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Pere Duchesne

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  • Primo articolo venerdì 11 Novembre 2010
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Ultimi commenti

  • Di Pere Duchesne (---.---.---.47) 6 febbraio 2011 13:21
    Pere Duchesne

    Si può condividere l’analisi del giovane autore, anche se non sono del tutto d’accordo sulle elites, perché la democarzia la fanno le persone tutte, non solo le elites (chi sarebbero poi? gli intellettuali, i giornalisti, quelli che votano a sinistra?). Purtroppo ora si tende a dare la colpa di tutto a Berlusconi, mentre i mali della società italiana vengono da molto lontano, a cominciare dal passaggio di tutta la società in blocco dal fascismo alla democrazia senza alcuna epurazione, almeno morale. Soprattutto senza alcuna analisi sul reale coinvolgimento della società civile nel fascismo, perché a nessuno conveniva. E questo ha permesso alle elites di fare il passaggio indenni, come la la magistratura che è passata dall’applicazione delle leggi speciali alle leggi della democrazia, come i professori universitari, anche quelli che avevano approfittato delle leggi razziali per far carriera (e qualcuno è diventato un grande maestro della democrazia). Ma non solo le elites, anche i repubblichini di Salò sono stati accolti a braccia aperte dal PCI di Togliatti. E forse la prima repubblica non è piena di berlusconismi? L’epoca dei Craxi e dei De Michelis non era berlusconismo? Solo che allora le donne del capo ed i festini erano taciuti. E gli Andreotti (che di sicuro non facevano festini) ma che ben poco avevano a che vedere con la democrazia? e il PCI di Berlinguer che salvò lo stesso Andreotti in una votazione alla Camera? Gli esempi potrebbero essere infiniti, destra e sinistra unite nella stessa perversa mentalità di autoconservazione. Si dovrebbe riflettere se Berlusconi ha imposto il berlusconismo, o se è solo nato dal berlusconismo che ha sempre permeato la nostra società. E se risultasse ancora eletto, che dovremmo dire, e soprattutto, cosa dovremmo fare?

  • Di Pere Duchesne (---.---.---.177) 3 febbraio 2011 11:46
    Pere Duchesne

    In realtà, avevo scritto “imbecilli”, ma è stato trasformato in “ingenui”, e questo mi sembra snaturi un poco il significato della frase. Continuo a pensare che il razzismo “scientifico” (quello che crede nella superiorità di una o più razze) sia solo un’imbecillità, pari quasi a quella di chi continua a gridare al razzismo ogni volta che si parla e si discute di immigrazione.

  • Di Pere Duchesne (---.---.---.68) 2 febbraio 2011 16:48
    Pere Duchesne

    Certo, è tutta questione di come si considera la vita di partito, se sia formativa o non lo sia. Io credo che crescere in un partito, come è successo per la maggioranza dei nostri politici, aver cominciato a 18 anni a non lavorare, a studiare poco, ad evitare il militare (per i maschietti), a non avere problemi economici, finisce per creare un distacco dalla vita reale, un solco che non si riesce più a riempire, e si finisce per credere che quella sia la vita reale. Crea un forma di logorrea, un insieme di frasi fatte, che poi si crede saggezza ed esperienza. Crea una propensione ad ogni forma di compromesso pur di conservare la fetta di potere, pur di conservare la nomina a deputato o a qualsiasi altro incarico, sempre remunerativo. Non è un caso che la nostra classe politica abbia un ricambio così lento, e tutti tendono a conservare tutto, e non è un caso che sia così provinciale, legata ai piccoli problemi di zona. E che cambino così facilmente partito e idee, pur di rimanere. Non è un caso che all’Europarlamento si mandano le vecchie cariatidi o personaggi innocui, ben inteso dopo che almeno una volta i big ci sono tutti passati, perché le prebende sono decisamente interessanti.

    Io sono convinto che una militanza politica di sei o sette legislature sia un’oscenità sociale, e per questo, se proprio dovessi scegliere fra Bindi e Carfagna, prenderei la seconda, almeno potrebbe esserci una speranza.

  • Di Pere Duchesne (---.---.---.68) 2 febbraio 2011 10:51
    Pere Duchesne

    Non si può che essere d’accrodo, ma perché non si ricorda anche che l’abitudine dei governi precedenti di nominare incompetenti a guida dei ministeri e di enti importanti? Basta pensare alle signore Bindi e Turco al Ministero della Sanità, con il loro curriculum di studi e la nessuna esperienza manageriale, per non scandalizzarsi più di tanto per una Carfagna. Certo avevano una lunga esperienza di parrocchie di partito (quando non di più partiti), e questo ne fa, nella nostra Italia, delle grandi esperte in tutto con diritto di pontificare in tutte le TV. E quanti altri illustri incompetenti sono assurti alle glorie ministeriali? Ad avere voglia di ripercorrere le liste dei governi, si possono fare grandi risate. E il signor Chicco Testa, sindacalista, e con studi in filosofia, alla presidenza dell’Enel, e i segretari dei grandi sindacati premiati con presidenze di enti vari? Secondo me, questo governo, non ha fatto altro che proseguire in un andazzo tipico del nostro vivere politico, e lo “scandalo “ sta forse solo nel fatto che queste giovani signore non hanno alle spalle esperienza di partito, ma chi ha detto che questo è un demerito?

  • Di Pere Duchesne (---.---.---.131) 24 gennaio 2011 19:10
    Pere Duchesne

    Mi scuso, ma quello dei 30 alunni per classe è un problema che in realtà ne nasconde altri. Alcuni ricordi: 1948 classe VA elementare, nella fotografia si vedono 36 allievi, scuola in un quartiere popolare (solo tre allievi si presentarono all’esame per la scuola media, gli altri passarono alle scuole di avviamento al lavoro) e non ricordo particolari problemi di disciplina. Scuola media statale negli anni successivi: sempre più di 30 allievi, e si doveva studiare mica poco. Liceo Scientifico Vittorio Veneto di Milano: classe 1H con una miriade di allivi, e tutti sapevano che le seconde classi sarebbero state solo quattro. Negli anni successivi, mai meno di trenta per classe, i bocciati venivano rimpiazzati dai ripetenti che si trovavano al passaggio alla classe successiva. E le assicuro che bisognava studiare mica poco, le bocciature erano frequenti. Lo so, i licei erano pochissimi e quindi si aveva probabilità di trovare insegnanti di alto livello (come per fortuna li ho trovati io), ed erano malpagati, probabilmente in proporzione ancora più di adesso. Ma accidenti se si studiava, ma anche quanto ci si divertiva. Ho fatto poi molti anni di esperienza in cattedra in istituti secondari, e il numero alto di allievi al massimo chiedeva una maggior organizzazione del lavoro, ma non ha mai inciso sulla qualità del lavoro stesso, sempre che uno sia in grado di gestire un corretto rapporto in classe.

    Ora, gli allievi sono sempre gli stessi alla nascita, non migliorano o peggiorano col passare delle generazioni: i bambini cambiano poi nella famiglia e nella società. Quindi, se i bambini non sono cambiati, cosa è cambiato? Gli insegnanti, i genitori? Forse qualche riflessione sarebbe necessaria: 28 o 32 alunni in una classe cambiano in modo radicale la qualita dell’insegnamento, sempre che esista?

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