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Questa nostra Costituzione (Calamandrei Vs Berlusconismo)

Manifestazioni in difesa della Costituzione del popolo Viola: qualche riflessione.

Questa nostra Costituzione (Calamandrei Vs Berlusconismo)

Questo freddo inverno, e questa stagione così triste e violenta di parole ed azioni contro il bene pubblico e le regole fondamentali della nostra Repubblica, continua ad essere caratterizzato da isole di ribelli che "tramano" e compiono piccole e grandi azioni pubbliche che raccolgono un sentito e partecipe consenso.

Dal NO Berlusconi Day, ai NO TAV, alle liste civiche dei grillini, all’ultima uscita in piazza del "Popolo Viola" di sabato, in diverse città italiane, in difesa della Costituzione, è un susseguirsi di manifestazioni nelle quali persone che, un attimo prima, erano perfette sconosciute, si riconoscono, si confrontano, si cercano, si parlano. Infrangono il muro di Matrix della disinformazione, dell’allineamento alla voce unica, al pensiero unico. Escono dalla tana del Bianconiglio del Paese delle meraviglie governato dai Panglossiani e condividono la realtà delle proprie esperienze, sovente drammatiche; cercano risposte e soluzioni alle questioni di macroeconomia e sociali, ma anche per quelle piccole, del quotidiano. Si sentono politicamente orfani e, peggio ancora, traditi nel modo più vile da una casta politica nella quale è diventato davvero difficile distinguere chi salvare e, soprattutto, di chi fidarsi.

Il segreto della forza di questi "partigiani moderni" è proprio in questa loro umanità e semplicità, che consente loro di guardare con disincanto alla politica ed essere molto severi nel pretendere un minimo di decente coerenza tra il dire ed il fare.

Sabato, sul palco (piazza Castello) di un freddina Torino, si sono alternati oratori di diverse esperienze e provenienze: dall’ex magistrato Bruno Tinti sino al blogger Claudio Messora (Byoblu); l’operaio della Tyssen, il No Tav, avvocati di Giustizia e Libertà, e molti altri. Tutti hanno condiviso e rimarcato i pericoli, gli attacchi, le ipocrisie, che ruotano intorno alle riforme più sbandierate: dal - finto - processo "breve", ai tentativi di imbrigliare la rete e la comunicazione libera, sino alla volontà di riformare - snaturare - la nostra Carta Costituzionale.

Come mai siamo arrivati a questo punto? E’ davvero solo la presenza di Berlusconi che minaccia le basi della nostra democrazia ? Qual è il rapporto tra Berlusconi ed il berlusconismo ?

Nel 1955 uno dei padri fondatori della nostra Costituzione,Piero Calamandrei, dava alle stampe un libro nel quale venivano poste domande inquietanti sui pericoli che correva la nostra fragile democrazia e la Carta Costituzionale. Queste riflessioni le ho trovate in un testo più recente, "Questa nostra costituzione", edito da Bompiani e con prefazione dell’indimenticabile Galante Garrone.

La nostra Costituzione ha preso corpo grazie all’impegno di politici, di diversa estradizione, e sopratutto di diversa "pasta" rispetto a molti di quelli attuali, sull’onda dei tragici eventi della II guerra mondiale e del Fascismo. Non sarà perfetta, così come è migliorabile ogni cosa fatta dall’animale uomo, però mise in atto difese rigide per evitare una nuova stagione di oppressione e violenza. Sui contenuti del testo, non mi soffermo qui ora; mi preme, invece, focalizzare l’attenzione sui pericoli che, più di 50 anni fa, indicava Calamandrei.

Per esigenze pratiche, ovvero l’urgenza di promulgare un testo che costituisse il fondamento delle regole per la nuova Repubblica, in alcune parti la Costituzione promulgata risultava incompleta e si rimandava a successive leggi di attuazione per il suo completamento.

Dopo dieci anni, Calamandrei, notava, con forte rammarico, che parecchie delle attese e delle promesse delle Costituzione, risultavano ancora inattuate. Se, di lì a qualche anno, in verità molte azioni furono compiute per completare il processo costituzionale, è importante recepire l’attenzione che pose il nostro padre costituente su tutti quei segnali che indicavano due fenomeni parimenti deleteri per la Repubblica.

Il primo fra questi fu l’ostracismo incrociato tra i contendenti: destra, sinistra, centristi, che utilizzarono la costituzione per agire con ricatti ed impedimenti politici di basso profilo; dopo dieci anni, quel senso di concordia e coesione "spirituale" che aveva fatto nascere il testo della Carta, risultava già disperso e difeso solo più da una minoranza.

Tutte le parti del testo costituzionale che indicavano percorsi di indirizzo politico da attuare attraverso un progetto coordinato e successivo, trovarono difficoltà di realizzazione grazie a questi veti incrociati.

Possiamo quindi dire che il "vizietto" di piegare l’interesse generale a biechi e miserevoli interessi di bottega, ha radici fondate e radicate nella nostra classe politica.

L’aspetto più inquietante e che si muove parallelamente a questo, e trova spazio per intrecci mortali, è quello che Calamandrei definisce come i "nemici della democrazia". Sarà questo un tema ripreso da altri studiosi come Bobbio e Zagrebelsky.

Chi sono questi nemici della democrazia? Sono coloro che, a vario titolo e con diversi obiettivi, giocano e remano contro le regole e la loro attuazione. Di più, sono coloro che si prodigano per rinviare le riforme e far si che l’impianto giuridico delle nostre leggi continui a mantenere certi caratteri propri dell’era Fascista.

Sono i "padroni del vapore" stigmatizzati da Ernesto Rossi; sono tutti quelli che hanno aiutato il Fascismo a prosperare sulle spalle del paese; non solo per credo ideologico, ma anche, semplicemente, per puro interesse.

Costoro, convertiti in fretta alla causa Repubblicana dopo la disfatta del Duce, ritornano ad operare e tramare nelle stanze del potere per riconquistare i privilegi persi. L’attuazione piena dei principi e dei progetti della Carta Costituzionale non li favorirebbe certamente, quindi, si battono per impedire, dai tempi della sua nascita, che questa nostra Repubblica sia davvero e concretamente democratica e fondata sul lavoro della gente onesta e sui principi di uguaglianza (sostanziale e giuridica) e di fratellanza.

Mettete in un contenitore queste forze antidemocratiche, aggiungeteci l’incapacità e la miopia di una classe politica di sentire intimamente il dovere di lavorare per il bene comune, condite con gocce di disinformazione piduista, qualche spruzzo di ignorante indifferenza popolare, miscelate bene e versate in un piatto di indifferenza: voilà, il berlusconismo è servito.

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