• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Persio Flacco

L'autore non ha inserito, ancora, una sua descrizione.

Statistiche

  • Primo articolo lunedì 08 Agosto 2013
  • Moderatore da giovedì 02 Febbraio 2014
Articoli Da Articoli pubblicati Commenti pubblicati Commenti ricevuti
La registrazione 19 498 44
1 mese 0 0 0
5 giorni 0 0 0
Moderazione Da Articoli moderati Positivamente Negativamente
La registrazione 8 8 0
1 mese 0 0 0
5 giorni 0 0 0












Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.204) 26 agosto 2013 23:23

    Dimenticavo. Secondo un recente sondaggio risulta che circa l’86% dei cittadini israeliani vorrebbe che il loro Paese rimanesse fuori dal conflitto siriano. La lobby sionista la pensa diversamente, e infatti Israele è abbondantemente coinvolta nel conflitto siriano.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.204) 26 agosto 2013 23:14

    A mio parere se il regime di Assad non è caduto non è a causa del fallimento dei servizi segreti, che hanno fatto tutti i danni che potevano fare alla stabilità della Siria. Se Assad non è caduto è perché la maggioranza della popolazione siriana continua ad appoggiarlo, o almeno a negare il suo appoggio ai cosiddetti insorti. 
    Ed è comprensibile avendoli, per loro sfortuna, visti in faccia.

    Ma parliamo di numeri: i siriani maggiorenni sono circa 10.000.000; insorti e collaterali saranno 500.000-1.000.000 (assegnando la cittadinanza siriana ad honorem anche ai jihadisti confluiti in Siria da mezzo mondo). Si parla dunque del 5-10% della popolazione: una infima minoranza.

    Ma agli esportatori di democrazia il parere dei cittadini siriani sembra importare assai poco, e infatti ne parlano poco: anzi non ne parlano proprio. Diciamo che trovano pure irritante chi ne parla. Infatti hanno consigliato ai loro protetti di boicottare le elezioni siriane del 2012.

    Così come al capo della grande democrazia statunitense interessa poco sapere che la metà dei suoi concittadini è contrario ad un intervento in Siria e che solo un quarto di essi l’appoggia. E questo nonostante la martellante campagna mediatica sui ribelli combattenti per la libertà che lottano contro il tiranno con le mani macchiate del sangue del suo popolo.

    Ma Obama probabilmente ritiene il parere delle lobby più convincente di quello dei suoi concittadini.
    E in effetti la lobby sionista, tanto per citarne una a caso tra quelle che più energicamente spingono gli USA all’intervento, si è molto impegnata a convincere il Presidente ad accettare di stabilire una linea rossa (alla lobby piacciono molto le linee rosse: vedi l’Iran, il prossimo della sua lista) sull’uso delle armi chimiche.
    Ovviamente, appena Obama ha accettato, la linea rossa è stata superata. Poco importa se ad usare le armi chimiche siano stati i ribelli o il regime: i patti sono patti.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.150) 24 agosto 2013 21:36

    Se volessero i cittadini italiani potrebbero cambiare facilmente il Sistema: basterebbe esercitare il diritto di voto nel modo giusto, togliendo il proprio consenso a chi il sistema lo struttura e lo perpetua. Per la verità nell’ultima tornata elettorale molti lo hanno fatto: circa un quarto dei voti è stato negato al Bipartito (PD+PDL+reggicoda vari) ed è finito al Movimento 5 Stelle.

    Purtroppo Grillo ha preso i voti e li ha chiusi in gabbia rendendoli inoffensivi costringendo i suoi (nel vero senso del termine) a limitarsi a fare "ammuina" in Parlamento. Cosa che non da fastidio proprio a nessuno.

    Questo ha permesso la riconferma di Napolitano, il ritorno di Berlusconi, che con la prospettiva di un governo PD+M5S e una forte maggioranza a lui ostile a sostenerlo, già si vedeva perduto e, ciliegina sulla torta, ha messo fuori gioco la componente anti inciucista del PD.

    Se oggi Berlusconi può ricattare il governo e le altre forze politiche affinché risolvano i suoi "problemini" giudiziari lo deve a Beppe Grillo.

    Chi ha votato Grillo sperando che cambiasse sistema è stato deluso. E’ andata male, però il metodo era quello giusto.

    Per il futuro suggerisco un semplice metodo in due punti per cambiare sistema senza forconi:

    - votare sempre, perché il Sistema funziona anche con una astensione alta;
    - non votare mai PD, PDL, M5S. 

    Il risultato è garantito: senza voti il Bipartito (Tripartito con Grillo) dovrà smobilitare portandosi appresso il suo Sistema.

    Certo, qualche rischio c’è, ma non è peggiore il rischio che nulla cambi?

  • Di Persio Flacco (---.---.---.200) 23 agosto 2013 22:19

    Ottimo articolo, che condivido nei contenuti. 

    Certo: la materia è talmente complessa e vasta che l’articolo fornisce solo l’inquadramento generale della situazione, ma conto sui promessi articoli successivi.

    Aggiungo un motivo di ulteriore preoccupazione, non dovessero bastare quelli esposti nell’articolo. 
    Quanto esposto sulla virtualizzazione della finanza, ne sono certo, è a conoscenza ogni operatore finanziario, di ogni economista, di ogni politico che disponga di competenze proprie o di consulenti minimamente preparati. 

    Dunque, se li conoscono, per quale motivo nessuno di loro espone con altrettanta schiettezza all’opinione pubblica i motivi per cui i lavoratori vengono licenziati, le aziende chiudono, gli imprenditori si impiccano, molti precipitano nella povertà, a tutti vengono richiesti sacrifici?

    La mia ipotesi è che rifiutano di descrivere la realtà perché se lo facessero i cittadini vorrebbero cambiare questo sistema, e loro non vogliono che questo accada.

    Ma vi può essere vera democrazia se ai cittadini è negato il diritto di conoscere cosa, e in che modo, incide tanto profondamente sulla loro vita? Naturalmente no.

    Eccolo dunque l’ulteriore motivo di preoccupazione: quella in cui viviamo è vera democrazia oppure è solo un suo vuoto simulacro?

  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 22 agosto 2013 14:20

    << Beh, basterebbe prendere in considerazione un fatto. Degli stati canaglia indicati da Reagan prima e Bush poi, l’Iraq è stato distrutto, l’Afghanistan pure, manca la Corea del Nord e l’Iran. E ora la Siria è in atto di defenestrazione.
    C’è un effetto domino che è preoccupante e che si affianca a quello relativo alla Primavera Araba, che non va sottovalutato. >>

    Già. Gli USA di Bush sono usciti con le ossa rotte da due guerre contemporanee (Afghanistan e Iraq, oltre a varie altre bagattelle in Africa) e i sogni di grandezza dei neocon per un nuovo secolo americano si sono infranti contro la dura realtà dei costi della guerra. Costi anche umani: in una certa fase mancava anche il personale per il turnover sul campo in Iraq. Ammazzare all’ingrosso è costoso e faticoso, e gli USA hanno scoperto di non avere risorse infinite.

    Si sperava in Obama: l’outsider imposto dai cittadini statunitensi agli apparati di partito, chiamato a gestire il disastro lasciato dal predecessore e dalla banda di malfattori che aveva intorno e a far cambiare strada al paese. "Sono qui per cercare un nuovo inizio fra gli Stati Uniti ed i musulmani nel mondo, basato sul mutuo interesse e sul mutuo rispetto. E sulla verità: America e Islam non devono essere in competizione.[...]" 

    Una buona volontà obbligata quella di Obama, sicuramente dovuta alle risorse diventate scarse, ma anche un approccio originale del meno yankee tra i presidenti americani (e mi riferisco al modo di pensare non al colore della pelle). 

    Purtroppo mancò ciò che avrebbe dovuto garantire la concreta buonafede di quell’impegno: la pace tra Israele e arabi palestinesi.

    La disattivazione di quel potente catalizzatore di ogni tensione antioccidentale e anti israeliana nel mondo arabo islamico, il conflitto israelo palestinese, non ha avuto la forza di realizzarla. 

    Il Congresso, colonizzato trasversalmente dalle lobby e con la presenza di un partito repubblicano mutato geneticamente dal contagio neocon, si è messo di traverso.
    Ricordo che nel 2010, nel vivo delle pressioni di Obama sui contendenti per indurli a concretizzare un accordo definitivo, una folta delegazione di congressisti guidata dal senatore sionista Joe Lieberman (formalmente democratico) affiancato dal repubblicano John McCain si recò in Israele per rassicurare i governanti israeliani. Lieberman dichiarò che "Any attempt to pressure Israel, to force Israel to the negotiating table by denying Israel support, will not pass the Congress of the United States". Ovviamente le pressioni diplomatiche da sole non bastano se non implicano una qualche forma di danno in caso di diniego.

    L’altra componente dell’impegno obamiano: il ritiro del supporto USA ai regimi autoritari filo occidentali, ha invece avuto qualche attuazione concreta. In Egitto, ad esempio, ha consentito il rovesciamento di Mubarak e il tentativo di istituire un regime democratico.
    Purtroppo senza la risoluzione del conflitto israelo palestinese questo ha avuto il solo effetto di far emergere l’istinto di autoconservazione delle cosiddette petromonarchie, preoccupate di fare la stessa fine. Le lobby vittoriose contro il tentativo obamiano di obbligare israeliani e palestinesi ad un accordo hanno trovato una sponda ricca e potente per condurre la restaurazione dell’ordine precedente.

    <<Tempo fa pensavamo con un collega al casino che avrebbe potuto creare un’instabilità nel MO che di fatto è militare, non solo economico-diplomatica come quella del 1973. E questo effetto è uno scenario da WW3, onestamente.

    Tempo fa scrivevo questa cosa, al riguardo, se ti va dagli un’occhiata: http://mensantithetica.wordpress.co.... Comunque direi che il rischio escalation è reale, e le ragioni chiare. Il punto è vedere dove arriveranno. Credo il punto sarà come e fino a che punto Israele vorrà utilizzare il proprio esercito di terra, che è l’unico probabilmente in grado di competere con quello iraniano per numero, qualità e conoscenza del campo (cosa che manca agli Usa).
    Comunque direi che il rischio escalation è reale, e le ragioni chiare. Il punto è vedere dove arriveranno. Credo il punto sarà come e fino a che punto Israele vorrà utilizzare il proprio esercito di terra, che è l’unico probabilmente in grado di competere con quello iraniano per numero, qualità e conoscenza del campo (cosa che manca agli Usa).>>

    Non penso che sia possibile una invasione di terra dell’Iran, meno che mai da parte di Israele. Sarebbe un suicidio.

    P.S. ho letto l’articolo che hai linkato. Interessante.

TEMATICHE DELL'AUTORE

Tribuna Libera Mondo

Pubblicità



Pubblicità



Palmares

Pubblicità