• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Persio Flacco

L'autore non ha inserito, ancora, una sua descrizione.

Statistiche

  • Primo articolo lunedì 08 Agosto 2013
  • Moderatore da giovedì 02 Febbraio 2014
Articoli Da Articoli pubblicati Commenti pubblicati Commenti ricevuti
La registrazione 19 498 44
1 mese 0 0 0
5 giorni 0 0 0
Moderazione Da Articoli moderati Positivamente Negativamente
La registrazione 8 8 0
1 mese 0 0 0
5 giorni 0 0 0












Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.49) 24 luglio 2014 19:25

    Caro Paolo, avrai notato la sostanziale indifferenza-connivenza della maggior parte dei mezzi di informazione verso questa deriva oligarchica e autoritaria. 

    I politici fingono di credere che i giornali rappresentino la pubblica opinione; i giornali sono conniventi con i politici, e il sistema diventa perfettamente autoreferenziale. I cittadini non contano più nulla.
    Questo mi fa temere che si stiano muovendo forze molto potenti in grado di orientare decisamente sia la politica che l’informazione.

    In merito alla "rivoluzione" che giustamente invochi ho una proposta da fare ai cittadini italiani: una rivoluzione facile, legale, senza rischi, ma devastante per la Casta.

    Si tratta di questo: andate sempre a votare ad ogni elezione, nazionale o locale che sia, non ne mancate nessuna, ma non votate mai i politici e i partiti della maggioranza. Votate sempre i partiti e le coalizioni di minoranza, quelle accreditate delle più scarse probabilità di vittoria, a prescindere dal colore politico. E alle elezioni successive cambiate scelta.

    Ormai ai cittadini italiani è rimasto solo il voto come arma per scalzare la Casta: va usato nel modo più rivoluzionario possibile.

    Quando sarà crollato il muro che difende l’oligarchia partitocratica, e se i cittadini adottano questa tattica non può non crollare, si potrà tornare a votare normalmente.

    Che ne pensi?

  • Di Persio Flacco (---.---.---.49) 24 luglio 2014 17:53

    << Le schegge impazzite dimostrano l’incapacità di chiunque (sia ANP sia Hamas) di tenere sotto controllo le aree palestinesi. Difficile in questa situazione che Israele possa essere messo con le spalle al muro a trattare una pace: con chi lo potrebbe fare e con quali garanzia che il giorno dopo le concessioni territoriali, necessariamente comprese in un trattato, non ricomincino i razzi, gli attentati, i rapimenti ? >>

    Esistono alternative accettabili all’autonomia dei palestinesi?
    No, che io sappia. Le alternative sono l’apartheid o il genocidio.
    E lo status quo, di fatto, è apartheid e genocidio morale e psicologico, se non fisico.

    Ma la questione è posta in modo tendenzioso e procede da una falsa premessa.

    Che uno stato palestinese indipendente possa diventare una fonte di attacchi ad Israele ancora più pericolosi di quelli che attualmente partono da Gaza e dai Territori in astratto è vero; non è vero che questa eventualità sia probabile o praticabile.

    In tal caso infatti Israele avrebbe tutto il diritto di rispondere nel modo più adeguato, e lo Stato palestinese sarebbe sanzionabile dal CdS ONU e potrebbe essere oggetto di una risposta militare internazionale.

    Nessun governo palestinese vorrebbe provocare una guerra con un vicino tanto più potente e, per di più, da una posizione di illegalità.

    Se lo facesse verrebbe spazzato via, e di uno stato palestinese non si parlerebbe mai più, e a buon diritto.

    La verità, al contrario di quanto viene falsamente premesso, è che uno stato palestinese indipendente sarebbe la migliore garanzia per la sicurezza di Israele.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.49) 24 luglio 2014 09:55

    L’autore omette di ricordare che se oggi in Siria il sangue degli innocenti scorre copioso lo si deve alla volontà di qualche stratega occidentale, alleato di qualche indecente regnante arabo, di rovesciarne il regime, per interessi che nulla hanno a che fare con quelli della popolazione siriana.

    Accade in Siria, è accaduto in Iraq, in Libia, in Yemen, in altri Paesi, e da poco anche in Ucraina. La dove queste strategie hanno avuto successo il sangue è continuato a scorrere anche dopo, i profughi in cerca di salvezza hanno continuato a moltiplicarsi, la miseria materiale e morale è continuata a crescere.

    Se appoggiare queste strategie, agevolarne e abbreviarne il corso, potesse finalmente liberare la popolazione siriana da questa emergenza di morte e di miseria allora: nel suo interesse, sarebbe bene farlo.
    Ma così non è. Se quelle strategie si compissero e cadesse il regime di Assad, ciò che aspetta la popolazione siriana è il dominio dell’ISIS o il caos della violenza senza fine; la perdita dell’integrità e delle garanzie dello Stato, per quanto retto da un regime duro e illiberale; l’abbandono della popolazione nelle mani dei signori della guerra, ognuno con una propria legge.

    Per questo chi tenta di strumentalizzare la commozione suscitata dalle stragi di innocenti proponendo di agevolare le strategie dei nemici di Assad non lo fa per porre fine alle sofferenze della popolazione. Mente sapendo di mentire facendo credere questo.

    Mente anche quando afferma una inesistente analogia tra Aleppo e Gaza. Far cessare la strage di Gaza non lascerebbe la popolazione nelle mani di altri boia, qualunque cosa si pensi di Hamas.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.49) 24 luglio 2014 01:12

    Non dire cazzate? Come minimo non hai capito cosa commenti.

    Ma veniamo al nocciolo delle tue sgangherate argomentazioni: che tu sappia c’è uno Stato al mondo che non sia nato dalla violenza e che non sia stato battezzato in un fiume di sangue? Io non ne conosco nessuno.
    Israele avrebbe dovuto essere una eccezione? Sarebbe stato bello, ma crederlo non era realistico, e infatti le cose sono andate in modo diverso, in modo "normale" direi.

    Al di la dello slogan preparato per ammansire gli ingenui idealisti: "Una terra senza popolo per un popolo senza terra", i dirigenti sionisti sapevano perfettamente che ci sarebbe stato un lavoro sporco da fare, e tra loro se lo dicevano con la brutale franchezza che ora, nelle citazioni, fuori dal loro contesto, appare come compiacimento. Era realismo, non compiacimento.

    Ma ora non ha più senso discutere delle fasi che hanno preceduto la fondazione dello Stato di Israele. Oggi Israele è uno Stato pienamente legittimo.

    E’ invece utile chiedersi che fine ha fatto quella componente prima ultraminoritaria del Sionismo che coltivava una ideologia suprematista affine al nazismo. Una componente forse troppo a lungo tollerata nella fase decisiva del processo di fondazione, repressa forse troppo tardi per impedirle di allungare la sua influenza sul movimento sionista attuale.

    Le idee di Jabotinsky, secondo il quale "ogni Ebreo aveva il diritto di entrare in Palestina, che solo un’attiva rappresaglia avrebbe intimorito gli Arabi e che solo una forza armata ebraica avrebbe assicurato lo Stato d’Israele", che erano il manifesto ideologico di organizzazioni di tipo fascista come Irgun e Lehi, sono del tutto simili a quelle che oggi rivendicano e praticano con fierezza Netanyahu e i suoi alleati. E che è diventata egemone, benché coperta sotto una coltre di ipocrisia, nelle parti più attive della Diaspora.

    E’ il futuro che ci interessa.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.49) 23 luglio 2014 14:49

    Insomma, ci sono tante stragi nel mondo per le quali indignarsi, se quelle che commette Israele sono in assoluto le più seguite il motivo non può essere che uno: l’odio per Israele nascosto sotto l’ipocrita questione umanitaria. Ed essendo Israele lo Stato degli ebrei chi odia Israele odia gli ebrei: è antisemita.

    Et voilà, il gioco è fatto: le critiche contro le stragi di civili palestinesi possono tranquillamente essere ignorate. Anzi, ci si deve indignare contro chi le fa.

     Questo è un gran classico della propaganda sionista: ottimo per ottenere una efficace copertura politica e mediatica a protezione degli stragisti, che in questo modo schivano le conseguenze politiche delle loro azioni.

    In realtà esistono almeno un paio di ragioni che motivano il maggiore livello di attenzione dell’opinione pubblica occidentale verso le stragi sioniste.

    La prima è che Israele è uno stretto alleato, da noi fortemente supportato in ogni senso. E di conseguenza siamo moralmente e concretamente corresponsabili delle sue azioni.

    La seconda, probabilmente meno frequente, è che alcuni avvertono nei confronti di Israele un senso di fratellanza. E ci si incazza molto di più quando a compiere certe brutte azioni è tuo fratello piuttosto che un estraneo. Ci si sente responsabili, ci si dispiace per lui se prende una cattiva strada.

    Mi spiace averle un po’ complicato le cose. Mi rendo conto che con gli occhiali della paranoia è tutto più semplice e meno impegnativo.

TEMATICHE DELL'AUTORE

Tribuna Libera Mondo

Pubblicità



Pubblicità



Palmares

Pubblicità