Genova il 12/12/2012 n. 14154., che riporta la stessa clausola, come costituzionalmente ovvio.

      Il che significa che quel codice di comportamento non vale niente anche da un punto di vista interno al M5S e, se precedente alla stesura dell’atto costitutivo e dello statuto del M5S, è superato da documenti ufficiali successivi a firma di Beppe Grillo.

      Come la mettiamo, Gottardo?
  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 16 giugno 2014 18:31
    Fabio Della Pergola

    Infatti, sono in disaccordo con la sostituzione di Mineo proprio in coerenza con le mie critiche al M5S relative all’espulsione dei dissidenti. Pretendere l’adesione acritica ad ogni decisione maggioritaria non corrisponde né al dettato costituzionale né al dovere di rispetto delle minoranze. Non mi pare il caso di imputare ai pochi casi di minoranze critiche lo stallo del paese, che deriva da ben altri accordi e cointeressenze.

    • Di paolo (---.---.---.64) 17 giugno 2014 00:01

      Fabio , ma mi dici chi ha espulso chi ? C’entra nulla il caso Mineo con le espulsioni (dal partito ) del M5S . 

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 17 giugno 2014 01:02
      Fabio Della Pergola

      Ritengo che la sostituzione d’autorità di un parlamentare da una commissione equivalga nella sostanza all’espulsione d’autorità dei deputati del M5S dal loro gruppo parlamentare. Non nella forma ma nella sostanza in tutti e due i casi sono stati allontanati quegli elementi di disturbo che manifestavano spirito critico verso la maggioranza. Se si è critici verso gli uni non capisco perché non si possa essere critici verso gli altri. Tutto qui.

  • Di (---.---.---.185) 16 giugno 2014 19:51

    Tatticismi >

    Tra il maggioritario (Italicum) di Renzi ed il proporzionale (Democratellum) di Grillo non si coglie alcun margine di affinità.

    Per contro. Grillo non vuole essere del tutto “emarginato” dal percorso politico delle riforme istituzionali. Rischia di finire “strozzato” da un sistema bipolare fatto di coalizioni alternative.

    Renzi ha il pressante bisogno di incassare la prima lettura sulla sua riforma del Senato. Rischia lo “sfilacciamento” del patto di maggioranza.

    Ne deriva. Grillo e Renzi, incontrandosi, puntano a “canalizzare” (depotenziare) ogni malaugurato tentativo di convergenza tra le voci “dissidenti” del Parlamento. Per ragioni differenti, sia Grillo che Renzi vogliono dimostrare di tenere saldamente in pugno le redini della corsa.

    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce remore o limiti fino a …

  • Di paolo (---.---.---.64) 16 giugno 2014 23:56

    Mi dispiace il dover mettere in crisi Gottardo ma la storia della legittimità dei due condannati che discutono di riforme , a prescindere dal fatto che solo uno dei due ( Silvio ) è un pregiudicato sta ,tra poche ore ,per estendersi ad un altro pregiudicato ( Grillo ) .

    Io sono francamente sorpreso nel constatare che persone intelligenti e culturalmente preparate non riescano a distinguere il "merito " della riforma , che è in capo al legittimo convincimento del singolo parlamentare , con "il metodo procedurale " con cui si presenta a giudizio una riforma che viceversa è rigorosamente regolamentato nei rispettivi ruoli ( anche con distinzione tra tipologie di commissioni) e non prevede la discrezionalità del singolo ma la coerenza con la parte proponente (maggioranza ) o controparte (opposizione ) .

    Poi c’è la questione sollevata , che trovo in verità un po’ speciosa , della legittimità che si accordino direttamente due capi politici (o tre ) . Il punto è che ,piaccia o meno , questi "capi " politici sono espressione di forze politiche legittimate dal voto popolare ,ergo per via transitiva sono loro stessi legittimati .Ed è inutile esercizio tentare di minarne la valenza perché semplicemente non si condivide il loro profilo. Tali sono e tali rimangono .

    Perché se non si accetta il principio della rappresentanza ,c’è solo una strada alternativa e democratica : il referendum popolare .
    E sottoporre a referendum una materia di questo genere sarebbe pura follia , oltre a deresponsabilizzare chi invece è pagato lautamente per assumersi le responsabilità delle scelte.

  • Di paolo (---.---.---.64) 17 giugno 2014 08:23

    Mi sono dimenticato di salutare tutti. Lo faccio ora .

  • Di (---.---.---.237) 17 giugno 2014 09:35

    Paolo,

    non riusciamo a capirci su un punto. L’assenza di vincolo di mandato sancisce la libertà del rappresentante nell’esercizio delle funzioni a cui è stato delegato.

    Nel momento in cui s’espelle un delegato da un movimento o partito politico, non s’invalidano le sue funzioni: l’espulso continuerà a fare esattamente quello che faceva prima. Quindi il M5S, quando ha espulso qualcuno, l’ha fatto nel pieno rispetto delle regole, sue e Costituzionali (senza contare che l’espulsione di un grillino prevede più di un grado di giudizio, non basta il Renzi di turno).

    1: il M5S HA RISPETTATO TUTTE LE REGOLE

    Nel momento in cui si toglie l’incarico affidato a un parlamentare, GLI SI TOLGONO LE FUNZIONI che gli erano state affidate. Nel caso specifico di Mineo, c’è un regolamento preciso, che prevede tre casi in cui è possibile revocare quella carica. GUARDA CASO, non si trattava di nessuno dei tre casi, ma Mineo è stato esautorato ugualmente. E’ stato un atto politico in contrasto con il regolamento. 

    2: Il PARTITO DEMOCRATICO NON HA RISPETTATO LE REGOLE

    Come la mettiamo, Paolo? Ho l’impressione che la tua idea di democrazia sia alquanto peculiare. Nella situazione attuale, se c’è qualcuno che democratico non è, si tratta di Renzi. Purtroppo, tutti i suoi tirapiedi e i tutti i senza-palle e i tutti i quaqquaraquà del PD vanno messi sullo stesso piano suo. Ciò che scrivo è incontrovertibile, Paolo, basta poco per capire che è così.

    Mi sembri poi imbottito dell’ideologia partitocratica quando dici che Renzi non è condannato. Questa presunzione d’innocenza non va tirata oltre il limite. E’ come dire che il processo in primo grado non conta niente. Allora non facciamoli più, tanto non contano niente. Ma se non c’è il primo grado, quello che ora è il secondo grado non vale più niente, e alla fine anche la Cassazione non conta più niente. Renzi è stato condannato in primo grado e ha pure un altro processo in calendario, mi pare a ottobre. Nei Paesi seri basta dimenticarsi di pagare il canone televisivo per far dimettere IL PRIMO MINISTRO, mentre da noi devono passare dieci o quindici anni per fare tre gradi di giudizio, e il condannato ce lo troviamo tra i piedi a riscrivere la Costituzione. Io sono schifato da questo modo di pensare. E anche Renzi non è messo bene: altro che non pagare il canone (piccolo danno erariale), Renzi è stato condannato per importi assai maggiori.

    La legittimazione del voto popolare semplicemente non esiste, nè per Renzi nè per Berlusconi. Renzi presiede il Consiglio ma il suo predecessore NON E’ MAI STATO SFIDUCIATO DAL PARLAMENTO, e questa è una regola scritta, vattela a leggere visto che ti piace essere ligio alle regole (ma solo quelle che vuoi tu). Letta è stato defenestrato da un ente privato che si chiama PD. Berlusconi è interdetto dai pubblici uffici e non è candidabile, i voti che aveva preso non sono legittimi (a meno che tu voglia considerare legittimi i voti dati a qualcuno che non può candidarsi).

    Le tue parole sul principio di rappresentanza sono vane e fallaci. La rappresentanza sussiste quando un portavoce è fedele alle promesse fatte, altrimenti si chiama tradimento. Puoi sostenere tu che Renzi stia mantenendo le promesse fatte? Cose del tipo "Berlusconi game over" ed "Enrico stai sereno"? Cose come "Ci metto la faccia: riforma entro maggio se no me vado"? Nota il parallelo con Grillo, che faceva discorsi simili da un palco in un comizio, non in una conferenza stampa in una sede istituzionale DELLA REPUBBLICA, e soprattuto non è IL PRIMO MINISTRO. Renzi è indifendibile, e le persone normodotate di intelligenza e cultura, come te e me (ma comincio ad avere dubbi su di te) dovrebbero prenderne atto e per lo meno criticarlo, invece di girare la frittata con discorsi che si contraddicono da soli. Parli di referendum popolare come di una follia su questa materia (stiamo parlando di Senato)? Ma l’hai letta la Costituzione? Pare di sì? Quale maggioranza ci vuole per modificare la Costituzione? E se non si raggiunge quella maggioranza CHE COSA SI DEVE FARE? Per caso un referendum o no?

    Sei un piddino della peggior specie senza neanche saperlo.

    Ciao,

    Gottardo

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 17 giugno 2014 10:10
      Fabio Della Pergola

      Non entro nel merito del dibattito altrui, ne ho abbastanza dei miei, ma non posso fare a meno di notare come arrampicarsi sugli specchi per difendere l’indifendibile raggiunga livelli a volte perfino comici.

      Nel caso di Adele Gambaro, la parlamentare si limitò a criticare, come fa ogni persona adulta abituata a un normale dibattito, alcune esternazioni di Grillo "Stiamo pagando i toni e la comunicazione di Beppe Grillo, i suoi post minacciosi, soprattutto quelli contro il Parlamento” vedi http://www.ilfattoquotidiano.it/201... Che, fra l’altro è la stessa spiegazione che il M5S alla fine si è dato per capire la debacle elettorale. In questo caso sarebbe interessante capire quale sia il regolamento interno che prevede il divieto di analisi di una sconfitta elettorale (eravamo dopo le amministrative) e l’opportuna critica alla prassi fin lì seguita.

      Nel caso dell’espulsione del senatore Campanella (o era Bocchino ?), ne ho parlato qui http://www.agoravox.it/Espulsi-a-Ci... sarebbe interessante sapere come mai, dal momento che il meet up di Palermo si era pronunciato a maggioranza contro l’espulsione, l’espulsione stessa è avvenuta lo stesso dopo una votazione dei parlamentari che a rigor di logica non dovrebbero/potrebbero, secondo il regolamento interno del M5S se non mi sbaglio, scavalcare le decisioni della base (sennò che senso ha parlare di democrazia "dal basso"?).

      E si potrebbe continuare. Ma per me questa discussione finisce qui. Saluti a tutti.

  • Di paolo (---.---.---.64) 17 giugno 2014 11:02

    Io non capisco francamente come fa Gottardo ad infilare una moltitudine di sciocchezze catastrofiche che lasciano di sasso . Se questo è lo standard medio dell’elettore grillino è meglio che Renzi rinunci in anticipo a discutere di riforme con gente cosi’ .Caro Gottardo :

    1° ) Il termine "pregiudicato " si attaglia ad uno che ha ricevuto una condanna penale in via definitiva e non chi ha subito (anche in via definitiva ) una condanna amministrativa . Quindi Renzi non è un pregiudicato .Altrimenti tutti quelli che ricevono una sanzione amministrativa sarebbero dei pregiudicati inseriti nel casellario (diciamo almeno metà paese ).

    2° ) Se sei un parito rappresentato in Parlamento , come nel caso del M5S , non valgono le regole interne , ma quelle previste dal Dettato Costituzionale . Questo è il motivo per cui Grillo non vuole modificare lo statuto padronale e non democratico del M5S e questo è anche il motivo per cui il M5S non aveva alcun diritto a ricevere il rimborso elettorale , malgrado la indegna sceneggiata della rinuncia messa in atto .
    Sta di fatto che il M5S ha espulso ,il PD no .

    3°) La commissione riforme è una commissione permanente , nulla a che vedere con i regolamenti assegnati alla commissione vigilanza (vedi RAI ) , per cui non valgono le tre regole che cita Gottardo . Sono materie diverse.

    4° ) Il subentro di Renzi a Letta è criticabile da un punto di vista etico-morale e della metodologia ma è legittimamente consentito . Una maggioranza può decidere di cambiare il premier senza aprire una crisi di governo , a meno che la maggioranza non venga sfiduciata dal Parlamento ( cosa che non è avvenuta ) .Inoltre Renzi alle primarie del PD ,poi vinte da Bersani , aveva raccolto il 40 % dei voti ( Letta no ) .

    Il resto del commento di Gottardo è uno sfogo intriso di sacro furore grillesco al quale ritengo inutile rispondere .
    Mi chiedo tuttavia se nel frattempo Gottardo si è accorto che il suo santone sta modificando il Vangelo del M5S . Invito pertanto Gottardo a consacrarsi con i nuovi comandamenti .

    Infine continuo ad essere sbigottito nel constatare che l’indegna manfrina messa in atto da Mineo e soci , non era affatto crisi di coscienza , ma tradizionale tentativo coercitivo . Vecchio strumento della vecchia politica che consentiva ad un pirlotto qualsiasi di bloccare un intero paese sulla base delle sue mestruazioni intellettuali o per fini personali .I famosi aghi della bilancia .
    Diceva un consigliere furbacchione e senza scrupoli del mio Comune . Ci sono quaranta consiglieri ,venti di qua e venti di là ,io spero di essere il 21- esimo !!! Capito ?!!!!
    ariciao

  • Di (---.---.---.237) 17 giugno 2014 13:23

    Non ho tanto tempo da perdere. Il danno erariale si configura per soggetti che ESERCITANO la pubblica amministrazione (quindi non metà degli italiani), e il tipo di reato può essere contemporaneamente contabile, civile e penale. Quella di Renzi non è stata una mera sanzione amministrativa, ma un vero processo (e la richiesta di danni era in origine di più di due milioni di euro - noccioline). Il termine "pregiudicato" significa "già giudicato colpevole", come in effetti è successo. Poi, tu puoi usare i vocaboli con l’elasticità tipica dell’italiano: puoi dire che Berlusconi è un padre della patria, Renzi un verginello santo e Mangano "un eroe". A modo tuo avresti pure ragione.

    Lascia perdere il sacro furore grillesco, detto da te non mi tocca, e non sono in crisi per niente. Non c’è nessuna modifica al vangelo, se una forza politica ha un progetto di legge elettorale la propone, solo per Paolo si fanno le leggi per lasciarle nel cassetto (e indovina chi è che fa le leggi e le lascia nel cassetto).

    Ciao,

    Gottardo

  • Di paolo (---.---.---.64) 17 giugno 2014 15:17

    Gottardo , " Pregiudicato " in termini giuridici e non nel significato etimologico del termine .
     . Una condanna in sede civile non comporta l’iscrizione sul Casellario Giudiziario , che è appunto l’albo di chi ha avuto condanne penali definitive .Basta , mi arrendo , chiudo .
    Saluto FDP e tutti gli altri ,ovviamente Gottardo compreso.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 17 giugno 2014 16:00
      Fabio Della Pergola

      Paolo è esausto.... ! smiley

      Comunque noto che i commenti ai miei articoli sono sempre un numero spropositato. Lo prendo come un apprezzamento, senza nulla togliere alla validità dei commentatori.

      Un saluto a tutti anche da parte mia.
      FDP

    • Di (---.---.---.237) 17 giugno 2014 16:13

      Va beh, volano i saluti e mi associo.

      Ma vedo che Paolo ha messo altra carne al fuoco (un altro articolo). Cercherò di evitare di usare le parole secondo il loro significato primordiale, visto che ora s’usa essere politically correct e quindi ammetto che Renzi è "diversamente democratico" come Berlusconi "diversamente contribuente".

      Gottardo

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.152) 17 giugno 2014 16:21
    Fabio Della Pergola

    Come Farage "diversamente xenofobo" e Grillo "diversamente megafono". Ciao.

  • Di (---.---.---.41) 17 giugno 2014 18:59

    Boh, io vorrei dire un po’ di cose sparse.


    Nel casellario giudiziale vengono iscritte condanne penale passate in giudicato, ma anche alcuni provvedimenti di natura amministrativa o civilistica. Non so se si tratti del caso di Renzi, non è questo il punto, ma ad onor del vero nel casellario giudiziale non vengono annotate solo condanne penali. Giusto per chiarezza.

    Il fatto che un comportamento, come dice Gottardo, può avere rilevanza contemporaneamente civilistica, penale e amministrativa ci sta. Ma ciò non trasforma una sentenza in sede civile in una penale, per far ciò serve che un fascicolo iscritto nel registro degli indagati venga trasmesso al dibattimento, si abbia una sentenza di primo grado di fronte ad un collegio di giudici dibattimentali, poi di d’appello e infine di cassazione penale.

    Altrimenti potremmo dire che chiunque abbia perso una causa civile che può avere rilevanza penale è un pregiudicato.

    Tipico esempio che smonta il teorema: se una persona danneggia pubblicamente la mia reputazione posso chiedere i danni in sede civile o intentare una causa in sede penale per diffamazione. Nel primo caso devo dimostrare di aver subito un danno e quantificarlo, nel secondo devo dimostrare che quanto affermato sia diffamatorio, cioè falso. Non che mi abbia semplicemente danneggiato, ma che quanto detto corrisponda al falso. Se non sbaglio questa differenze esiste ed è forte: in sede civile si può essere condannati per aver infangato l’altrui reputazione senza entrare nel merito, per il solo fatto di aver procurato un danno di immagine anche se ciò che si afferma è vero, mentre in sede penale bisogna dimostrare che le diffamazioni abbiano ragione di essere o meno, vere o false, si entra nel merito.

    Non è proprio la stessa cosa.

    E soprattutto, in sede civile in genere è tizio contro caio, mentre in sede penale è lo stato contro tizio, con caio che è parte offesa. Parlare di processi tourt court, mescolando piani diversi è un po’ confusionario.

    Senza entrare nel merito della condanna di Renzi, della sede e del tipo, mi sembra che si faccia un grosso calderone.
    • Di (---.---.---.41) 17 giugno 2014 19:03

      Aggiungo: potrei sbagliarmi, ma mi sembra che lo status di pregiudicato non sia contemplato nel codice di procedura penale.

    • Di (---.---.---.237) 17 giugno 2014 19:52

      Sono d’accordo su tutto. Ma l’ho scritto prima: ho usato la parola pregiudicato nell’accezione pura, con volontà anche provocatoria visto che Berlusconi è rimasto "non pregiudicato" per diversi anni (il tempo intercorso tra il primo giudizio e la Cassazione), eppure era un delinquente lo stesso. Ma pienamente rispettato da molti, in virtù di questa "non pregiudicatezza". Mah. Potenza delle parole.

      Saluti,

      Gottardo

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