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I Radicali e la violazione dello spirito antifascista della Costituzione

E' decisamente discutibile la supponenza con cui alcuni hanno messo sotto accusa i Radicali dopo la, sicuramente criticabile, scelta pannelliana di accettare il “passaggio in taxi” proposto da Storace per le prossime regionali.

Passaggio poi misteriosamente (ma non tanto) svanito. Ricorderete quell'episodio, così sgradevole.

La supponenza di cui dicevo era la ‘pregiudiziale antifascista della Costituzione’ che si è ritenuta offesa dal leader radicale per la sua accettazione della proposta di destra. In sintesi si è detto che i Radicali, accettando di “allearsi” con Storace, avrebbero in qualche modo “violato” il dettato costituzionale che fa dell’antifascismo il fulcro, il punto centrale e indiscutibile, della Repubblica nata dalla Resistenza.

È ovvio che se la Destra di Storace si presenta alle libere elezioni in questo paese significa che la si è ritenuta - da qualsiasi punto di osservazione la si guardi - parte del legittimo tessuto democratico (grazie anche alla vecchia 'amnistia' concessa ai fascisti - compreso il reato di concorso in omicidio - proprio dal leader comunista Palmiro Togliatti). Potrà non piacere, ma parlare di violazione dello spirito della Costituzione sembra proprio, quantomeno, una robusta forzatura. Di sicuro uno scivolone giuridico.

Sarebbe 'eticamente' riprovevole un'alleanza con i neofascisti, ma un accordo tecnico per non finire fuori dal Parlamento (come si vuole chiaramente nelle fila PD, al di là delle ipocrite affermazioni pubbliche) è tutt'altra cosa. Sulla evidente differenza fra i due termini si preferisce invece creare una bella nebbia accecante.

Alleanza significa agire condividendo valori e finalità per raggiungere obbiettivi di comune interesse. Fra la Destra di Storace e i Radicali non esiste alcun "valore" condiviso, nemmeno lontanamente. A partire dall'aborto per finire ai diritti delle coppie gay. E questo lo sa chiunque. Accordo tecnico significa prendere il "taxi" - un "passaggio" - offerto da Storace per poter entrare in quel parlamento regionale dove i consiglieri regionali hanno fatto un ottimo lavoro in termini di verifica e controllo delle attività sia della maggioranza che delle opposizioni.

L'accusa quindi è semplicemente risibile.

Altra cosa, ancora meno seria, è stata l'altra ricorrente accusa rivolta ai Radicali di essere degli inaffidabili voltagabbana; gente di sinistra che ogni tanto sgarra e appoggia la destra. Gente che pratica il tradimento, in fin dei conti, cioè “un passaggio di campo e di un trasloco, armi e bagagli, nello schieramento nemico” come ci ha ricordato Luigi Manconi sulle pagine de Il Foglio (a proposito com’è che uno di sinistra scrive per un giornale di destra?), “ma - ha scritto l'ex leader di Lotta Continua - perché un tradimento possa avvenire, si deve attribuire ai Radicali una stabile insediata e strutturata appartenenza. Il che non è in alcun modo”, perché “i Radicali non hanno appartenenza, nel senso attribuito a tale termine dalla scienza politica”.

Semplicemente, si sono tenuti sempre le mani libere per stabilire di volta in volta un’alleanza del tutto strumentale “interamente proiettata sul fine da perseguire”. Cinismo politico, di solito finalizzato al raggiungimento di obbiettivi di alto profilo (diritti umani e simili) se si vuole, ma non ‘tradimento’ nel senso che si dà solitamente al termine. Né, tantomeno, una “violazione della costituzione repubblicana e antifascista” che suona chiaramente come una sciocchezza.

Come chiosava ancora Manconi “Forse che il suo (di Pannella, ndA) antifascismo si rivelava, con ciò, meno intransigente? Non lo penso affatto, dal momento che non è in discussione in alcun modo l'adesione più piena ai valori costituenti una concezione antifascista”.

Nei fatti il partito radicale è stato ‘arruolato’ nelle file di sinistra per il semplice fatto che ha sempre agìto indiscutibilmente pratiche politiche di sinistra, pur provenendo, ogni tanto ce lo scordiamo, da una costola del Partito Liberale che di sinistra sicuramente non era. Sono quindi dei ‘voltagabbana’ per tutta la loro storia di sinistra, non per quel contrario che (molto raramente) hanno praticato in modo utilitaristico.

La loro storia è, e resta, quella della difesa sperticata dello stato di diritto che in Italia non è mai esistito se non nelle buone intenzioni dei padri costituenti (e anche qui avrei qualche dubbio); e quella dei diritti civili. E quella dei diritti della persona. Cioè quella dei diritti dei carcerati. E quella dei diritti degli immigrati. E quella dei malati e quella degli omosessuali. E quella dei diritti delle donne. E dell’integrità fisica delle donne, anche in quelle aree culturali che praticano la mutilazione genitale rituale. E quella della liberalizzazione delle droghe leggere (ricordando che le leggi repressive non sono mai servite a niente se non a portare in galera migliaia di ragazzini e ragazzotti). E quella della lotta alla fame nel mondo. Eccetera; inutile dilungarsi, chi ha un minimo di rispetto per la verità storica, sa di cosa parlo.

Se non fosse esistita la prassi politica dei radicali, in Italia non esisterebbe la possibilità di abortire legalmente (cioè esisterebbero solo gli aborti clandestini delle mammane) e forse nemmeno il divorzio che non era osteggiato solo dai cattolici e dalla destra neofascista, ma anche da ampi strati della sinistra comunista, molto "tiepidi" sul tema.

Naturalmente basta fregarsene di tutto questo e si liquida facilmente la 'questione radicale'.

Ma per chi non se frega invece, i Radicali sono ‘di sinistra’ anche se e anche quando fanno finta di scordarselo per sentirsi liberi, oltre che libertari, liberali e liberisti.

Ed ecco la parola - la bestemmia - che li rende da sempre malvisti dalla sinistra, in particolare da quella comunista. L’aspetto economico della loro prassi politica; il loro ‘liberismo’.

Non ho dubbi, personalmente preferisco una visione socialdemocratica dell’economia, ma l’economia - anche se vogliono farci credere il contrario - non è che una parte del tutto. Importante, importantissima, ma non è il tutto: esiste una cultura, e una cultura sociale, che va oltre, che la supera, che non è figlia di un dio minore. E che abbiamo il dovere di prendere almeno in considerazione.

La proposta politica socialdemocratica di quell’area di sinistra del Partito Democratico che la persegue avrebbe ben potuto saldarsi con la cultura laica dei Radicali capace di equilibrare le derive vaticaniste del PD.

L'ipotizzata congiunzione sembra essere naufragata sui mille contrasti avvenuti negli anni dell’apparentamento dei Radicali con il PD. Dagli scontri per manifesta insubordinazione dei parlamentari radicali ai diktat della dirigenza piddì, sempre con i cattolici bindiani (guarda caso) in testa, fino al noto scandalo dei contributi regionali del Lazio ai gruppi politici, lievitati da uno a quindici milioni di euro (alla faccia della crisi) tramite inciucio PD-SEL-IDV-PDL-Polverini e smascherati dai due consiglieri radicali che poi, stranamente, per un non meglio precisato nuovo “regolamento”, dovevano essere tenuti fuori dalle liste delle regionali successive.

Assieme a tutti gli altri, sia chiaro; ma, appunto, mettere sullo stesso piano gli accusatori e gli accusati, gli onesti e i furbacchioni pescati con le mani nella marmellata, non sembrò affatto un’operazione proprio “pulita”. Se poi di "Batman" Fiorito sappiamo tutto, curiosamente dei soldi finiti al gruppo consiliare del PD si continua a sapere un po' poco.

La furibonda reazione di Pannella non è stata quindi un atto di lesa maestà costituzionale o di tradimento della repubblica antifascista, ma - un po’ più terra terra - l’incazzatura di un leader stanco e rabbioso che ha commesso un errore politico, come lo ha definto giustamente Emma Bonino. Un errore che ha provocato, prima di tutto, la reazione negativa della stessa “galassia” radicale che si è sempre ritenuta evidentemente - lo dice ancora Manconi - “anche se non appartenente alla sinistra, comunque alleata a essa: un alleato recalcitrante e insoddisfatto, ribelle e trasgressivo, indocile e dissidente, ma un alleato”.

L'attiva opposizione di militanti e simpatizzanti all'accordo tecnico (che è ben altra cosa, ripetiamolo, da un'alleanza) con Storace spiega forse l’evaporazione, altrettanto rapida della sua apparizione, della proposta del leader neofascista. Cercare di aggregarsi alla Destra è stato un errore politico - non un’offesa all’antifascismo della Costituzione - ma un errore che probabilmente è costato caro a Pannella.

Siamo forse alla fine della sua irruenta, spesso condivisibile e spesso criticabile, vicenda politica; con un po’ di tristezza e di irritazione per la quantità inusitata di ‘sputi in faccia’ che spesso si è narcisisticamente cercato, ma anche per quelli che gli sono stati elargiti a sproposito con inqualificabile e volgare “generosità”. Insomma, grazie Marco... e addio.

Adesso, a maggio, si dovrà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.

E non possiamo non pensare a Emma Bonino - decisamente contraria all'opzione pannelliana di cui sopra - che è stata la validissima punta di lancia anti-Polverini alle precedenti regionali del Lazio e che è notoriamente una fra le personalità politiche italiane ai primissimi posti nei sondaggi di gradimento.

Sarebbe un'eccellente prima donna Presidente della Repubblica nella storia di questo paese (sarebbe davvero l'ora). E radicale; con buona pace del Papa di prima e di quello che verrà.

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