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Israele: terrorismo di stato contro la Freedom Flottiglia

Il regime sionista perpetra l’ennesimo eccidio. Intercettato e assalito il convoglio navale di aiuti umanitari diretto a Gaza; i militari aprono il fuoco sui pacifisti inermi: e’ un bagno di sangue: vengono massacrati 19 attivisti, dozzine i feriti. Orrore nel mondo.

Israele: terrorismo di stato contro la Freedom Flottiglia

Si chiamava "Freedom Flottiglia" ed era un gruppo di 6 imbarcazioni (700 persone di oltre 40 nazionalità, quattro gli italiani, diecimila tonnellate di aiuti umanitari), salpate giovedì scorso dalla Turchia, con lo scopo di rompere l’embargo israeliano che da quasi quattro anni strangola la striscia di Gaza, ma che nei fatti risale al 1967.
 
Le navi si trovavano circa 70 miglia al al largo di Gaza quando, col favore delle tenebre, sono state abbordate da elicotteri e unità della marina militare israeliana, onde impedirgli l’arrivo a destinazione.
 
Su 5 delle sei navi i militari israeliani hanno preso il controllo senza violenza ma su una (la Marmara, battente bandiera turca) vi è stato un bagno di sangue. Le testimonianze parlano di "fuoco sui civili disarmati". Un video dimostra che sbarcano in coperta e iniziano a sparare indiscriminatamante sui civili disarmati. Sembra che le comunicazioni dei telefoni siano state oscurate durante e dopo l’azione e i telefoni sequestrati.
 
Quelli che non sono stati massacrati o feriti sono stati fatti sbarcare nel porto di Haifa ed espulsi o arrestati.
 
L’orrore e l’indignazione fanno il giro del mondo. L’Italia si distingue. Come sempre. Secondo il sottosegretario agli esteri Mantica il convoglio navale umanitario altro non sarebbe che "una provocazione politica". Forse, aggiungiamo noi, segretamente sperava che ne crepasse qualcuno di più, di quei fottuti pacifisti mezzo comunistoidi... Ad organizzare tale spedizione è stato il Free Gaza Movement, un’organizzazione nata di recente, che già nell’agosto del 2008 era riuscita nell’impresa di spezzare il blocco in questione. Ritentarono l’anno successivo, ma senza successo.
 
Mentre nel 2008 gli attivisti del Free Gaza Movement (una quarantina) si servirono di due vecchi pescherecci, la "Freedom Flottiglia" allestita nel 2010 poteva contare su sei imbarcazioni per un tonnellaggio complessivo considerevole e tale da permettere l’imbarco a più di 700 tra attivisti per i diritti umani, giornalisti e alcuni parlamentari europei (segnatamente di Irlanda, Svezia, Norvegia e Bulgaria), oltre naturalmente agli aiuti umanitari.
 
Come sottolinea il governo turco "tutti i passeggeri saliti a bordo della nave Marmara (quella teatro della strage ndr) sono transitati attraverso i metal detector (...) non abbiamo trovato nessuna arma ne’ nulla di sospetto".
 
Quindi, com’è ovvio pensare e com’è confermato dalle testimonianze, le navi dei pacifisti erano prive di armi da fuoco. 
 
Armi la cui esistenza viene pretesa dagli aggressori sionisti per giustificare l’eccidio e che affermano senza arrossire che "una Gaza libera non sarebbe altro che un "santuario terroristico", che la spedizione pacifista è "un atto di guerra" e che si voleva rompere il blocco per "permettere un futuro comodo rifornimento di armi pesanti per Hamas" (Ugo Volli, "Informazione Corretta").
 
Lo scopo dell’azione della Freedom Flottiglia non era altro che quello di testimoniare, di richiamare l’attenzione del mondo sulla pulizia etnica messa implementata dallo stato sionista ai danni dei palestinesi che devono vivere a Gaza come in una prigione a cielo aperto, oltre naturalmente alla consegna degli aiuti umanitari internazionali, tra cui cemento, medicine, generi alimentari.
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Inutile dire che i mainstream hanno relegato tale azione, di alto valore civile e umanitario oltre che rischiosa, a pochi trafiletti nelle pagine interne. La disinformazione, la propaganda, è oggigiorno più importante dei missili e delle bombe e Israele non fa eccezione. Il suo apparato propagandistico, spalleggiato dagli USA è imponente.
 
Qualcuno sa, per esempio, chi è Vanunu? Certo non lo saprà mai leggendo il Corsera o seguendo il Tg1.
 
I mainstream asserviti agli interessi geopolitici delle corporation praticano, come sempre, il doppio standard: se i (sedicenti) "difensori dei diritti umani" sono organici agli interessi dell’occidente (Yoani Sanchez, per es.) ricevono una enorme attenzione.
 
Se invece i "diritti umani" da difendere sono quelli della parte "sbagliata", non organica agli interessi del potere, allora il discorso cambia e il silenzio e l’autocensura sono di default. E questo anche se a mobilitarsi per i diritti del popolo più oppresso del pianeta (quello palestinese) sono non uno ma centinaia e centinaia di persone di ogni parte del mondo.
 
Se le mani sporche di sangue sono le nostre, bisogna tenerle chiuse.
 
Bisogna dire che dopo la strage stanno dedicando prime pagine ed elzeviri al convoglio umanitario ma sarebbe un ingenuità credere che lo facciano perché è cambiato il loro sentimento nei confronti delle vittime.
 
In realtà i corporate media sono sempre stabilmente dalla parte dei ("nostri") carnefici. Ma nulla come il sangue fa vendere più copie. Tutto qui. Si, va bene, Israele può, talvolta, sbagliare, ma che l’entità sionista sia sempre, in ultima analisi, dalla parte "giusta" (la "nostra" ovviamente) è un articolo di fede. 
 
Senza il minimo dubbio, senza vergogna, senza orrore.
 
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Amnesty International chiede un’indagine sull’eccidio.
 
Il capo dello stato italiano esprime "sdegno, sgomento e allarme"
 
Netanyhau, che al momento della strage era negli USA, esprime "pieno appoggio" ai militari assassini, ma nel contempo annulla un incotro con Obama e torna immediatamente in patria
 
Il segretario ONU Ban Ki-moon si è detto "sconvolto" è ha chiesto ad Israele l’apertura di un’inchiesta.
 
Le manifestazioni si susseguono, numerose e spontanee in tutta Europa.
 
Una delle navi si chiamava Rachel Corrie. 
 
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Di fronte a tanto orrore non possiamo fare altro che cercare di trattenere la commozione.
 
Israele è, ogni giorno di più, uno stato terrorista, criminale, bugiardo, razzista. La concretizzazione dell’orrore per eccellenza, dove si massacra la gente inerme e si viene premiati ed elogiati per questo.
 
Ci tornano in mente le parole di Alberto Asor Rosa ("La guerra" Einaudi 2002): "Da un popolo di religiosi e di pensatori è nato un popolo di zeloti. E’ nato uno stato e si è dissolto un popolo. (...) un popolo che pratica "l’esercizio sempre più raffinato e arrogante della violenza(...) la disponibilità a pagare il prezzo della propria sopravvivenza in termini di umiliazione permanente della popolazione araba circostante, fino all’implicita-esplicita, mostruosa ma inevitabile affermazione della superiorità razziale ebraica.(...).
 
"Gli israeliani sono gli immediati discendenti degli ebrei che hanno subito i pogrom e l’olocausto, ma non conservano nulla del carattere di vittime che li ha contraddistinti nella storia: per non essere piu’ vittime, sono entrati direttamente nel novero dei carnefici". (...) "Olocaustus produxit exodum et exodus produxit olocaustum. Il cerchio infernale della storia ha compiuto un altro giro".
 
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Proprio 63 anni fa la Nave Exodus, carica di profughi ebrei scampati allo sterminio nazista cercava di raggiungere la Palestina, all’epoca protettorato britannico. E veniva respinta dai cannoni di Sua Maesta...
 
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Cambiano i tempi, ma iI sangue è sempre lo stesso: quello delle vittime.
 
Che Iddio vi perdoni. Noi non possiamo.
 

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