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La tenuta della maggioranza.

Da sempre, tra i concetti più presenti nella politica italiana c'è quello di "tenuta della maggioranza".


La "tenuta della maggioranza" è il perno attorno al quale ruotano mille trattative tra partiti e correnti, e costituisce la base per ricatti, scambio di posti di potere, diktat imposti o subiti e, infine, nella prassi istituzionale, è la causa principe di prematura caduta dei governi e di elezioni anticipate.

Insomma: la "tenuta della maggioranza" è il concetto la cui esistenza ha reso la vita politica italiana una sorta di suk orientale per il commercio del potere al dettaglio o all'ingrosso rendendo le istituzioni italiane tra le più instabili e volatili del mondo. Le statistiche infatti ci dicono che in 72 anni di vita della Repubblica si sono susseguiti ben 66 governi (invece di 18), per una durata media di 14 mesi (invece di 48).

Oltre alla cronica attitudine alla bassa politica, basata sui ricatti incrociati tra partiti e correnti di partito, e alla altrettanto cronica instabilità di Parlamento e Governo, il concetto di "tenuta della maggioranza" ha fornito anche il pretesto per il fiorire di ricorrenti proposte di riforma della Costituzione che ponessero rimendio a tale situazione, attribuita alla presunta inadeguatezza/incoerenza delle sue norme. Per tacito, comune, diffuso consenso, con modalità e forme diverse i "riformatori" hanno pertanto attribuito ai Costituenti la reasponsabilità di avere progettato e statuito un edificio istituzionale affetto da instabilità strutturale e, sulla base di questo assunto, hanno proposto una varietà di interventi di modifica della Costituzione al fine, a loro dire, di porvi rimedio.

Ma è proprio vero che i Costituenti sono stati degli incapaci, tanto da aver condannato il Paese che avevano appena liberato ad un futuro di cattiva politica e di instabilità istituzionale? No, è falso, falsissimo. E basta riprendere in mano la Costituzione per avere la prova che sono stati invece i loro indegni successori ad aver voluto coartare la Costituzione per piegarla alle loro convenienze particolari.

E' sufficiente prendere in esame il concetto di "tenuta della maggioranza" e compararlo al dettato dell'art.94 per avere la prova evidente che esso non discende affatto dalla norma costituzionale, discende invece da un trucco da illusionisti che ne ha travisato il senso.

Il primo capoverso dell'articolo recita: "Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere".

Avulso dal contesto dell'articolo (e dal resto della Costituzione) questo può essere "interpretato" come: "La legittimità del Governo, e dunque la sua permanenza in carica, dipendono dalla tenuta della Maggioranza parlamentare che gli ha votato la fiducia.".


Ne consegue direttamente il concetto di "tenuta della maggioranza" che, come abbiamo visto, è la causa prima sia della degradazione della politica a suk sia della instabilità delle istituzioni repubblicane, sia (ed è di gran lunga l'effetto peggiore) la assoluta rilevanza dei partiti politici nella vita pubblica e istituzionale.

Eppure smascherare il gioco di prestigio è assai semplice: basti considerare il solo secondo capoverso:

"Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.".

Non ci sono fraintendimenti possibili: se Camere accordano la fiducia al Governo, e questo entra in carica, l'unico modo per provocarne la caduta è revocarla con una successiva votazione su una mozione di sfiducia. Solo questo basta a rendere il concetto di "tenuta della maggioranza" inconsistente come un miraggio, come una illusione ottica. Di conseguenza, vengono meno i pretesti che per 72 anni hanno tormentato le istituzioni repubblicane con la bassa politica, l'instabilità e la assoluta e indebita centralità dei partiti.

Riguardo a questi ultimi, il concetto di "tenuta della maggioranza" attribuisce loro un ruolo fondamentale come componenti di quella Maggioranza la cui permanenze è falsamente affermata come essenziale per la tenuta del Governo. E infatti i protagonisti delle trattative, dei ricatti, della instabilità di Legislativo ed Esecutivo, sono loro: i partiti.
Sono i partiti che formano la Maggioranza, sono loro che decidono di permanervi o meno, di far cadere il Governo, di convocare nuove elezioni. E sono sempre loro a spartirsi, grazie a questo, tutte le nomine nella Pubblica Amministrazione e nelle aziende partecipate, dando vita ad un sistema di potere centrato su di essi.

Ma quale è, invece, il concetto di Maggioranza che sorge dalla Costituzione? Basta considerare l'art.67:

"Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato."

La Maggioranza è dunque formata dai "Rappresentanti della Nazione" che, di volta in volta, secondo coscienza, trovano tra loro l'accordo per deliberare la fiducia o la sfiducia al Governo, o per votare i provvedimenti di cui il Parlamento è responsabile.

Secondo la Costituzione il Parlamento è tutt'altro che quella sorta di Camera delle Corporazioni politiche che implica il concetto di "tenuta della maggioranza": è il consesso nel quale i rappresentanti della Nazione *come individui* esercitano il loro mandato in piena e assoluta libertà di coscienza. E questa è la condizione essenziale affinché la Democrazia possa dirsi effettiva.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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