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Commento di Ambrogio Ercoli

su Class action contro le classi numerose, l'esito


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Ambrogio Ercoli 25 gennaio 2011 07:17

Sicuramente sono cambiati i genitori e di conseguenza l’educazione dei figli, intesa come rispetto per le istituzioni e stima per l’istruzione. E’ cambiato il modo di insegnare, sono cambiati gli insegnanti, nipoti della Montessori e figli del ’68.
Lei mette l’accento sulla preparazione e capacità degli insegnati: devo darle ragione, in alcuni caso ho trovato dei perfetti idioti a cui sono dovuto sottostare. Un vecchio professore universitario, in una intervista ha detto: "Una volta c’erano 1 o 2 studenti bravi per corso che avevano le carte per poter insegnare, gli altri li si scartava perchè non così brillanti. Poi con la scolarizzazione di massa, abbiamo dovuto prendere tutti, con il risultato che ne è scaduta la qualità dell’insegnamento."
Commette però un piccolo errore: lei cita la sua esperienza al liceo dove non c’è pratica, non ci sono strumenti da utilizzare, dove non ci sono laboratori. Ben diversi sono gli istituti tecnici e professionali, dove macchine e laboratori sono alla base della preparazione: un tornio a testa è ben diverso da un tornio ogni 5 studenti. Provi a pensare come cambierebbe la vita in città se, invece di un autobus per linea, ce ne fosse uno solo per tutta Milano. Come cambierebbe il servizio?
Purtroppo la legge non prevede di aumentare i macchinari, le provette o i reagenti, in funzione del numero di alunni. Il budget è quello a prescindere.
Per questo all’università le lezioni sono aperte al pubblico e gli iscritti al corso possono essere 200, ma quando si fa pratica i grupppi rimangono comunque di 15-20 persone.
A.


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