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Class action contro le classi numerose, l’esito

Per chi non lo sapesse una class action è un’azione collettiva di persone che ricorrono alla giustizia quando si sentono lese in alcuni diritti fondamentali. Molto in uso negli Stati Uniti, è stata da poco introdotta in Italia (un esempio di class action è il caso Parmalat).

Un anno fa il CODACONS promosse una class action contro il Ministero dell’Istruzione per via delle cosi dette classi-pollaio, cioè le classi con 30 o più alunni per aula.

Potevano aderire al ricorso le famiglie, gli insegnanti e gli alunni maggiorenni che fossero coinvolti in classi così. Qualora avessero vinto avrebbero avuto anche un risarcimento per danno esistenziale.

Poiché all'IIS Lancia, per fare un esempio che conosco, in Valsesia (Piemonte) vi sono una classe quinta di 30 persone e due classi prime di oltre 30 alunni, qualche docente e qualche genitore ha aderito al ricorso e ora avrà la soddisfazione di averlo vinto.

Il Tar del Lazio infatti ha stabilito che entro 120 giorni il Ministero dell’Istruzione emetta il Piano generale di riqualificazione dell’edilizia scolastica. Cioè chiarisca come è possibile in base alla legge sulla sicurezza che prevede massimo 25 perone per aula, ipotizzare classi con 30 e più alunni.

Il ministero ha già detto che il ricorso presentato al Tar del Lazio è «destituito di qualsiasi fondamento perché‚ le classi con un numero di alunni pari o superiore a 30 sono appena lo 0,4% del totale». Però ci sono. Nel solo IIS Lancia infatti sono già tre su circa 20 classi e dunque in percentuale direi decisamente superiore alla media riferita dal ministro (mah!) e, soprattutto nel caso delle prime, molto difficili da gestire. Riguardo alla quinta il problema sta nello svolgimento delle attività dei laboratori meccanici e informatici, che sono previsti per 25 alunni. Anche se ovviamente il problema fondamentale è quello della sicurezza.

Il Tar aveva motivato così la sua decisione: «Il maggiore affollamento delle aule e la relativa inidoneità delle stesse a contenere gli alunni in condizioni di sicurezza, salubrità e vivibilità costituisce implicazione di carattere strutturale non risolubile attraverso misure di carattere meramente organizzativo, ma unicamente affrontabile attraverso una mirata riqualificazione edilizia degli edifici e delle aule».

Secondo il Codacons: «Ora il ministro Gelmini dovrà emettere un piano in grado di rendere sicure le aule scolastiche ed evitare il formarsi di classi da 35 o 40 alunni ciascuna. Se non lo farà saremo costretti a chiedere la nomina di un commissario ad acta che si sostituisca al ministro e ottemperi a quanto disposto dal Tar. Grazie a questa sentenza, docenti e famiglie i cui figli sono stati costretti a studiare in aule pollaio, potranno chiedere un risarcimento fino a 250 euro in relazione al danno esistenziale subito».

È importante anche che questo sia il primo ricordo in Italia contro la pubblica amministrazione accolto e vinto, non a caso sulla scuola dove si sono consumate le maggiori iniquità.

Staremo a vedere, la cosa fondamentale sarebbe non creare più classi-pollaio, perché come insegnavano i “vecchi” talvolta per risparmiare si spende di più; i tagli magari fanno risparmiare lo stipendio di un docente, ma le classi più numerose sperperano educazione, didattica, futuro e sicurezza.

Commenti all'articolo

  • Di Pere Duchesne (---.---.---.131) 24 gennaio 2011 19:10
    Pere Duchesne

    Mi scuso, ma quello dei 30 alunni per classe è un problema che in realtà ne nasconde altri. Alcuni ricordi: 1948 classe VA elementare, nella fotografia si vedono 36 allievi, scuola in un quartiere popolare (solo tre allievi si presentarono all’esame per la scuola media, gli altri passarono alle scuole di avviamento al lavoro) e non ricordo particolari problemi di disciplina. Scuola media statale negli anni successivi: sempre più di 30 allievi, e si doveva studiare mica poco. Liceo Scientifico Vittorio Veneto di Milano: classe 1H con una miriade di allivi, e tutti sapevano che le seconde classi sarebbero state solo quattro. Negli anni successivi, mai meno di trenta per classe, i bocciati venivano rimpiazzati dai ripetenti che si trovavano al passaggio alla classe successiva. E le assicuro che bisognava studiare mica poco, le bocciature erano frequenti. Lo so, i licei erano pochissimi e quindi si aveva probabilità di trovare insegnanti di alto livello (come per fortuna li ho trovati io), ed erano malpagati, probabilmente in proporzione ancora più di adesso. Ma accidenti se si studiava, ma anche quanto ci si divertiva. Ho fatto poi molti anni di esperienza in cattedra in istituti secondari, e il numero alto di allievi al massimo chiedeva una maggior organizzazione del lavoro, ma non ha mai inciso sulla qualità del lavoro stesso, sempre che uno sia in grado di gestire un corretto rapporto in classe.

    Ora, gli allievi sono sempre gli stessi alla nascita, non migliorano o peggiorano col passare delle generazioni: i bambini cambiano poi nella famiglia e nella società. Quindi, se i bambini non sono cambiati, cosa è cambiato? Gli insegnanti, i genitori? Forse qualche riflessione sarebbe necessaria: 28 o 32 alunni in una classe cambiano in modo radicale la qualita dell’insegnamento, sempre che esista?

    • Di Ambrogio Ercoli (---.---.---.172) 25 gennaio 2011 07:17

      Sicuramente sono cambiati i genitori e di conseguenza l’educazione dei figli, intesa come rispetto per le istituzioni e stima per l’istruzione. E’ cambiato il modo di insegnare, sono cambiati gli insegnanti, nipoti della Montessori e figli del ’68.
      Lei mette l’accento sulla preparazione e capacità degli insegnati: devo darle ragione, in alcuni caso ho trovato dei perfetti idioti a cui sono dovuto sottostare. Un vecchio professore universitario, in una intervista ha detto: "Una volta c’erano 1 o 2 studenti bravi per corso che avevano le carte per poter insegnare, gli altri li si scartava perchè non così brillanti. Poi con la scolarizzazione di massa, abbiamo dovuto prendere tutti, con il risultato che ne è scaduta la qualità dell’insegnamento."
      Commette però un piccolo errore: lei cita la sua esperienza al liceo dove non c’è pratica, non ci sono strumenti da utilizzare, dove non ci sono laboratori. Ben diversi sono gli istituti tecnici e professionali, dove macchine e laboratori sono alla base della preparazione: un tornio a testa è ben diverso da un tornio ogni 5 studenti. Provi a pensare come cambierebbe la vita in città se, invece di un autobus per linea, ce ne fosse uno solo per tutta Milano. Come cambierebbe il servizio?
      Purtroppo la legge non prevede di aumentare i macchinari, le provette o i reagenti, in funzione del numero di alunni. Il budget è quello a prescindere.
      Per questo all’università le lezioni sono aperte al pubblico e gli iscritti al corso possono essere 200, ma quando si fa pratica i grupppi rimangono comunque di 15-20 persone.
      A.

  • Di (---.---.---.149) 16 febbraio 2011 10:48

    Il problema si pone anche ai licei. Avere 30 alunni per classe significa inevitabilmente abbassare il livello di preparazione degli alunni. Basta fare un semplice calcolo, Prendiamo un insegnante che ha in media ha tre ore a settimana per 33 settimane ad anno scolastico. Levando i viaggi d’istruzione (o le uscite) , le assemblee d’istituto, le assenze collettve delle classi eccetera eccetera, si possono calcolare 31 settimane per un monte ore complessivo di 93 ore annuali. Per interrogare esaurientemente un alunno e verificarne la preparazione occorre 1 ora per 4 alunni (15 minuti di verifica a persona). per un totale di 7/8 ore Per un minimo di 5 interrogazioni all’anno siamo già a 40 ore necessarie solo all’interrogazione. A queste 40 ore si devon oggiungere 15 ore annuali in cui l’attività di spiegazione viene spospesa per attivare il recupero (ripasso-rispiegazione) degli alunni che vanno male (obbligatorio per legge) e si arriva a 55 ore. Restano 48 ore annuali dedicate alla spiegazione degli argomenti. Se la materia in questione ha anche gli scritti, bisogna aggiungere almeno 8 ore necessarie a fare 4 compiti scritti. Ed ecco che il calcolo è facile. A 30 alunni per classe spettano in media 40 ore di spiegazione netta all’anno (per esempio di inglese ) , più o meno 1h e 15 minuti a settimana.
    Altro elemento di riflessione. Chi ha presente quanto rumore fanno 30 persone (adolescenti con gli ormoni in piena attività) chiuse in una stanza per 5 ore????? Provate a pensare ad una riunione di condominio....e a sostituire i condomini che dovrebbero essere persone adulte e respondabili con adolescenti in crescita.....
    Pensate al fattore distrazione che il rumore e il numero degli alunni provocano....In realtà di quell’ora e 15 minuti allo studente arrivano solo 15 minuti....E se chiamate questo diritto allo studio!!!! E dove mettiamo poi, il rapporto interpersonale del docente con gli alunni, dove ha il docente il tempo per conoscerli, per inter-agire con loro, per poterli stimolare opportunamente? E dove mettiamo gli studenti stranieri e gli studenti portatori di handicap che hanno bisogno di interventi idattici più mirati? Come fa un povero insegnante con 30 alunni a trovare lo spazio per poterli aiutare in maniera appropriata nel loro percorso di studio? Certo le classi di 30 persone non sono l’unico problema, ma vi assicuro che una cosa è insegnare a 30 adolescenti (non del 1965, ma del 2011-abituati a gridare perchè vivono nell’epoca del rumore e non hanno genitori che gli insegnino le più elementari regole di galateo, poichè i genitori sono costretti a lavorare e arrivano la sera a casa troppo stanchi per combattere con i popri figli) e un’altra è averne davanti 25.
    Certo, se non prendiamo in considerazione gli "studenti reali" che popolano le nostre scuole, sulla carta tutto è possibile....Ma nella realtà le cose stanno ben diversamente....

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