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Siria, il fallimento dei servizi segreti Usa

L’America sembra pronta a intervenire militarmente in Siria. Perché solo adesso? Eppure sono trascorsi quasi due anni dall'inizio della guerra civile che vede contrapposti i sostenitori di Assad ai ribelli; questi ultimi riforniti militarmente dai servizi segreti a stelle e strisce. Tuttavia qualcosa non è andata per il verso giusto, con la conseguenza che il conflitto sembra inarrestabile e arrivano preoccupanti conferme sull'impiego di armi chimiche.

Da diversi anni a questa parte gli Stati Uniti preferiscono destabilizzare i governi di nazioni ritenute ostili attraverso l'uso dei servizi segreti che fomentano le rivolte e riforniscono di armi i "ribelli di turno". L'intervento militare diretto oramai è l'ultima opzione, che si attua solo quando la situazione diviene del tutto fuori controllo. Insomma meglio lasciar svolgere il lavoro sporco ai dissidenti che rischiare la vita dei soldati Usa e affrontare onerose spese militari.

A parte le ragioni di natura strategica esistono motivazioni geopolitiche che hanno dissuaso Barack Obama dal muovere guerra diretta al regime di Assad: la situazione in Medio Oriente è esplosiva, potrebbe bastare una scintilla per vedere il conflitto allargarsi a macchia d'olio, vedi Egitto. Tuttavia adesso l'opinione pubblica occidentale è scossa dall'alto numero di vittime, tra cui moltissimi bambini, di conseguenza credo che l'intervento militare sia a questo punto inevitabile.

 

Foto: Christiaan Triebert/Flickr

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.85) 26 agosto 2013 10:33

    I "dissidenti"?
    Anche in Irak i servizi segreti USA pagavano un Ahmed Chalabi per farli dire quello che a loro piaceva dicesse.
    In Siria è la stessa cosa. Vedasi un
    Shady Hamadi, per esempio, o un Paolo Dall’Oglio, solo per citarne un altro.
    I risultati?
    Invariabilmente gli stessi.

  • Di (---.---.---.90) 26 agosto 2013 19:08

    Tutti chiedono l’intervento degli U.S.A e poi gli stessi sono pronti a lamentarsi della loro ingerenza!


    Io penso che certi popoli hanno bisogno di governanti con il pugno di ferro.

    Tutti i Paesi islamici che si sono ribellati, adesso stanno peggio di prima.
  • Di Persio Flacco (---.---.---.204) 26 agosto 2013 23:14

    A mio parere se il regime di Assad non è caduto non è a causa del fallimento dei servizi segreti, che hanno fatto tutti i danni che potevano fare alla stabilità della Siria. Se Assad non è caduto è perché la maggioranza della popolazione siriana continua ad appoggiarlo, o almeno a negare il suo appoggio ai cosiddetti insorti. 
    Ed è comprensibile avendoli, per loro sfortuna, visti in faccia.

    Ma parliamo di numeri: i siriani maggiorenni sono circa 10.000.000; insorti e collaterali saranno 500.000-1.000.000 (assegnando la cittadinanza siriana ad honorem anche ai jihadisti confluiti in Siria da mezzo mondo). Si parla dunque del 5-10% della popolazione: una infima minoranza.

    Ma agli esportatori di democrazia il parere dei cittadini siriani sembra importare assai poco, e infatti ne parlano poco: anzi non ne parlano proprio. Diciamo che trovano pure irritante chi ne parla. Infatti hanno consigliato ai loro protetti di boicottare le elezioni siriane del 2012.

    Così come al capo della grande democrazia statunitense interessa poco sapere che la metà dei suoi concittadini è contrario ad un intervento in Siria e che solo un quarto di essi l’appoggia. E questo nonostante la martellante campagna mediatica sui ribelli combattenti per la libertà che lottano contro il tiranno con le mani macchiate del sangue del suo popolo.

    Ma Obama probabilmente ritiene il parere delle lobby più convincente di quello dei suoi concittadini.
    E in effetti la lobby sionista, tanto per citarne una a caso tra quelle che più energicamente spingono gli USA all’intervento, si è molto impegnata a convincere il Presidente ad accettare di stabilire una linea rossa (alla lobby piacciono molto le linee rosse: vedi l’Iran, il prossimo della sua lista) sull’uso delle armi chimiche.
    Ovviamente, appena Obama ha accettato, la linea rossa è stata superata. Poco importa se ad usare le armi chimiche siano stati i ribelli o il regime: i patti sono patti.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.204) 26 agosto 2013 23:23

      Dimenticavo. Secondo un recente sondaggio risulta che circa l’86% dei cittadini israeliani vorrebbe che il loro Paese rimanesse fuori dal conflitto siriano. La lobby sionista la pensa diversamente, e infatti Israele è abbondantemente coinvolta nel conflitto siriano.

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