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Commento di maurizio carena

su Giornalismo partecipativo contro giornalismo professionale


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maurizio carena 10 marzo 2009 22:30

 Caro Francesco Piccinini,

 Ti ringrazio per avere letto il commento a Francesco Raiola.
 Era rivolto certamente anche a te.
 
 Se mi dici che non ricercate una chimerica "obiettivita", non avrei nulla da aggiungere al tuo pensiero e anzi ti ringrazio per avermi fatto conoscere la tua opinione.


 Solo, permettimi una parola su un punto per me molto importante. Tu mi hai attribuito una parola che non mi appartiene: "superiorita’ " .

 Io, caro Francesco, ti posso assicurare che non ho mai usato tale parola. Al contrario, la disprezzo.

 La superiorita’ e’ quella che permette i il razzismo, lo schiavismo, il maschilismo, il capitalismo, la guerra, ovvero tutte quelle cose che io detesto, che (nel mio piccolo) combatto, che vorrei distruggere, se lo potessi.

 Se vorrai avere la bonta’ d’animo di leggere uno qualsiasi dei miei pezzi, dei miei commenti, di qualsiasi mia parola, troverai di tutto, enfasi, passione (anche troppa), nomi, numeri, aggettivi, a volte insulti, ma mai, e sottolineo quel MAI, la parola SUPERIORITA’. E, semmai l’ho usata e’ stato solo per stigmatizzarla, nel modo piu’ fermo e categorico.

 Io rivendico la scelta e la difesa di valori NON sulla base della superiorita’, bensi’ su quella della differenza.
 E tali valori possono e, forse, debbono in qualche misura, mutare.
 Ma bisogna scegliere, prendere posizione, combattere per le proprie idee e i propri valori.
 E non perche’ essi siano superiori ad altri. Nemmeno perche’ siano giusti.


 Dobbiamo scegliere e combattere per cio’ che crediamo giusto, specie di questi orrendi tempi, non perche’ cio’ sia oggettivamente giusto o migliore o superiore, ma perche’ noi ci crediamo. Perche’ altrimenti siamo testimoni omertosi o complici o indifferenti o egoisti. O tutti questi insieme e con la coscienza tranquilla, nel rispetto della legge, del politically correct, della prassi, della tradizione.

 Se un reporter non fa questa scelta, allora non fa informazione.

 Informare implica sempre una selezione, un’agenda.

  Informare implica sempre una scala di valori
.

 Altrimenti siamo su Google o su You Tube. Validissimi. Ma diversi.

 perche’ io credo che ci siano due modi per non far capire niente alla massa bovina che deve rincoglionirsi di tv, comprare, e non impicciarsi di cio’ che fanno le elites al potere; il primo e’ quello dell’agenda dei mainstream, ovvero notiziabilita’ di stronzate e omissione delle cose veramente importanti. (importanti per chi? vedi, i valori)
 Il secondo modo e’ quello di seppellire le notizie importanti e/o scomode, nel maelstrom informativo, dove, per esempio, le amenita’ del grande fratello o del calcio annullano, soffocano, annacquano le leggi vergogna del premier.

 Quando l’algoritmo di Agoravox indicizza al top articoli che parlano di sport, moda, tv (a parte rare eccezioni), esso si rende complice di tale sistema consumistico-spettacolare.
 Non so se riesco a spiegarmi.

 Questo io credo, Francesco.

 Tu mi dirai: "ma lo vuole la gente, che ci clicca sopra". Ma io rispondo: "ma e’, e resta merda per distrarre". Punto.


 Saresti favorevole, caro Francesco, a un pezzo che inneggia ad hitler o al razzismo o alla pedofilia?

 Ma non mi dire che saresti contrario perche’ sono contro la legge.
 Se tu sei un vero reporter, quando informi, quando scegli, te ne devi fregare della legge.
 Tu ti devi (dovresti) opporre per la tua scala di valori NON per le leggi sui reati a mezzo stampa (che orrore).
Prima deve venire la tua coscienza, altrimenti non sei un vero reporter.

 Questo io credo.
 
 Non sto dicendo che dovete decidere tutta l’agenda setting di AV, ma la stessa attenzione volta a evitare certi articoli, dovrebbe permettere maggiore attenzione ad altri di, diciamo, interesse pubblico.

 Non mi chiedere chi dovrebbe stabilirlo.
Tu, voi della redazione, dovreste giudicarlo. Assumendovene, certo, i rischi. E, soprattutto, dichiarandolo prima.
 Perche’ non si puo’ piacere a tutti, se il vero interesse non sono i banner, ma la propria coscienza.

 Forse tu penserai che questo e’ il peggior modo di fare giornalismo. Puo’ darsi, ma parafrasando Churchill...

 ..................................


 L’informazione NON e’ calcio e tv. L’informazione non e’ una sfilata di moda, non e’ Xfactor, grandi fratelli. L’informazione, soprattutto NON e’ quella dei tg. Credo si impari di piu’ da Platinette (veramente) che non dai mainstream.

 Pero’, caro Francesco, noi siamo in disaccordo totale ed inconciliabile su un punto fondamentale.

 Io parto dal presupposto che i mainstream (tutti), tramite calcio, moda, spettacoli, gossip, tg, format e quant’altro abbiano come unico scopo quello di imbonire, rincoglionire e distrarre una massa di non-cittadini ma sudditi, sempre piu’ imboniti, rincoglioniti e distratti.

 Tu sostieni che tale sistema si configuri invece come "informazione".

 Rispetto il tuo parere, ma permettimi di dirti che, secondo me, ti stai sbagliando. E te lo dico con tutta la stima di cui sono capace, visto che mi sembri sincero.

 Ma, ripeto, ti sbagli.
 Ripeto, ancora una volta:
 ci dev’essere una scala di valori. Valori non superiori o inferiori ma diversi.
 ........................

 Ci tengo a sottolinearti che non rivendico nessuna superiorita’. Non l’ho mai detto. Ti prego veramente di mostrarmi se mi contraddico.

  Io rivendico il diritto alla differenza.  Differenza.

 Io rivendico il diritto a ritenere (con rispetto parlando) MERDA il calcio (in tv, non quello giocato, che amo molto).
 Io rivendico il diritto a ritenere MERDA la quasi totalita’ della programmazione tv, specie quella piu’ seguita.
 Io rivendico il diritto a ritenere MERDA la quasi totalita’ delle banalita’ marchettare dei giornali.

 Fuor di metafora io per merda intendo, se dovessi sintetizzare, la distrazione sistematica operata sul pubblico dai mainstream, da questa marcia "societa’ dello spettacolo"

 ....................


 Pero’, per concludere, caro francesco, se non mi parli di superiorita’ bensi’ di giusto e di sbagliato, allora si, in tal caso ti posso assolutamente dire che si, esiste il giusto ed esiste lo sbagliato.

 Ammetto che sono poche le volte in cui possiamo distinguerli. Pero’ esistono.

 Sono la voce della nostra coscienza. Del nostro sentimento di giustizia.

 Ma non sono entita’ naturali, bensi’ creazioni umane, artificiali, create dagli uomini, che possono mutare e che si possono perdere.
 Ma per i quali bisogna lottare, prendendo posizione.

 Il suffragio universale, l’uguaglianza universale, la pace, la solidarieta’, la possibilita’ per ognuno di ricercare la propria felicita’. 
 Questo, per me, fa parte del giusto..

 Disuguaglianza, guerra, egoismo. Questo, per me, fa parte dell’ingiusto. E li combattero’ sempre. Anche se fossero, come sono, permessi dalla legge ed anzi incentivati dal sistema.

 E, quando scrivo, ho una sola regola: mettermi sempre dalla parte di chi non ha voce, di chi non ha potere, di chi non ha la possibilita di scegliere.
  Quando scrivo, Francesco, cerco sempre di mettermi dalla parte delle vittime, dei perdenti, contro il potere. Contro qualunque potere, che sara’ sempre il nemico di tutto cio’ che ritengo renda la vita degna di essere vissuta.

 Per questo quando tu, forse retoricamente, mi domandi se "il giusto siamo noi e lo sbagliato e’ chi scrive di moda e di calcio" io, ti rispondo, con ferma umilta’: si, francesco. Si.

 O meglio: non so quanto noi siamo nel giusto ad occuparci di attualita’ e argomenti scomodi, ma certo chi si occupa di vergognose banalita’ per distrarre la gente, certamente si sbaglia, perche’ quello non e’ giornalismo: e’ il vecchio paradigma sesso-sangue-soldi dei primi feuiletton che hanno fatto la fortuna degli Hearst ieri e degli Slim e dei Murdoch oggi, ovvero la feccia del giornalismo; vecchi cascami che dovremmo vietare ed invece sono i piu’ seguiti sui mainstream.
 Non sto dicendo che lo si faccia piu’ o meno apposta, ma l’informazione e’ diversa dallo spettacolo o, almeno, credo che dovrebbe esserlo.

 Il motto di Fox tv e’ l’involontariamente orwelliano "we report, you decide". Milioni di americani credono a tale fandonia. Tu, Francesco, ci credi?
 Per questo non puo’ essere un algoritmo a decidere l’agenda o, almeno, certe impostazioni di fondo del sito, come del giornale, come di qualsiasi impresa umana.
Perche’ chi sceglie compie gia’ una decisione, una fazione, un insieme di valori.
 Credo che cio’ faccia parte della natura umana.

 ..................

 Io, quando esco in mare, ho una bussola.
 Posso arrivare nel posto sbagliato. Ma senza non arriverei mai da nessuna parte.

 Non pretendo di averti convinto. E non lo credo.
 Voglio pero’ pensare che questo nostro carteggio non ti abbia creato un malanimo ma, al contrario sia servito ad entrambi a confrontarsi e riflettere.
 
 Io ti ringrazio, veramente, di esser voluto ritornare ad interessarti della mia piccola vicenda.

 Colgo l’occasione per ringraziare e salutare anche Francesco Raiola che, seppur con parole diverse, ha mostrato un atteggiamento che mi e’ parso sincero.

 Adesso mi sento meno stupido ad aver scritto una dozzina di pezzi per un sito che mi sembrava fatto per i banner.
 I banner ci sono. Ma prima di loro ci sono delle persone, che ci credono in cio’ che fanno. Magari a loro stessa insaputa ma ci credono. Hanno un ideale. Hanno un sogno.
 Perche’ senza coraggio e onesta’ intellettuale, non ci sarebbe questo carteggio.

 Si puo’ non essere d’accordo.
 Ma e’ molto piu’ importante la coscienza.

 Voi siete su posizioni che ritengo errate, ma lo fate con valore e impegno. Non, o non solo, per i banner. E questo fa di voi delle persone oneste, di coscienza.
 E questo e’ piu’ importante: perche’ i sogni, i valori, le idee, sono piu’ importanti di qualsiasi algoritmo.

 

 Vi auguro buona fortuna. Veramente.

 con stima.


Maurizio Carena



 




 


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