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Giornalismo partecipativo contro giornalismo professionale

Si potrebbe dire, senza troppa ironia, che tutti sono giornalisti, a parte i giornalisti.

L’informazione del citizen journalism, come AgoraVox, si configura come antitetica a quella che nella vulgata tradizionale viene definita "informazione".

La ricerca delle notizie, sul campo e sul web, l’assenza di censura strutturata, di proprietà, di vincoli, la scelta delle fonti, la possibilità di interagire tra pari in tempo reale. In altre parole un nuovo tipo di giornalismo che è deflagrante e potenzialmente rivoluzionario, specie in una situazione di informazione sclerotizzata e degenerata come quella italiana.

Il quarto potere oggi non è più, e forse in Italia non è mai stato, quello che Joseph Pulitzer definiva come "la vedetta sul ponte della nave dello Stato, che scruta attraverso la nebbia e la tempesta per dare l’allarme sui pericoli che si profilano, che vigila sulla sicurezza e il benessere del popolo che su di lui fa affidamento".
Oggi, al contrario, l’ "informazione" mainstream, sempre più concentrata in poche mani e piegata a logiche commerciali, si configura come un puro e semplice strumento di propaganda, al servizio politico-economico degli editori-padroni e in cui ai giornalisti, per la maggior parte strumenti piu’ o meno consapevoli del sistema, si offrono due alternative: servire l’editore-padrone o cambiare lavoro.
Moi come oggi informazione mainstream vuol dire propaganda.

Credo, a tale proposito, che Berlusconi rappresenti un video-regime nuovo, unico al mondo, riunendo sotto il suo tallone il potere economico, mediatico e politico, in una misura sin’ora sconosciuta.

Eppure il giornalismo trae le sue origini dal libellismo e dai pamphlet del XVIII secolo, i veicoli delle idee nuove, dell’illuminismo, del liberalismo, del socialismo.

Non è possibile pensare alla rivoluzione americana senza pensare alle centomila copie del "Common sense" di Thomas Paine distribuite a Philadelphia nel 1776, così come non e’ possibile pensare alla Grande Rivoluzione separandola dai numerosissimi giornali, politici e satirici, che la precedono e la permettono.

Si potrebbe ben parlare di carattere socialmente, prima ancora che poiticamente, eversivo del giornale dell’epoca, che si configura come nuovo strumento di lotta nelle mani delle classi subalterne.

E di nuovo, sotto questo aspetto, si noti il completo ribaltamento e pervertimento dei moderni media mainstream, oggi completamente posseduti dal capitale finanziario e nelle mani di capiredattori e direttori organici alla proprietà, che hanno completamente abdicato alla missione civile del giornalista alla Pulitzer.
 
Quando la stampa era strumento di lotta per il miglioramento sociale i governi non gli elargivano denari ma, al contrario, li colpivano con obblighi di registrazione, cauzione, permessi, tasse, censura.

Lo stesso trattamento, mutatis mutandis, che i governativi riservano oggi al nuovo strumento di emancipazione sociale: internet.

Le classi dirigenti, ieri come oggi, hanno sempre cercato di limitare e sottomettere, in modo più o meno velato, la "temibile" libertà di espressione.

Già il liberale Alexis de Tocqueville, quasi due secoli or sono confessava di "non sentire per la libertà di stampa quell’amore completo e istantaneo che si prova per le cose sovranamente buone per natura. Io l’amo", proseguiva, "assai più in considerazione dei mali che essa impedisce che dei beni che produce".

Ma la maggior parte dei governanti, specie in Italia, sono sempre stati molto meno liberali del grande storico francese, specie su tale tema.
 
I pretesti sono i più diversi: dalla sempre verde "sicurezza" alla "diffamazione", all’ "ingiuria" alla "tutela del senso del pudore", senza dimenticare l’eterno "segreto di stato", che solo negli USA (grazie al freedom of information act) sono riusciti, talvolta, ad infrangere.

Le stesse leggi per limitare il web sono figlie di quelle create per controllare la stampa.

In Italia, la vergogna della legge antiterrorismo Pisanu n 155/2005, che a tutt’oggi blocca gli internet point pubblici, è figlia della precedente legge vergogna n. 62/2001, la cosiddetta "legge sull’editoria" che parifica ogni sito internet a un "prodotto editoriale", ovvero crea la surrettizia eguaglianza internet = stampa e impone per i blogger l’obbligo di registrazione (come in Cina).

Da notare che tale obbligo, dopo le proteste suscitate, si applica solo per i siti che hanno periodicità regolare, ma intanto il principio è passato e permette una certa discrezionalità al magistrato.

Equiparando il web alla stampa il potere può applicarvi le medesime leggi liberticide, che sono, principalmente, quelle della legge n. 47/1948 (disposizioni sulla stampa), ovvero una legge di matrice fascista, indegna di una moderna democrazia, dove, tra le altre misure lesive della libertà di stampa, vi sono gli obblighi di registrazione e del direttore responsabile, nonché quelle sul reato di stampa clandestina. Parliamo di cose assolutamente sconosciute nel resto del mondo democratico.

La figura del cosiddetto "direttore responsabile", che farebbe scompisciare dal ridere un qualsiasi cittadino statunitense, nel cui Paese la professione di reporter è ovviamente libera, viene inserita dal duce nel codice penale del 1930 al solo scopo di controllare ciò che deve o non deve essere pubblicato sui quotidiani.

Nel 1925 (legge 31 dicembre) Mussolini istituiva l’Ordine dei Giornalisti, alla cui appartenenza era condizionata la professione, sempre allo scopo di controllare la libertà di espressione ed asservirla agli scopi del regime.

Nel 1923 il duce permetteva poi, in modo discrezionale, ai prefetti di "intervenire contro la pubblicazione di notizie false e tendenziose che danneggino il credito nazionale all’interno...ovvero che in qualsiasi modo turbino l’ordine pubblico".

Ma il fascismo, nella sua smania di controllare l’informazione, non inventava nulla, semmai ricalcava, accentuava, estremizzava.

La stessa centrale figura fascista del "direttore responsabile" viene mutuata da quella del "gerente responsabile"; è proprio durante il "ventennio" che avviene il passaggio dall’una all’altra, ma è un passaggio puramente formale, poiché nella sostanza rimane la pesante ingerenza governativa nell’informazione, ininterrotto leit motiv di sempre.

Il "gerente responsabile" viene istituito dall’Editto Albertino sulla stampa del 26 marzo 1848 (n 695) e costituisce il vero precedente storico e giuridico (sic) della figura del "direttore responsabile", triste figura censoria mantenuta, anche nell’Italia repubblicana, sia per la carta stampata che, successivamente, per la tv e che si pretenderebbe, infine, anche per il web. Niente di nuovo sotto il sole.

Ora forse è più chiaro il quadro in cui si inseriscono i tentativi governativi di censurare il web (ddl 733 art. 50/bis, ovvero il comma D’Alia) e comunque di parificarlo agli altri media, ormai normalizzati e cooptati dal potere e quindi inoffensivi e anzi organici al regime.

E’ quindi evidente che tutti i tentativi di censura e controllo dell’informazione italiana si inseriscono in una tradizione secolare nella quale lo Stato, pur cambiando casacca, ha sempre giocato il ruolo di signore della censura, pervertendo l’informazione ai suoi scopi.

E non si tratta di vecchie leggi obsolete e inaspplicate. Al contrario. Sulla base dell’articolo n. 58 del codice penale, mai abrogato, è stato recentemente possibile sequestrare il blog di Carlo Ruta e poi, per soprammercato, condannare penalmente lo stesso giornalista amministratore del blog, che si era permesso di parlare di mafia via web con nomi e cognomi e quindi andava sanzionato.

Circa la libertà di stampa, l’articolo 21 della Costituzione repubblicana tutela la libertà di espressione (pur rimandando a norme particolari che non saranno mai emanate) ma permette, comunque, il sequestro, anche se disposto dal giudice e non più dalla polizia, come sotto il fascismo.

E’ evidente che postulare la libertà di espressione e contestualmente il sequestro è una cosa che troverebbe d’accordissimo qualsiasi generale birmano o burocrate cinese.

Allora domandiamoci: cos’è la libertà d’espressione?

La "libertà di espressione" è proprio per quelle idee che ci fanno orrore, per i pedofili, i nazisti, i fascisti, per i comunisti (che, com’è noto, mangiano i bambini), per gli estremisti islamici; o possono parlare anche coloro che detestiamo sommamente o altrimenti non c’e’ nessuna liberta’ di espressione. Punto.   Capisco che per un Paese dove la Chiesa censurava Galileo e Leopardi e’ difficile da accettare, ma è così. Nella libertà di espressione ogni limite, ogni filtro ha un nome: censura.

Quindi, in Italia, pur essendo formalmente garantita la libertà d’espressione, è oggi possibile denunciare e far sequestrare, in tempi brevissimi, un sito web (vedi, per es. casi Ricca, Ruta, Isole nella Rete, Indymedia, Pirate Bay, ecc.).

Tale misura repressiva varrebbe, ovviamente, anche per la stampa, destinataria storica del provvedimento, ma siccome essa oggi e’ quasi totalmente asservita alle logiche del potere ed anzi, ne e’ a libro paga ("contributi all’editoria"), evidentemente non viene colpita.
Inoltre, al sequestro si aggiungono i gia’ citati reati a mezzo stampa, che possono originare perquisizioni improvvise nelle redazioni e anche nelle abitazioni dei giornalisti indagati.

Il lettore puo’ farsi da se’ un’idea del grado di liberta’ di espressione esistente in Italia e puo’ immaginarsi che tipo di giornalismo debba praticare un giornalista mainstream che voglia vivere tranquillo: altro che watchdog del potere, in Italia paga di piu’ fare il cagnolino da salotto del potere: Cosa che infatti fanno le nostre caricature di giornalisti. sic.



Prima della Digos in redazione, comunque, ci sono tutt’una serie di filtri sedimentatisi in secoli di disabitudine democratica, come direttore, capo-redattore, inserzionisti, autocensura, per cui e’ molto difficile che dai mainstream esca qualcosa di meno che conformistico e organico al sistema e che, quindi, sia necessario il sequestro giudiziario.
 Non infrequenti sono, in Italia, le perquisizioni in redazione, con relativo sequestro del pc del redattore sospettato. E, sia detto per inciso, non mi stupirei se un domani toccasse anche ad un reporter di Agoravox.

Chi, comunque, non si uniforma ai desiderata dei suddetti "filtri" viene messo da parte, come ci ricordano l’editto bulgaro e alcuni casi singoli di ottimi reporter licenziati in tronco (Fulvio Grimaldi da Liberazione), "sollevati" dalle inchieste (Carlo Vulpio per il Corrierone di via Solferino), querelati (la lista e’ lunghissima), alcune volte anche ammazzati.
 I direttori invece, nominati dalla proprieta’, invariabilmente, partecipano a convegni, disquisiscono nei salotti tv, guadagnano un sacco di soldi, fanno carriera e il piu’ leccaculo di loro e’ anche il piu’ longevo in tale carica: facile indovinare di chi sto parlando.... Scandaloso ma vero e, soprattutto, logico.

Un regime premia la piaggeria e l’obbedienza, non il coraggio e l’onesta’ intellettuale. Questa e’ l’informazione in Italia e questi sono i requisiti per fare carriera nelle redazioni dei mainstream.

Le eccezioni non fanno che confernare la regola che impone un ferreo controllo ideologico dello stato sui governati, e che si attua con quella che viene eufemisticamente chiamata "informazione" stampa e tv, ovvero i mainstream.

Da notare che, sino alla fine della seconda guerra mondiale, al posto di "informazione" si usava il termine "propaganda", la cui etimologia latina non ha assolutamente nulla di negativo, essa significa: diffondere.
 Edward Bernays nel suo libro "Propaganda" (1928)parla espressamente della "manipolazione cosciente e intelligente delle abitudini e delle opinioni organizzate delle masse" come di un "elemento importante in una societa’ democratica", riferendosi alla nascente "ingegneria del consenso".
Il celebrato giornalista Walter Lippmann, nei primi del novecento, parlava della propaganda come di una "rivoluzione nell’arte della democrazia" che poteva essere usata per "costruire consenso" e guidare il "branco confuso", cioe’ noi. Lippmann sosteneva che la "classe specializzata" dovesse agire in tal senso e governare distraendo i governati dai veri problemi.
 Nello stesso periodo Harold Lasswell, padre del settore delle moderne telecomunicazioni ha spiegato che "non dovremmo soccombere al dogmatismo democratico secondo il quale gli uomini sono i migliori giudici dei loro interessi"
George Creel, il giornalista creatore dell’omonima commissione che spinse alla grande guerra gli USA, parlava di "vendere la guerra al pubblico americano". Fu proprio in virtu’ del suo incredibile successo che la propaganda, poi soprannominata "informazione" diventera’, in tutto il mondo, arma di guerra, di marketing e di governo irrinunciabile, dai "discorsi al caminetto" via radio di Roosevelt alle videocassette di Berlusconi e Bin Laden, senza soluzione di continuita’.

In tutt’Europa esistevano, dai primi anni del secolo scorso, i ministeri della propaganda, che svolgevano le stesse funzioni dei moderni ministeri delle poste e telecomunicazioni.
Gli hanno solo cambiato etichetta, dopo che gente come Goebbels ne ha talmente sputtanato il nome che non era piu’ possibile, nemmeno per i vincitori della guerra, mantenerlo nei loro Paesi. Ma, le funzioni, quelle sono rimaste le stesse: dire alla gente cosa pensare. Ancora oggi e’ il governo a nominare i vertici Rai e persino (siamo al grottesco) la sua "vigilanza".

Del resto nemmeno il ministero della guerra si chiama piu’ col suo nome; oggi viene gentilmente chiamato ministero della difesa, ma mica per questo abbiamo smesso di fare la guerra.

Goebbels soleva dire che non c’e’ nulla di piu’ facile di portare la gente al guinzaglio. Purtroppo i fatti gli danno ragione. Ancora oggi.

Per questo le "democrazie" riescono a far fare alla gente qualsiasi cosa, comprese guerre assurde e modelli di sviluppo criminogeni: con la propaganda, oggi chiamata orwellianamente "informazione".

A questo punto possiamo cominciare a tratteggiare alcune differenze fondamentali tra mainstream e giornalismo dal basso.

Nel citizen journalism ci si avvale di un medium comunicativo nuovo, il web, oggi il piu’ socialmente e tecnicamente avanzato, che e’ veramente democratico nel suo modulo comunicativo orizzontale tipico di internet dove tutti danno e prendono informazioni, in un continuum senza fine.

Siamo nel solco di Indymedia, forse il primo, network di informazione diffusa col web, dove il motto e’ "tu sei il reporter, il tuo pc la redazione"; correva l’anno 1999 e i newswire del primo IMC del mondo rivoluzionavano il concetto stesso di informazione poiche’ chiunque poteva essere reporter.
Pero’ credo che siamo anche oltre Indymedia, vista la maggiore multimedialita’ a disposizione oggi e la maggiore consapevolezza dei netizen.

Resta il fatto che con questo nuovo giornalismo diffuso si scardina uno dei pilastri dell’informazjia del potere, ovvero la gestione verticale del processo informativo ("top-down") e si passa al peer to peer, al bottom up a un tipo di informazione partecipata, orizzontale e opposta a quella della casta governativa.

Partecipare in prima persona alla creazione di una notizia e’ un processo, a mio avviso, estremamente formativo, educativo, culturale.
 Proporre notizie, ricevere notizie, discutere notizie, pensare a come argomentarle, difendere le proprie idee, essere disposti a riconoscere gli errori: e’ questo un percorso che arricchisce tutti coloro che, a qualsiasi titolo, vi prendono parte e che rende il giornalismo partecipativo nemmeno comparabile con quello dei servi mainstream.

Per questo sostengo che il citizen journalism e’ antitetico al giornalismo prezzolato mainstream.

Tra il quotidiano piu’ venduto in Italia, di proprieta’ di Confindustria, e Agoravox c’e’ la stessa distanza che corre tra uno schiavo alla macina e un navigatore solitario sugli oceani. 
 Anche per questo i quotidiani cartacei sono destinati ad estinguersi entro pochi anni (speriamo presto).
La moderna propaganda mainstream di Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa e tutti gli altri, per non dire della tv, "il cesso degli occhi" (Toscani), si basa essenzialmente, oltre che sui gia’ citati filtri, su agenda setting, news management, dispositivo informativo "top down" e contesto (frame).

Si tratta del ben noto "modello della propaganda" teorizzato ed esposto da Noam Chomsky ed Edward Hermann nel 1988 col celebre studio "Manufacturing consent" a cui faccio riferimento e al quale rimando.

Il citizen journalism, per la sua stessa forma partecipata, diffusa, paritaria, impedisce intrinsecamente il modello della propaganda mainstream.

Provate non dico a farvi assumere come reporter da "La repubblica", ma anche solo a scrivergli una lettera, ovviamente critica: verrete ignorati. Nemmeno le e-mail si possono liberamente inviare ai mainstream, prima il login e poi, dopo ore, se il contenuto piace ai "filtri", allora arriva il "publicetur" e si vede, finalmente, la propria mail pubblicata. Ma non c’e mai un rapporto diretto coi mainstream. Tutto e’ mediato, filtrato, controllato; tale comportamento rispecchia la loro filosofia verticistica e finalizzata al potere.

Su un sito di giornalismo partecipativo non e’ possibile un sistema di agenda setting orchestrato dalla redazione o, perlomeno, e’ difficilmente implementabile, svantaggioso, smascherabile.
Gli articoli sul sito sono sistemati in ordine di interesse, sono i clic dei lettori a deciderne la posizione e quindi l’importanza. Questo e’ fondamentale: una notizia importante sbattuta a pagina 20 e’ come se non esistesse, e viceversa.
 Sul principio dell’agenda setting, tanto basilare nei media quanto nascosto al grande pubblico, si regge una buona parte della moderna propaganda.
 Proviamo a togliere da tg e quotidiani sesso, sangue, soldi e gadget: cosa rimane? Quasi nulla? Perche’ ci devono distrarre, a questo serve l’agenda setting.
Ma su un sito di informazione partecipativa cio’ e’ impossibile.
Al contrario: l’agenda setting la modellano i reporter-lettori e i lettori-reporter, in un continuo e felice scambio di ruoli, paritario e costruttivo, motivante ed entusiasmante.

E poi: tutti sappiamo come le moderne imprese editoriali altro non siano che marchettifici dove i giornalisti si prostituiscono a piu’ o meno inconfessabili servizi in favore di questo o quel prodotto. Ma nell’informazione di internet, su base volontaria e non retribuita, chi mai avrebbe interesse a fare campagne in favore di Tizio o nascondere le malefatte del prodotto di Caio? Manca il movente per la marchetta, che comunque verrebbe subito scoperta e cassata.
Sotto questo aspetto l’attendibilita’ del citizen journalism e’ veramente distante anni luce da un’editoria servile e corrotta, che vive grazie agli inserzionisti e agli aiuti di stato.
 
Ci sarebbero molte altre cose da scrivere.
Quella del citizen journalism e’ un’esperienza appena iniziata, dove non esistono certezze o verita’ e forse nemmeno punti di riferimento.

Ed e’ forse meglio cosi’.
Perche’ se, come credo, e’ tempo di pensieri nuovi, di categorie nuove, di occhi nuovi, allora e’ anche giusto che questo nuovo giornalismo non voglia copiare il suo antenato, oggi orrendamente degenerato, ma voglia avere l’ambizione di essere qualcosa di nuovo, un esempio, una coscienza condivisa, uno sforzo collettivo di partecipazione, senza la paura di osare l’inosabile e dire l’indicibile e confessare l’inconfessabile.

Ho scritto questo articolo, forse troppo lungo, nella speranza che qualcuno voglia dirmi cosa ne pensa e cos’e’ per lui/lei questa nuova forma di informazione: egocentrismo, altruismo, grafomania, noia, spirito di servizio, vocazione, curiosita’, ognuno ha il suo motivo.
Giornalismo dal basso: per me e’, in ultima analisi, partecipazione, azione, riflessione.

Forse e’ tempo di rubare nuovamente il fuoco degli Dei, come fece Prometeo; il fuoco simbolo di quella conoscenza che sola potra’ veramente migliorare il genere umano e, forse, salvarlo da se stesso.
Forse il citizen journalism e’ questo tentativo, perche’ anche il nostro pensiero, nel nostro piccolo, possa contribuire ad essere la luce del mondo e partecipare alla ricerca di quella conoscenza che magari non troveremo mai, ma dovremmo cercare sempre.

Commenti all'articolo

  • Di mabo (---.---.---.199) 6 marzo 2009 20:24

    Bellissimo articolo fiume che trascina il lettore fino all’oceano della diffusione delle idee.
    Complimenti vivissimi.
    Mauro Bonaccorso
  • Di pint74 (---.---.---.6) 6 marzo 2009 21:00
    pint74

    Cosa è il giornalismo partecipativo?
    Giornalismo vero,ecco cosa è.
    Nessuno (o quasi)di noi ha studiato per diventare giornalista.
    Tutti noi abbiamo altri impieghi e questo rappresenta una sorta di volontariato.
    Lo svolgiamo gratis e lo facciamo con piacere e lo facciamo per tante ragioni.
    Ma penso che la più importante sia portare la conoscenza a più persone possibili,questo perchè ormai questa conoscenza è sempre più soggetta a censura e manipolazioni da chi vuole tenerci nell’ignoranza.
    Magari non abbiamo lo "stile" dei professionisti,magari qualche volta sbagliamo qualche cifra o qualche parola ma essenzialmente le nostre notizie sono vere e prese(con fatica ed impegno)da varie fonti e tutte attendibili(al contrario dei media che attingonoa alle fonti che indica il padrone).
    Non subiamo influenza da parte di politici,banchieri o altri personaggi e quindi il nostro punto di vista è più oggettivo di quello dei "professionisti".
    Io direi che questo è volontariato,svolto per conpensare le tante mancanze del mondo giornalistico ufficiale,cioè mancanza di obbiettività,professionalità e coraggio.




    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 7 marzo 2009 09:21
      maurizio carena

       sono d’accordo con te sul fatto che quello partecipativo sia il vero giornalismo che, come ricordava Federico Orlando, deve sempre essere "parte civile contro il palazzo".
       Pero’ non credo che noi "reporter della nuova generazione "portiamo la conoscienza"; piuttosto credo che sia un processo di fluire infinito, quello della conoscenza.
       I media tradizionali, corrotti e asserviti alla pubblicita’, si sono trasformati nel loro contrario, ma la conoscenza penso sia qualcosa che fluisce, che circola, che si reinventa e non puo’ essere "portata" altrimenti torniamo allo schema top-down dei mainstream.
       Non credo si tratti di lana caprina ma di sostanza.
       
       Riguardo alle cifre i mainstream non solo ne sbagliano a profusione, nell’indifferenza bovina dei loro lettori/telespettatori, ma spesso nemmeno rettificano, a differenza del giornalismo on line dove una bufala, piu’ o meno volontaria, dura non + di 6 minuti.

       Non credo, ma questo e’ un parere personale, nemmeno nell’obiettivita’.
       Credo che non esista.
       Ogni racconto, analisi, impaginazione, ogni detto e ogni NON detto, equivalgano sempre ad una scelta, ilk contrario dell’obiettivita’. Come direbbe Sartre, ogni uomo ha la sua posizione nel mondo in cui viene "gettato" e non e’ possibile farne a meno. Nemmeno per i comunicatori.
       Credo che si debba solamente dichiararlo: dire da che parte si vuole stare, perche’ si sta sempre da una qualche parte.
       Ma se qualcuno fosse in grado di dirmi cos’e’ l’obiettivita’ gliene sarei grato. L’ho cercata per 44 anni della mia vita senza trovarla mai. Credo non esista. Di piu’, visto coloro che se ne fregiano e la millantano la disprezzo proprio: credo sia l’alibi dei vigliacchi.
       Sarebbe piu’ utile dire chiaramente quali interessi si difendono, cosa che i servi mainstream non fanno mai, con la possibile eccezione del Manifesto, che infatti non e’ un mainstream. Ma siccome la miglior propaganda e’ quella meglio dissimulata le nostre "Pravde" nostrane si autodefiniscono "organi d’informazione" ed e’ una menzogna vincente. Almeno sin’ora. Vedremo per quanto.
       grazie per il tuo commento.
       saluti
       m.c.



  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.206) 7 marzo 2009 01:13
    Damiano Mazzotti

    Il giornalismo partecipativo è la nuova democrazia applicata...
    finora tutti parlavano di democrazia e alla prima occasione l’inchiapettata era assicurata...
    e i grandi disastri finanziari internazionali dimostrano che la vecchia democrazia è moribonda...
    Basta aspettare...

    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 7 marzo 2009 13:49
      maurizio carena

       Scopro, con rammarico, che tu hai detto la cosa piu’ importante di tutte, quella che io purtroppo non sono riuscito ad evidenziare con sufficiente chiarezza nel mio pezzo.

       Mi hai ricordato le parole di uno dei miei "maestri", Claudio Fracassi, che, intervistato recentemente in occasione di un convegno a Campobasso, diceva testualmente che "il diritto all’informazione, nell’era della comunicazione, che e’ quella che stiamo vivendo, e’ coincidente col diritto alla democrazia. Coincidente perche’ e’ attraverso l’esercizio del diritto all’informazione che si forma la coscienza di cio’ che avviene intorno a noi. Per cui, forse, e’ il diritto fondante di qualsiasi democrazia". Io, nel mio piccolo, mi permetterei di togliere l’ultimo l’avverbio.
       Bisognera’ lottare per un nuovo diritto all’informazione, proprio, paradossalmnte contro chi ne usurpa il nome: i quotidiani e la tv, i moderni organi di lavaggio del cervello.
       E non sara’ altro che la vecchia eterna lotta per la liberta’, che ogni generazione deve combattere, se non vuole vivere in catene poiche’, come la storia insegna, i diritti non si trasmettono, non si tramandano, non si tengono in naftalina o in un museo: o li si difende ogni giorno, in una lotta continua, o li si perde, lentamente ma inesorabilmente. Cio’ che accade oggi in questo Paese vecchio, corrotto, allo sbando.
       Grazie per il tuo intervento.
       saluti.
      m.c.

  • Di Gloria Esposito (---.---.---.84) 7 marzo 2009 11:39

    Secondo me non è tanto il problema di essere o no professionisti quanto di essere onesti e di non piegarsi a linee editoriali che ti impongano di non dire la verità su determinati fatti. Anche il giornalismo partecipativo può essere fatto da persone che spacciano le proprie idee per verità assoluta quindi sta alla morale del singolo e alla competenza dei controllori fare la differenza.Certo,nel giornalismo professionistico è piu’ difficile però non è impossibile anche perchè sono convinta che molte persone volenterose ci sono ,solo che non sono conosciute e questo è un vero peccato nonchè una vittoria del sistema che tenta di lasciare nell’anonimato chi fa bene il proprio mestiere evitando che il marcio esca fuori.
    Saluti a tutti
    Gloria

    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 7 marzo 2009 14:34
      maurizio carena

       Vedi Gloria, credo che tu faccia un errore di fondo, un enorme errore di fondo, anche se fa onore alla tua buona fede.
       Tu distingui, mi pare di capire, tra "giornalismo professionale" e "sistema", come se fossero due cose diverse. Ma oggi non c’e nulla di piu’ distante dalla realta’. Essi sono un unica cosa: IL SISTEMA DELLA PROPAGANDA, colonna portante del regime attuale, per mantenere la genter nell’ignoranza e nella disinformazione piu’ totali.

       Le cosiddette "democrazie", ovvero il capitalismo di stato nella versione occidentale dove si privatizzano gli utili e si socializzano le truffe e i default bancari, non potrebbero mai reggersi senza le pr dei mainstream.
       Tutto il sistema elettorale si basa sulla propaganda mainstream.
       Tutto il sistema politico - economico si basa sul lavaggio del cervello mainstream.
       Tutte le guerre di aggressione che i nostri criminali governanti fanno, stracciando l’art 11 della Costituzione, come per esempio in Afghanistan, non potrebbero esserci senza aver prima fomentato l’opinione pubblica con menzogne d’ogni tipo.
       
       Senza la cosiddetta "informazione" il regime italiano cadrebbe in pochi minuti. Immagina in prima serata Travaglio, Grillo, Di Pietro, la Guzzanti, Santoro, Bocca, Massimo Fini, Flores D’Arcais; tutte le sere, tutti i giorni, a dire la verita’. A reti unificate. Te l’immagini? Sarebbe la rivoluzione. Il regime non reggerebbe.

       Invece la gente come mia madre, che ha settant’anni, si imbeve di Fede e Riotta, ogni giorno, di ogni mese di ogni anno, me lo dici che idea puo’ farsi della realta? Io, purtroppo abito lontano e la vedo ogni tre mesi, ma mi sembra che parliamo di due pianeti diversi; poi smetto di discutere, le do un bacio e me ne vado, avvilito e senza speranza a domandarmi in che cazzo di Paese vivo. Ma e’ il Paese che vota le ronde e lo psiconano e in cui mi tocca vivere. sic.

       Questi media asserviti, questi giornalisti in ginocchio di fronte al potere: e’ questo il sistema. Questa "informazione" e’ il sistema.


       Quella Vanna Marchi al cubo che e’ il nano di Arcore, senza le sue tv, avrebbe gia’ fatto da un pezzo la fine del suo vergognoso mentore e sodale, Bettino Craxi. Questo e’ il punto, secondo me.
       Come nota acutamente Damiano Mazzotti, piu’ che un problema di informazione si tratta di un problema di democrazia. E senza informazione non c’e’, a mio avviso, democrazia. Parlo della democrazia sostanziale.

       Con la retorica della democrazia formale, invece, si riempiono la bocca e le pagine i mainstream, per continuare a prenderci per il culo. E pare che ci riescano, perche’ molti ancora non disprezzano i "giornalisti" mainstream come meriterebbero.

       Detto questo, oggi non ci sono piu’ editori puri, come sino a pochi decenni fa. Oggi ogni editore vuole usare il suo medium come una clava, per arricchirsi con qualunque menzogna o omissione.
       La stampa sarebbe un bel giornale, ma non leggerai mai una riga contro gli Agnelli.
       Corsera non parlera’ mai delle truffe della sua banca di riferimento.
       Il sole24 ore avra’ delle bellissime analisi macroeconomiche, ma le sue fonti saranno sempre e solo Confindustria e i suoi articoli marchette alle assicurazioni e alle banche (proprietarie).
       E lo stesso vale per Repubblica e per tutti gli altri.
       Servono solo i loro padroni. E il problema e’ che, siccome siamo sempre piu’ in monopolio, i padroni sono sempre meno. E parlo del quarto potere, perche’ in Italia la tv e’ a livelli di Corea del Nord.

       Perche’ tu puoi essere la piu’ grande delle redattrici, addirittura direttrice di un mainstream, ma se devi vedertela con un editore prono agli inserzionisti, e/o che non condivide il tuo impegno o i tuoi principi, non puoi fare proprio niente. Spero che tu non debba sperimentarlo.
       credi che mi sbagli?
       saluti.
       m.c.
       








  • Di mabo (---.---.---.170) 7 marzo 2009 11:59
     
    Concordo anche questa volta con Maurizio, ognuno di noi descrive la “realtà” dal suo punto di vista e non potrebbe essere diversamente dato che la nostra mente è il risultato dell’intreccio, assolutamente unico di neuroni e sinapsi che non sono, almeno fino ad ora, riproducibili in un altro individuo.
    Il problema si pone nel momento in cui l’individuo si eleva ad unico portatore di verità e non accetta critiche, esce quindi da una dimensione umana per avvicinarsi, alla patologica divinità oppure, come tutti ormai riconosciamo, è il semplice, ma efficace (visti i risultati), strumento della conquista e/o conservazione del potere.
    L’azione di filtro che ognuno di noi esercita in maniera del tutto naturale sarà comunque diversa da quella dell’altro anche se potremo condividere idee ed opinioni.
    Il problema, invece di difficile risoluzione è l’indottrinamento dei più, che per molteplici cause, non sviluppano in modo autonomo strumenti di critica necessari per la comprensione del linguaggio, il che li porta a dare per scontato tutto quello che il primo retore gli propone, ma il discorso sarebbe troppo lungo.
    Un saluto.
    Mauro Bonaccorso
    Auspichiamo una diffusione di questo mezzo per invertire la tendenza.
     
  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 7 marzo 2009 18:46
    maurizio carena

     Quando vedo la sorte di articoli come questo resto perplesso.

    E’ stato proposto il 3 marzo, pubblicato ieri, venerdi’ sera, forse ultimo della giornata, inserito fuori dall’home page, nella rubrica specifica.
     Quindi, nonostante i numerosi voti e commenti raccolti in condizioni cosi’ (eufemisticamente) disagevoli, dopo la sua rimozione 24 ore dopo, e’ praticamente scomparso. L’articolo non compare ne’ tra i piu’ letti in generale, ne’ tra quelli (udite udite) della sua rubrica.
     Un articolo che puo’ magari non piacere, che sicuramente e’ poco ortodosso, scomodo, poco edificante per il giornalismo, ma che e’ costato ore di lavoro, che e’ argomentato, che prende, giusta o sbagliata, una posizione e stimola al dialogo ( o almeno tenta), ebbene tale articolo inspiegabilmente scompare da quello che dovrebbe essere un sito di giornalismo partecipativo.

     Certo, dovrei pensare che il pezzo non e’ interessato a nessuno, e cosi’ sara’, non pretendo di scrivere nulla di particolarmente interessante. 
     Cosi’ come si palesa l’incapacita’ di scrivere dell’autore; quasi certamente tale insuccesso e’ dovuto alla sua sintassi approssimata e alla sua grammatica abborracciata.

     Ma, al di la’ della mia mediocrita’, quando vedo nei piu’ letti di ieri pezzi sul calcio o su Microsoft di qualche decina di righe e pressoche’ senza commenti, senza contesto, senza pathos, mi resta la curiosita’ di sapere come funziona l’agenda setting di Agora’ vox, chi decide cosa, quando e, soprattutto, dove posizionare cosa.
     Non che ogni articolo debba essere un colto elzeviro, eppero’ non capisco la scala di valori.

     Ieri, se non ricordo male, lo spazio per il mio articolo nell’home page c’era, ma e’ rimasto vuoto. Chissa come mai?
     Oggi l’articolo scompare da ogni score. Non l’ha letto proprio nessuno? Mah...

     Purtroppo, e questa e’ una precisa critica che mi permetto di muovere, non c’e un disclaimer o un regolamento che permetta (a noi reporter) di comprendere in base a quali valori o valutazioni gli amministratori decidono l’agenda, ovvero l’ordine, dei pezzi.

     Cio’ oltre a permettere un evidente arbitrio, lascia nel dubbio non assicura pari visibilita’ ai pezzi. E’ come se ci fosse un caporedattore che decide cos’e’ e cosa NON e’ notiziabile: ma questo e’ il modus operandi dei mainstream.
     Mi piacerebbe riuscire a gettare uno sguardo in questi meccanismi esoterici che, pur legittimi, non mi sembrano eticamente accettabili.

     Scrivo queste considerazioni con rammarico e nella speranza di sbagliarmi.
     Diversamente dovrei pensare che la mia presenza in questi spazi e’ diventata scomoda e non gradita e siccome io non sono capace di scrivere pezzi su Bekham o Platinette, ne trarrei le conseguenze.

     Vedremo, se mai qualcuno mi vorra spiegare.
     E se anche nessuno lo facesse, sarebbe comunque una risposta. Eloquente. Come lo e’ sempre il silenzio.
     Ma spero di sbagliarmi.

     saluti.
    m.c.

     


    • Di mabo (---.---.---.170) 7 marzo 2009 21:06
       
      L’uscita un po troppo repentina dalla Home page l’avevo notata anch’io, ma non conoscendo i meccanismi che regolano l’impaginazione non potevo farmi domande al riguardo.
      Devo dire che leggo sempre con molto interesse i tuoi articoli e in più occasioni l’ho dimostrato nei miei commenti, spero che si sia trattato di una svista, perché, come tu dici giustamente, per poter scrivere un articolo di questo tenore ci vuole molto impegno ed è auspicabile che sia compensato dalla giusta visibilità.
      Credo che questo sito non possa rinunciare a firme come la tua, mentre, potrebbe benissimo fare a meno di alcuni “redattori” che sembrano specializzati nel copia-incolla, e nella scrittura totalmente impersonale, ma questa è la mia opinione personale, opinabile e non mi offenderei se qualcuno la criticasse anche aspramente.
      Un saluto
      Mauro Bonaccorso
       
    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 8 marzo 2009 19:22
      maurizio carena

       Anch’io ho pensato dapprincipio ad una svista. Per questo ho scritto il messaggio a cui tu, cortesemente hai risposto; e notare che non era diretto a te.
       Purtroppo gli amministratori del sito e, per inciso, quello che l’ha letto, Francesco Raiola e il direttore, Francesco Piccinini, non hanno ritenuto di dovermi rispondere. Non l’hanno fatto in questa sede e poco male, visto che il mio pezzo non gli garbava. Gli basta censurarmi.
       Ma il giorno dopo (la mattina di oggi, domenica 8 c.m.) io ho inviato al forum del sito un breve esposto in cui ri-chiedevo lumi sul comportamento censorio di Agoravox. Silenzio. Ignorato da un silenzio assordante nella piu’ classica tradizione mainstream.

       Sono rimasto molto deluso dal comportamento in questione. Mi do’ dello stupido ora che ho capito in quale sito avevo riposto la mia fiducia: lavorare gratis, on line, per gente che ti censura. Questi devono andare a prendere lezioni da You tube e facebook, che alla censura di Agoravox gli ridono in faccia e, infatti, hanno molto piu’ seguito.

       Evidentemente gli amministratori di Agoravox sono piu’ interessati ai banner che all’onesta’ intellettuale.
       Nemmeno il coraggio di argomentare pubblicamente e/o rispondermi privatamente.
       Io credo che, dopo un tale atteggiamento censorio interrompero’ senz’alro l’impegno profuso fin’ora in tal sede.
       E mi attivero’ per divulgare la censura di Agora’vox, la sua miseriosa agenda setting che lascia ai suoi padroni il totale arbitrio sul lavoro dei reporter. Reporter che meriterebbero di essere trattati diversamente da come li sottometterebbe un mainstream. Anche perche’ lavorano gratis. I soldi dei banner vanno ai censori...da ridere!

       Addio Mabo e grazie di tutti i tuoi interventi. Confesso che fin quando non vedevo un tuo commento, mi sembrava che al pezzo mancasse qualcosa.
      m.c.


    • Di Francesco Piccinini (---.---.---.152) 9 marzo 2009 11:40
      Francesco Piccinini

       Caro Maurizio, personalmente non sono stato in redazione negli ultimi giorni per motivi personali e mi spiace leggere questo commento soprattutto vista la stima che ripongo in te. Ti rispondo pubblicamente proprio perché penso non ci sia nulla da nascondere. 
      L’articolo entra o esce dalla home in base alle visite/commenti/voti, è un algoritmo automatico non ci mettiamo nessuna "mano" umana. Ogni articolo resta con la possibilità di andare in home per 24h dopodiché va nelle rubriche. Non cambia nulla quindi a che ora sia messo visto che dura, comunque, 24h. Mi dispiace davvero leggere queste parole d’astio e del riferimento alla pubblicità, sappi che se ne potessimo fare a meno - magari attraverso dei doni - faremmo volentieri senza. 
      La mia assenza per motivi personali e, quindi, l sovraccarico di lavoro per Francesco Raiola generano ritardi nelle risposte, mi spiace. 
      Spero che le mie parole ti facciano tornare sui tuoi passi. 
      Su quale forum hai mandato la domanda? Perché il forum interno non funziona - è un tool disattivato - e, inoltre, avresti potuto scrivermi direttamente. 
      Forse la cosa che più mi fa male è sentir parlare di atteggiamento censorio dopo che ci siamo esposti, sovente, a critiche proprio perché abbiamo dato spazio a tutti.
      Ripeto la disposizone in pagina dei pezzi è automatica. 
      A presto 
      Francesco

    • Di Francesco Raiola (---.---.---.123) 9 marzo 2009 11:41
      Francesco Raiola

      Caro maurizio leggo ora il commento perché anche chi gestisce questo sito a volte può avere una svista e non riuscire a stare appresso a tutti i commenti. L’accusa di censura, mi spiace dirlo, è veramente ridicola per la storia che abbiamo, per quello che abbiamo sempre pubblicato etc...ma ovviamente prima di pensare che può esserci stato qualche motivo particolare per non aver potuto rispondere al commento si grida alla censura.
      Sono veramente dispiaciuto e rammaricato...ma tant’è.
      Le regole con cui funziona AV sono descritte qui: http://www.agoravox.it/Politica-Edi...
      né io né Francesco Piccinini possiamo decidere l’ordine degli articoli in pagina, ma sono i lettori, che con i loro accessi, i loro voti e gradimento fanno sì che un articolo salga e scenda.

      Il tuo articolo è visibile qui: http://www.agoravox.it/spip.php?pag...
      ed è stato in home sabato...

      con amarezza

      Francesco.

    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 9 marzo 2009 13:39
      maurizio carena

       Caro Francesco,

       ti ringrazio per avermi risposto.

       E ti ringrazio in particolare per aver voluto rispondere pubblicamente, di modo che tutti possano, eventualmente, semmai scovassero questo pezzo, farsi un’idea.

       Purtroppo non ho trovato esaurienti le tue, pur cortesi, spiegazioni.

       Non ho ben capito cosa faccia l’ "algoritmo" di Agoravox. Ma so per certo, perche’ ero al pc, che il mio pezzo e’ stato pubblicato intorno alle 15, direttamente (sottolineo quel "direttamente") nella rubrica "cultura e spettacoli e NON nell’home page. Questo e’ il peccato originale che imputo non all’algoritmo bensi’ alla redazione, perche’ puoi essere il miglior reporter (come non e’ certo il mio caso) ma se sei "sbattuto" nei meandri del sito hai perso il 90% della visibilita’ iniziale, che su un turn over di 24 ore e’ fondamentale.

       Il posizionamento dei pezzi in uscita credo che dovrebbe essere uguale per tutti, se no e’ censura. E’ quella vecchia "agenda setting" che, tu mi insegni, e’ la base di ogni sistema di propaganda, ieri come oggi.

       Il mettere un pezzo come quello che avevo proposto, che voleva stimolare un piccolo dibattito, fuori dall’home page, significa annullarne l’impatto, togliergli la visibilita’. E’ questo il punto a mio avviso centrale e sul quale, permettimi, non si e’ fatta chiarezza.

       Per me i commenti sono forse piu’ importanti del pezzo stesso, perche’ credo che i miei (pochi) lettori, collettivamente, ne sappiano forse piu’ di me.
       E comunque e’ solo il dibattito, il dialogo, che per me ha veramente importanza. Gli esercizi di stile li vedo meglio nella letteratura; il giornalismo o e’ un grido di dolore, uno stimolo all’azione, un modo per rifletere, o non e’ niente.
       Non pretendo che sia cosi’ per tutti e, forse, mi sbaglio, ma tant’e’: questo per me e’ un punto irrinunciabile, la base di tutto. Se il grido non si sente, allora non e’ un grido o, comunque, non serve urlare.

       In sostanza: puo’ anche essere come asserite tu (e Francesco Raiola), io presuppongo sempre la buona fede nella controparte (sino a prova contraria). Ma se i miei (modesti) scritti, come quelli di chiunque altro, sono nelle mani di "Haal 9000" o simili, allora le mie perplessita’ restano, cosi’ come resta che l’articolo in questione e’ stato praticamente invisibile e quindi inutile. E potra’ accadere ancora.

       Se e’ come mi dici e non ho motivo (ne’ prove) per dubitarne, allora su questo sito lo sport e Platinette (per esempio e con tutto il rispetto per i redattori dei pezzi) sono piu’ visibili di altri argomenti.
       Forse e’ a causa dell’algoritmo, non lo so, ma credo che non sia un buon sistema per organizzare una cosa fondamentale come l’home page del sito.

       Perdonami se mi permetto di essere cosi’ categorico su un argomento che tu forse conosci meglio di me e che e’ la tua professione, ma dovrebbero essere gli amministratori a occuparsi dell’home page.

       Ci sono attivita’, come il pensare, il provare emozioni, indignazione, amarezza, che nessun algoritmo, nessuna macchina sara’ mai in grado di fare. Questo credo invincibilmente e nessuno potra’ mai farmi cambiare idea.
       Nemmeno la grande stima che, pur senza conoscerti personalmente, ti portavo.

       Per me dev’essere il nodo in gola che ti senti dentro mentre scrivi, la rabbia dei dannati della terra, il grido di chi dice NO mentre tutti gli altri dicono si: questo per me deve decidere dove posizionare un articolo su qualunque home page. Perdona la presunzione: e’ lo sfogo di un fesso che, per un attimo ci ha creduto, ci ha provato, veramente.
       Ma i sogni, come dice il poeta, moiono all’alba.

       Alla fine, se l’umanita’ non viene prima di tutto, anche di un algoritmo, allora non c’e’ niente per cui valga la pena di lottare. Di sognare.

       E comunque ci sono tanti reporter, su questo sito, molto piu’ bravi (e meno "faziosi) di me. Non vi manchero’.
       Voi un po’ si. Ma poco.

       Ti ha fatto onore avermi risposto (idem Raiola). Scusami del tempo che ti ho fatto perdere e, se mi permetti una battuta, fammi sapere quando l’Algoritmo si prende una vacanza...


       Buona fortuna a te e a tutti i reporter di Agoravox.

      m.c.
       



    • Di Francesco Raiola (---.---.---.123) 9 marzo 2009 14:43
      Francesco Raiola

      Beh caro maurizio grazie a te e mi spiace che la tua decisione sia irrevocabile (o almeno così ho capito). Chi scrive per AV sa come funziona. Ti ripeto che né io né l’altro Francescio possiamo gestire la home page. Noi, cioé, non possiamo imporre il pezzo in home page. Il tuo pezzo è stato pubblicato alle 15, giusto, come tanti altri pezzi. AV può contenere 26 articoli, che ovviamente sono pieni già la mattina. lasciare la pagina immobile per una giornata mi sembra assurdo e così ovviamente i pezzi sono aggiunti anche durante la giornata (le cose succedono durante tutto l’arco della giornata). I pezzi rimangono in pagina 24 h e il tuo è stato in home page tutta la mattina di sabato avendo avuto, (anche grazie alle visite che arrivano da Google) più visibilità (generale, non solo di AV) rispetto a un pezzo appena messo.
      Sull’algoritmo e le emozioni etc...beh è un discorso molto bello, certo, ma che capisco poco. dove sarebbe la democraticità di AV se due persone potessero decidere dei destini degli articoli? Saremmo niente di diverso da quello che si può leggere ovunque e ogni giorno, da una normale redazione di un qualsiasi giornale. Per quanto riguarda il risentimento e l’urlo di censura, beh lo ha spiegato molto bene l’ultimo commento di Piero. Bastava pazientare un paio di giorni (capita che il sabato e la domenica ci si riposi) e avresti avuto le risposte a tutti i dubbi.
      Grazie comunque per i contributi che hai portato ad AgoraVox, anche quelli serviti a farci crescere...
      Francesco

    • Di Francesco Piccinini (---.---.---.123) 10 marzo 2009 16:32
      Francesco Piccinini

      Caro Maurizio,
      riprendo quanto scritto. Se AgoraVox censurasse non staremmo qui a parlarne pubblicamente né i commenti sarebbero visibili. Sulla pagina: può contenere massimo 26 articoli, a volte capita, fortunatamente, che alle 15 sia già "piena" ma questo non significa che non possiamo pubblicare nuovi articoli che poi "risalgono" - il flusso di notizie è in costante evoluzione -. Se il tuo articolo è stato messo on line alle 15 e gli altri alle 9 di mattina, significa che alle 9 del giorno dopo scompariranno mentre il tuo rimarrà in pagina fino alle 15. Sono 24 ore uguali per tutti a prescindere dall’ora in cui lo mettiamo e anche al mattino ci sono articoli (come il tuo) che messi on line la sera non consentiranno a quelli del mattino di apparire subito in home - a meno che non "risalgano" -, dipende tutto dalle visite/commenti/voti (il famoso algoritmo).
      Ciò detto potremmo anche scegliere gli articoli noi e disporli in pagina a nostro piacimento e non in base ad un algoritmo, ma cadrebbe la ragion stessa d’essere di AgoraVox che è un media in mano ai cittadini. Se dovessi essere io a decidere la disposizione degli articoli non saremmo diversi da un medium tradizionale.
      Parlare di censura - perdonami se te lo dico - mentre pubblicamente discutiamo dell’argomento è quanto di più paradossale esista.
      Con stima
      Francesco


  • Di Gloria Esposito (---.---.---.102) 7 marzo 2009 21:45

    Maurizio scusa se non ho risposto prima,non sono stata bene.Anche io non ho trovato il tuo tra gli articoli piu’ letti ,mi spiace ma ti dovrai accontentare di noi assidui:).
    Hai ragione per quanto riguarda il fatto che in Italia la democrazia è solo decantata e non è messa in pratica ,hai ragione qnd dici che informazione =mass media = sonno delle menti.Però come hai detto tu esistono anche Grillo ,Travaglio (anche Santaro ,Ruotolo,la Gabanelli etc).Per esempio su Peace Reporter sono trattati temi seri oppure ogni tanto ileggo il "granello di sabbia "dell’Associazione "Attac"-contro il neoliberismo e anche li sento la passione di coloro che scrivono(come anche qui in certi articoli per carità!).Dico questo perchè credo(anche se questa è una mia idea non è detto che sia cosi)che tra giornalismo partecipativo e quello professionale ci siano comunque delle competenze un pò diverse : per esempio a me piacerebbe scoprire come si tengono gli archivi( e ora come ora non sono capace di farlo),come si imposta un’inchiesta etc e queste cose purtroppo sono "trucchi" del mestiere che spero insegnino quanto meno da qualche parte (che poi non si mettono in pratica per paura ma li ti ho detto ,secondo me c’entra il coraggio personale).Purtroppo è una cosa schifosa che il sistema sia in mano a ’sti quattro ladroni raccontapalle però le persone "di buona volontà"(e lo dico in senso laico)dovrebbero essere riconosciute e ognuno di noi dovrebbe aggiungersi persona su persona ,idea su idea per cambiare le cose.Può essere che tu abbia piu’ esperienza di me ...in ogni caso la speranza di riuscire a cambiare il mondo la conservo soprattutto quando vedo persone che con la schiena dritta,pronte ad affrontare enormi ostacoli pur di affermare un principio giusto. E secondo me sono piu’ di quanto io e te immaginiamo,solo che non ci permettono di vederle senno chi li reggerebbe piu’ questi ladri potenti?
    Saluti ancora:)
    Gloria

    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 8 marzo 2009 19:39
      maurizio carena

       Cara Gloria, non hai trovato il mio pezzo tra gli articoli piu’ letti perche’ Agoravox mi ha censurato.

       Evidentemente il mio pezzo era scomodo. Non so se disturbava i banner o semplicemente non ricalcava l’ortodossia dei capi del sito. Ma, con eleganza e ipocrisia, lo hanno cancellato. Silenziosamente, coi metodi mafiosi del Corsera con Vulpio.

       Comunque cosa e’ veramente successo non lo sapremo mai poiche’ l’agenda setting del sito, il modo in cui vengono posizionati i pezzi e’ avvolta dal mistero. Figurati che non hanno nemmeno taggato il pezzo: di giornalismo questa settimana, secondo gli amministratori del sito, non si e’ parlato. Anche se un coglione qualunque (io) ci ha perso mezza giornata di lavoro.

       Gli ho persino inviato un messaggio nel forum. Mi hanno ignorato. Nemmeno il coraggio di dirmi: non ci piace cio’ che hai scritto (cosa che e’ nel loro diritto).

       Io non lavoro per chi non ha il coraggio delle proprie idee. Io non lavorero’ piu’ per agora’vox.

       Auguro a te una fortuna migliore, se vorrai continuare il cammino con questo sito e ti auguro di diventare una giornalista sempre piu’ in gamba. La stoffa mi pare che ce l’hai.
       saluti.
       m.c.
       
       

  • Di mabo (---.---.---.199) 8 marzo 2009 20:39
     
    Quando ho letto il tuo ultimo messaggio, a parte l’implicazione emotiva derivante dalle considerazioni rivoltemi, sono rimasto sconcertato, perché non riscontro alcun motivo valido per allontanarti. Ho già scritto e lo ribadisco che una firma come la tua non può e non deve essere censurata.
    Quando hai scritto il pezzo “Oil – La voce delle vittime – mi sono sforzato di commentare quella bellissima denuncia, non trovando argomenti sufficientemente intelligenti da proporre, per complimentarmi con te. Lo faccio adesso.
    Visto che siamo in tema di confessioni, e questo spero sia letto anche dai tuoi “presunti “detrattori, la prima ricerca che ho fatto, ogni giorno, ormai da due mesi circa, erano i tuoi articoli, che a mio avviso potevano colmare, almeno in alcuni giorni, l’Home page di AGORAVOX.
    Spero che possa riconsiderare la tua decisione perché non sarà facile colmare il vuoto che potrebbe generare in questo contesto.
    L’intelligenza e la cultura che ci hai regalato, negli articoli e nei commenti, ti faranno onore in qualsiasi contesto.
    Un augurio a te e ad Agoravox che voglia rivalutarti come meriti.
    Mauro Bonaccorso
     
  • Di Gloria Esposito (---.---.---.190) 8 marzo 2009 22:15

    Mi associo a Maurizio Bonaccorso.Come vedi, ognuno di noi nel suo piccolo cerca i pezzi che reputa i piu’ intelligenti e il fatto che almeno io e lui ti leggiamo (come altri)dovrebbe essere un motivo per continuare a lavorare.
    Grazie per le parole di stima che mi hai indirizzato e le rigiro a te.Continua a scrivere.Se è una necessità non puoi fermarla e se ti sei un pò affezionato a questo sito ,non abbandonarlo anche se ha come tutte i progetti delle falle.Ma l’idea è buona come sono buone molte firme e come molti redattori.
    Tanti saluti e davvero spero di continuarti a leggere.
    Gloria

  • Di Francesco Raiola (---.---.---.123) 9 marzo 2009 12:12
    Francesco Raiola

    Non essendo Francesco in redazione (per i motivi personali di cui sopra) non avevo visto che aveva risposto anche lui.

  • Di Francesco Raiola (---.---.---.123) 9 marzo 2009 12:37
    Francesco Raiola

    Caro Maurizio mi rimbombano nella testa le tue accuse e non me ne faccio una ragione, anzi me ne dispiaccio molto.

    Per rispondere comunque alle accuse di censura, servilismo alla pubblicità (proprio noi! Vabbè...) e all’info mainstream ti ricordo alcuni degli articoli pubblicati su AV, "servii del padrone"

    http://www.agoravox.it/Quale-manipo...
    http://www.agoravox.it/L-informazio...
    http://www.agoravox.it/Com-era-verd...
    http://www.agoravox.it/Riotta-contr... (questo è tuo!)
    http://www.agoravox.it/informazione...
    http://www.agoravox.it/Se-lo-stupro...
    http://www.agoravox.it/Pagliara-e-l...
    http://www.agoravox.it/Carlo-Vulpio...

    Francesco

    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 9 marzo 2009 13:47
      maurizio carena

       Caro Francesco,
       sino a quando non mi avete dato un cenno di attenzione poteva anche esserci una perplessita’ che sconfinava nel risentimento.

       Ora che mi avete risposto, pur senza convincermi, non c’e’ piu’ nulla di personale. Tanto piu’, se ho ben capito, che siamo tutti nelle mani di un algoritmo, una specie di burocrate spersonalizzato contro il quale sarebbe vano anche solo il pensare di mettersi a discutere.
       La risposta che ho appena inviato a Francesco Piccinini e’ rivolta, contestualmente, anche a te. L’ho appena postata.
       Senza rancore.
       Buona fortuna e grazie per l’ospitalita che avete concesso alle mie parole che, come dice Erri De Luca, sono tra le cose piu’ importanti che abbiamo.
      m.c.


  • Di piero (---.---.---.236) 9 marzo 2009 13:36

    caro Maurizio Carena,

    non sia massimalista, la prego. Uno dei più perniciosi tic linguistici (e dunque comportamentali, e dunque morali: che il linguaggio sia TUTTO, non è certo una mia invenzione), uno dei più perniciosi tic, dicevo, degli ultimi anni, è l’urlo: CENSURA!. E’ diventato un passepartout universale, una wild card di accesso gratuito e dirompente a ogni discussione, un lasciapassare riconosciuto in ogni Stato. Basta urlare "Censura!", e il mormorio si interrompe, il chiacchiericcio sfuma, le discussioni si troncano: tutti prestano orecchio all’urlatore. "Censura, censura! Il mio pezzo evidentemente dava fastidio". "Ho pesato i piedi a qualcuno". Le sfumature vanno magicamente via, i distinguo spariscono di colpo, le analisi argomentate diventano vecchiume argomentativo. Bast a pronunciare la magica parolina, come bibidi bobidi bu per Cenerentola. Sono i cascami del grillismo, gli eccessi del sabinaguzzantismo, le esagerazioni della Piazza Con Telecamera.
    Attenzione quando si parla di censura. I responsabili di Agoravox, persone pulite e intellettualmente onestissime, hanno spiegato con estrema chiarezza i motivi del passaggio del suo pezzo dalla Home page alle rubriche. Lei ha scritto un pezzo sul giornalismo partecipativo, Agoravox - che di giornalismo partecipativo si nutre tutti i giorni - lo ha pubblicato con gli stessi identici criteri con cui si pubblicano gli altri pezzi. Le è stato fornito un link che le spiega che il pezzo sale o scende, resta o va via, sulla base delle LETTURE, sul numero cioè dei VISITATORI che leggono i pezzi. Un algoritmo matematico, insomma. NIente di più. E’ un discorso molto semplice. I pezzi più letti hanno più possibilità di essere letti. Quelli meno letti, meno. Una scelta editoriale; un meccanismo, come dire, culturale, sul quale si può essere o meno d’accordo. Ma la censura non c’entra. E’ un altro discorso.

    cordiali saluti

    piero

    • Di mabo (---.---.---.159) 9 marzo 2009 15:21
       
      Caro Piero, approfitto della risposta che sto per indirizzarle per rinnovare la mia stima nei confronti di Maurizio Carena, che non conosco personalmente ma che mi sembra di conoscere da sempre.
      Sono in completo disaccordo con lei, per la difesa delle giustificazioni riguardanti gli automatismi nelle impaginazioni.
      Se un computer, sulla base del numero dei lettori, può “decidere” di confinare un pezzo come quello di Maurizio, Stanley Kubrick avrebbe avuto uno spunto in più per la sua produzione cinematografica e noi, suoi ammiratori saremmo andati al cinema a godere della sua ulteriore opera d’arte.
      Come tutti ben sappiamo, un articolo di poche righe ha un appeal maggiore, e spesso un numero di lettori superiore di un pezzo articolato e ben argomentato, che fa scappare gran parte dei potenziali lettori.
      Allora vogliamo dare ragione alla bontà del fast-read, esattamente in linea con tutte le manifestazioni della pseudo modernità ?
      Il meccanismo che lei definisce “diciamo culturale” è completamente in antitesi con la cultura.
      La capacità di sintetizzare nulla può fare nell’ambito di argomenti che necessitano di approfondimento per poter essere sviluppati in modo esaustivo.
      Se dunque, la qualità, indiscutibile nei pezzi di Maurizio, deve essere vagliata attraverso un sistema matematico, privo di implicazioni emotive e/o culturali, il mezzo in questione deve essere migliorato, soprattutto per il rispetto del redattore ma forse ancor più del lettore attento ed esigente.
      Rinnovo il mio invito a Maurizio a rimanere in questo ambito anche per aiutare la dirigenza a dirimere questioni come queste.
      Un saluto.
      Mauro Bonaccorso
       
    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 9 marzo 2009 17:01
      maurizio carena

       Caro Mabo,
       ancora grazie per la solidarieta’. Quando leggo certi commenti lo scroto mi tocca terra e le braccia mi cadono senza speranza. Non vale nemmeno la pena di rispondergli.
       Grazie per averlo fatto tu.

       Purtroppo dovro’ trovare altre strade per comunicare.
       Agoravox mi sembra piu’ simile a un social network alla Facebook che ai vecchi BBS in cui ci si scambiava vera informazione. Qui conta di piu’, forse, andare al traino della tv che esplorare forme comunicative nuove.
       Anche per questo libero della mia incomoda presenza.

       Credevo questo sito uno spazio comunicativo paritario e libero da condizionamenti.
       Purtroppo mi ero sbagliato.
       Non posso esimermi dal pensarlo quando mi si viene a dire che e’ l’esoterismo di un algoritmo a decidere se un pezzo deve avere o meno diritto all’home page, non appena pubblicato.
       Semplicemente non posso accettarlo. E’ errato nella forma e nella sostanza.

       Formalmente un algoritmo matematico non puo’ giudicare uno scritto. Lo rifiuto. E’ un crimine.
       Nella sostanza usare tale "alga" come alibi per una pretesa obbiettivita lo trovo, mi spiace dirlo, molto vigliacco.

       L’obiettivita’ non esiste. E lo ripeto: l’obiettivita’ NON esiste. (Chi la conosce me la mostri)

       L’unico obbligo per un giornalista e’ dire da che parte sta. Punto. Il resto sono tutte palle. Ci sono milioni di notizie nel mondo ogni giorno. E gia’ solo il fatto di sceglierne alcune, NON sceglierne altre, contestualizzarle, ordinarle, renderle accessibili, ripeterle, NON ripeterle eccetera eccetera, fa si che l’obiettivita’ sia il rifugio degli ignavi.
       Che una pretesa ed inesistente obiettivita’ venga demandata ad un algoritmo lo trovo assurdo (nel migliore dei casi).
       Tale censura impersonale, tecnologica, burocratica mi fa semplicemente rabbrividire, non foss’altro per il fatto che non viene nemmeno percepita come tale (se cio’ che mi hanno detto e’ vero). Trovo tale tipo di filtro molto piu’ ottuso e pericoloso di tutti gli altri.

       Resta il fatto che con tale escamotage (l’alga, appunto) di cui nessuno conosce il funzionamento e su cui nessuno ha (avrebbe) potere, la redazione e’ libera di qualsiasi arbitrio. Tanto, e’ il sistema responsabile di tutto. Le stesse argomentazioni di Eichmann processato a Gerusalemme: gli parlavano di morti e lui parlava di numeri...non potevano capirsi.

       Immaginiamoci cosa avverrebbe se, le aziende, le burocrazie, il sistema stesso, seguissero lo stesso paradigma.

       Ma, tu mi dirai, e’ proprio cio’ che avviene. Chiunque abbia avuto a che fare con l’orrore della burocrazia, dei codici a barre, delle istituzioni totali, sa che e’ proprio questo il modus operandi:
       Pero’ io non voglio scrivere in tale contesto. Non ci riuscirei.
       .....................

       Io non sono un determinista, non credo nelle leggi storiche, non credo in Dio, non credo nello stato, non credo nelle macchine.
       Ma non mi sento nichilista.
       Credo, come Marco Aurelio, che Dio non esista ma dobbiamo comportarci come se esistesse.
       Credo che la storia non si ripeta, ma si somigli.
       Credo, come Thoreau, che lo stato migliore e’ quello che governa meno. Ma purtroppo ci vuole.
       
       ................
      Eppero’,
        A decidere le cose piu’ importanti deve sempre essere un essere umano, perche’ e’ l’umanita’ la nostra virtu’ piu’ importante. E fanculo l’alga!

       Tutti gli articoli dovrebbero avere diritto all’home page; di piu’, credo che, a pensarci bene, tutti gli articoli avrebbero diritto alla stessa posizione d’ingresso nel sito (in alto o in basso che sia). Diversamente si creano in partenza delle disuguaglianze che condizionano pesantemente qualsiasi articolo. Si penalizzano reporter e lettori insieme. Cui prodest? Saro’ limitato ma non riesco a capire, a parte la velleitaria pretesa di obiettivita’.

       L’importanza di una notizia la decide, per la maggior parte, la sua visibilita’. Questo, come tu saprai, e’ l’abc della comunicazione. Mi rifiuto di pensare che due esperti di comunicazione come Piccinini e Raiola lo ignorino. Questo e’ l’importante e questo deve essere deciso da esseri umani, non da un’alga.

       Non esiste l’obiettivita’. Esiste solo il coraggio delle proprie idee, l’onesta’ intellettuale, i sentimenti che, soli, ci spingono a fare le cose che rendono la vita degna di essere vissuta.

       I miei modelli sono Socrate,Gesu’, Che Guevara, Ghandhi, Martin Luther king. Hanno cambiato il mondo senza nessun algoritmo del c....zo; e continuo a pensare che puoi avere i migliori giornalisti, i migliori pc, un sacco di soldi e di mezzi, ma se dietro non c’e’ un ideale, un sentimento, un qualcosa che trascende e che va oltre la nostra banale finitezza, allora non c’e’ proprio un c...zo di niente.

       Preferisco essere torturato dal guerriero Navajo, che perdermi nel castello di Kafka.
       Per questo, con rammarico, chiudo la parentesi con Agoravox.

       Grazie per la tua compagnia, per i tuoi commenti, per il tuo sostegno.
       saluti.
       m.c.


       

    • Di Francesco Raiola (---.---.---.123) 9 marzo 2009 17:50
      Francesco Raiola

      Beh Maurizio sei libero di fare tutta la dietrologia che ti pare a questo punto ("questo algo come funziona"), tanto ormai è diventato sport nazionale. Le nostre spiegazioni le hai avute e, ripeto, il tuo articolo è stato in pagina tutta la mattinata di sabato fino alle 15. Ti ho dimostrato con i fatti (i link) e non a parole che noi non censuriamo niente e ci battiamo ogni giorno affinché ciò non avvenga. Il tuo discorso non può valere una volta sì e l’altra no (perché abbiamo pubblicato il tuo precedente? Perché abbiamo pubblicato pezzi critici nei confronti di Riotta, Corsera, repubblica, destra, sinistra? Non avremmo fatto prima a trovare un escamotage e questo pezzo non pubblicarlo, stando dietro ai tuoi discorsi?). Sulla censura la penso esattamente come Piero. Comunque la rete è bella anche per questo. Si discute. Tu vuoi credere che ti abbiamo censurato? Non ti sta bene che un pezzo salga e scenda in base all’apprezzamento della gente? Va benissimo. Io credo semplicemente che chi scriva sappia come funziona AgoraVox, dato che è scritto e te l’ho anche linkato (noi non nascondiamo niente) ma evidentemente mi sbaglio.
      Comunque ripeto va bene così. Le porte sono sempre aperte, se mai vorrai postare qualche pezzo...
      Ciao
      Francesco

    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 9 marzo 2009 18:54
      maurizio carena

       Caro Francesco Raiola,

       Io non faccio dietrologia, mi misuro, cerco di farlo, con chi commenta i miei pezzi: si chiama dialogo ed e’ una cosa diversa.
       Il mio pezzo, non appena pubblicato, l’homa page non l’ha nemmeno vista. Ci e’ entrato dopo alcune ore. Lo negheresti? Questa non e’ dietrologia. E’ un fatto. Che non mi era mai, in 12 articoli, accaduto prima. Boh!
       Mi avete detto che c’e’ un algoritmo che decide. Come quando a catechismo mi dicevano che Dio e’ Dio perche’ e’ Dio. Mi sentivo gia’ preso per il culo allora, figurati a 45 anni. Da ridere!

       Inoltre non stavo parlando con te. E il fatto che vieni a controllare persino i commenti ad un articolo gia’ censurato, e parli con un tono tra il supponente e il cattedratico ti confesso che mi da un po’ fastidio.

       Io ho cercato, pur sentendomi veramente preso in giro, di ascoltare le vostre argomentazioni, che non mi hanno convinto, ma che mi lasciano nel dubbio, e quindi non vi "condanno", non sapendo come funziona questo deus ax machina del c...zo, ovvero l’algoritmo. Il tutto con educazione e rispetto. Me lo soo imposto, visto il lavoro profuso e la fiducia riposta.

       Ma vorrei che mi avessi ben capito: il fatto che mi censuri un algoritmo e non Francesco Raiola, per me non cambia le cose, semmai le peggiora. Perche’ e’ un alibi. Ma mi dici a cosa serve? Forse all’obiettivita’?

       Piu’ chiaro di cosi’ non so come dirlo.

       Questo per quanto riguarda la forma.

       Eppero’,
       Continuare a ripetermi (dopo che c’eravamo gia’ detti tutto) che "le vostre spiegazioni le ho avute", suona veramente sarcastico e offensivo per la mia intelligenza.

       Voi non siete entrati nello specifico di nessuna delle questioni da me poste.

       Te le riassumo:

       1^ come funziona questo algoritmo?
       puoi sintetizzarmelo? Per parole chiave? Per clic? Per passaggi di cursore? Post pubblicazione? In sede di moderazione?

       2^ Perche’ l’articolo in questione NON e’ entrato in home page il giorno della pubblicazione?

       Nessuno, caro Francesco Raiola, ha mai risposto a queste domande o mi sbaglio?
       Trovo il tuo sarcasmo veramente di cattivo gusto e, credimi, sto cercando di dirtelo nel modo piu’ educato possibile.
       Io presumo sempre la buona fede e le cose le dico in faccia. Gradirei lo stesso trattamento.
      Dietrologia e’ un termine che nemmeno conosco, che non ho forse mai usato.

       Se vuoi tornare a parlare con me ti sarei grato se usassi di piu’ gli argomenti specifici, pertinenti e non quelli generali, vaghi e autoreferenziali sin qui da voi usati, perche’ con me non attaccano.

       Se poi, oltre a spiegarmi "alga" ed esclusione in entrata dall’home page volessi magari anche accennarmi come mai "giornalismo" e "giornalismo partecipativo" non sono ( e non erano) nemmeno taggati potresti convincermi un po’ di piu’ della tua buona fede.

       Invece, reiterando il logoro leit motiv della (autoreferenziale) mancanza di censura e delle stesse "spiegazioni" che non spiegano un bel nulla, non fai altro che difendere una cattiva causa che, come dovresti sapere, peggiora, col volerla difendere.

      Detesto le polemiche epistolari.
      Per me la cosa, con i padroni delle notizie di Agoravox, finisce qui.
      Spero, a meno che tu non voglia portarmi argomenti veramente e sinceramente esplicativi, che per te sia altrettanto.

      Io sono un granello che non conta niente: lasciami perdere.

       cordiali saluti.

      m.c.

       








    • Di Francesco Raiola (---.---.---.192) 9 marzo 2009 20:32
      Francesco Raiola

      "Nella sostanza usare tale "alga" come alibi per una pretesa obbiettivita lo trovo, mi spiace dirlo, molto vigliacco".
      Caro Maurizio sicuramente non stavi rispondendo a me ma a mabo, ma se dici questo ovviamente mi sento chiamato in causa e veramente sono dispiaciuto di questo che è un equivoco (poi controllo questo thread perché sono intervenuto - nonostante tu continui a chiamarla censura).

      Non nego che il tuo pezzo è entrato alle 15, l’ho anche detto nella prima risposta e ho provato a spiegartelo, ma evidentemente non sono stato chiaro.

      Ma partiamo che se rispondo (e allo stesso modo se lo fai tu) è perché sarebbe da stupidi non cercare di chiarirsi. Ok, detto questo, come ho cercato di spiegare prima, il tuo pezo è entrato alle 15. Noi abbiamo 26 spazi per gli articoli e ovviamente la mattina alle 10 sono tutti coperti (siamo un giornale). Questo presupporrebbe che non dovremmo più mettere pezzi? Cioé le notizie dovrebbero essere quelle tutta la giornata? No, e credo che su questo siamo d’accordo. Quindi noi mettiamo anche altri articoli in pagina CHE NON VANNO SUBITO IN HOME (ma come hai ammesso tu stesso il tuo pezzo è entrato dopo poche ore e io ho ribadito che è rimasto tutto sabato fino alle 15, dato che i pezzi possono rimanere in pagina 24h). Spero che questo sia chiaro.

      veniamo alle tue domande

      1) L’algoritmo funziona in base alle visite di un pezzo (per questo se c’è un pezzo di X Factor è sopra a tutto. perché la gente cerca quello e cercando cercando trova AgorVox), alle votazioni che ha e ai commenti.

      2 l’articolo è entrato in pagina dopo poche ore dalla pubblicazione ed è stato in pagina tutta la mattina successiva - ma questo l’abbiamo già detto.

      3) le parole chiave del tuo articolo sono Giornalismo e giornalismo partecipativo, come tu stesso puoi vedere in back

      Tra l’altro tra i temi dell’autore inoltre ci sono sia giornalismo che giornalismo partecipativo.

      Ora mi rispondi tu a una domanda (senza alcuna polemica, veramente!)? Avevi letto come funzionava AgoraVox prima di scrivere?

      Un saluto
      Francesco

    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 10 marzo 2009 17:29

       Caro francesco.

      ritorno sull’argomento per la cortesia che mi usi facendolo tu stesso. Cosa di cui ti ringrazio.
      Cerchero’ di essere molto sintetico, per non farti perdere tempo.


       Forse non mi avete censurato di proposito. Puo’ darsi.

       Ma che sia un algoritmo a decidere l’agenda setting di un sito di informazione non posso accettarlo.
       
       L’obiettivita’ non esiste.

       Quindi l’alga serve solo ad indicizzare gli articoli sui gusti della  gggente. ok?

       E qui, per me, c’e’ il problema dei problemi.

       Dev’essere una mente umana, in carne ed ossa, una redazione di esseri viventi a decidere cosa dev’essere importante, se lo e’, se non lo e’. Non e’ leninismo. E’ una scala di valori che, a mio avviso, non puo’ essere delegata a nessun’algoritmo.

       Informazione vuol dire democrazia, vuol dire cultura, vuol dire liberta’.
       Informazione NON vuol dire calcio, non vuol dire tette, culi, nani e ballerine. Informazione Non e’ Platinette.

       Tu mi dirai che la gggente vuole questa merda.
       Io ti dico che a dargliela si fa tutto meno che informazione e, caro Francesco, non mi convincerai mai del contrario, perche’ la merda tv, per distrarre e rincoglionire e’ e resta merda, la o qua. Punto.

       Un social network d’informazione dovrebbe avere dei valori, non ricercare un’obiettivita’ che non esiste.

       Se poi l’algoritmo da’ alla gente cio’ che vuole per far salire un sito di informazione nei rank di Alexa o Technorati, cosa che sarebbe legittima ma immorale, allora e’ un’altra storia.

       Che il mio pezzo, che reputavo (presuntuosamente) interessante, sia entrato nel sito al pomeriggio, NON in home page, raggiunta solo dopo ore, e’ una cosa che non posso tollerare. Che non capisco. 
       Era megli dirmi: "il tuo pezzo fa schifo, e’ lungo e palloso"
       Ma ignorarlo cosi, palleggiarlo come un pacco postale, a riempire vuoti redazionali...togliergli quella visibilita’ che era la sua stessa ragion d’essere...

       E non per me, che non sono nessuno, ma per rispetto a un pezzo costato ore di fatica, che poteva essere utile alla riflessione, e che avrebbe meritato forse, visto l’argomento,la possibilita’ di un dibattito, una maggiore visibilita’.

       Visibilita’, sia chiaro, decisa da una redazione di esseri umani, dai loro valori, non da un’alga.
       ................

       Gia Platone si poneva la domanda di "chi debba educare gli educatori"

       Io non conosco la risposta.

       Ma credo che chi fa informazione debba comunque sempre avere una scala di valori. Valori non delegabili a nessun algoritmo. Perche’ un algoritmo non e’ un essere umano.

        Un algoritmo puo’ massimizzare le preferenze per quantificare l’attenzione da vendere ai banner, ma non puo’ distinguere il giusto dallo sbagliato.

       Nemmeno gli uomini possono farlo ne’, tantomeno, una redazione.

       Pero’, caro Francesco, hanno il dovere di provarci. Abbiamo questo dovere.

       Perche’ non troveremo mai la verita’, ma abbiamo il dovere morale di cercarla.

       Cosi’ come non saremo forse mai capaci di distinguere il bene dal male.
       Ma abbiamo l’obbligo di provarci. Sempre ed ancora.

       Non c’e’ nessun algoritmo che possa sostituirsi alla coscienza. Nemmeno in nome di una pretesa obiettivita’. Che non esiste. E anche se esistesse, mi fa orrore, perche’, per me, la democrazia di cui tanto tutti sbavano a sproposito, viene e verra’ sempre dopo la coscienza di ogni essere umano.

       Per questo certi articoli dovrebbero essere "imposti" dalla redazione; perche’ molte volte la strada piu’ giusta e’ la piu’ scomoda. E mi scuso per la presunzione, sinceramente.

       Chi fa informazione deve creare il contesto, proporre una scala di valori. Magari non sara’ quella giusta, ma bisogna avere il coraggio di dichiararla e di seguirla. E di confrontarsi coi valori altrui, che hanno i nostri stessi diritti, anche se sono quelli di un nazista.

       Ma questo e’ un discorso che i banner forse non condividerebbero.

       .............



       Un ultima cosa, caro francesco,
       tu mi domandi se "avevo letto come funziona Av prima di scrivere".
       Questa e’ lunica cosa che mi ha veramente offeso.

       Io non sono nessuno. E questo e’ un fatto.

       Ma tu, a porre certe domande, fai capire chi sei tu. Piu’ che se ti avessi davanti.

       Per tua informazione, caro Francesco, prima di scrivere il mio (inutile) pezzo, a parte i 5 tomi sul tavolo e i vari fogli volanti, mi ero letto, sull’edizione francese, cio’ che scrisse Carlo Revelli nel 2007 o 2008 (non ricordo la data) sul tema, compreso il fiume di commenti a seguire. Piu’ tante altre cose.

       Sono circa vent’anni che mi interesso di comunicazione.

       Forse non hai mai letto i miei pezzi "pesanti". I riferimenti a Chomsky, Losurdo, Fracassi, Brancoli, Sartori, pensi che li prenda dalla tv?

       Pensi veramente che non abbia letto e setacciato tutti i meandri, peraltro molto stringati, di questo sito?
       Certo che l’ho fatto.

       Ma da nessuna parte si dice che un alga e’ a capo della redazione.

       Al contrario, ad Agoravox si parla espressamente di censura allorquando si afferma che "un articolo che non rispetta la politica editoriale sara’ rigettato".

      E’ legittimo affermare cio’. Ma e’ censura.

       Di piu’, e’ un espresso riconoscimento che, quando fa comodo, gli articolo sono valutati da una redazione in carne ed ossa, fatta da esseri umani.
       Ci sono i reati a mezzo stampa, lo so...

       Poi pero’, talvolta, tali esseri umani abdicano alla loro funzione in favore di un algoritmo, che decide l’agenda setting del sito. Per la gioia degli inserzionisti, aggiungerei.

       Perche’ questo doppio standard?

       La politica editoriale di un sito di informazione vale solo per cassare e non per promuovere?
       
       Io credo che e’ qui che non ci capiamo.

        Dovete avere, permettimi la franchezza, perche’ ho quasi voluto bene a questo sito, il coraggio delle vostre idee, se ne avete. 

       Dovete avere il coraggio delle vostre idee, dei vostri valori.
       E fanculo i banner e i rank.
      E fanculo le pretese di un’obiettivita’ che non esiste e se esistesse sarebbe un gulag o un melstrom di tette, culi, calcio, shopping, ovvero cio’ che vuole la gggente, ma certo non informazione.
       Informare e’ sempre fare una selezione.
       Ma non puo’ e non deve essere un algoritmo matematico a farla. Deve farla un essere umano. Magari soffrendo, torturato dal dubbio. Ma dev’essere lui.

       La democrazia, la liberta’, la coscienza, dovrebbero essere piu’ importanti. Ma non e’ detto. Si tratta di una scelta. E non siamo nemmeno sicuri che sia giusta. Eppero’ va fatta.

       ...............

       Ho scritto queste poche righe non nella speranza di convincerti di qualcosa ma, al contrario, per dimostrarti che non presumo mai la malafede di nessuno.
       Nemmeno di chi mi censura.
       E se a censurarmi e’ la burocrazia matematica di un algoritmo per me non cambia nulla. Anzi, e’ peggio.

       ....................

       Se potessi darvi un consiglio vi direi, oltre a prevedere il rigetto di articoli che non rispettano la politica editoriale, di prevedere altresi’ la "proposta forzosa", il "top dell’home page" per articoli che rivestono un’importanza particolare per il sito, per l’informazione, per la liberta’.

       Perdonate la mia presunzione, ma tanto e’ l’ultima (veramente) volta che scrivo qui, ma senza valori non si va da nessuna parte.

       Senza valori non c’e’ niente. I valori sono, se dovessi sintetizzare, il contrario dei sondaggi.

       E per avere un’anima non servono i sondaggi, non servono gli algoritmi, serve la coscienza.
       Serve scrivere, cercare, parlare, domandare, interrogarsi, dubitare, resistere, piangere, soffrire, vincere, perdere, camminare, guardare, rimanere e, poi, alla fine della giornata, del pezzo, della pagina, chinare il capo sulla tastiera, con la testa tra le mani, consapevoli che forse, quasi certamente, non e’ servito a niente. Ma ci abbiamo provato.

       Lo so che, a questo punto, pensi che sono un povero coglione, ingenuo e velleitario.

       Non puoi capire.

      Non potete capire.


       Forse non lo so neanch’io......
       

       Addio.

       m.c.










    • Di Francesco Piccinini (---.---.---.123) 10 marzo 2009 18:37
      Francesco Piccinini

      Caro Maurizio, ho letto il tuo commento a Francesco Raiola - nel quale non ho ben capito se parlavi anche a me -. Chiariamo due errori di fondo: 

      tu parli di obiettività; nessuno la ricerca in AV. Ci sono opinioni di destra e di sinistra, rifondaioli e leghisti. Non abbiamo la pretesa di cercare l’obiettività e non la troviamo - fortunatamente -.

      Se dici che l’informazione non è, anche, calcio e tv stai affermando (correggimi se sbaglio) che tu o io valiamo più di chi scrive di calcio o tv o di moda semplicemente perché tu scrivi di giornalismo e io di camorra? Personalmente non mi ritengo superiore a nessuno.

      Parli di valori, di valori superiori ad altri. Quali sono? Per quale motivo? I miei valori vaglono più di un amico animista africano? Scusami ma visto che sei in vena di riferimenti il mio modello è Pasolini che diceva "solo l’amare il conoscere conta, non l’aver amato non l’aver conosciuto". Se mi dici che per te esistono dei "valori" presupponi che questi valori siano immutabili e questo è in antitesi con la base socratica di conoscenza che la vede come un processo statico - questo lo affermi anche tu ad un certo punto ma poi ti contraddici dicendo che esistono dei Valori -.

      E quali sarebbero questi valori? I miei? I tuoi? I miei di un ragazzo cresciuto nella periferia nord di Napoli? Quelli della strada o quelli dei libri? Quelli della scuola o quelli degli amici?

      Quali sono i miei valori che sono superiori a quelli di un mio fratello africano... Per Mandela la bigamia è una cosa normale... Per me no... Eppure lo stimo... Per Desmond Tutu non si può abortire e pure avevo le lacrime agli occhi quando l’ho conosciuto.

      Chi è l’uomo che possiede una verità tale da imporre i suoi valori? Non è forse meglio che le opinioni - le doxa le chiamava Platone - si incontrino piuttosto che lasciarle in reciti protetti autoreferenziali?



      Io non so chi debba educare gli educatori ma io non sono un educatore... Io scrivo di ciò che vedo, sono un artigiano... Parlo con chi non è d’accordo con me perché credo che questa sia la base della conoscenza.

      Di contro mi rispondi che lo facciamo per i banner e la pubblicità, ti ringrazio per l’offesa. Butto giù anche questa ma con serenità perché so che non è così e ho imparato che le offese che non sono vere non possono far male.

      Butto giù con grazia anche questa

      , il coraggio delle vostre idee, se ne avete. 

      La butto giù perché non mi conosci ma hai sparato a zero in un momento di impeto - credo -. 

      Un’ultima cosa parli degli articoli bocciati. Hai ragione dovrei approvare anche chi dice che la mamma di quello è una brava donna o chi copia e incolla gli articoli degli altri e li spaccia per suoi... Non abbiamo mai bocciato un articolo per le sue idee, sei poi pensi di essere stato "deprezzato" io sono sereno nel dirti che tutti gli articoli sono messi on line allo stesso modo e hanno le stesse possibilità di arrivare in home. L’ho spiegato nel mio post precedente e non penso di doverci ritornare. 24h sono 24h ore per tutti gli articoli e quando quelli del mattino escono entrano quelli del pomeriggio che erano " bloccati" perchè altri articoli erano davanti a loro ma gli stessi articoli del pomeriggio - tra cui il tuo - "bloccano" quelli della mattina successiva e nessuno aveva mai gridato alla CENSURA.

      " Un algoritmo puo’ massimizzare le preferenze per quantificare l’attenzione da vendere ai banner, ma non puo’ distinguere il giusto dallo sbagliato"

      Il giusto siamo noi e lo sbagliato è chi scrive di moda o calcio? In questo caso forse è meglio così, davvero. Finiamola qua perché mi devi scusare ma io non mi riesco a ritenermi superiore agli altri.

      Con serentià
      Francesco



    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 10 marzo 2009 22:30

       Caro Francesco Piccinini,

       Ti ringrazio per avere letto il commento a Francesco Raiola.
       Era rivolto certamente anche a te.
       
       Se mi dici che non ricercate una chimerica "obiettivita", non avrei nulla da aggiungere al tuo pensiero e anzi ti ringrazio per avermi fatto conoscere la tua opinione.


       Solo, permettimi una parola su un punto per me molto importante. Tu mi hai attribuito una parola che non mi appartiene: "superiorita’ " .

       Io, caro Francesco, ti posso assicurare che non ho mai usato tale parola. Al contrario, la disprezzo.

       La superiorita’ e’ quella che permette i il razzismo, lo schiavismo, il maschilismo, il capitalismo, la guerra, ovvero tutte quelle cose che io detesto, che (nel mio piccolo) combatto, che vorrei distruggere, se lo potessi.

       Se vorrai avere la bonta’ d’animo di leggere uno qualsiasi dei miei pezzi, dei miei commenti, di qualsiasi mia parola, troverai di tutto, enfasi, passione (anche troppa), nomi, numeri, aggettivi, a volte insulti, ma mai, e sottolineo quel MAI, la parola SUPERIORITA’. E, semmai l’ho usata e’ stato solo per stigmatizzarla, nel modo piu’ fermo e categorico.

       Io rivendico la scelta e la difesa di valori NON sulla base della superiorita’, bensi’ su quella della differenza.
       E tali valori possono e, forse, debbono in qualche misura, mutare.
       Ma bisogna scegliere, prendere posizione, combattere per le proprie idee e i propri valori.
       E non perche’ essi siano superiori ad altri. Nemmeno perche’ siano giusti.


       Dobbiamo scegliere e combattere per cio’ che crediamo giusto, specie di questi orrendi tempi, non perche’ cio’ sia oggettivamente giusto o migliore o superiore, ma perche’ noi ci crediamo. Perche’ altrimenti siamo testimoni omertosi o complici o indifferenti o egoisti. O tutti questi insieme e con la coscienza tranquilla, nel rispetto della legge, del politically correct, della prassi, della tradizione.

       Se un reporter non fa questa scelta, allora non fa informazione.

       Informare implica sempre una selezione, un’agenda.

        Informare implica sempre una scala di valori
      .

       Altrimenti siamo su Google o su You Tube. Validissimi. Ma diversi.

       perche’ io credo che ci siano due modi per non far capire niente alla massa bovina che deve rincoglionirsi di tv, comprare, e non impicciarsi di cio’ che fanno le elites al potere; il primo e’ quello dell’agenda dei mainstream, ovvero notiziabilita’ di stronzate e omissione delle cose veramente importanti. (importanti per chi? vedi, i valori)
       Il secondo modo e’ quello di seppellire le notizie importanti e/o scomode, nel maelstrom informativo, dove, per esempio, le amenita’ del grande fratello o del calcio annullano, soffocano, annacquano le leggi vergogna del premier.

       Quando l’algoritmo di Agoravox indicizza al top articoli che parlano di sport, moda, tv (a parte rare eccezioni), esso si rende complice di tale sistema consumistico-spettacolare.
       Non so se riesco a spiegarmi.

       Questo io credo, Francesco.

       Tu mi dirai: "ma lo vuole la gente, che ci clicca sopra". Ma io rispondo: "ma e’, e resta merda per distrarre". Punto.


       Saresti favorevole, caro Francesco, a un pezzo che inneggia ad hitler o al razzismo o alla pedofilia?

       Ma non mi dire che saresti contrario perche’ sono contro la legge.
       Se tu sei un vero reporter, quando informi, quando scegli, te ne devi fregare della legge.
       Tu ti devi (dovresti) opporre per la tua scala di valori NON per le leggi sui reati a mezzo stampa (che orrore).
      Prima deve venire la tua coscienza, altrimenti non sei un vero reporter.

       Questo io credo.
       
       Non sto dicendo che dovete decidere tutta l’agenda setting di AV, ma la stessa attenzione volta a evitare certi articoli, dovrebbe permettere maggiore attenzione ad altri di, diciamo, interesse pubblico.

       Non mi chiedere chi dovrebbe stabilirlo.
      Tu, voi della redazione, dovreste giudicarlo. Assumendovene, certo, i rischi. E, soprattutto, dichiarandolo prima.
       Perche’ non si puo’ piacere a tutti, se il vero interesse non sono i banner, ma la propria coscienza.

       Forse tu penserai che questo e’ il peggior modo di fare giornalismo. Puo’ darsi, ma parafrasando Churchill...

       ..................................


       L’informazione NON e’ calcio e tv. L’informazione non e’ una sfilata di moda, non e’ Xfactor, grandi fratelli. L’informazione, soprattutto NON e’ quella dei tg. Credo si impari di piu’ da Platinette (veramente) che non dai mainstream.

       Pero’, caro Francesco, noi siamo in disaccordo totale ed inconciliabile su un punto fondamentale.

       Io parto dal presupposto che i mainstream (tutti), tramite calcio, moda, spettacoli, gossip, tg, format e quant’altro abbiano come unico scopo quello di imbonire, rincoglionire e distrarre una massa di non-cittadini ma sudditi, sempre piu’ imboniti, rincoglioniti e distratti.

       Tu sostieni che tale sistema si configuri invece come "informazione".

       Rispetto il tuo parere, ma permettimi di dirti che, secondo me, ti stai sbagliando. E te lo dico con tutta la stima di cui sono capace, visto che mi sembri sincero.

       Ma, ripeto, ti sbagli.
       Ripeto, ancora una volta:
       ci dev’essere una scala di valori. Valori non superiori o inferiori ma diversi.
       ........................

       Ci tengo a sottolinearti che non rivendico nessuna superiorita’. Non l’ho mai detto. Ti prego veramente di mostrarmi se mi contraddico.

        Io rivendico il diritto alla differenza.  Differenza.

       Io rivendico il diritto a ritenere (con rispetto parlando) MERDA il calcio (in tv, non quello giocato, che amo molto).
       Io rivendico il diritto a ritenere MERDA la quasi totalita’ della programmazione tv, specie quella piu’ seguita.
       Io rivendico il diritto a ritenere MERDA la quasi totalita’ delle banalita’ marchettare dei giornali.

       Fuor di metafora io per merda intendo, se dovessi sintetizzare, la distrazione sistematica operata sul pubblico dai mainstream, da questa marcia "societa’ dello spettacolo"

       ....................


       Pero’, per concludere, caro francesco, se non mi parli di superiorita’ bensi’ di giusto e di sbagliato, allora si, in tal caso ti posso assolutamente dire che si, esiste il giusto ed esiste lo sbagliato.

       Ammetto che sono poche le volte in cui possiamo distinguerli. Pero’ esistono.

       Sono la voce della nostra coscienza. Del nostro sentimento di giustizia.

       Ma non sono entita’ naturali, bensi’ creazioni umane, artificiali, create dagli uomini, che possono mutare e che si possono perdere.
       Ma per i quali bisogna lottare, prendendo posizione.

       Il suffragio universale, l’uguaglianza universale, la pace, la solidarieta’, la possibilita’ per ognuno di ricercare la propria felicita’. 
       Questo, per me, fa parte del giusto..

       Disuguaglianza, guerra, egoismo. Questo, per me, fa parte dell’ingiusto. E li combattero’ sempre. Anche se fossero, come sono, permessi dalla legge ed anzi incentivati dal sistema.

       E, quando scrivo, ho una sola regola: mettermi sempre dalla parte di chi non ha voce, di chi non ha potere, di chi non ha la possibilita di scegliere.
        Quando scrivo, Francesco, cerco sempre di mettermi dalla parte delle vittime, dei perdenti, contro il potere. Contro qualunque potere, che sara’ sempre il nemico di tutto cio’ che ritengo renda la vita degna di essere vissuta.

       Per questo quando tu, forse retoricamente, mi domandi se "il giusto siamo noi e lo sbagliato e’ chi scrive di moda e di calcio" io, ti rispondo, con ferma umilta’: si, francesco. Si.

       O meglio: non so quanto noi siamo nel giusto ad occuparci di attualita’ e argomenti scomodi, ma certo chi si occupa di vergognose banalita’ per distrarre la gente, certamente si sbaglia, perche’ quello non e’ giornalismo: e’ il vecchio paradigma sesso-sangue-soldi dei primi feuiletton che hanno fatto la fortuna degli Hearst ieri e degli Slim e dei Murdoch oggi, ovvero la feccia del giornalismo; vecchi cascami che dovremmo vietare ed invece sono i piu’ seguiti sui mainstream.
       Non sto dicendo che lo si faccia piu’ o meno apposta, ma l’informazione e’ diversa dallo spettacolo o, almeno, credo che dovrebbe esserlo.

       Il motto di Fox tv e’ l’involontariamente orwelliano "we report, you decide". Milioni di americani credono a tale fandonia. Tu, Francesco, ci credi?
       Per questo non puo’ essere un algoritmo a decidere l’agenda o, almeno, certe impostazioni di fondo del sito, come del giornale, come di qualsiasi impresa umana.
      Perche’ chi sceglie compie gia’ una decisione, una fazione, un insieme di valori.
       Credo che cio’ faccia parte della natura umana.

       ..................

       Io, quando esco in mare, ho una bussola.
       Posso arrivare nel posto sbagliato. Ma senza non arriverei mai da nessuna parte.

       Non pretendo di averti convinto. E non lo credo.
       Voglio pero’ pensare che questo nostro carteggio non ti abbia creato un malanimo ma, al contrario sia servito ad entrambi a confrontarsi e riflettere.
       
       Io ti ringrazio, veramente, di esser voluto ritornare ad interessarti della mia piccola vicenda.

       Colgo l’occasione per ringraziare e salutare anche Francesco Raiola che, seppur con parole diverse, ha mostrato un atteggiamento che mi e’ parso sincero.

       Adesso mi sento meno stupido ad aver scritto una dozzina di pezzi per un sito che mi sembrava fatto per i banner.
       I banner ci sono. Ma prima di loro ci sono delle persone, che ci credono in cio’ che fanno. Magari a loro stessa insaputa ma ci credono. Hanno un ideale. Hanno un sogno.
       Perche’ senza coraggio e onesta’ intellettuale, non ci sarebbe questo carteggio.

       Si puo’ non essere d’accordo.
       Ma e’ molto piu’ importante la coscienza.

       Voi siete su posizioni che ritengo errate, ma lo fate con valore e impegno. Non, o non solo, per i banner. E questo fa di voi delle persone oneste, di coscienza.
       E questo e’ piu’ importante: perche’ i sogni, i valori, le idee, sono piu’ importanti di qualsiasi algoritmo.

       

       Vi auguro buona fortuna. Veramente.

       con stima.


      Maurizio Carena



       




       

    • Di Francesco Piccinini (---.---.---.123) 11 marzo 2009 18:08
      Francesco Piccinini

      Caro Maurizio,
      esatto si può non esserne d’accordo. Bastava parlarne e ti avrei detto che a breve ci sarà una V2 di AV che prevede due disposizioni degli articoli: una che segue l’attuale algoritmo e l’altra che segue la cronologia. Al lettore di scegliere. Bastava parlare invece di invocare ad un’improbabile censura - su cosa poi? su un pezzo che parla bene del giornalismo partecipativo? non è un po’ paradossale? -.
      Mi dirai che non ti abbiamo risposto subito ma i commenti erano di sabato pomeriggio (18.48) e domenica sera (19.39). Non lavoriamo domenica e neanche di sabato - infatti ci dovrebbe essere un best of entrambi i giorni come per la versione francese - ma io e Francesco Raiola facciamo un edizione lo stesso il sabato e mettiamo 3 articoli on line la domenica per garantire che l’informazione non si fermi. Se pensassimo ai banner o ai soldi non lo faremmo, non toglieremmo del tempo alle nostre vite private, alle nostre compagne, ai nostri amici per garantire che le persone possano leggere AV anche nel week end.
      Questo nostro carteggio non mi ha creato nessun malanimo, anzi, mi ha reso contento perchè ho potuto parlare di tutto il lavoro e la passione che ci mettiamo nel fare AgoraVox. Mi ha dato la possibilità di trovare un bug nei commenti :) e di descrivere questi mesi di impegno.
      Quando dici Io parto dal presupposto che i mainstream (tutti), tramite calcio, moda, spettacoli, gossip, tg, format e quant’altro abbiano come unico scopo quello di imbonire, rincoglionire e distrarre una massa di non-cittadini ma sudditi, sempre piu’ imboniti, rincoglioniti e distratti.

      Non penso che il problema sia, necessariamente l’argomento, ma la professionalità di chi lo tratta. Dietro na sfilata di moda si nasconde, spesso, l’anoressia o giovani stilisti che sperimentano nuovi modelli economici.
      Dietro una partita di calcio c’è molto di più (dietro a Milan-Napoli degli anni 80 c’era molto di più che una partita di calcio), il fatto in quanto tale può essere più o meno importante ma dipende da chi lo racconta da ce lo fa guardare da un "punto di vista diverso". Come faceva Wells (a proposit di Hearst) che "vedeva" scene che altri registi non vedevano. Questa è la forza di AV parlare anche della partita del Napoli ma cercando di dare un punto di vista che nessun media main stream potrà dare... Questa per me è informazione.
      Non so se ci ripenserai e tornerai a scrivere per noi ma capirei se non volessi...
      A presto
      Francesco






    • Di maurizio carena (---.---.---.123) 12 marzo 2009 16:45

       Caro Francesco,


       Non tornero’ a scrivere per voi.
      Tornero’ a scrivere CON voi.

       E non perche’ le mie parole siano degne di
      essere lette da qualcuno.
      Ma perche’ nelle tue ho letto umanita’.

       Quell’umanita’ che ti ha permesso di rispondermi diverse volte,
      sempre con impegno, con intelligenza, con serenita’.
      Quell’umanita’ che mi ha fatto convincere che tu hai ragione e io mi sbagliavo.


       
      Devo delle delle scuse, a te e a Francesco Raiola, per avere dubitato ( e molto) della vostra onesta’.
       Vi prego di accettarle.


       
      Eravamo tutti in buona fede, in perfetta buona fede. 
       La situazione spesso piu’ difficile.
      Per questo era cosi’ facile perdere le
      staffe, per questo sarebbe stato cosi’ facile non capirsi, e chiudersi per sempre le porte in faccia.

       Ma cio’ non e’ accaduto.

       Di
      cio’ vorrei, veramente, dirti: grazie.

      Grazie per la tua lezione di umilta’, di onesta’, di tenacia. Non la dimentichero’.


       A presto.


      ps.
      non sono riuscito a postarla sui commenti del pezzo. Se vorrai farlo tu te ne sro’ grato.


      maurizio carena

    • Di Francesco Piccinini (---.---.---.123) 12 marzo 2009 16:54
      Francesco Piccinini

      Caro Maurizio,
      ho postato il tuo commento. Ieri sera ho ricevuto la mail mentre ero a casa di un’amica e le riparavo la cucina. Sono stato contento, davvero, sono sceso giù a prendere una bottiglia di vino - un Saint Emilion del 2005 - ero davvero contento, non delle tue scuse, non del fatto che tu mi abbia detto che avevo ragione ma di poterti continuare a leggere e a discutere insieme. Ti avrei voluto, ieri sera, con me a bere quel bicchiere di vino. Appena sarò in Italia conto di prendercelo insieme.
      Grazie a te
      Franesco

    • Di mauro bonaccorso (---.---.---.33) 12 marzo 2009 19:15

      Grazie a Maurizio e a Francesco, avete dimostrato rara intelligenza e umiltà che vi fanno onore.
      Un saluto.
      Mauro Bonaccorso

    • Di (---.---.---.230) 12 marzo 2009 20:59

       ...lo berremo, quel bicchiere, o a Cagliari o a Parigi.
       E spero ci sara’ anche Francesco Raiola.

       Sono molto contento anch’io. Ma, questo, tu lo sai.

       Spero tu sia riuscito ad averla vinta con la cucina.

       A presto.

      m.c.

    • Di Francesco Piccinini (---.---.---.123) 17 marzo 2009 13:51
      Francesco Piccinini

      Eeheh purtroppo la cucina l’ha avuta vinta su de me... Allora ci conto. A presto
      Francesco

  • Di piero (---.---.---.236) 9 marzo 2009 19:10

    Gentile Mabo,

    grazie per la risposta cordiale. Mi spiace di non aver molto tempo per articolare, e di questo mi scuso. Condivido le cose che dice. Certamente, dal punto di vista della comunicazione Web, un pezzo di sette righe è un pezzo più visto e letto di un saggetto di 4 pagine. Nessu dubbio. Però, chi scrive per la Rete queste cose dovrebbe saperle, e dovrebbe sapere che se scrive un saggetto di 4 pagine ("saggetto" sta per piccolo saggio, absit iniuria verbis) è assai probabile che incontrerà un numero di lettori decisamente meno nutrito di quelli che leggono, a video, senza nemmeno sentire il bisogno eventualmente di stampare, un pezullo di sette righe. Ci tengo inoltre a sottolineare che - come ho scritto chiaramente nel mio primo commento - l’idea di rendere più visibile un articolo già visto, rendendo meno visibile un articolo meno visto (ché questo, in soldoni, e brutalmente, è il meccanismo dei pezzi in Agoravox) può essere o meno consivisibile; può essere o meno contestabile; ma è un altro paio di maniche. Si tratta di un’altra questione. La censura, ripeto e sottolineo, non c’entra niente. Mi pare una discorso di una tale evidenza che mi sembrerebbe un’offesa alle nostre intelligenze cercare di spiegarlo oltre.
    Quanto al signor Carena, che come Emilio Fede quando è manifestamente senza argomenti (ovvero: sempre) si innervosisce, finge di tentare una replica, e poi, schifato, dice che non vale nemmeno la pena rispondere (leggi: non so cosa dire, fingo di essere nervoso, e non replico, lasciando intendere chissà cosa ma poi niente dicendo), volevo anche provare ad articolare, giuro: ma poi quando ho letto: "I miei modelli sono Cristo e Che Guevara" e non ricordo chi più altro, veramente...mi ha fatto una tenerezza che non le dico (senza ironia, davvero!). E allora meglio lasciar stare.

    saluti cari

    piero

    • Di mabo (---.---.---.159) 9 marzo 2009 20:13
       
      Caro Piero Mi dispiace dissentire anche stavolta ma trovo fuori luogo l’ironia per le affermazioni sulle ispirazioni personali del nostro amico.
      Ognuno di noi trova ispirazione in chi ha anticipato pensieri e comportamenti consoni alla propria cultura e sensibilità. L’aver accomunato, come Maurizio ha fatto, e di cui condivido il pensiero, personaggi molto diversi per, epoca, circostanze e motivazioni è un segno di grande capacità interpretativa di ideologie apparentemente antitetiche, ma a mio modesto avviso, molto spesso assimilabili.
      Un saluto.
      Mauro Bonaccorso
       
    • Di maurizio carena (---.---.---.230) 9 marzo 2009 20:32
      maurizio carena

       sentimi bene piero,

       ti ho gia’ lasciato perdere la prima volta, volevo andarmene in punta di piedi.
       Ma tu mi provochi. Reiteratamente. Senza alcun rispetto per come io mi posso sentire, per la mia amarezza.
       
       Allora perdo tempo due righe, cosicche’ tu possa magari avere piu’ rispetto, capire no, perche’ da come scrivi 6 troppo stupido.

       La mia non sara’ una risposta "cordiale". La tua captatio benevontiae sai dove puoi mettertela.

        Ascoltami bene, specie di cialtrone che mi paragoni a Fede.

       1 Non mi conosci. quindi sciacquati dieci volte la bocca prima di giudicarmi, perche tu non 6 nessuno per dare lezioni.

      2 tu sai come funziona l’algoritmo di Agoravox’ No? e allora cosa parli, cosa continui a rompere i coglioni se non sai un beneamato cazzo? Quali sarebbero i tuoi argomenti? Dove sarebbero?

       3 dire ad uno che ha scritto "un saggetto" (parole tue), che e’ "manifestamente senza argomenti" dimostra, al di la’ dell’insulto al principio di logica formale di "non contraddizione", una tale cialtroneria intellettuale che non vale la pena che io perda altro tempo con te.
       
       vaffanculo.

      m.c.


  • Di mabo (---.---.---.159) 9 marzo 2009 19:58
     
    La decisione , ormai definitiva di Maurizio, mi rattrista, ma le motivazioni mi sembrano ineccepibili.
    La redazione di Agoravox che per molti aspetti apprezzo, credo possa fare tesoro di questa lezione di indipendenza senza se e senza ma, che il nostro amico ci ha regalato anche stavolta.
    Forse è proprio il suo spirito libero che lo porta a decisioni estreme, che comunque condivido dopo aver letto le sue ultime esternazioni. Credo che si possa affermare senza ombra di smentita che la sua critica va oltre il contingente. Non vorrei esagerare nell’affermare che il suo sfogo ha connotazioni universali perché parte da presupposti, a mio avviso negati ai più, che troppo spesso, limitano il pensiero e l’agire in ambiti circoscritti.
    Forse Maurizio è in anticipo sulla nostra epoca, e come sappiamo gli anticipatori difficilmente sono compresi dai contemporanei. Un giornalista del futuro, libero, intransigente perché sincero, altruista per natura, poco avvezzo al compromesso e per tutto questo una persona unica. Quello che mi permetto di definire l’Uomo Nuovo.
    Un saluto
    Mauro Bonaccorso
    P.S. La redazione di Agoravox conosce la mia E mail che può comunicargli, se volesse mettersi in contatto con me. Credo che la rara intelligenza che ha dimostrato sia un patrimonio da non disperdere. Grazie.
     
  • Di piero (---.---.---.236) 9 marzo 2009 21:23

    Grazie ad Agoravox per lo spazio concesso a questa discussione, più proficua di qualunque articolo (articoletto).

    cordiali saluti

    piero

  • Di Border (---.---.---.44) 10 marzo 2009 22:43

    Secondo me il giornalismo partecipativo è libertà di analisi da parte del lettore, potendo scegliere riguardo a una stessa notizia diverse versioni o pareri non preconfezionati e presentati ad arte come quelli dei mezzi d’informazione prezzolati.

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