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Commento di maurizio carena

su Giornalismo partecipativo contro giornalismo professionale


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maurizio carena 10 marzo 2009 17:29

 Caro francesco.

ritorno sull’argomento per la cortesia che mi usi facendolo tu stesso. Cosa di cui ti ringrazio.
Cerchero’ di essere molto sintetico, per non farti perdere tempo.


 Forse non mi avete censurato di proposito. Puo’ darsi.

 Ma che sia un algoritmo a decidere l’agenda setting di un sito di informazione non posso accettarlo.
 
 L’obiettivita’ non esiste.

 Quindi l’alga serve solo ad indicizzare gli articoli sui gusti della  gggente. ok?

 E qui, per me, c’e’ il problema dei problemi.

 Dev’essere una mente umana, in carne ed ossa, una redazione di esseri viventi a decidere cosa dev’essere importante, se lo e’, se non lo e’. Non e’ leninismo. E’ una scala di valori che, a mio avviso, non puo’ essere delegata a nessun’algoritmo.

 Informazione vuol dire democrazia, vuol dire cultura, vuol dire liberta’.
 Informazione NON vuol dire calcio, non vuol dire tette, culi, nani e ballerine. Informazione Non e’ Platinette.

 Tu mi dirai che la gggente vuole questa merda.
 Io ti dico che a dargliela si fa tutto meno che informazione e, caro Francesco, non mi convincerai mai del contrario, perche’ la merda tv, per distrarre e rincoglionire e’ e resta merda, la o qua. Punto.

 Un social network d’informazione dovrebbe avere dei valori, non ricercare un’obiettivita’ che non esiste.

 Se poi l’algoritmo da’ alla gente cio’ che vuole per far salire un sito di informazione nei rank di Alexa o Technorati, cosa che sarebbe legittima ma immorale, allora e’ un’altra storia.

 Che il mio pezzo, che reputavo (presuntuosamente) interessante, sia entrato nel sito al pomeriggio, NON in home page, raggiunta solo dopo ore, e’ una cosa che non posso tollerare. Che non capisco. 
 Era megli dirmi: "il tuo pezzo fa schifo, e’ lungo e palloso"
 Ma ignorarlo cosi, palleggiarlo come un pacco postale, a riempire vuoti redazionali...togliergli quella visibilita’ che era la sua stessa ragion d’essere...

 E non per me, che non sono nessuno, ma per rispetto a un pezzo costato ore di fatica, che poteva essere utile alla riflessione, e che avrebbe meritato forse, visto l’argomento,la possibilita’ di un dibattito, una maggiore visibilita’.

 Visibilita’, sia chiaro, decisa da una redazione di esseri umani, dai loro valori, non da un’alga.
 ................

 Gia Platone si poneva la domanda di "chi debba educare gli educatori"

 Io non conosco la risposta.

 Ma credo che chi fa informazione debba comunque sempre avere una scala di valori. Valori non delegabili a nessun algoritmo. Perche’ un algoritmo non e’ un essere umano.

  Un algoritmo puo’ massimizzare le preferenze per quantificare l’attenzione da vendere ai banner, ma non puo’ distinguere il giusto dallo sbagliato.

 Nemmeno gli uomini possono farlo ne’, tantomeno, una redazione.

 Pero’, caro Francesco, hanno il dovere di provarci. Abbiamo questo dovere.

 Perche’ non troveremo mai la verita’, ma abbiamo il dovere morale di cercarla.

 Cosi’ come non saremo forse mai capaci di distinguere il bene dal male.
 Ma abbiamo l’obbligo di provarci. Sempre ed ancora.

 Non c’e’ nessun algoritmo che possa sostituirsi alla coscienza. Nemmeno in nome di una pretesa obiettivita’. Che non esiste. E anche se esistesse, mi fa orrore, perche’, per me, la democrazia di cui tanto tutti sbavano a sproposito, viene e verra’ sempre dopo la coscienza di ogni essere umano.

 Per questo certi articoli dovrebbero essere "imposti" dalla redazione; perche’ molte volte la strada piu’ giusta e’ la piu’ scomoda. E mi scuso per la presunzione, sinceramente.

 Chi fa informazione deve creare il contesto, proporre una scala di valori. Magari non sara’ quella giusta, ma bisogna avere il coraggio di dichiararla e di seguirla. E di confrontarsi coi valori altrui, che hanno i nostri stessi diritti, anche se sono quelli di un nazista.

 Ma questo e’ un discorso che i banner forse non condividerebbero.

 .............



 Un ultima cosa, caro francesco,
 tu mi domandi se "avevo letto come funziona Av prima di scrivere".
 Questa e’ lunica cosa che mi ha veramente offeso.

 Io non sono nessuno. E questo e’ un fatto.

 Ma tu, a porre certe domande, fai capire chi sei tu. Piu’ che se ti avessi davanti.

 Per tua informazione, caro Francesco, prima di scrivere il mio (inutile) pezzo, a parte i 5 tomi sul tavolo e i vari fogli volanti, mi ero letto, sull’edizione francese, cio’ che scrisse Carlo Revelli nel 2007 o 2008 (non ricordo la data) sul tema, compreso il fiume di commenti a seguire. Piu’ tante altre cose.

 Sono circa vent’anni che mi interesso di comunicazione.

 Forse non hai mai letto i miei pezzi "pesanti". I riferimenti a Chomsky, Losurdo, Fracassi, Brancoli, Sartori, pensi che li prenda dalla tv?

 Pensi veramente che non abbia letto e setacciato tutti i meandri, peraltro molto stringati, di questo sito?
 Certo che l’ho fatto.

 Ma da nessuna parte si dice che un alga e’ a capo della redazione.

 Al contrario, ad Agoravox si parla espressamente di censura allorquando si afferma che "un articolo che non rispetta la politica editoriale sara’ rigettato".

E’ legittimo affermare cio’. Ma e’ censura.

 Di piu’, e’ un espresso riconoscimento che, quando fa comodo, gli articolo sono valutati da una redazione in carne ed ossa, fatta da esseri umani.
 Ci sono i reati a mezzo stampa, lo so...

 Poi pero’, talvolta, tali esseri umani abdicano alla loro funzione in favore di un algoritmo, che decide l’agenda setting del sito. Per la gioia degli inserzionisti, aggiungerei.

 Perche’ questo doppio standard?

 La politica editoriale di un sito di informazione vale solo per cassare e non per promuovere?
 
 Io credo che e’ qui che non ci capiamo.

  Dovete avere, permettimi la franchezza, perche’ ho quasi voluto bene a questo sito, il coraggio delle vostre idee, se ne avete. 

 Dovete avere il coraggio delle vostre idee, dei vostri valori.
 E fanculo i banner e i rank.
E fanculo le pretese di un’obiettivita’ che non esiste e se esistesse sarebbe un gulag o un melstrom di tette, culi, calcio, shopping, ovvero cio’ che vuole la gggente, ma certo non informazione.
 Informare e’ sempre fare una selezione.
 Ma non puo’ e non deve essere un algoritmo matematico a farla. Deve farla un essere umano. Magari soffrendo, torturato dal dubbio. Ma dev’essere lui.

 La democrazia, la liberta’, la coscienza, dovrebbero essere piu’ importanti. Ma non e’ detto. Si tratta di una scelta. E non siamo nemmeno sicuri che sia giusta. Eppero’ va fatta.

 ...............

 Ho scritto queste poche righe non nella speranza di convincerti di qualcosa ma, al contrario, per dimostrarti che non presumo mai la malafede di nessuno.
 Nemmeno di chi mi censura.
 E se a censurarmi e’ la burocrazia matematica di un algoritmo per me non cambia nulla. Anzi, e’ peggio.

 ....................

 Se potessi darvi un consiglio vi direi, oltre a prevedere il rigetto di articoli che non rispettano la politica editoriale, di prevedere altresi’ la "proposta forzosa", il "top dell’home page" per articoli che rivestono un’importanza particolare per il sito, per l’informazione, per la liberta’.

 Perdonate la mia presunzione, ma tanto e’ l’ultima (veramente) volta che scrivo qui, ma senza valori non si va da nessuna parte.

 Senza valori non c’e’ niente. I valori sono, se dovessi sintetizzare, il contrario dei sondaggi.

 E per avere un’anima non servono i sondaggi, non servono gli algoritmi, serve la coscienza.
 Serve scrivere, cercare, parlare, domandare, interrogarsi, dubitare, resistere, piangere, soffrire, vincere, perdere, camminare, guardare, rimanere e, poi, alla fine della giornata, del pezzo, della pagina, chinare il capo sulla tastiera, con la testa tra le mani, consapevoli che forse, quasi certamente, non e’ servito a niente. Ma ci abbiamo provato.

 Lo so che, a questo punto, pensi che sono un povero coglione, ingenuo e velleitario.

 Non puoi capire.

Non potete capire.


 Forse non lo so neanch’io......
 

 Addio.

 m.c.











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