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Iaia Leone

Iaia Leone

 
"In quel mondo [quello della nascente scienza moderna agli albori del '600, ndr] ogni affermazione deve essere “pubblica”, cioè legata al controllo da parte di altri, deve essere presentata e dimostrata, discussa e soggetta a possibili confutazioni. In quel mondo ci sono persone che ammettono di avere sbagliato, di non riuscire a dimostrare ciò che intendevano dimostrare, che debbono arrendersi alle evidenze che altri hanno addotto. In quel mondo si teorizza che il modo di comportarsi, nelle contrapposizioni e nelle discussioni, debba essere severo verso gli errori, ma cortese verso le persone." -Paolo Rossi, Il tempo dei maghi-

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  • Primo articolo giovedì 03 Marzo 2012
  • Moderatore da sabato 03 Marzo 2012
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Ultimi commenti

  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.151) 2 aprile 2015 09:48
    Iaia Leone

    Considerando che ho già 28 anni e mi dedico a tutt’altro, direi che sarebbe da sprovveduta pensare di essere un’aspirante giornalista. 

    Solitamente pubblico contenuti su temi di storia e divulgazione della scienza.Questo sulla Lucarelli è un divertissement, nulla di più. 

    Non capisco per quale motivo un giudizio negativo su un personaggio pubblico debba per forza dipendere da ’rancore personale’. Per cosa dovrei essere ’rancorosa’ verso la suddetta? Mi aiuti a capire. 

    Infine: posto che per sapere che l’articolo è tra i primi risultati su Google, lei deve aver inserito come parola chiave ’Selvaggia Lucarelli’ (è il suo agente??) e questo non le rende molto onore, immagino che dipenda da AgoraVox. 
  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.56) 13 marzo 2015 22:22
    Iaia Leone

    Grazie del commento. Lei ha ragione nell’osservare che vaccino e omeopatia si basano sullo stesso principio, è una riflessione che ho fatto anch’io giusto stamattina, discutendo in altra sede della notizia sul Corriere. La devo però contraddire su un dettaglio storico. In realtà, il primo vaccino che fu utilizzato è quello contro il vaiolo ed è di molto precedente alle teorie di Hahnemann. Le prime inoculazioni furono effettuate già nella prima metà del Settecento, con pus umano e con percentuali di successo non altissime, poi a fine Settecento (1798) si passò al cow-pox di Jenner, che portò a una maggiore efficacia e a una minore mortalità. Gli studi di Hahnemann compaiono invece nei primi decenni dell’Ottocento. 

  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.38) 5 giugno 2014 09:23
    Iaia Leone

    Ovviamente, con l’espressione "anche considerando la sua storia, storia molto recente, tra l’altro", mi stavo riferendo alla storia della psichiatria. Le pare che io possa andare sul personale di qualcuno che neanche conosco -non ci andrei in ogni caso, anche se la conoscessi- ?? 

    Comunque: la rivista me la leggerò. Ho letto la lettera di Artaud a cui si ispira il sito e mi pare che riconosca e sottolinei principi oggi condivisi dai più. Nel 1925 non era così, ma riproporre le stesse critiche adesso non ha poi così tanto senso. La psichiatria, come ogni scienza, ha la sua storia: non sono qui a voler negare gli errori, gli sbagli o il problema (culturale, prima ancora che scientifico) dei manicomi (le consiglio la lettura del libro ’Liberi tutti’, di Valeria Paola Babini). La psichiatria, allo stesso modo della medicina, della fisica, della chimica, è in continua evoluzione e perfezionamento e con ogni probabilità nemmeno sarà mai perfetta -è fatta da uomini, sa com’è. Il punto è che, se si approda a un anti-psichiatrismo tout court si rischia di sconfinare in generalizzazioni che non fanno bene a nessuno, né alla riflessione in sé, poiché smette di essere costruttiva, né ai pazienti, perché per quanto si possa essere scettici (io la sono poco, lei un po’ di più) è doveroso riconoscere che patologie prima invalidanti ora vengono curate, grazie a un utilizzo sempre più mirato e adeguato di psicofarmaci e affini. 
    Per quel che riguarda le bibliografie, le fonti, i dati, le ricerche, è sufficiente entrare in una qualsiasi biblioteca, libreria o archivio online, per trovare i manuali del caso. 
  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.33) 3 giugno 2014 17:54
    Iaia Leone

    Beh, andiamo per gradi.


    Nel video che mi ha linkato, la tesi sui complotti che non esistono riguarda il versante socio-politico, quindi non trovo punti in comune con gli argomenti da me trattati. 

    Poi, un lavoro anti-psichiatrico parte già da dei presupposti dati per certi. Perché una critica della psichiatria (anche considerando la sua storia, storia molto recente, tra l’altro) deve per forza essere un’anti-psichiatria? Questo è il passaggio che non capisco.

    Infine, per quanto riguarda le prove e le testimonianze sui microchip: io penso che lei sbagli a dire che bisognerebbe chiedere all’autore dell’articolo, nel senso che la prima cosa da fare guardando un documentario o leggendo un testo è andare a vedere la bibliografia, le fonti e i dati su cui si fonda, altrimenti come facciamo a essere sicuri della sua attendibilità? Sulla base di che cosa lei dà ragione all’autore che afferma ’è assodato che vengano iniettati dei microchip sotto pelle’?
  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.33) 3 giugno 2014 13:01
    Iaia Leone

    Ho letto la trascrizione integrale del video, a questo link . Non ho ben capito qual è il legame con il mio articolo. In ogni caso, credo anch’io che etichettare vari atteggiamenti come ’complottisi’ non abbia senso alcuno, anche se ormai è un termine che per comodità e convenzione si usa, indicando così una serie di teorie, accumunate dall’obiettivo di invalidare un qualche sistema di verità accettato dai più.

    Ma il passaggio, in cui si dice che ormai si sa che vengono iniettai microchip sotto-cutanei, su quali prove o testimonianze si basa?

    Grazie,

    ia

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