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Commento di maurizio carena

su Giornalismo partecipativo contro giornalismo professionale


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maurizio carena maurizio carena 7 marzo 2009 18:46

 Quando vedo la sorte di articoli come questo resto perplesso.

E’ stato proposto il 3 marzo, pubblicato ieri, venerdi’ sera, forse ultimo della giornata, inserito fuori dall’home page, nella rubrica specifica.
 Quindi, nonostante i numerosi voti e commenti raccolti in condizioni cosi’ (eufemisticamente) disagevoli, dopo la sua rimozione 24 ore dopo, e’ praticamente scomparso. L’articolo non compare ne’ tra i piu’ letti in generale, ne’ tra quelli (udite udite) della sua rubrica.
 Un articolo che puo’ magari non piacere, che sicuramente e’ poco ortodosso, scomodo, poco edificante per il giornalismo, ma che e’ costato ore di lavoro, che e’ argomentato, che prende, giusta o sbagliata, una posizione e stimola al dialogo ( o almeno tenta), ebbene tale articolo inspiegabilmente scompare da quello che dovrebbe essere un sito di giornalismo partecipativo.

 Certo, dovrei pensare che il pezzo non e’ interessato a nessuno, e cosi’ sara’, non pretendo di scrivere nulla di particolarmente interessante. 
 Cosi’ come si palesa l’incapacita’ di scrivere dell’autore; quasi certamente tale insuccesso e’ dovuto alla sua sintassi approssimata e alla sua grammatica abborracciata.

 Ma, al di la’ della mia mediocrita’, quando vedo nei piu’ letti di ieri pezzi sul calcio o su Microsoft di qualche decina di righe e pressoche’ senza commenti, senza contesto, senza pathos, mi resta la curiosita’ di sapere come funziona l’agenda setting di Agora’ vox, chi decide cosa, quando e, soprattutto, dove posizionare cosa.
 Non che ogni articolo debba essere un colto elzeviro, eppero’ non capisco la scala di valori.

 Ieri, se non ricordo male, lo spazio per il mio articolo nell’home page c’era, ma e’ rimasto vuoto. Chissa come mai?
 Oggi l’articolo scompare da ogni score. Non l’ha letto proprio nessuno? Mah...

 Purtroppo, e questa e’ una precisa critica che mi permetto di muovere, non c’e un disclaimer o un regolamento che permetta (a noi reporter) di comprendere in base a quali valori o valutazioni gli amministratori decidono l’agenda, ovvero l’ordine, dei pezzi.

 Cio’ oltre a permettere un evidente arbitrio, lascia nel dubbio non assicura pari visibilita’ ai pezzi. E’ come se ci fosse un caporedattore che decide cos’e’ e cosa NON e’ notiziabile: ma questo e’ il modus operandi dei mainstream.
 Mi piacerebbe riuscire a gettare uno sguardo in questi meccanismi esoterici che, pur legittimi, non mi sembrano eticamente accettabili.

 Scrivo queste considerazioni con rammarico e nella speranza di sbagliarmi.
 Diversamente dovrei pensare che la mia presenza in questi spazi e’ diventata scomoda e non gradita e siccome io non sono capace di scrivere pezzi su Bekham o Platinette, ne trarrei le conseguenze.

 Vedremo, se mai qualcuno mi vorra spiegare.
 E se anche nessuno lo facesse, sarebbe comunque una risposta. Eloquente. Come lo e’ sempre il silenzio.
 Ma spero di sbagliarmi.

 saluti.
m.c.

 



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