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L’attivista per i diritti umani Verisheh Moradi rischia l’impiccagione in Iran

Dopo l’operatrice umanitaria Pashkhan Azizi e la sindacalista indipendente Sharifeh Mohammadi, un’altra donna di origini curde rischia l’impiccagione in Iran.

Formatrice con tanto di certificazione ufficiale, attivista per i diritti delle bambine e dei bambini di strada sia in Iran che in Siria, mai rimasta in silenzio di fronte all’oppressione delle donne nel suo paese, Verisheh Moradi è stata arrestata il 1° agosto 2023 a Sanandaj, interrogata per cinque mesi in isolamento tra torture fisiche e psicologiche e poi trasferita nel famigerato carcere di Evin, nella capitale Teheran.

È stata processata per il reato di baghi (ribellione armata contro lo stato) e condannata a morte dalla sezione 15 del tribunale rivoluzionario di Teheran, senza poter essere minimamente assistita da un avvocato.

A preoccupare ulteriormente sono le condizioni di salute di Verisheh Moradi, a causa delle torture subite: ha un’emorragia intestinale e forti dolori al collo e alla schiena ma non riceve cure mediche adeguate.

La campagna per salvare Verisheh Moradi dall’impiccagione ha lanciato l’allarme: la sua esecuzione potrebbe essere imminente.

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