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Damasco ferita: l’attacco a Mar Elias e le ambiguità del nuovo potere siriano

Il 22 giugno 2025, la Siria è ripiombata nell’incubo del terrorismo settario. Un attentatore suicida affiliato all’ISIS ha preso di mira la chiesa greco-ortodossa di Mar Elias, nel quartiere popolare di Dweil’a, durante la liturgia domenicale.

di Maddalena Celano

L’esplosione ha causato almeno 22 morti e oltre 60 feriti, tra cui donne e bambini, lasciando una scia di sangue in uno dei pochi spazi di preghiera ancora attivi per la comunità cristiana di Damasco. È stato il primo attacco di questa natura dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, avvenuta nel dicembre 2024. In un paese esausto da oltre un decennio di guerra civile e dominazione autoritaria, l’attentato ha avuto un effetto dirompente. Non solo per la ferocia dell’attacco e il numero delle vittime, ma per il suo simbolismo: è stato colpito un luogo sacro, in un momento di raccoglimento, contro una minoranza religiosa storicamente parte dell’identità pluralista siriana. Il messaggio è chiaro: il settarismo non è morto con Assad.

Ma il vero scandalo politico si è consumato dopo.

Un presidente silenzioso

Ahmad al-Sharaa, attuale presidente ad interim della Siria post-Assad, ha rilasciato una fredda dichiarazione di condanna tramite portavoce, senza mai recarsi sul luogo della strage, senza incontrare i familiari delle vittime, né i rappresentanti della Chiesa ortodossa. Nessun funerale di Stato. Nessun minuto di silenzio. Nessuna indignazione pubblica. Questa indifferenza istituzionale, o meglio, questa complicità attraverso il silenzio, ha scatenato rabbia e paure tra le minoranze siriane. Perché al-Sharaa, presentato come figura di mediazione nella transizione post-regime, sta in realtà mostrando un’ambiguità preoccupante nei confronti dell’islamismo politico.

Il ritorno dell’estremismo: solo ISIS?

Se è vero che l’attentato è stato rivendicato da una cellula dell’ISIS, la domanda che ora si pongono in molti è: come ha fatto il terrorismo jihadista a tornare nel cuore della capitale siriana, così rapidamente? Con la fine del regime baathista, le forze di sicurezza sono state smantellate o ristrutturate. Molti ufficiali laici o alawiti sono stati epurati e sostituiti da quadri religiosamente connotati. Il controllo del territorio è debole, la ricostruzione è lenta, e il vuoto istituzionale è stato riempito da reti locali, milizie e potentati. In questo scenario, cellule dormienti dell’ISIS si sono riorganizzate, sfruttando il caos e l’insicurezza.

Ma il problema non è solo operativo. È ideologico.

Il velo ideologico del nuovo governo

Ahmad al-Sharaa, ex accademico sunnita di orientamento moderato, ha raggiunto il potere grazie al sostegno di una coalizione eterogenea in cui hanno trovato spazio anche forze islamiste. Il suo governo di transizione ha ricevuto il supporto diplomatico di Turchia e Qatar — due potenze che, in anni recenti, hanno finanziato e protetto gruppi islamici “moderati”, spesso porosi rispetto all’estremismo armato. Nei suoi discorsi, il presidente ha più volte enfatizzato l’“identità islamica della Siria”, marginalizzando il principio di laicità e il ruolo storico delle minoranze cristiane, alawite, druse, yazide. La Siria di al-Sharaa sembra sempre più una repubblica confessionale in divenire, non più schiacciata sul culto della personalità baathista, ma in bilico verso un nuovo ordine sunnita-conservatore. Le nomine nei ministeri chiave (Interno, Giustizia, Waqf) rafforzano questo sospetto: molte figure provenienti da ambienti religiosi vicini al Fronte Islamico Siriano o al movimento al-Nahda sono ora in posizioni di potere

Pluralismo sotto attacco

L’attacco a Mar Elias non è solo un attentato terroristico. È un test ideologico per la Siria del dopo-Assad. È la cartina di tornasole della fragilità del pluralismo, della deriva confessionale del potere, della rinuncia a una narrazione nazionale inclusiva.n L’assassinio di cristiani in una chiesa siriana è un segnale: non siamo in una Siria libera, ma in una Siria fragile, tentata dal compromesso con l’integralismo.

Un grido dalla società civile

L’Associazione di Amicizia Italo-Araba Assadakah – sezione Siria – ha rilasciato un comunicato di cordoglio e indignazione, denunciando la barbarie dell’attentato, la sua natura antiumana prima ancora che anticristiana, e chiedendo uno sforzo congiunto per combattere la cultura dell’odio. Ma a Damasco, nessun segnale forte è arrivato dal Palazzo. Il mondo ha l’obbligo morale di vigilare. La Siria non può passare da un'autorità oppressiva e settaria a un’altra forma di egemonia confessionale, sia pure mascherata da transizione democratica. La vera pace passa da una Siria pluralista, laica e giusta. Dove le chiese non siano obiettivi, e i silenzi del potere non suonino come complicità.

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