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Persio Flacco

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  • Di Persio Flacco (---.---.---.137) 23 maggio 2014 19:27

    "Attualmente, il PD sta lavorando male. La giustificazione è che, non alleandosi con Grillo, il PD è costretto a scendere a compromessi con FI/PDL. Ma se il PD fosse davvero pulito, non scenderebbe a compromessi. Quindi il PD è sporco. Se il M5S si fosse alleato con il PD, ora sarebbe sporco anche il M5S."

    Bersani, sconfitto politicamente a causa del rifiuto di Grillo, era quello del "Mai con Berlusconi", ricorda? Affossato rapidamente Bersani sfruttando l’abbrivio della fallimentare proposta di governo al M5S, nel PD sono saliti i suoi avversari, quelli che lei confonde con tutto il partito e con Bersani stesso, e ne è seguito quello che sappiamo. 

    Questo almeno avrebbe dovuto darle la dimostrazione che ritenere il PD un monolite, una entità politica omogenea e priva di differenze interne, è una idea sbagliata. E tralascio di ricordare che il PD nasce come unione di due componenti politiche, eredi di parte del vecchio PCI e della vecchia DC. Disomogeneo dalla nascita, quindi.

    Ma, più in generale, concepire un gruppo umano (in questo caso un partito politico) come una entità omogenea nella quale ogni individuo che lo compone debba ritenersi corresponsabile per tutti gli altri, porta necessariamente ad un modo di pensare di tipo razzista, o peggio.

    Il PD non si può definire pulito o sporco, perché nel PD non sono tutti puliti o tutti sporchi. L’idea che espone è malsana, fuori dalla realtà, sbagliata in linea di principio. E questo vale per tutti i partiti politici e per qualsiasi consorzio umano. 

    Cambiando prospettiva, prendendo in esame in modo più specifico il contesto in cui viene adottata la direttiva metodologica "Non facciamo alleanze", balza immediatamente all’attenzione la contraddizione tra questo schema di comportamento, il tipo di attività a cui si vuole applicare, il luogo dove viene agito.
    L’attività è la Politica, e la Politica, in Democrazia, è l’arte del compromesso, cioé delle alleanze possibili. Il luogo è il Parlamento, e il parlamento è l’istituzione deputata al confronto politico. Attività e luogo sono entrambi inseriti nel quadro della Democrazia.

    Chi si pone l’obiettivo metodologico di non fare alleanze nega alla radice legittimità e valore sia all’attività che al luogo. In sintesi si pone verso l’istituzione democratica come eversore. Attenzione: eversore nei confronti dell’attività (la Politica) e del luogo (il Parlamento), non soltanto verso la partitocrazia, cioé verso la degenerazione dovuta alla politica "sporca", fatta in modo fraudolento, truffaldino, ingannevole. Chi si adotta questo metodo non dovrebbe entrare in Parlamento, perché nega il Parlamento.

    Con questa direttiva infatti non si combatte contro la politica fatta in modo sporco dai partiti che occupano il potere, non solo almeno: si combatte contro l’istituzione stessa.

    Si combatte anche contro la Democrazia, il cui presupposto è non negare mai legittimità all’avversario politico: sia da maggioranza che da minoranza. Salvo che l’avversario non neghi legittimità alla Democrazia. In tal caso non avrebbe diritto ad alcuna legittimità democratica.

    Spero di essere riuscito a spiegare i motivi che, nel contesto dato, rendono la direttiva "Non si fanno alleanze" un intendimento antidemocratico ed eversivo.

    Lei però, giustamente, mi ricorda che questa direttiva metodologica era già scritta nel programma del M5S quando l’ho votato. E’ vero, ed è qui la fregatura che ho preso.

    Qui, se vuole, ci può vedere la manina di Casaleggio, perché ci vuole uno specialista in comunicazione per produrre trappole semantiche di questa raffinatezza ed efficacia.

    Ci sono almeno tre elementi che mi hanno tratto in inganno: la stima per Beppe Grillo; la collaborazione del M5S col presidente della regione Sicilia all’epoca delle elezioni; il fatto che il programma politico del M5S avesse come obiettivo prioritario quello di ridare ai cittadini il ruolo di protagonisti della vita pubblica rompendo la morsa della partitocrazia e non quello metodologico di non fare alleanze.

    Riguardo al primo punto: come potevo immaginare che Grillo, che nei suoi comizi appariva sempre coerente con se stesso, fosse cambiato al punto da porsi in realtà programmi eversivi e antidemocratici?
    Il secondo punto è stato quello che mi ha maggiormente influenzato. Vedere che grazie alla collaborazione tra cinquestelle e Crocetta la Sicilia stava uscendo dal torpore morboso della rassegnazione al degrado mi ha indotto a dare per scontato che qualcosa di analogo avrebbe potuto verificarsi anche a livello nazionale. Quello che mi aspettavo era che il M5S stabilisse una alleanza virtuosa con la parte più pulita del PD, trascinando verso la pulizia e il cambiamento anche il resto del partito. Non immaginavo minimamente quello che poi è accaduto.

    Il terzo punto è quello in cui si annida il meccanismo dell’inganno. Il programma del M5S contiene tante cose, anche la direttiva di non fare alleanze: un punto che consideravo un po’ balzano, suscettibile di essere riformato quando si fosse presentata l’occasione di avviare il risanamento. Davo per scontato che, rispetto a quel punto, fosse prevalente l’altro: quello di risanare il Paese, di ripristinare una democrazia vera, di ripulire lo Stato dai parassiti e dai delinquenti. E il programma di governo proposto da Bersani avrebbe potuto essere l’inizio di questo processo.

    Invece no, improvvisamente la direttiva di non fare alleanze è diventato un imperativo irrinunciabile, prevalente su ogni altro punto del programma e su ogni considerazione di opportunità. Questo per precisa volontà di Casaleggio, che arrivò a minacciare l’abbandono del Movimento se non fosse stato rigidamente seguito. E poiché Grillo è convinto che senza Casaleggio il Movimento non esisterebbe, lui e tutti gli altri, benché con molti mal di pancia, vi si sono attenuti rigidamente.

    Bisogna riconoscere che Casaleggio ha escogitato un meccanismo molto raffinato ed efficace, che è riuscito ad ottenere i risultati che elencavo nel post precedente: il salvataggio della partitocrazia e il congelamento nel limbo dell’irrilevanza dei voti antipartitocratici che il Movimento aveva ricevuto. Chapeau: è riuscito a fregarmi, e con me tanti altri. Non avrà una seconda occasione.

    Mi scusi per la lunghezza ma, come avrà visto, la materia è ambigua e complessa.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.137) 22 maggio 2014 21:41

    Caro Gottardo, lei ha sprecato un bel po’ di sarcasmo. Grillo lo stimo e lo seguo da una vita: so che ha subito l’ostracismo dai mezzi radiotelevisivi per la sua feroce e inflessibile coerenza nel criticare la classe politica, come Dario Fo.
    Alle ultime politiche ho votato (e fatto votare, come si dice) il M5S, sicuro del fatto che avrebbe finalmente scardinato il sistema partitocratico che opprime questo Paese. Come me tanti altri italiani arrivati al limite della sopportazione.

    Poi è arrivata la doccia fredda: la buffonata del ritiro in agriturismo con tutti i parlamentari del movimento e il rifiuto di formare un governo con Bersani. Dico Bersani: mica D’alema, mica Fassino, mica Renzi. 
    Durante la diretta streming sono saltato sulla sedia. Gli ho mandato tanti di quegli improperi che probabilmente in famiglia mi hanno preso per matto.

    Vede, Gottardo, nella vita di fregature ne ho prese anche io: mai due volte con lo stesso soggetto però.
    E siccome sono uno che cerca sempre di darsi una ragione di certi eventi, da allora ho iniziato a fare una accurata analisi del Grillo Politico.

    Le conclusioni sono quelle che ho esposto. E mi pare siano lineari, coerenti e ben fondate.

    Comunque, Grillo è il capo "militare", se così si può dire, del movimento. Ma è Casaleggio, per stessa ammissione di Grillo, il suo capo "politico".

    Con quali argomenti Casaleggio abbia intortato Grillo, e di conseguenza i grillini, posso immaginarlo. Ma non è rilevante in merito al giudizio politico complessivo sulle scelte del movimento e dei suoi capi.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.137) 21 maggio 2014 22:16

    << Comincio a pensare che si siano candidati solo per la poltrona.>>

    Questo non lo credo. Seguo spesso i lavori parlamentari e mi sono convinto che gli eletti del M5S sono gli unici veri rappresentanti dei cittadini italiani.

    Tutti gli altri, salvo eccezioni, sono rappresentanti dei capi partito che li hanno fatti eleggere.
    Non sono loro il mistero, il mistero è il duo Grillo Casaleggio che da loro certe direttive.

    Oggettivamente le direttive di Grillo-Casaleggio hanno avuto l’effetto di mettere su un binario morto le aspettative e la rabbia di chi ha votato M5S per cambiare effettivamente le cose, per scardinare la dittatura partitocratica.

    Indirettamente lo stesso Grillo ha rivelato quale sia lo scopo ultimo suo e del suo compare Casaleggio quando, da Vespa, ha detto all’incirca: "Se non ci fosse stato il M5S oggi vedremmo la violenza nelle piazze."

    Grillo è la stampella della dittatura partitocratica, altro che sfasciatutto. La protegge canalizzando la protesta in una dimensione dove non può nuocere, dove non ha effetto politico concreto.

    Lo stesso probabilmente vuole fare per il Parlamento europeo.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.137) 21 maggio 2014 21:07

    Cosa farebbe Grillo se vincesse? Nulla, ovviamente. Queste sono elezioni per il Parlamento europeo e, se vincesse il M5S, gli altri partiti avrebbero buon gioco a rigettare pretese conseguenze politiche sul governo, col pieno supporto di Napolitano. E avrebbero anche ragione.
    Ma fingiamo pure che quelle del 25 maggio siano elezioni politiche: che farebbe Grillo se vincesse il suo partito? Nulla, ovviamente.

    Il ragionamento è semplice. Anche l’altra sera, da Vespa, Grillo ha riaffermato che il M5S non fa alleanze con nessuno. Poiché da quando esiste la Repubblica nessun partito italiano ha mai superato il 50% dei voti, e nulla indica che nel prossimo futuro questa tendenza cambierà, se pure il M5S diventasse il primo partito non potrebbe formare un governo.

    Grillo ha già avuto l’occasione di portare il M5S al governo: Bersani gli propose un programma di governo in otto punti, perfettamente compatibile col programma politico del Movimento.

    Grillo fece fuoco e fiamme affinche venisse rifiutato, e questo fu causa della sconfitta politica di Bersani, dell’emersione di Renzi nel PD, della rielezione di Napolitano, del ripescaggio di Berlusconi con le larghe intese.

    Se vincesse il M5S Grillo farebbe fare ai "suoi" parlamentari quello che fanno ora: i bravi bambini. Che nessuno si fila.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.137) 16 maggio 2014 22:34

    Non so come la Banca Mondiale intenda salvare il Mondo ma dubito che una Banca, benché mondiale, sia il genere di organizzazione più indicata a farlo.
    A quanto pare la quasi totalità di chi studia scientificamente i cambiamenti climatici è ormai concorde, ad esempio, sulla previsione che entro 100 anni l’innalzamento del livello degli oceani porterà alla scomparsa di città come New York, Londra e di molte altre che sorgono sotto un una certa quota sul livello del mare.
    E considerando che finora questo tipo di previsioni si sono dimostrate troppo prudenziali è lecito supporre che ciò possa avvenire entro un tempo assai minore.
    Francamente non credo che sia questa la preoccupazione della Banca Mondiale, quanto piuttosto garantire che i processi che hanno condotto a questo esito non si interrompano.
    Allora forse è un bene che pochi leggano i report che produce la Banca Mondiale.

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