• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Società > Com’era verde la mia valle. Riotta: la rete cancella l’opinione (...)

Com’era verde la mia valle. Riotta: la rete cancella l’opinione pubblica

Il Corriere della Sera di ieri va conservato. Gelosamente. In sede storica potrà essere esibito per spiegare come mai, il sistema Italia, le sue istituzioni e gli apparati nazionali, non hanno retto allo shock della modernità e continuano a demonizzare il cambiamento.

 
Il quotidiano pubblica in prima pagina una toccante testimonianza di Carlo Revelli, fondatore di AgoraVox, il più efficace portale di giornalismo partecipativo francese, ora in attività anche in Italia. Carlo, dà notizia di essere il figlio naturale di Carlo Caracciolo, dando conto della sua storia personale.
 
La lettera è pubblicata in prima pagina del principale quotidiano italiano. La notizie in effetti è ghiotta. E Carlo non è uno qualsiasi, ma, appunto, il fondatore della più prestigiosa realtà giornalistica on line.
 
Nelle pagine interne è riportato il testo della lezione di giornalismo tenuta all’Auditorium di Roma da una delle teste più lucide del giornalismo italiano, Gianni Riotta, direttore del TG1, il quale, sempre in maniche di camicia, bianca come quella di Obama, dall’alto del suo trono giornalistico, e alla luce di un’aureola di giornalista moderno, che ha lavorato persino negli USA, ci spiega perché la rete è tutta una bufala.
 
Che dire di più. Davvero cadono le braccia.
 
Per mantenersi nel solco delle citazioni evangeliche che il direttore del TG1 ha ritenuto utile fare, si potrebbe citare Marco, ma non ho il tempo di controllare su wikipedia il numero preciso dei versetti e dunque cito a memoria col beneficio d’inventario, "voi che siete il sale della terra, se siete sciapi voi chi mai potrà insaporirvi?".
 
Nel merito il dibattito è lecito. La querelle sull’attendibilità della rete è infinita.
C’è chi dice che la rete non seleziona e sparge mala informazione, chi risponde che i milioni di occhi che scannerizzano i siti, minuto per minuto, sono la migliore garanzia contro le bufale, come dimostra appunto wikipedia, dove gli errori, o le menzogne, durano ,in media, 4 minuti.
 
Ma la domanda vera è un’altra: perché il telefono, o la radio, o la TV, che pure hanno avuto una pervasività, e una discontinuità tecnologica nella successione 
mediatica, non inferiore alla rete oggi, non hanno sconvolto il sistema informativo come internet?
 
E’ una moda risponde il gioviale Riotta, reduce dalle sue lezioni alla Columbia University.

 
Forse, con maggiore prudenza, e minore ansia di apparire pronto per più assennati e responsabili ruoli, si potrebbe dire che internet non è un linguaggio ma un alfabeto.
 
Ossia la rete inevitabilmente impone comportamenti e grammatiche radicalmente nuove. Con internet, dice Dan Gillmore, uno dei blogger più seguiti e controllati, il giornalismo è una conversazione. Comprendo che chi si adagia sul proprio soliloquio ne sia infastidito.
 
Internet modifica la geometria professionale. Non dovremmo scomodare Marshall Mc Luhan per capire che il mezzo diventa contenuto, e come la macchina da scrivere di Nietszche, interferisce sul testo. Basta citare le ultime narrazioni.
 
Chi e come ha raccontato l’attentato terrorista di Mumbay? Come abbiamo visto la guerra a Gaza? Chi ha documentato l’ammaraggio nell’Hudson dell’aereo passeggeri? Ecc. ecc.

Ormai bisogna constatare che l’individualismo produttivo, trasforma ogni testimone in un reporter. Non è una moda è un processo sociale. Certo che prima era tutto più lindo e ordinato.
 
E i titolari della mediazione potevano distribuire le loro verità. Poi è arrivato il disordine. Già Platone nel Fedro si lamentava dell’uso della scrittura, che avviliva la tradizione orale, figuratevi Riotta.
 
Prima il TG1 poteva trasmettere impunemente immagini “irreali” di platee colme dinanzi a leaders politici, o servizi sulla morte del bambino di Sutri, dando per scontato che i responsabili senza appello fossero i due giovani genitori.
 
Oggi la bufala del TG1 porta i genitori a rivolgersi alla rete ed a cercare di ripristinare un pò di decenza nei fatti.
 
Così è avvenuto a Ferrara per il giovane morto in questura, così accadde ad Abu Ghraib, nel carcere lager in Iraq, ecc. ecc.
 
Se proprio di bufale vogliamo parlare, sempre per restare al Vangelo, "chi è senza peccato scagli la prima pietra".
 
Siamo certi che questa fatica non toccherà al direttore del TG1.

Commenti all'articolo

  • Di virginia (---.---.---.96) 20 gennaio 2009 12:26

    Bellissimo articolo! Non in difesa, come potrebbe apparire d’acchito, del proprio sapere. Bensì in difesa di una realtà che è ormai sotto gli occhi di tutti coloro che hanno a che fare con la Rete. E’ normale, o quasi, che qualcuno, per difendere i propri privilegi o per insipienza, demonizzi qualcosa che gli sfugge tra le dita. Non penso infatti che il direttore del Tg1 non "navighi" in Rete o che addirittura non ne conosca la potenzialità. Penso piuttosto che la Rete dia fastidio a chi è abituato alle verità precostituite e non abbia né voglia né capacità di formarsi una personale opinione. 



  • Di paola (---.---.---.169) 20 gennaio 2009 13:48

    Forse è Matteo, 5.13

    "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini"

  • Di francesca pitta (---.---.---.108) 20 gennaio 2009 15:41
    Francesca Pitta

    Credo che siamo tutti d’accordo. La rete infastidisce perchè non permette di governare lobby o caste. e quella dei giornalisti ( cui ahinoi appartengo ) è sicuramente una casta. questo sito , invece, è la prova provata di come si possa fare giornalismo on line, e buon giornalismo, solo mossi dalla voglia di raccontare. e dire la verità. fosse anche solo la propria

  • Di Francesco Piccinini (---.---.---.123) 20 gennaio 2009 16:07
    Francesco Piccinini

    A Riotta, prima di parlare di attendibilità, farei rivedere in video di Giorgino che spacciava per scafista un carabiniere con il mitra...

  • Di V (---.---.---.224) 20 gennaio 2009 16:10

    Avrei voluto esserci all’incontro per fare qialche domanda a Riotta.
    Purtroppo ho avuto un contrattempo ma forse è stato meglio così, perchè leggendo il testo dell’intervento penso che avrei avuto seri problemi a stare buono e zitto.
    Ma che vuol dire tutta ’sta roba?
    Vogliamo fare il processo alla Verità?La Verità in sè è un concetto filosofico.
    Il come arrivarci è un concetto pratico.
    Quello che Riotta ha detto della Rete può benissimo essere applicato alla televisione.
    O "il direttore" pensa che i cosiddetti giornalisti (in primisi quelli che lavorano nel suo telegiornale) abbiano una capacità soprannaturale nel portare alla luce la verità su ciò che accade nel mondo e perchè.
    Vogliamo parlare di quante notizie vengono tralasciate nelle scalette dei tg, fatti dai "professionisti" e di come queste vengano invece menzionate ed approfondite sulla Rete, da coloro che credono nel concetto puro del fare informazione.
    Se la Rete crea 6 milioni di voci, qual’è il problema?
    Meglio 6 milioni che una, almeno ho possibilità di scelta; eh sì proprio quella possibilità che i governi hanno sempre temuto e temeranno.
    Non a caso Riotta è direttore del Tg1, l’organo ufficiale del Governo.
    Vogliamo parlare di questo?:
    "«la frase "la neve è bianca" è vera se e solo se la neve è bianca» non funziona più su Internet. È il concetto di verità che il buon senso comune usa nella vita di ogni giorno, la neve è bianca se la neve è bianca. Ma nelle università alla moda, nel pensiero filosofico corrente, quest`idea è giudicata obsoleta. Secondo la scuola postmoderna, legata a Richard Rorty, la «verità» è frutto di convenzione, conformismo, pregiudizi. Non esiste una verità oggettiva, crederlo è paternalista."
    Che vuol dire il bianco Riotta?Che il bianco non è più bianco?Che la neve non è più neve?O non è più fredda?
    Benissimo.Stabiliamo nuove regole allora, ma che siano valide per tutti.Quindi non cambierebbe nulla.
    Perchè quello che Riotta chiama Verità potremmo benissimo chiamare adesione all’ insieme di convenzioni che regolano le nostre vite.
    Se la regola è che la neve è bianca, per tutti la neve è bianca.Stop.
    Se agli occhi di qualcuno diventa nera di chi è il problema?
    Della regola in sè, non certo di chi l’ha sempre interpretata in un modo che ora viene messo in discussione.
    Per me quello che Riotta ha detto è una follia, pilotata perdipiù.

  • Di V (---.---.---.224) 20 gennaio 2009 16:25

    Di Pynchon non ho mai letto nulla.
    Se ciò che ho detto ci si avvicina vuol dire che abbiamo pensato la stessa cosa.
    In realtà Il discorso è complicatissimo da fare in forma di forum.Sono concetti molto complessi.
    Spero però di essere riuscito a comunicare esattamente il mio punto di vista.

  • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.2) 20 gennaio 2009 17:10
    Rocco Pellegrini

    W la rete checchè ne dicano i bonzi, di regime o culturali che essi siano.
    Questo è l’infausto articolo della nostra grande mente.
    Così che anche chi non ha conservato il cimelio possa leggere lo sproposito e riflettere su un’antica frase: "dietro il volto pensoso c’è il vuoto".
    Fateci caso chi sta per dire delle assurdità, come faceva Fazio il vecchio governatore della banca d’Italia tra un amico del quartierino ed un altro, usa le scritture.
    Si sa che la propria tesi è debole ed un pò pelosa ed allora si cerca di refernziarla al massimo.
    E’ un uso spregiudicato e cinico di discorsi sapienziali nati con fini ben diversi.
    Peccato!

  • Di paola (---.---.---.169) 20 gennaio 2009 17:15

    Sbirciano sulla Rete viene fuori che Riotta si è laureato con una tesi dal nome evocativo:

    " Il concetto di verità nei linguaggi formalizzati"

    Il direttore del Tg1 riflette da una vita sulla "verità" ...


  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.237) 20 gennaio 2009 21:27
    Damiano Mazzotti

    E’ molto difficile essere obiettivi quando ti pagano profumatamente e sei un direttore...

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.187) 20 gennaio 2009 22:31

    I dati parlano chiaro, non servono discorsi pomposi.
    Un dato su tutti il TG1 di Riotta ha dedicato complessivamente al fenomeno mediatico del V-day di Grillo ben 23 secondi di trasmissione.
    Che sia stato a favore o contrario al movimento di Grillo, è un comportamento esplicito di ammutinamento dell’informazione.
    E’ chiaramente una forzatura dettata dal regime politico in vigore.
    La verità la sappiamo solo sui fatti privati delle veline, invece dove ci sono gli interessi di milioni di italiani vengono celati i fenomeni ed i movimenti, vengono programmate le sepolture dell’informazione.
    Basta vedere che trasmissioni come Report vengono sempre relegate in seconda serata, magari dopo mezzanotte.
    Allora i discorsi di Riotta possono essere raccontati a qualche studente sprovveduto, magari perchè intento a far uso di stupefacenti, gli allocchi nelle università sono quasi scomparsi.

    • Di mazzetta (---.---.---.169) 20 gennaio 2009 23:59

      ma l’ho sentito solo io un servizio del tg1 stasera che diceva "Bush vinse la guerra in iraq" decidendo per il "surge"?

      non riesco a trovarlo, eppure mi sono rivisto tutto il tg... non sono nemmeno riuscito a ricordare il nome dei giornalista, che è quello con i capelli bianchi abbastanza lunghi...

      comunque quello che della rete turba Riotta è che la comunicazione non è unidirezionale, le poche volte che si è avventurato in rete in ambienti aperti ha preso legnate che ancora se le ricorda...

  • Di Concetta Cice (---.---.---.164) 21 gennaio 2009 00:14

    Riotta non è l’unico che spara a zero sull’informazione dei blog. Compare un articolo anche su Il Giornale di Geminello Alvi, dal titolo "In memoria dei blog: ex luoghi liberi diventati podio della pubblica offesa".
    Che ci si stia preparando ad una guerra contro l’informazione libera in rete? Apriamo gli occhi, non si sa mai...

     
    • Di Rocco Pellegrini (---.---.---.2) 21 gennaio 2009 00:48
      Rocco Pellegrini

      secondo me il loro è un riflesso condizionato.
      Jay Rosen, un professore americano che studia specificamente la relazione tra rete e stampa, intesa come sistema dei media, ha scritto un articolo molto significativo, a mio avviso, il cui titolo è perchè Internet indebolisce l’autorità della stampa .
      L’argomento ha una sua complessità ma sinteticamente il punto essenziale è: "Nell’età dei mass media la stampa era in grado di definire la sfera del legittimo dibatto con relativa facilità, perchè le persone che ricevevano il messaggio era atomizzate, connesse ai grandi media ma non interconnesse tra di loro. Ed ora la loro autorità si sta erodendo."
      Questo è il punto di non ritorno che la rete ha fatto scattare.
      Questi vecchi professionisti si rendono conto che il loro controllo è in discussione perchè chiunque abbia una qualche idea o ragionamento che sia utile all’intelligenza collettiva di rete, cioè che interessi nel processo di formazione delle idee riesce ad influenzare la pubblica opinione, come l’articolo di Mezza chiarisce bene.
      Qui ad Agoravox ogni tanto sulla base di un post la discussione sfiamma. E’ come se le idee diverse lottassero tra di loro per aiutare tutti a capire meglio.
      Sono esperienze nuove ma radicalmente trasformative nel meglio.
      Non c’è un mediatore che convince come è stato per i grandi giornalisti del passato ma un’opportunità per ragionare che conduce ad idee più meditate e condivise.
      Ecco perchè danno da matti ed invece di mettersi umilmente a studiare cosa succede nella storia della specie demonizzano il presente ed il futuro e dicono delle sciocchezze.
      Ma non preoccupiamoci, sono degli untorelli che prendono un sacco di soldi approfittando della storia pregressa ma che contano e conteranno sempre meno.

  • Di stefania (---.---.---.156) 21 gennaio 2009 01:08

    E’ grazie ad internet che ho potuto leggere il suo bellissimo articolo.
    Grazie Sig.Michele

  • Di Francesco Rossolini (---.---.---.185) 21 gennaio 2009 08:23
    Francesco Rossolini

     La rete cancella l’opinione pubblica o la fabbrica del consenso realizzata tramite l’assoluta sudditanza dei media tradizionali  al potere?

    Nonostante questa levata di scudi difensiva, in realtà fuori dal tempo, del giornalismo tradizionale rimane la mia stima per Riotta. Avrà modo di ricredersi. 

    Francesco Rossolini

  • Di cmcristiani (---.---.---.156) 21 gennaio 2009 08:32

    bellissimo articolo, vero ed essenziale, una fotografia a colori, perchè il b/n camuffa, del mondo dell’informazione italiana

  • Di nihil (---.---.---.67) 21 gennaio 2009 09:20

    Bè, che dire, la rete siamo noi, con i nostri geni o imbecilli, con le nostre verità o bufale.
    Siamo esattamente come i libri, i tg, le interviste, le radio, le tv.
    Siamo noi, la semplice umanità, con i suoi pregi e le sue malizie.
    All’nterlocutore sta il compito di discernere la verità in mezzo a tanta offerta di informazione, a parte il fatto che la verità non esiste, ognuno ha la sua.
    Se la verità esistesse a prescindere, non saremmo qui a discutere o a cercare di capire. Nihil

  • Di mazzetta (---.---.---.39) 21 gennaio 2009 10:07

    la cosa che mi fa più imbestialire dei tg Rai è la sciatteria
    decine di notizie -false- colpevolmente e dolosamente e pure errori marchiani
    questa è la descrizione di un servizio del tg1 che è ncora online
    "LA SITUAZIONE A GAZA... BAN GHI MUN CHIEDE DI PROCESSARE I RESPONSABILI DEI BOMBARDAMENTI CONTRO EDIFICI DELL’ONU... FRATTINI PORTA AIUTI E RIBADISCE: NON SI PARLA CON HAMAS..."

    notare com’è scritto il nome del Segretario Generale dell’ONU, evidentemente chi l’ha scritto non sa come si scrive ed è andato a orecchio....

  • Di BIZIO (---.---.---.61) 21 gennaio 2009 12:36

    PICCININI SEI UN GRANDEEEEEEEEEEEEE BRAVO INCAZZATI DI BRUTTO

  • Di Opensource (---.---.---.34) 21 gennaio 2009 13:09

    Ahahahaha che ridere. Riotta che parla della rete. Però poi lancia una pseudo iniziativa di giornalismo dal basso proprio per copiare la rete, guardando siti come Agora Vox e YouReporter, copiato di brutto, usando le loro immagini e non citando...E poi ne volete sapere un’altra? Per il giorno di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti (lo so, nessuno lo conosce questo santo) a Milano hanno chiamato sapete chi come esperto della rete? Per parlare di citizen journalism? Ma certo, lui, Riotta!!!Lo ha chiamato il cardinale Tettamanzi. Così il TG1 saccheggia la rete, non la cita, e poi va a fare la testata "apripista" e all’americana. Ma basta! Meno maniche tirate su e un po’ di modestia...

  • Di Riottoso (---.---.---.121) 21 gennaio 2009 15:07
    Più che partecipare al gioco poco eccitante del vecchio contro il nuovo, o meglio, del vecchio che fa finta di essere nuovo per meglio essere vecchio, mi appassiona il gioco delle citazioni.
    Azzeccate quelle di Riotta Gianni. Ma mi chiedo: il Voi soggetto del "conoscerete", secondo l’autore dell’Apocalisse, sta ad indicare il popolo o i sacerdoti in camice bianco che di verità vorrebbero essere i soli dispensatori?
    Sarebbe fin troppo facile ribbattere al paio di esempi, peraltro presentati in modo superficiale, sulle bufale della rete, con le bufale del cosiddetto mainstream.
    Ma avrebbe poco senso. Sulla coerenza invece e sui cattivi maestri forse qualcosa si potrebbe dire. Di quale verità assoluta parla Riotta Gianni, di quella che ogni giorno va contrattata, concertata, con le segreterie dei partiti? Con gli stupri che a seconda della giornata possono essere di serie A o di serie B?
    Lo spazio credo sia finito, passo anche io alle citazioni, per Giove.
    E’ il capo in persona che parla: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: "non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.
    E per finire un Longanesi che non fa mai male. Cercava la rivoluzione e trovò l’agiatezza.
  • Di gianluca_b (---.---.---.155) 22 gennaio 2009 20:38


    questo è il classico specchietto per le allodole
    un tentativo di far arretrare il discorso collettivo dal ’come usare al meglio la rete’
    al ’perché e se usarla’

    non caschiamoci
    quando un elefante affonda non conviene cercare di tirarlo fuori dalla melma
    lasciatelo affondare nell oblio
    e andiamo avanti
    andiamo avanti

  • Di marco cuppoletti (---.---.---.189) 2 febbraio 2009 20:55

    qui di seguito una mia lettera inviata al direttore Riotta:

     

    Roma, 21 gennaio 2009

     

    Gentile Direttore,

     ho letto con profondo interesse il suo articolo pubblicato lunedì 19 u.s. dal Corriere della sera dal titolo “la rete cancella l’opinione pubblica”; mi permetto di scriverle e mi perdonerà se dissento in larga parte dalle sue considerazioni.

     

    Ovvio che questo a lei poco interessi, per usare un eufemismo, così come è ovvio che, purtroppo, non risponderà a questa mia E-mail, destinandola rapidamente al cestino.

     

    D’altronde lei è il direttore del TG1 ed io soltanto un sociologo attento ai fenomeni della comunicazione, che altro mezzo non ha, per esprimere la sua opinione, come tanti altri del resto, che uno dei miliardi di Blog presenti in rete.

     

    Lei sa meglio di me che il sistema sociale della comunicazione è in continua evoluzione, analogamente ad un sistema cellulare ( Maturana e l’autopoiesi cellulare ; Luhmann e i sistemi sociali) ove, io dico fortunatamente, un ente sociale o men che meno un singolo può oggi intervenire con presunte funzioni regolatorie o peggio, con la convinzione di disporre della verità assoluta.

     

    Mi piace pensare ai processi della comunicazione e all’opinione pubblica con l’immagine che altri hanno già dato, quella di un mare increspato, in continuo movimento, impossibile da circoscrivere in un recinto di regole assolute.

     

    Davvero, credo che il giornalismo italiano dovrebbe finalmente abbandonare il baluardo dell’oggettività, oramai divenuto fragile ed ammettere, se si vuole intraprendere per il futuro un dibattito eticamente e moralmente corretto su questi temi, che l’informazione, ossia “la messa in forma” di un fatto accaduto è inevitabilmente una rappresentazione soggettiva del giornalista.

     

    Lei è, a mio giudizio, un autorevole giornalista, proprio perché ci racconta le cose viste con gli occhi soggettivi della sua grande preparazione e cultura ed è per questo che molti, aderendo alla sua opinione, giustamente la seguono.

     

    Se si convenisse su questo basilare concetto, verrebbe poi facile considerare che l’opinione pubblica esiste e si esprime con ogni mezzo, rete compresa e che forse bisogna ammettere che esistono molte verità, tutte con pari dignità di esistere.

     

     

    Con grande stima

     

     Marco Cuppoletti

     

     

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares