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La Banca Mondiale cerca di salvare il mondo (ma non se la fila nessuno)

Brutta la vita di chi cerca di salvare il mondo ma viene ignorato da tutti. Questo è quanto sta accadendo alla Banca Mondiale, istituzione che sin dalla fine della seconda guerra mondiale si prodiga per lo sviluppo e la crescita economica mondiale. Se negli anni '50 e '60 questi obiettivi si attuavano nel finanziamento delle grandi opere per ricostruire e rimettere in piedi l'Europa ed il Giappone, negli ultimi decenni l'attenzione dei dettagliatissimi report si è spostata sulle aree sottosviluppate e sulle possibili soluzioni per un futuro migliore.

Il problema denunciato da Washington dal presidente Jim Yong Kim è che, al momento, del lavoro certosino dei suoi sottoposti se ne infischiano tutti. Le statistiche sui report, pubblicati tutti rigorosamente online ed accessibili e scaricabili liberamente, sono impietose: un terzo degli studi non è mai stato scaricato da nessuno. E si tratta di proposte concrete per risolvere situazioni critiche che coinvolgono milioni di persone in tutto il mondo.

"Può essere che le soluzioni economiche che possono salvare milioni di persone siano scritte in dei PDF beatamente ignorati da tutti?" si è interrogato polemicamente il Washington Post. Certo è che è davvero sorprendente scoprire che le pubblicazioni a cura di un istituzione così importante, allo stesso livello del Fondo Monetario Internazionale, siano del tutto ignorate. Queste le statistiche: oltre il 40% dei report è stato scaricato meno di 100 volte, solo il 13% ha superato i 250 download.

Vero è che un istituto del genere produce centinaia di documenti l'anno, di carattere spesso particolarmente tecnico, quindi aspettarsi una diffusione capillare sarebbe ingenuo. Anche i titoli con cui vengono presentati i report sono tutt'altro che invitanti (il peggiore trovato è "Detecting Urban Expansion and Land Tenure Security Assessment: The Case of Bahir Dar and Debre Markos Peri-Urban Areas of Ethiopia."). Tuttavia gli argomenti trattati coinvolgono davvero tutte le parti del mondo, commentando e proponendo soluzioni per questioni di micro economia locale come di macro fenomeni continentali. Insomma, di potenziali lettori interessati alle trattazioni ce ne sarebbero eccome.

Ad esempio, del rapporto sulla disoccupazione in Bulgaria uscito quest'anno, 9 persone (compreso il sottoscritto per scrivere questo articolo) hanno visualizzato l'abstract e solo due hanno scaricato il PDF. Insomma, anche se nelle oltre 50 pagine di lavoro della Wolrd Bank ci fosse la soluzione per i problemi economici di Sofia, non se ne accorgerebbe nessuno.

Ah, stavo per dimenticare: ovviamente anche sul problema della scarsa considerazione dei lavori della World Bank è stato fatto uno studio uscito proprio in questo mese. Per non smentire la media, al momento è stato letto da ben 12 persone.

 

 

Foto: World Bank/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.137) 16 maggio 2014 22:34

    Non so come la Banca Mondiale intenda salvare il Mondo ma dubito che una Banca, benché mondiale, sia il genere di organizzazione più indicata a farlo.
    A quanto pare la quasi totalità di chi studia scientificamente i cambiamenti climatici è ormai concorde, ad esempio, sulla previsione che entro 100 anni l’innalzamento del livello degli oceani porterà alla scomparsa di città come New York, Londra e di molte altre che sorgono sotto un una certa quota sul livello del mare.
    E considerando che finora questo tipo di previsioni si sono dimostrate troppo prudenziali è lecito supporre che ciò possa avvenire entro un tempo assai minore.
    Francamente non credo che sia questa la preoccupazione della Banca Mondiale, quanto piuttosto garantire che i processi che hanno condotto a questo esito non si interrompano.
    Allora forse è un bene che pochi leggano i report che produce la Banca Mondiale.

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