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 Home page > Tribuna Libera > L’omeopatia non funziona. Molti la confondono con la fitoterapia.

L’omeopatia non funziona. Molti la confondono con la fitoterapia.

Arriva la notizia che, secondo uno studio australiano, l'omeopatia è inefficace. Molti la difendono, ma spesso la confondono con la fitoterapia. 

Il Corriere della Sera titola così: "Report australiano: «Omeopatia inefficace in ogni malattia»". Secondo uno studio condotto dal National Health and Medical Reseach Council, organismo australiano per la ricerca medica, i preparati omeopatici sarebbero equivalenti all'acqua zuccherata. Niente di nuovo. 

Ovviamente, in tanti si sono pronunciati a sfavore dell'indagine e l'articolo riporta le voci di medici omeopati che sostengono non si tratti di uno studio scientificamente attendibile.

Ma al di là della notizia in sé, quel che è più interessante sono le reazioni dei lettori. In coda al post pubblicato su Facebook dalla testata nazionale, si è subito sviluppata una lunga diatriba tra chi scrive "lo avevo detto" e chi risponde "su di me funziona" e ancora diverbi tra i "guarda dove arrivano gli interessi delle case farmaceutiche" e l'obiezione "beh, pure multinazionali come la Boiron qualche ritorno economico lo hanno". 

Quello, che più stupisce, è che la maggior parte di coloro che si schierano a spada tratta a favore dell'omeopatia, non sanno cos'è. Per sostenere che i preparati omeopatici funzionano, si argomenta con frasi del tipo "i miei nonni si curavano con la malva", "l'echinacea è efficace", "io uso estratto di mirtillo per la cistite", e così via. Vero, verissimo. Ma sono tutti fitoterapici e con l'omeopatia non c'entrano nulla. 

La fitoterapia (dal greco phytón-pianta e therapéia-cura) è l'antenata della farmacologia odierna, che sviluppa in laboratorio medicinali basati sui principi curativi di piante, erbe e fiori. Non solo. Tinture, decotti, estratti sono tutti rimedi dalla storia antichissima, sopravvissuti al vaglio della scienza e della sperimentazione moderna e alle radici della medicina come la conosciamo noi oggi. Nessuno sostiene che non funzionino, anzi. 

Ma l'omeopatia è tutt'altra cosa: il termine deriva dalle parole greche omos-stesso e pathos-malattia, sofferenza. La disciplina, fondata dal medico tedesco Samuel Hahnemann a fine Settecento, si basa sul principio di similitudine del farmaco, secondo cui ogni patologia va curata con quella sostanza che, in un soggetto sano, provoca la stessa sintomatologia presentata dal malato. Somministrando al paziente questa sostanza a basse dosi, si stimolano le difese immunitarie del corpo, portandolo a guarigione. E le sostanze sono tra le più disparate: non solo pulsatilla e calendula, ma anche zinco, fosforo, oro, carbonato di calcio, cloruro di sodio (sale da cucina), zolfo ecc. ecc. 

Sull'efficacia o meno dell'omeopatia si è discusso ampiamente. I problemi principali sono due: le diluizioni a percentuali bassissime del principio attivo, che fanno sì che il preparato sia costituito sostanzialmente di acqua (e difatti uno dei pilastri della terapia omeopatica è la memoria dell'acqua); l'impossibilità di distinguere l'efficacia del rimedio omeopatico da quella di un comune placebo (succede anche con i farmaci tradizionali, durante i trials in doppio cieco, e, se succede, il farmaco non viene commercializzato). 

Ultima cosa: molti preferiscono i farmaci omeopatici perché non hanno effetti collaterali. Anche questo dovrebbe insospettire: solitamente, qualcosa -qualsiasi cosa- che non ha effetti collaterali, non ha effetti tout-court. E per ribadire la differenza con la fitoterapia, urge ricordare che invece erbe e simili hanno molti effetti collaterali, se non si usano nelle giuste dosi e con un'adeguata competenza. 

In conclusione: si può discutere e riflettere su cosa voglia dire curare, su cosa sia un farmaco e su come, ognuno di noi, possa o non possa decidere lquali terapie assumere. Ma almeno si tenga ben presente la differenza sostanziale, abissale, incolmabile tra omeopatia e fitoterapia, e non si difenda una pensando sia l'altra. 

Immagine: Wikipedia

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.169) 13 marzo 2015 21:30

    Io non perderei tempo a discutere sulla validità o meno dell’omeopatia, però vale la pena di fare almeno un paio di considerazioni.

    Hannemann ha certamente "toppato" , nel senso che le sue medicine omeopatiche non funzionano; ma la sua ricerca di un metodo alternativo era fortemente motivata dal fatto che allora i medici ammazzavano alla grande i loro pazienti con purghe e salassi: la metafora dominante era che che il "male" o il "maligno" fosse entrato nel paziente e che lo si dovesse far uscire. Probabilmente anche la preistorica trapanazione cranica aveva analoghe fondamenta, anche se qualche -rara- volta potrà essere servita davvero, abbassando la pressione endocranica. Si può dire che allora Hannemann, curando omeopaticamente invece che tradizionalmente ha salvato dei pazienti, mentre oggi l’omeopatia lascia morire pazienti che potrebbero invece essere curati efficacemente.

    Hannemann in realtà ci ha anche "colto", perchè dopo di lui sono stati scoperti i vaccini che, sostanzialmente, funzionano secondo il suo principio omeopatico.

    Qui io aggiungerei una terza considerazione di tipo però antropologico e culturale.

    Ci sono persone che rifiutano i vaccini perchè credono che possano portare le malattie, ad esempio l’autismo, "dentro" il paziente (e ci risiamo!) .
    La cosa interessante è che questa tipologia di "credenti" è fortemente sovrapponibile con la tipologia dei "credenti" nell’omeopatia: non si rendono conto del fatto che proprio i vaccini siano l’unico successo della teoria omeopatica!

    Per onestà va detto che è bene avere anche delle diffidenze nei riguardi dei vaccini: non per la vaccinazione come teoria (e che ovviamente in pratica comporta sempre un minimo di rischio) , ma per il nefasto influsso che le big pharma hanno sulle ricerche mediche e soprattuto sulla loro diffusione. Come conseguenza della carente indipendenza della ricerca e della medicina, c’è effettivamente un certo rischio di vaccinarsi non per stare meglio ma per far stare meglio l’industria farmaceutica, come è successo per le influenze aviarie e suine. 

    Aggiungerei che negli anni 50 e 60 la ricerca mondiale contro il cancro è stata fortemente sviata nella ricerca del virus del cancro, che -se trovato- avrebbe prodotto gran profitti con la vaccinazione, mentre è stata sottostimata l’importanza e quindi la ricerca dei mutageni e dei cancerogeni.

    Un’ultima osservazione: va di moda sostenere che non esiste un vaccino contro le malarie perchè sono le malattie dei poveri. E’ verissimo che si ammalano soprattutto i poveri, ma i vaccini antimalarici, se trovati, garantirebbero comunque gran profitti.
    Chi sostiene queste teorie non conosce e non capisce la differenza fra un virus e un batterio, fra questo e un organismo eucariota, quindi crede che produrre un vaccino antimalarico sia cosa equivalente a produrre un vaccino antinfluenzale.

    GeriSteve

  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.56) 13 marzo 2015 22:22
    Iaia Leone

    Grazie del commento. Lei ha ragione nell’osservare che vaccino e omeopatia si basano sullo stesso principio, è una riflessione che ho fatto anch’io giusto stamattina, discutendo in altra sede della notizia sul Corriere. La devo però contraddire su un dettaglio storico. In realtà, il primo vaccino che fu utilizzato è quello contro il vaiolo ed è di molto precedente alle teorie di Hahnemann. Le prime inoculazioni furono effettuate già nella prima metà del Settecento, con pus umano e con percentuali di successo non altissime, poi a fine Settecento (1798) si passò al cow-pox di Jenner, che portò a una maggiore efficacia e a una minore mortalità. Gli studi di Hahnemann compaiono invece nei primi decenni dell’Ottocento. 

    • Di GeriSteve (---.---.---.8) 14 marzo 2015 12:29

      Grazie per la correzione: alla mia età non dovrei più fidarmi della mia memoria ma verificare sempre...

      La sua precisazione apre una altra questione: anche se io non ho mai letto niente in materia, non è che per caso Hahnemann ha elaborato la sua teoria omeopatica proprio a causa dell’efficacia dei primi vaccini?

      Mi sembra di capire che lei si occupa di storia della medicina: forse varrebbe la pena di indagare.

      GeriSteve

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