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Persio Flacco

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Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 20 settembre 2013 12:44

    - La "spiegazione" per cui una cosa è la vita e l’altra il pensiero è veramente molto discutibile.E, in ogni caso, anche quella di Hitler fu solo una fase della sua vita.... che ne vogliamo fare ? Comprenderlo ? Perdonarlo ? Cosiderare che in altre fasi era un brav’uomo? -

    La risposta sarebbe troppo lunga. Telegraficamente: suggerisco di non giudicare nessuno secondo parametri nazisti, nemmeno i nazisti.

    Può essere giusto e necessario appendere per il collo qualcuno, ma continuando a considerarlo un essere umano.

    - Sul nazismo di Heidegger c’è poco da equivocare, e chi lo apprezza - a Teheran come in Europa - ai miei occhi ha molto, molto, di equivoco. -

    Il tema è quantomeno controverso. Quello che posso fare, per brevità, è prendere atto della sua opinione.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.111) 19 settembre 2013 21:54

    Non la faccio lunga perché so che il suo tempo è prezioso. Noto però che riguardo a Heidegger il suo giudizio è ben più drastico di quello della Arendt, che pure lo conosceva indubbiamente meglio di lei, e sotto una molteplicità di aspetti.

    Voglio solo accennare a due questioni, la prima è che in alcuni intellettuali alla potenza del pensiero non corrisponde la potenza e la fermezza dell’animo. E questi possono cadere vittima del fascino dell’uomo forte che crea la realtà, che la semplifica, che la afferma con l’energia elementare di un fenomeno della Natura.
    La seconda è che una persona non è una entità statica che rimane indentica a se stessa per tutto il corso della sua esistenza, è invece una realtà che almeno in parte è in continuo divenire. Ridurre una persona ad una fase della sua vita a mio parere è sbagliato, specialmente se questo è il modo per enunciare un giudizio definitivo su di essa. Rifiuto il concetto di peccato mortale, quello che condanna definitivamente e senza rimedio.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 19 settembre 2013 10:06

    - @58 . L’origine intima della fede è dettata dalla necessità di esorcizzare la morte . Su questa necessità atavica si è costruita l’architettura mediata tra il trascendente ed il reale che si chiama religione . -

    Si, ma ha anche una funzione positiva: da un senso alla vita, protegge dalla paura del male dandogli un nome, allevia la sofferenza. Personalmente mi astengo dal giudicare chi crede.

    - Se io sono il tramite di Dio , io stesso divento Dio e tu devi seguire le mie leggi , ovvero il trascendente trasformato in potere temporale per il controllo dell’uomo . -

    Su questo invece non mi astengo di certo dal dare un giudizio: sono state inflitte più umiliazioni, sofferenza e morte in nome di un dio misericordioso di quanta ne siano state inflitte in nome di dei sanguinari.

    - E’ la forma coercitiva più potente che si conosca e dalla quale i popoli possono affrancarsi soltanto con la cultura ed il pensiero scientifico .
    Vorrei anche precisare che non è uno scontro tra spiritualismo e materialismo , anche lo scienziato ha una fede : il dubbio . -

    Si, è vero. Nessuno ha le risposte ultime, dunque io credo non vi sia necessariamente una contrapposizione tra scienza e spiritualità. 

    - E qui caro Persio non mi trovi affatto d’accordo perchè il dogma ingabbia il pensiero ,il dubbio non può farlo perchè altrimenti diventerebbe certezza ,ovvero l’antinomia di se stesso. -

    Non avevo detto questo. Tuttavia anche il dubbio può farsi dogma se presuppone che vi sia sempre una possibile risposta.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 19 settembre 2013 09:42

    Dire che Heidegger era nazista è come dire che Dante era guelfo.
    Se si vuole dare addosso ai pretacchioni iraniani di motivi se ne trovano di ben più attuali e concreti, senza scomodare il vecchio flirt col filosofo baffuto.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.239) 19 settembre 2013 00:41

     E allora non sei un credente , perché la "rivelazione " è una verità assoluta (dogma ) e il dubbio non è ammesso. -

    Se fosse vero quello che dici Gesù non avrebbe avuto alcun bisogno di insegnare: gli sarebbe bastato dettare delle regole da osservare.
    Io non sono religioso né sono un credente, tuttavia, se lo fossi, penso che sarebbe fare torto a dio se credessi che la mia curiosità e la mia intelligenza possano ridurlo al punto da non poter più credere in lui. Sarebbe un dio ben misero se dovesse proteggersi dietro ai dogmi, sarebbe un dio che non tollera la luce della conoscenza, che la teme, che quanto più quella progredisce tanto più egli si allontana dal mondo.
    E, d’altra parte, è proprio quello che succede alla religione cattolica quando si chiude dentro verità indiscutibili, quando processa Galileo per proteggere le verità che gli uomini, non dio, hanno creato come mura di ignoranza, pavidità, paura, a difesa di un dio a loro somiglianza.

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