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Persio Flacco

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Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.123) 12 agosto 2018 22:58
    Si, avevo capito che il suo discorso non era limitato al governo in carica. Però, per come ha impostato il ragionamento, è sul governo in carica che fa gravare la massima attenzione critica.
    Poco male: a volte è difficile conciliare la complessità di un pensiero con le esigenze di sintesi che il luogo impone.
    Riguardo ai vaccini, per combinazione stavo appunto consultando alcune statistiche sulle coperture vaccinali negli anni antecedenti al decreto Lorenzin e le statistiche epidemiologiche sull’incidenza delle malattie oggetto del decreto nel corso degli anni. Non ho ancora terminato la ricerca ma ho già trovato un’altissima copertura vaccinale volontaria, antecedente al decreto, e nessuna evidenza di minacce epidemiche incipienti. Questo rafforza la sua ipotesi che la Lorenzin si sia limitata ad accettare il compito di fare dell’Italia il Paese cavia per le vaccinazioni. E’ una caratteristica della classe politica italiana "di governo" quella di ottemperare alle direttive che vengono da oltre Atlantico. Ed è comprensibile che sia così, visto che da 70 anni deve la sua permanenza al potere a quegli appoggi. 
    Tuttavia, a mio avviso, c’è dell’altro: un tentativo di manipolazione di massa. Dai dati che ho potuto consultare la copertura vaccinale per la maggior parte delle malattie ricomprese nel decreto è già elevatissima. Ed è logico che sia così: fino a prova contraria i più interessati alla salute dei bambini sono i genitori, e se i pediatri consigliano la vaccinazione i genitori, la stragrande maggioranza di essi almeno, fa vaccinare i figli. Dunque perché renderle *obbligatorie* e addirittura disporre sanzioni pecuniarie e subordinare la frequenza scolastica all’espletamento dell’obbligo? E’ un provvedimento straniante e divisivo, provocatorio direi, che condiziona psicologicamente i genitori più insicuri a *dimostrare* a se stessi e agli altri che loro tengono alla salute dei loro piccoli schierandosi col ministro e con gli "esperti" e contro quelli che dubitano. E chi sono quelli che dubitano se non quelli "irretiti" dalla Rete? Ecco, questo secondo me è il vero obiettivo del non necessario obbligo vaccinale: far si che molti prendano le distanze dalla Rete e tornino nelle braccia dell’autorità costituita e dei media ufficiali. E’ una ipotesi, ma è un fatto che c’è un violento scontro in atto tra l’establishment mondiale e chi difende la libertà della Rete, accusata di promuovere populismi e sovranismi vari, di aver fatto eleggere Trump, di aver reso possibile la Brexit, di indebolire la fede delle masse verso "gli esperti". Più che essere capofila nell’esperimento della immunità di gregge sembra quindi che lo scopo fosse quello di sperimentare tecniche di manipolazione del gregge.
    Saluti
  • Di Persio Flacco (---.---.---.123) 12 agosto 2018 20:00
    Sarà che sono ottimista per natura, sarà che questo nostro Paese ha risorse incredibili, che è sopravvissuto a 70 anni di regime partitocratico e che contro ogni aspettativa ancora ha voglia di cambiare: vera pietra miliare in tal senso è stato il voto contrario al referendum costituzionale 2016, ma mi sento di rassicurarla sull’emergenza in corso. C’è modo e tempo per cambiare, e ci sarà nonostante i probabili futuri errori di percorso dell’attuale maggioranza. La priorità è disarticolare l’immondo e deleterio sistema di potere che mette i partiti politici in cima alle istituzioni repubblicane, che tanti danni ha fatto all’Italia. Segnali incoraggianti ci sono: si veda il rifiuto del governo di mettere la questione di fiducia sugli ultimi decreti. La questione di fiducia, che è stata inserita dai partiti nei regolamenti parlamentari per subordinare il Parlamento al Governo e il Governo ai partiti e contraria, se non alla norma, allo spirito della Costituzione. Il Parlamento deve recuperare la sua dignità e la sua funzione, altrimenti non c’è speranza di cambiamento. Sono segnali importanti che non vanno sottovalutati.
    Saluti e auguri di pronta guarigione.
  • Di Persio Flacco (---.---.---.123) 12 agosto 2018 14:55
    Intanto dovremmo riconoscere che il Diritto non ha natura divina e che quindi il vezzo di opporlo al popolaccio tradisce una visione piuttosto elitaria, fuori posto in democrazia. La locuzione "In nome del popolo italiano" non è (non dovrebbe essere) una vuota formula retorica bensì un richiamo all’attualità del rapporto dialettico tra Diritto e popolo sovrano. Col secondo nella veste di committente sia del Legislatore che del Giurista, non in quella di petulante disturbatore.
    Quanto al rito abbreviato esso è manifestamente un istituto pensato per porre qualche rimedio alla cronica lentezza della macchina giudiziaria, non l’espressione dell’esigenza di tradurre nel miglior modo possibile i principi del diritto al rito processuale. Un espediente emergenziale dunque, che si è fatto strada nel corpo giuridico non in nome della scienza e della coerenza bensì in nome della necessità di porre un rimedio alle carenze di chi non riesce a dargli piena ed equa attuazione. E, in quanto "espediente", inevitabilmente, se da una parte sana un difetto dall’altra guasta la coerenza complessiva del Diritto. Con questa premessa è ovvio che ogni disputa sul rito abbreviato non può che essere viziata e che, pertanto, non può che muoversi nella stretto spazio tra necessità pratica e coerenza giuridica. Col risultato di essere interminabile e senza esito.
    Riguardo poi all’origine della necessità che giustifica l’esistenza dell’istituto del rito abbreviato: la incapacità della macchina giudiziaria di trattare tutti i reati in base alle medesime norme astratte del Diritto, senza scorciatoie e artifici, mi si dovrebbe spiegare per quale motivo alla parte soccombente è riconosciuto il diritto di chiedere il ricorso al grado successivo di giudizio senza adeguata motivazione. In questo modo dall’imputazione alla sentenza, secondo i tempi indicati dalla statistica e dalle necessità fisiologiche di indagine e dibattimento, passano mediamente 10 anni! Certo che il tempo è troppo lungo e che poi vi è la necessità di agire con espedienti vari sulla prescrizione e di ricorrere ai riti alternativi. Tre gradi di giudizio per chi ha i mezzi per mantenere un collegio difensivo per un tempo tanto lungo, ovviamente. Per chi non li ha basta e avanza il primo grado, così che, di fatto, la Legge non è più uguale per tutti.
  • Di Persio Flacco (---.---.---.138) 1 agosto 2018 09:21
    Sgombriamo subito il campo da un possibile pretesto per strillare all’antisemitismo: "Sei contro l’autodeterminazione del popolo ebraico, dunque sei antisemita e complice dei genocidi nazisti!". Israele è uno Stato sovrano e ha tutto il diritto di darsi la legge fondamentale che preferisce. Togliamo di mezzo anche il pretesto di strillare alla faziosità filopalestinese: "Sostieni chi vuole distruggere Israele, dunque sei antisemita ecc. ecc.". Qui non ci interessano i diritti umani degli arabi palestinesi, non li consideriamo proprio. Aggiungiamo anche che questa nuova legge fondamentale rappresenta una novità solo per il fatto che rende esplicito ciò che prima non lo era, tanto che le obiezioni di Rivlin e Begin non riguardano la sua sostanza quanto l’opportunità di codificare e rendere pubblicamente palese una legge che prima era scritta nei fatti ma che, non essendo scritta sulla carta, lasciava spazio alla "interpretazione" difensiva, offrendo quindi la possibilità di limitare lo scandalo della comunità internazionale. Evidentemente la Knesset ritiene che ormai non ci sia più bisogno di mascherare certi orientamenti: gli USA di Trump hanno finalmente lasciato cadere l’opposizione formale a certe pratiche israeliane e a certe dichiarazioni di principio implicite.
    Ciò che rimane è ciò che tutti (ma non i sedicenti sostenitori di Israele) sapevano: Israele ha imboccato una strada che al posto della ricerca di integrazione tra i popoli della regione e di condivisione dei principi e delle norme del diritto internazionale come garanzia del proprio futuro, si affida alla potenza politico militare per imporre la sua presenza al mondo.
    Non sto a dilungarmi su ciò che questo implica in termini di futuri conflitti e di trasformazione dei valori e dei principi che plasmano la società israeliana. Trasformazione già in atto da tempo ma destinata a diventare sempre più marcata ed evidente in futuro.
    Ancora una volta, amaramente, devo constatare che ai sedicenti sostenitori di Israele sembra non interessare un fico secco del suo futuro.
  • Di Persio Flacco (---.---.---.138) 16 luglio 2018 20:37
    Per quello che vale l’autocertificazione posso dire che per carattere e per filosofia di vita non sono tra chi gira la testa davanti al bisogno, ma ho deciso di non farmi più manipolare dai ricatti emotivi dei potenti. Consideri queste due osservazioni. La prima è che uno Stato non è una persona: chi ha un ruolo di governo non può agire per se stesso in base alla propria etica personale, deve agire in nome di una comunità nazionale nei limiti della Costituzione, della legge, dei trattati. Ed è in base a questo che deve esercitare i suoi compiti istituzionali, non per agire la sua carità cristiana, se è cristiano, o il suo cinismo razzista, se è un cinico razzista. Non spetta ad un ministro del Governo agire secondo categorie "morali", questo può farlo il Parlamento nel suo ruolo di rappresentante dei cittadini, non il Governo, che deve attenersi ai suoi compiti di legge.
    La seconda osservazione è questa. Lei ricorderà sicuramente la foto atroce del bimbo siriano morto affogato il cui corpicino restituito dal mare è ritratto sul bagnasciuga della spiaggia di Bodrum in Turchia. La enorme carica emotiva di quella foto è stata usata per affermare il "dovere" dell’accoglienza sopra ogni cosa e per bollare come inumano chiunque non lo accettasse come imperativo assoluto. Ebbene, quelli che hanno usato la foto in tal senso sono gli stessi che hanno fomentato la distruzione dello Stato siriano e la guerra da cui la famiglia del povero bimbo stava fuggendo. Riesce a cogliere la vetta di inumano cinismo che sta dietro a tutto questo? Lo si può implicitamente accettare perché la priorità è quella di salvare le vite e recuperare i corpi delle persone che questi animali feroci continuano a gettarci davanti? Io dico di no, io dico che salvare le persone non può lasciare impunito nell’ombra chi quelle persone getta nella disperazione.
    Lo stesso, e a maggior ragione, vale per i migranti dall’Africa, sradicati dai loro Paesi a causa dello sfruttamento forsennato delle loro migliori risorse e della corruzione dei loro regimi, comprati affinché continuino a garantirlo, o abbattuti se non lo fanno. Se ci si ferma al dovere morale di salvare vite, comunque per me prioritario, gli sfruttatori continueranno impuniti a produrre disperati e a gettare i loro corpi in mare. Le cose non sono così semplici come l’articolo vorrebbe rappresentarci, come vorrebbero rappresentarci i professionisti della comunicazione al servizio della élite apolide che guida il mondo e che hanno il monopolio della produzione dei contenuti dei quali il nostro pensiero si nutre.

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