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La depressione? Non esiste

Su Facebook sono nate pagine in cui psichiatri e psichiatria sono addittati come il male moderno, rei di lucrare sulla somministrazione di psicofarmaci inutili, quando non addirittura dannosi. E c'è chi sostiene che per curare la depressione basti seguire una dieta equilibrata. Ma stanno davvero così le cose?

Facebook spopola di pagine assurde, che possono spaziare dalla fede al cibo, dallo sport al porno, dalla passione per lo shopping a quella per il bricolage. Com'è naturale che sia, sono nate anche diverse pagine dedicate a salute e benessere: di queste, molte parlano di psichiatria e non è raro che si trasformino, più o meno volontariamente, in catalizzatori di commenti sprezzanti e giudizi miopi, lasciati da utenti sicuri che questa branca della medicina sia una vera e propria truffa. Il problema è che si tratta di pagine che godono di una certa visibilità, in cui vengono postati articoli, spacciati per "la vera informazione" o per "informazione senza filtri", in cui si spiega come le malattie psichiatriche siano un'invenzione di chi vuole guadagnare con la somministrazione di psicofarmaci.

Le teorie su complotti, ormai si sa - e lo si sa soprattutto grazie alla risonanza data dai Grillini a questo genere di cultura underground -, sono delle più disparate: si va dalle scie chimiche agli extraterrestri tra noi, rapiti azzittiti e nascosti. In campo medico, poi, si assiste a un vero e proprio dispiegamento della forza dell'immaginazione: basti pensare a tutto quello che è stato e viene ancora detto sui vaccini, o addirittura sul virus dell'Aids.

Tutte le questioni che ruotano attorno alla mente e alla malattia mentale sono di particolare interesse, perché toccano corde verso cui tutti siamo, più o meno ragionevolmente, abbastanza sensibili: probabile che il motivo stia nel fatto che con la nostra mente noi ci identifichiamo, prima ancora che con il nostro corpo (e prima ancora di renderci conto che la mente altro non è che una parte del nostro corpo), che siamo ben consapevoli dell'importanza che riveste nel nostro quotidiano, dal lavoro alle relazioni, e che quando parliamo di mente parliamo, in fin dei conti, di natura umana -per alcuni, addirittura di anima.

Dunque già solo per questi ragioni, è facile realizzare che i complotti teorizzati attorno alle patologie psichiche e alle relative cure abbiano un forte appeal, certo più dello sbarco alieno, che tutto sommato basta ci lascino stare e poi che ce ne importa.

Ma c'è di più: chi inneggia a una psichiatria pericolosa e a psichiatri pericolosi, lo fa chiamando in causa degli aspetti che sono stati o sono ancora effettivamente problematici e discutibili, come per esempio le pratiche barbare utilizzate un tempo nei manicomi, l'utilizzo dell'elettro-shock, la somministrazione di psicofarmaci a bambini, la necessità o meno di accompagnare l'assunzione di un farmaco con un percorso di analisi e così via.

Ma il modo - sì, il problema è sempre e soltanto quello, il modo, il metodo, l'atteggiamento, il procedere razionale, la disposizione dialettica e la capacità di ragionamento logico - è del tutto fuorviante. Non solo: alcune dichiarazioni, se lette da persone che davvero hanno a che fare con la malattia mentale, risultano veramente fastidiose, offensive e imbarazzanti, oltre ad essere vuote di contenuti, di evidenze a sostegno di quanto "teorizzato" o di una qualsiasi impalcatura poggiante su basi scientifiche.

Ecco solo alcuni esempi, tratti dalla pagina No alla psichiatria, no agli psicofarmaci, che conta 6.422 likes:

"Gli psichiatri fanno molto male a somministrare quelle schifose droghe chimiche piene di effetti collaterali" commento di un utente.

"Gli psichiatri uccidono con i loro veleni credono o inventano che le malattie psicologiche derivano dalla mancanza di serotonina nel cervello maledetti cani" commento di un utente.

"Morgan ricoverato per abuso di farmaci. Scommettiamo che si tratta di psicofarmaci? D'altronde nel 2010 disse 'Uso la cocaina come antidepressivo. Gli psichiatri mi hanno sempre prescritto medicine potenti, che mi facevano star male. Avercene invece di antidepressivi come la cocaina'" post dell'amministratore.

"Forse non sai che la maggior parte dei cosiddetti fuori di testa, sono così non x causa della presunta malattia, ma è l'effetto dei farmaci che li rende così. Tu non hai idea di cosa queste sostanze possono fare sull'essere umano e come possono trasformarlo. Sta scritto anche sui bugiardini stessi, se non credi a noi. Leggili." commento dell'amministratore. 

Purtroppo, non si può neanche dire che si tratta di un ridicolo e piccolo gruppo di esaltati, a cui nessuno dà ascolto, se qualche tempo fa Ambra Angiolini dichiarava al settimanale Sette di aver curato la depressione con una dieta sana e equilibrata, non con gli psicofarmaci come era stata costretta a fare sua madre. In Italia non esiste una cultura, al di fuori dei circuiti specializzati, su come funzioni il nostro cervello, su cosa siano i neuroni, le sinapsi o su quali meccanismi biologici stiano alla base delle nostre emozioni.

Esiste invece un atteggiamento - forse un retaggio cattolico, oserei dire - secondo il quale ciò che noi proviamo è sempre e soltanto sotto il nostro controllo, è qualcosa di spirituale, di sacro e immacolato, che non si tocca, nemmeno per curarlo. Eppure sono così chiare le parole di uno scienziato come Edoardo Boncinelli, che basta una sola, rapida lettura per comprendere che la malattia mentale esiste, come esistono il mal di stomaco e l'uveite, che è profondamente invalidante e che per fortuna può e deve essere curata, in modo appropriato e adeguato (discutiamo ad libitum su cosa sia appropriato o adeguato, ma non certo nei termini proposti dai nostri paladini di cui sopra):

"Di paura allo stato puro si può parlare per certi disturbi psichici, gravi e meno gravi. In questi casi vien meno la natura intenzionale della paura, che è appunto quella di paura di qualcosa, e si toccano dolorosamente le radici biologiche della paura stessa. Così come in certe forme depressive non si può parlare di disperazione per qualcosa ma di disperazione allo stato puro, di disperazione come condizione essenziale, una condizione alla quale corrispondono un vissuto e uno stato d'animo così totalizzanti e devastanti da portare chi li prova a contemplare l'idea della morte come una prospettiva liberatoria.

Non c'è niente di più disperante della disperazione che di nutre di se stessa, come non c'è niente di più terrificante di una paura senza oggetto. Paura e disperazione sono i neri demoni della malattia mentale. La condizione di chi ne soffre può essere compresa solo se si tiene conto del fatto che questi individui si trovano in contatto con le radici stesse di quelle sensazioni. Stanno sperimentando cioè la funesta potenza delle strutture biologiche e mentali che hanno introdotto la paura e la disperazione in un un mondo che ne ignorava e tutt'ora per lo più ne ignora l'esistenza." (Da Il cervello, la mente e l'anima, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1999).

Forse varrebbe davvero la pena di prendere coscienza di cosa stiamo parlando quando parliamo di cervello, di mente e di malattia psichica e capire che se Ambra si è curata con due foglie di insalata e una barretta di cioccolato, beh, è probabile non si trattasse esattamente di depressione.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.118) 20 aprile 2013 06:07

    In effetti è vero. Gli psichiatri e i loro leccapiedi come l’autore di questo articolo VENDONO la depressione e non gli psicofarmaci. Si affannano tanto per "dimostrare" che la depressione esiste e che è gravissima per poi concludere che solo con gli psicofarmaci la si può "curare". Peccato che gli psicofarmaci sono farmaci sintomatici che non curano nulla. E ovviamente la parola degli utenti che si lamentano della psichiatria non è valida del resto sono pazzi e squilibrati a parlare male degli amorevoli psichiatri. Peccato che la pratica barbara dell’elettroshock viene fatta ancora. In Australia gli psichiatri avevano proposto una legge per fare elettroshock e sterilizzazione sui bambini dai 12 ai 18 anni senza consenso dei genitori. La psichiatria non è cambiata, i suoi crimini sono solo dissimulati. Ovviamente non pubblicherete questo commento ma forse mi stupirete dimostrandovi più seri di quanto apparite di primo acchito...

  • Di (---.---.---.184) 20 aprile 2013 10:03

    Il suo intervento si commenta da solo. Il fatto stesso che lei dichiari che gli psicofarmaci curino i sintomi e non le cause dimostra la qualità delle sue conoscenze in merito. Un cordiale saluto.

  • Di (---.---.---.225) 1 maggio 2013 20:46

    Premesso che tutto può essere fallace, e che c’è sempre chi si approfitta del dolore e della ingenuità altrui, ridurre la depressione a un complotto di medici e case farmaceutiche mi lascia esterrefatta.

    Il cervello è chimica, fisica e biologia, poi ci sono fattori ambientali e caratteriali.
    Uno squilibrio in uno o in più di questi campi comporterà reazioni, che potranno essere più o meno gravi.
    Chi è malato, chi soffre davvero e nel profondo, non ha tempo per questi complotti.
  • Di (---.---.---.167) 2 maggio 2013 11:55

    La verità è sempre la stessa: chi dice che le medicine non servono non ne ha mai avuto bisogno. Chi dice che la malattia è solo la giustizia divina non ha mai avuto un figlio malato di leucemia. Chi dice che la depressione non esiste non ha mai visto un proprio caro con i segni sulla pelle di un tentato suicidio. Però c’è chi questa fortuna non l’ha avuta. Auguro a queste persone di non essere mai malati, di non aver mai figli con la leucemia o amici depressi.


    Di imbroglioni e approfittatori ne è pieno il mondo, dallo psichiatra all’idraulico. Io non critico chi non vuole curarsi, però mi mette addosso un’enorme pena pensare che invece chi VUOLE curarsi non può farlo con la dignità e la delicatezza che merita perchè incontra i pregiudizi e l’ignoranza di questi omuncoli
  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.184) 2 maggio 2013 12:11
    Iaia Leone

    Ringrazio i due commenti qui sopra, che rispecchiano in buona misura il mio modo di vedere la questione.

  • Di (---.---.---.69) 18 maggio 2014 00:46

    Il semplice fatto di utilizzare termini sminuenti e sprezzanti nei confronti di chi la pensa in modo diverso dal proprio, dice tutto sulla qualità dell’articolo e dei commenti apprrezzati dall’autrice. Non so leggere o sta scritto "Attenzione : questo forum è uno spazio di dibattito civile che ha per obiettivo la crescita dell’articolo. Non esitate a segnalare gli abusi cliccando sul link in fondo ai commenti per segnalare qualsiai contenuto diffamatorio, ingiurioso, promozionale, razzista…". È veramente buffo poi che chi ignora che gli psicofarmaci sono sintomatici, parli di qualità delle conoscenze in merito... <a href="https://www.facebook.com/groups/lib...">Liberiamoci dalla psichiatria</a>. Ah, scaricate e diffondete: <a href="http://senza-futuro.blogspot.it/201...">È gratuitamente disponibile il primo numero della Rivista di informazione antipsichiatrica "Noi stiamo con Artaud"</a>

    • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.222) 19 maggio 2014 13:58
      Iaia Leone

      Buongiorno,


      la ringrazio del suo intervento a questo articolo di qualche tempo fa. In che senso gli psicofarmaci curano i sintomi e non le cause? Ovviamente i commenti sono uno spazio fondamentale di dibattito e soprattutto un’occasione per me di apprendere nuove cose o punti di vista. ia
  • Di (---.---.---.153) 24 maggio 2014 20:12

    Prendiamo il caso dell’ansia. L’ansia è un sintomo, un sintomo di cui occorre trovare la causa e rimuoverla affinché possa scomparire l’ansia. Gli ansiolitici agiscono sull’ansia, sul sintomo, senza agire sulla causa. Quindi l’ansia continuerà a permanere, viene solamente addormentata dagli psicofarmaci, per poi riemergere quando l’effetto delle sostanze chimiche finisce. Conseguentemente, si deve assumere un altro ansiolitico, e così via per tutta la vita, a meno che l’ansia non si dissolva da sé. Gli psicofarmaci assopiscono, non fanno sentire i sintomi, e, per altro, non sempre funzionano. La cosa certa è che questi hanno effetti collaterali dannosi ed invalidanti, e sono più i danni arrecati che i benefici apportati.

    • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.176) 26 maggio 2014 14:51
      Iaia Leone

      Beh, certo, ma bisogna considerare che, a parte l’ansia, esiste un ampio spettro di disturbi, che vanno dai meno gravi ai più seri e invalidanti. Non si può dire che depressione, schizofrenia, disturbi bipolari siano sintomi nel senso stretto del termine e nemmeno si sta parlando di patologie curabili con qualche seduta di psicoterapia. Questo non vuol dire che debba essere promossa una somministrazione selvaggia di farmaci o che il paziente non debba essere seguito da un analista, semplicemente trovo difficile equiparare un disturbo come l’ansia ad altri ben più importanti. Bisogna stare molto attenti, perché ci sono patologie psichiatriche che se non curate possono rivelarsi davvero pericolose, alla stregua di un’infezione o un’emorragia. 

  • Di (---.---.---.173) 3 giugno 2014 11:23

    Buongiorno Ilaria. Lei ha parlato di occasione di apprendere, e, tra le altre cose, nel suo articolo ha scritto di "complottisti" (teoria del complotto). Sono quindi certo che lei guarderà ed ascolterà questo video per intero: https://www.youtube.com/watch?v=vQR...

    • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.33) 3 giugno 2014 13:01
      Iaia Leone

      Ho letto la trascrizione integrale del video, a questo link . Non ho ben capito qual è il legame con il mio articolo. In ogni caso, credo anch’io che etichettare vari atteggiamenti come ’complottisi’ non abbia senso alcuno, anche se ormai è un termine che per comodità e convenzione si usa, indicando così una serie di teorie, accumunate dall’obiettivo di invalidare un qualche sistema di verità accettato dai più.

      Ma il passaggio, in cui si dice che ormai si sa che vengono iniettai microchip sotto-cutanei, su quali prove o testimonianze si basa?

      Grazie,

      ia
  • Di (---.---.---.213) 3 giugno 2014 13:46

    Il legame col suo articolo? Lei scrive "è facile realizzare che i complotti teorizzati attorno alle patologie psichiche e alle relative cure abbiano un forte appeal". Ed etichettare come "complottismo" il serio ed importante lavoro antipsichiatrico che io e altre persone svolgiamo, è per lo meno ingeneroso.
    Riguardo le prove e le testimonianze sui microchip, bisognerebbe chiedere all’autore del video o a chi si occupa di queste tematiche.

    • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.33) 3 giugno 2014 17:54
      Iaia Leone

      Beh, andiamo per gradi.


      Nel video che mi ha linkato, la tesi sui complotti che non esistono riguarda il versante socio-politico, quindi non trovo punti in comune con gli argomenti da me trattati. 

      Poi, un lavoro anti-psichiatrico parte già da dei presupposti dati per certi. Perché una critica della psichiatria (anche considerando la sua storia, storia molto recente, tra l’altro) deve per forza essere un’anti-psichiatria? Questo è il passaggio che non capisco.

      Infine, per quanto riguarda le prove e le testimonianze sui microchip: io penso che lei sbagli a dire che bisognerebbe chiedere all’autore dell’articolo, nel senso che la prima cosa da fare guardando un documentario o leggendo un testo è andare a vedere la bibliografia, le fonti e i dati su cui si fonda, altrimenti come facciamo a essere sicuri della sua attendibilità? Sulla base di che cosa lei dà ragione all’autore che afferma ’è assodato che vengano iniettati dei microchip sotto pelle’?
  • Di (---.---.---.82) 4 giugno 2014 23:24

    Gentile Ilaria, non posso seguirla nel suo spostare il discorso e nel non considerare che è lei che nel suo articolo parla di complottismo riferendosi a chi fa antipsichiatria. Quindi, non devo spiegare io perché si parla di complottismo ma lei. Il mio indicare il video è stato per un motivo molto semplice e chiaro, e cioè il far vedere perché si dà del complottista ad una persona. Il discorso dei microchip non c’entra nulla in questo discorso. Infine, non comprendo appieno cosa vuol dire quando scrive "anche considerando la sua storia, storia molto recente, tra l’altro", e sinceramente non m’interessa, per cui, se risponderà, lo farà per lei e per eventuali altri lettori, non certo per me. La cosa degna di nota è che lei va sul personale, evidenziando ciò col grassetto. E non posso colloquiare con chi va sul personale. Concludo dicendo che se quello che lei intende con "la mia storia" voleva essere un modo per "smontarmi" o cose similari, sappia che questo è il mio punto di forza più grande e sul quale non mi sfiorano affatto le parole altrui in tal senso. P.S. Visto che il discorso è sulla psichiatria, perché non chiede a psichiatri e psichiatre quali sono le bibliografie, le fonti, i dati, le ricerche, ecc., su cui basano le loro affermazioni? Ma no, a loro si fa lo sconto, a loro si crede sulla parola. Saremmo poi solo noi che dovremmo portare fonti e dati... Ma per noi c’è solo l’imbarazzo della scelta, per loro pare che non sia così. Ma non si fanno problemi, tanto sanno che continueranno ad essere milioni e milioni le persone che crederanno a lor signori psichiatri. Sa quante volte mi è capitato? Parla lo psichiatra, e tutto va bene. Poi parlo io e invocano le prove... È "divertente" ciò. Le cose devono essere eque e alla pari. Lei e tutte le altre persone chiedete prove agli psichiatri, vi documentate su fonti e ricerche? Buona vita. (È pronto il secondo numero della Rivista, se lo legga se le va: http://noi-stiamo-con-artaud.weebly.com/).

  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.38) 5 giugno 2014 09:23
    Iaia Leone

    Ovviamente, con l’espressione "anche considerando la sua storia, storia molto recente, tra l’altro", mi stavo riferendo alla storia della psichiatria. Le pare che io possa andare sul personale di qualcuno che neanche conosco -non ci andrei in ogni caso, anche se la conoscessi- ?? 

    Comunque: la rivista me la leggerò. Ho letto la lettera di Artaud a cui si ispira il sito e mi pare che riconosca e sottolinei principi oggi condivisi dai più. Nel 1925 non era così, ma riproporre le stesse critiche adesso non ha poi così tanto senso. La psichiatria, come ogni scienza, ha la sua storia: non sono qui a voler negare gli errori, gli sbagli o il problema (culturale, prima ancora che scientifico) dei manicomi (le consiglio la lettura del libro ’Liberi tutti’, di Valeria Paola Babini). La psichiatria, allo stesso modo della medicina, della fisica, della chimica, è in continua evoluzione e perfezionamento e con ogni probabilità nemmeno sarà mai perfetta -è fatta da uomini, sa com’è. Il punto è che, se si approda a un anti-psichiatrismo tout court si rischia di sconfinare in generalizzazioni che non fanno bene a nessuno, né alla riflessione in sé, poiché smette di essere costruttiva, né ai pazienti, perché per quanto si possa essere scettici (io la sono poco, lei un po’ di più) è doveroso riconoscere che patologie prima invalidanti ora vengono curate, grazie a un utilizzo sempre più mirato e adeguato di psicofarmaci e affini. 
    Per quel che riguarda le bibliografie, le fonti, i dati, le ricerche, è sufficiente entrare in una qualsiasi biblioteca, libreria o archivio online, per trovare i manuali del caso. 
  • Di (---.---.---.41) 20 ottobre 2014 11:01

    La depressione non è un complotto. Esiste. Tuttavia, non è una malattia, ma un sintomo. Quando il cervello subisce squilibri chimici e induce pensieri autolesionisti e maniaco-depressivi, è vittima e non autore del misfatto. La scienza medica, e gli psichiatri più di altri, dovrebbero, in questo campo, smettere di "contenere" i sintomi, ma studiarne approfonditamente le cause. La medicina quella vera, quella fatta da scienziati, quella che non deve dare risultati immediati per autoreferenziarsi, quella non sottomessa alle case farmaceutiche, deve continuare a fare ricerca, come contro il cancro, contro le malattie genetiche. E’ interessante, per esempio, che il cancro al polmone non abbia prodotto come imputato principale il polmone, ma cause esterne ad esso. Perché, nel caso delle malattie mentali, non si usa lo stesso parametro? 

  • Di (---.---.---.41) 20 ottobre 2014 11:16

    La depressione, come qualsiasi manifestazione irrazionale di tristezza, aggressività, autolesionismo ecc..., esiste. Non è un complotto medico. Tuttavia, non è una malattia, ma un sintomo, e come tale deve essere trattato. I medici, quelli pigri, si limitano a "contenere", bivaccando nelle strutture pubbliche che garantiscono loro un lauto ed immeritato stipendio. Altri medici, invece, si comportano da scienziati e vedono la depressione come vedrebbero il cancro al polmone. Così, invece di prendersela con il polmone, si concentrano su ciò che ha scatenato la malattia per interromperne veramente l’insorgenza e guarirla. Non escluso che molti PSI-chiatri e PSI-cologi gongolino nell’attuale situazione di diffusa tristezza tra le persone, lucrando in modo esoso sui poveretti. A volte, i mezzi di informazione, possono ingenerare nelle persone una sorta di autocompiacimento, dove la loro tristezza, legata magari a responsabilità oggettive, possa essere mutata in malattia non colpevolizzante, liberandole dalla responsabilità delle loro azioni. I medici devono essere più scienziati e meno infermieri. Fare ricerca. E allora sconfiggeremo le malattie mentali, senza confinarle nel folcloristico alterco che oppone medici permalosi a persone esasperate.

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