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Iaia Leone

Iaia Leone

 
"In quel mondo [quello della nascente scienza moderna agli albori del '600, ndr] ogni affermazione deve essere “pubblica”, cioè legata al controllo da parte di altri, deve essere presentata e dimostrata, discussa e soggetta a possibili confutazioni. In quel mondo ci sono persone che ammettono di avere sbagliato, di non riuscire a dimostrare ciò che intendevano dimostrare, che debbono arrendersi alle evidenze che altri hanno addotto. In quel mondo si teorizza che il modo di comportarsi, nelle contrapposizioni e nelle discussioni, debba essere severo verso gli errori, ma cortese verso le persone." -Paolo Rossi, Il tempo dei maghi-

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  • Primo articolo giovedì 03 Marzo 2012
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Ultimi commenti

  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.12) 27 aprile 2012 10:30
    Iaia Leone

    in realtà la riproducibilità in laboratorio è in requisito richiesto solo dalle correnti pragmatiste alla Van Frassen...

    mi spiace per il tono sarcastico del suo ultimo commento.


  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.12) 26 aprile 2012 10:45
    Iaia Leone

    2 ’C’è da chiedersi […] perché si passa da alcune irregolarità di ’forma’ (che comunque vanno dimostrate, perché Wakefield aveva negato decisamente queste critiche) a etichettare tutto lo studio come una truffa e infangare completamente i suoi risultati.’
    Stiamo scherzando? Chi scrive non ha nessuna dimestichezza con la ricerca scientifica.
    Il modo in cui il dottor Wakefield ha condotto la ricerca è assolutamente ascientifico, e le irregolarità di forma in uno studio di questo tipo vanno automaticamente ad inficiare i risultati ottenuti. Quelli che vengono chiamate alcune irregolarità di forma sono enormi errori di metodo, che falsificano le conclusioni tratte da Wakefield. Davvero, non si può parlare di ’forma’, è imbarazzante.

    3 le pubblicazioni scientifiche sono sottoposte ad un sistema di revisione da parte della comunità di ricercatori, proprio per evitare frodi, conflitti di interesse, errori di metodo. i medici che hanno dimostrato l’infondatezza degli studi di Wakefield non sono magnati di qualche casa farmaceutica, sono ricercatori chiamati per lavoro a redigere una valutazione dell’articolo in questione. http://it.wikipedia.org/wiki/Pubblicazione_scientifica
    per quanto riguarda il ’come si fa a dire che non esiste nessun nesso’, la invito a leggere il mio articolo precedente, sempre sull’autismo, dove si parla del principio di causalità.

    1

    Olmsted ha anche intervistato Dick Warner, che ha un’azienda di depurazione dell’acqua e di prodotti per la salute naturali, ed è stato nelle famiglie Amish di tutto il paese. "Ho lavorato con gli Amish sin dal 1980. Non ho mai visto un bambino autistico Amish – nemmeno uno," ha detto a Olmsted. "Lo avrei riconosciuto. Ho ottime conoscenze in ambito medico. So come sono le persone autistiche. Ho amici che hanno figli autistici," ha aggiunto.

    ’Non ho mai visto un bambino autistico’. Gentile Marco, capisce anche lei che uno studio scientifico non può basarsi sul ’non aver mai visto’. Io nel mio paese non ho mai incontrato un uomo di colore e ne concludo che non esistono uomini di colore. Le comunità Amish sono comunità fortemente isolate, il non aver visto nessun bambino Amish autistico potrebbe benissimo dipendere che i genitori con bambini autistici non si sono mai rivolti a un centro medico. Ultimo puntom, ma non meno importante: gli Amish vivono senza macchine, elettricità, cellulari, in un ambiente privo di inquinamento; il basso tasso di autismo (posto che sia effettivamente basso) potrebbe essere ricondotto a una qualsiasi di queste differenze di stile di vita. Su quale base la si riconduce proprio al vaccino (è sicuro che gli Amish non vaccinino i propri figli?) e non a, che ne so, la minore concentrazione nell0aria di CO2?



  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.12) 25 aprile 2012 23:16
    Iaia Leone

    Mi sembra si stia facendo un po’ di confusione.

    Innanzitutto, l’articolo era sulla correlazione vaccino trivalente/autismo, quindi restiamo sull’argomento.

    Per rispondere a quello che ormai è stato detto:

    la fede e la scienza non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra. la fede resta sempre uguale a se stessa, il suo oggetto non cambia mai; la scienza è un continuo progredire di conoscenze. però ha a che vedere con dati di fatto, la Terra gira attorno al Sole, e non è proprio questione di crederci o meno, è così e basta.

    poi, la sfera di libertà di ognuno è giusto che venga salvaguardata, ma ci sono dei limiti. se sono miope e mi metto al volante senza occhiali perché credo che gli occhiali siano pericolosi io vado a ledere la libertà degli altri perché mi rendo pericoloso per il pedone che nel buio attraversa la strada. se decido di non vaccinarmi perché credo che il vaccino sia pericoloso, poi prendo il morbillo e lo attacco a mio figlio immunodepresso, che non ha potuto ricevere il vaccino, io sono andato a ledere la libertà di mio figlio di essere protetto dal riemergere di malattie infettive.

    comunque stiamo sul tema dell’articolo. ci sono studi o dati su autismo e comunità amish?!

  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.16) 24 aprile 2012 14:21
    Iaia Leone

    Mi pare stiamo dicendo la stessa cosa. La scienza e così la medicina sono in continuo progresso, gli studi e le ricerche servono proprio a cercare di falsificare i risultati precedentemente ottenuti.
    Se il vaccino causa l’autismo, saranno questi studi e queste ricerche a dirlo. Tuttavia, fino ad ora non è stato trovato nessun nesso. La frase For resolving the conflicting findings, studies with uniform neurodevelopmental assessments of children with a range of cumulative thimerosal exposures are needed significa che si proseguirà nella raccolta e nell’analisi di dati sensibili.
    Quello che non capisco è perché si accusino gli scienziati di oscurantismo, falsità e negazionismi. Se fino ad adesso tutti gli esperimenti fatti non hanno rilevato alcun rapporto causale tra vaccino trivalente e autismo, perché dovrebbero dire che invece c’è?
    Perché dovrebbero promuovere una campagna contro i vaccini, rischiando il ritorno di malattie infettive pericolose (che hanno conseguenze gravi quanto o più dell’autismo)?
    E perché se semplicemente riportanoi risultati ottenuti vengono accusati di qualsiasi cosa?

  • Di Ilaria Ampollini (---.---.---.16) 23 aprile 2012 09:08
    Iaia Leone

    ma Lei lo ha letto lo studio?

    Abstract OBJECTIVE:

    To assess the possible toxicity of thimerosal-containing vaccines (TCVs) among infants.

    METHODS:

    A 2-phased retrospective cohort study was conducted using computerized health maintenance organization (HMO) databases. Phase I screened for associations between neurodevelopmental disorders and thimerosal exposure among 124 170 infants who were born during 1992 to 1999 at 2 HMOs (A and B). In phase II, the most common disorders associated with exposure in phase I were reevaluated among 16 717 children who were born during 1991 to 1997 in another HMO (C). Relative risks for neurodevelopmental disorders were calculated per increase of 12.5 micro g of estimated cumulative mercury exposure from TCVs in the first, third, and seventh months of life.

    RESULTS:

    In phase I at HMO A, cumulative exposure at 3 months resulted in a significant positive association with tics (relative risk [RR]: 1.89; 95% confidence interval [CI]: 1.05-3.38). At HMO B, increased risks of language delay were found for cumulative exposure at 3 months (RR: 1.13; 95% CI: 1.01-1.27) and 7 months (RR: 1.07; 95% CI: 1.01-1.13). In phase II at HMO C, no significant associations were found. In no analyses were significant increased risks found for autism or attention-deficit disorder.

    CONCLUSIONS:

    No consistent significant associations were found between TCVs and neurodevelopmental outcomes. Conflicting results were found at different HMOs for certain outcomes. For resolving the conflicting findings, studies with uniform neurodevelopmental assessments of children with a range of cumulative thimerosal exposures are needed.

    Per lo meno cerchi di citarmi degli studi a sostegno della sua tesi, e non scriva articoli sul suo sito che riportano conclusioni ricavate da Lei e non da chi ha condotto la ricerca.


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