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 Home page > Tribuna Libera > Non una casta, ma un Paese di Caste e sottocaste

Non una casta, ma un Paese di Caste e sottocaste

Ҫa ira! Ҫa!! Ҫa Ira (???)

C’è tanta voglia di “lanterne” per la classe politica tra le gente comune, ma ho molti dubbi che si arriverà a qualcosa, non dico alla ghigliottina, ma almeno a qualche taglio significativo. Il motivo mi sembra semplice: la casta per eccellenza, quella con la “C” maiuscola, quella dei politici, vive e prospera grazie a varie caste e sottocaste, che costituiscono una buona parte del tessuto sociale italiano. Le caste maggiori sono contigue ai politici, magari in apparenza in contrasto, ma costituiscono una simbiosi: i magistrati ad esempio, fannulloni di fronte ai milioni di processi arretrati (nel senso che hanno un orario di lavoro scarso e ferie lunghissime), poco affidabili, strapagati, sempre pronti a contrastare qualsiasi riforma che li tocchi; i grandi e piccoli sindacalisti decisissimi a difendere i loro privilegi che non sempre coincidono con gli interessi dei lavoratori; i grandi e piccoli giornalisti, che senza i politici non sarebbero nessuno. Lasciamo perdere i “grandi” giornalisti, quelli che fanno trasmissioni molto seguite, che senza i politici dovrebbero tornare magari a fare giornalismo vero, e pensiamo ai 1800 giornalisti RAI, tutti assunti per volontà dei partiti e a loro devoti, magari con qualche giro di valzer. Se contiamo i familiari di tutti questi privilegiati, arriviamo già a qualche centinaia di migliaia di persone. Pensiamo poi ad esempio alla Regione Sicilia, con 19.000 dipendenti (in questo è la Regione record): come minimo 100.000 persone legate alla Regione. E i dipendenti della Camera e del Senato, i barbieri che hanno stipendi superiori ai Senatori USA, che farebbero senza la Casta? Le decine di migliaia di Consiglieri, Assessori e presidenti di regioni e provincie, con i loro famigliari arrivano almeno ad un milione di persone. E quanti sono i consulenti degli Enti pubblici, il sottobosco di faccendieri che attorno ad essi girano? Non lo sa nessuno, ma certo non sono pochi. E quanti sono quelli che hanno avuto il posto di lavoro grazie ad un politico, di alto o basso livello? Non lo sappiamo, ma certo sono migliaia o decine di migliaia, e con i famigliari costituiscono almeno un altro milione di persone, se non di più, che alla casta sono legate. E gli evasori fiscali, che tutti conosciamo e vediamo ogni giorno ( basta guardare il tenore di vita di molti vicini di casa), cosa farebbero se ci fosse una classe politica efficiente e seria? E quanti sono? Certo non pochi.

Per questo sono pessimista: una buona parte del paese vive di casta, a spese dell’altra, quella dei precari, dei pensionati minimi, delle famiglie monoreddito. E’ la realtà di un paese che come Stato non esiste, dove non esiste senso civico, dove la malavita organizzata la fa da padrona e condiziona la vita di quasi tutte le Regioni ormai; è la realtà di un paese sostanzialmente individualista e campanilista, senza speranze per il futuro. Le riforme, se si faranno, saranno pagate dai soliti non privilegiati: vorremmo almeno che i Signori dei Partiti stessero zitti, e non ci facessero prediche: come quei segretari che ora sbraitano di tagli alla politica, ma in pratica non hanno mai fatto nulla, e nulla fanno o, se si sforzano, parlano di tagli del 5%. E pensare che basterebbe, per dare un segnale forte, che rinunciassero subito ai rimborsi elettorali e ai rimborsi per i giornali di partito.

Eppure, quanto sarebbe bello poter cantare il “Ҫa ira”!

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