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 Home page > Tribuna Libera > Io sono Città della Scienza

Io sono Città della Scienza

Reagire subito alla distruzione della città della Scienza a Napoli. Tutti subito, senza incertezze.

Vediamoci sabato per riaffermare che Napoli ha bisogno della città della Scienza e non può essere abbandonato a camorra e degrado.

 

Ancora fumo questa mattina su Bagnoli.

Città della Scienza non c'è più. Raggelante. Tutto scomparso in una notte. In realtà il sogno di Bagnoli si era consumato in 30 anni. Nei lunghi decenni di attesa, dopo la dimissione dell'Italsider. Solo il fungo straordinario dello science center più bello d'Europa.

Un'oasi senz'acqua. Attorno doveva nascere San Francisco, ora il rischio è precipitare nel bronx.

Se c'è dolo, come mi appare molto plausibile, è chiaro perché: il popolo del sapere che animava quel quadrato di futuro era un impaccio per chi voleva usare il territorio come tana dei suoi loschi maneggi.

La contaminazione resisteva: l'incubatore mostrava che aziende, faticosamente, si potevano fare; il museo dimostrava come il sapere è un linguaggio popolare; il centro ricerche e convegni attirava competenze e attenzioni.

Esattamente quello che pensava Adriano Olivetti quando volle a pochi metri da Bagnoli, a Pozzuoli, costruire una fabbrica astronave: luminosa, aperta, colorata, vitale.

Dove c'è il bello c'è anche il buono, diceva.

Non dissimile da quello che pensò nel lontano 1903 tal Mr Wilcocq, quando comprò cento acri di terra sabbiosa nei d'intorni di Los Angeles spiegando che dove c'è sole e mare non può non attecchire la civiltà del benessere: così nacque Hollywood.

A Bagnoli non ci sono stati né Mr Wilcocq né Adriano Olivetti.

Ma c'era sole, mare e grandi volontà.

Cocciutamente il professor Umberto Silvestrini, insieme a decine di straordinari talenti, costruì un'altra astronave: laboratori, incubatori, un'esposizione sul corpo umano, un grande museo divulgativo delle scienze, un centro sull'enogastronomia.

Città della Scienza era una macchina del tempo, come futuro remoto, la grande esposizione che ogni anno portava scienziati da tutto il mondo.

Ora solo fumo.

Napoli, la sua vocazione dell'immaginario, la finestra sul mediterraneo, il network con La Villette di Parigi, tutto in cenere.

Ma da qui bisogna ripartire, subito.

Napoli è ancora una grande fabbrica di segni e di sogni. Un grande sistema di comunicazione: la prima città dei social network italiani. Un brulichio di intraprendenza e creatività.

Questo popolo ha bisogno di un territorio, di un grande incubatore, di trascinare in questa terra la conoscenza e le competenze del mondo.

Bisogna riprendersi quel territorio, costringere comune e regione a mettere al primo posto il lavoro della mente, il distretto del sapere, senza inseguire sogni fabbrichisti.

Dobbiamo punire i piromani, sbarrare il passo alla camorra.

Per questo dobbiamo fisicamente dare un volto al popolo virtuale della rete: sabato tutti a Bagnoli, tutti in campo, con proposte e idee.

Un gruppo di giovani tecnologici, gli Innovatori Europei, ha raccolto la proposta.

Le istituzioni si stanno muovendo: il comune dfi Salerno, i parlamentari campani, il CNR.

Dobbiamo esserci ed essere in tanti.

Abbiamo perso 30 anni ma il fuoco ci ha svegliati.

Io sono un cittadino di Città della Scienza. Siamo tutti noi la nuova Città della Scienza.

Ricominciamo da qui.

Credits Foto: Facebook di Città della Scienza

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