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Commento di maurizio carena

su Giornalismo partecipativo contro giornalismo professionale


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maurizio carena maurizio carena 9 marzo 2009 17:01

 Caro Mabo,
 ancora grazie per la solidarieta’. Quando leggo certi commenti lo scroto mi tocca terra e le braccia mi cadono senza speranza. Non vale nemmeno la pena di rispondergli.
 Grazie per averlo fatto tu.

 Purtroppo dovro’ trovare altre strade per comunicare.
 Agoravox mi sembra piu’ simile a un social network alla Facebook che ai vecchi BBS in cui ci si scambiava vera informazione. Qui conta di piu’, forse, andare al traino della tv che esplorare forme comunicative nuove.
 Anche per questo libero della mia incomoda presenza.

 Credevo questo sito uno spazio comunicativo paritario e libero da condizionamenti.
 Purtroppo mi ero sbagliato.
 Non posso esimermi dal pensarlo quando mi si viene a dire che e’ l’esoterismo di un algoritmo a decidere se un pezzo deve avere o meno diritto all’home page, non appena pubblicato.
 Semplicemente non posso accettarlo. E’ errato nella forma e nella sostanza.

 Formalmente un algoritmo matematico non puo’ giudicare uno scritto. Lo rifiuto. E’ un crimine.
 Nella sostanza usare tale "alga" come alibi per una pretesa obbiettivita lo trovo, mi spiace dirlo, molto vigliacco.

 L’obiettivita’ non esiste. E lo ripeto: l’obiettivita’ NON esiste. (Chi la conosce me la mostri)

 L’unico obbligo per un giornalista e’ dire da che parte sta. Punto. Il resto sono tutte palle. Ci sono milioni di notizie nel mondo ogni giorno. E gia’ solo il fatto di sceglierne alcune, NON sceglierne altre, contestualizzarle, ordinarle, renderle accessibili, ripeterle, NON ripeterle eccetera eccetera, fa si che l’obiettivita’ sia il rifugio degli ignavi.
 Che una pretesa ed inesistente obiettivita’ venga demandata ad un algoritmo lo trovo assurdo (nel migliore dei casi).
 Tale censura impersonale, tecnologica, burocratica mi fa semplicemente rabbrividire, non foss’altro per il fatto che non viene nemmeno percepita come tale (se cio’ che mi hanno detto e’ vero). Trovo tale tipo di filtro molto piu’ ottuso e pericoloso di tutti gli altri.

 Resta il fatto che con tale escamotage (l’alga, appunto) di cui nessuno conosce il funzionamento e su cui nessuno ha (avrebbe) potere, la redazione e’ libera di qualsiasi arbitrio. Tanto, e’ il sistema responsabile di tutto. Le stesse argomentazioni di Eichmann processato a Gerusalemme: gli parlavano di morti e lui parlava di numeri...non potevano capirsi.

 Immaginiamoci cosa avverrebbe se, le aziende, le burocrazie, il sistema stesso, seguissero lo stesso paradigma.

 Ma, tu mi dirai, e’ proprio cio’ che avviene. Chiunque abbia avuto a che fare con l’orrore della burocrazia, dei codici a barre, delle istituzioni totali, sa che e’ proprio questo il modus operandi:
 Pero’ io non voglio scrivere in tale contesto. Non ci riuscirei.
 .....................

 Io non sono un determinista, non credo nelle leggi storiche, non credo in Dio, non credo nello stato, non credo nelle macchine.
 Ma non mi sento nichilista.
 Credo, come Marco Aurelio, che Dio non esista ma dobbiamo comportarci come se esistesse.
 Credo che la storia non si ripeta, ma si somigli.
 Credo, come Thoreau, che lo stato migliore e’ quello che governa meno. Ma purtroppo ci vuole.
 
 ................
Eppero’,
  A decidere le cose piu’ importanti deve sempre essere un essere umano, perche’ e’ l’umanita’ la nostra virtu’ piu’ importante. E fanculo l’alga!

 Tutti gli articoli dovrebbero avere diritto all’home page; di piu’, credo che, a pensarci bene, tutti gli articoli avrebbero diritto alla stessa posizione d’ingresso nel sito (in alto o in basso che sia). Diversamente si creano in partenza delle disuguaglianze che condizionano pesantemente qualsiasi articolo. Si penalizzano reporter e lettori insieme. Cui prodest? Saro’ limitato ma non riesco a capire, a parte la velleitaria pretesa di obiettivita’.

 L’importanza di una notizia la decide, per la maggior parte, la sua visibilita’. Questo, come tu saprai, e’ l’abc della comunicazione. Mi rifiuto di pensare che due esperti di comunicazione come Piccinini e Raiola lo ignorino. Questo e’ l’importante e questo deve essere deciso da esseri umani, non da un’alga.

 Non esiste l’obiettivita’. Esiste solo il coraggio delle proprie idee, l’onesta’ intellettuale, i sentimenti che, soli, ci spingono a fare le cose che rendono la vita degna di essere vissuta.

 I miei modelli sono Socrate,Gesu’, Che Guevara, Ghandhi, Martin Luther king. Hanno cambiato il mondo senza nessun algoritmo del c....zo; e continuo a pensare che puoi avere i migliori giornalisti, i migliori pc, un sacco di soldi e di mezzi, ma se dietro non c’e’ un ideale, un sentimento, un qualcosa che trascende e che va oltre la nostra banale finitezza, allora non c’e’ proprio un c...zo di niente.

 Preferisco essere torturato dal guerriero Navajo, che perdermi nel castello di Kafka.
 Per questo, con rammarico, chiudo la parentesi con Agoravox.

 Grazie per la tua compagnia, per i tuoi commenti, per il tuo sostegno.
 saluti.
 m.c.


 


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