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Persio Flacco

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Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.141) 4 gennaio 2014 12:03

    Come fare? Facendo ciascuno onestamente e con rigore la propria parte. Ad iniziare da chi produce informazione.

    A proposito della crisi economica iniziata nel 2007/2008: quanti operatori dell’informazione, economisti, politici, ha sentito definire per ciò che è stato nella realtà dei fatti l’affare subprime?

    Nella realtà dei fatti quello che ha scavato buchi enormi nei bilanci delle banche e perfino di molti enti locali, l’affare subprime, è stato tecnicamente una truffa, una truffa gigantesca che ha potuto essere messa a segno da istituti finanziari statunitensi grazie alla connivenza delle autorità di controllo di quel paese e alla piaggeria delle corrispondenti autorità europee. 

    Una truffa che non ha molto di diverso dalla classica truffa alla napoletana: il cosiddetto "pacco". Ti fanno credere di aver comperato a buon prezzo una telecamera ultimo modello, naturalmente con l’avallo di qualche compare che conferma la bontà dell’acquisto, ma quando sei a casa e apri il pacco ci trovi dentro un mattone. E allora realizzi che i tuoi soldi ti sono stati estorti con l’inganno.

    Ebbene, le risulta che ciò che ha dato origine al dissesto finanziario europeo sia mai stato descritto in questo modo sui mass media? Qualcuno ci ha messo e ci sta mettendo in guardia da simili "amici"? No. Se vuole trovare qualche opinione che rispecchia la verità deve andarsela a cercare nei bassifondi della Rete, più in alto non troverà nulla.

    Non è questa una prova incontrovertibile della sudditanza delle classi politiche europee e del servilismo del sistema mediatico?

    Come fanno i cittadini italiani ed europei ad esercitare la loro sovranità e a dare mandato alle loro istituzioni affinché facciano scelte accorte e razionali se tutti quelli che sanno congiurano per nascondere ai loro occhi la realtà?

  • Di Persio Flacco (---.---.---.176) 4 gennaio 2014 00:12

    Se si considera che la Siria era un paese stabile prima che USA, Francia, Regno Unito, in collaborazione con Arabia Saudita e Qatar, operassero attivamente per destabilizzarlo, il respingimento dei profughi siriani da parte di questi paesi assume l’aspetto di un cinismo smodato.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.176) 3 gennaio 2014 23:47

    Non condivido affatto l’impostazione dell’articolo.

    In primo luogo la crisi economica mondiale che sta mettendo a dura prova la tenuta della UE ha avuto origine negli USA, non in Europa. Si deve solo al nanismo politico europeo e alla piaggeria delle sue classi dirigenti se il Vecchio Continente non si è difeso dalle sue conseguenza.

    Un nanismo politico accuratamente coltivato dagli USA, che hanno indotto la UE ad agire per suo conto per assorbire e portare nella sua sfera di influenza i paesi ex satelliti dell’Unione sovietica oltre ogni misura rispetto alla sua effettiva capacità di gestione e coordinamento.

    Un nanismo politico che è servito egregiamente agli USA per drenare enormi risorse finanziarie ai cittadini europei destinate a riavviare la propria economia grazie all’imposizione di appositi meccanismi di funzionamento dei mercati finanziari che si comportano come pompe idrovore che convogliano capitali da una parte all’altra dell’Atlantico.

    L’Italia in particolare, a 65 anni dalla fine della guerra, è tuttora soggetta alla ferrea tutela angloamericana. Fino alla caduta del Muro la classe politica di governo espressa dalla DC è stata supportata oltre ogni limite affinché il Paese rimanesse rigidamente allineato nel blocco angloamericano, a prescindere dai mezzi: malgoverno, clientelismo, criminalità organizzata, debolezza dello Stato.
    Da questo l’inefficienza generale del sistema paese che oggi rende vulnerabile la nostra economia più di quella di altri paesi membri della UE.

    Che la tutela sia ancora pienamente operativa lo testimonia tra gli altri la grottesca scelta effettuata dal governo italiano di partecipare al regime change in Libia, intervento spacciato per operazione umanitaria, che ha messo a repentaglio i fortissimi interessi dell’Italia in quel paese.

    I presagi di sventura dell’articolo potrebbero anche avverarsi, e l’Italia potrebbe effettivamente diventare una testa di ponte per chi ha interesse a disgregare la UE, se questo Paese non saprà scrollarsi di dosso una classe politica serva di interessi che non sono né europei né tantomeno nazionali.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.147) 2 gennaio 2014 20:24

    << Equiparare la moglie - dichiaratamente innocente (altrimenti non le avrebbero rilasciato un passaporto valido per l’espatrio) anche dalla magistratura di un paese che di democratico non ha notoriamente niente - e di conseguenza equiparare i suoi diritti civili a quell’ambiguo personaggio di suo marito è una logica che è stata espulsa dalla mentalità giuridica dei paesi democratici fin dalla loro nascita. >>

    La validità dei documenti della Shalabayeva è quanto meno poco chiara. A quanto sembra le autorità che li hanno emessi li hanno dichiarati falsi.

    In fondo ho messo il link ad un riassunto conciso ma abbastanza completo del caso, piuttosto complesso, di cui si parla.

    E’ fuori luogo tirare in ballo addirittura Levitico e Corano, dal momento che non ho affatto sostenuto che la signora Shalabayeva debba essere considerata corresponsabile delle azioni del marito: se lo sia io non lo so, e non sta a me stabilirlo. Ma neanche si può affermare che la signora ne sia totalmente estranea, come lei afferma con tanta sicurezza.

    In mancanza di prove in un senso o nell’altro quello che rimane è che la signora Shalabayeva è stata ritenuta dalle nostre autorità priva dei requisiti per il soggiorno in Italia, priva dell’immunità diplomatica, priva dello status di rifugiata politica (non risulta che al suo ingresso nel nostro Paese abbia fatto domanda in tal senso).

    In breve: la signora è stata trattata dalle nostre autorità come un qualsiasi immigrato illegale e, su pressante sollecitazione della rappresentanza diplomatica del suo Paese, è stata rimpatriata d’urgenza.

    E’ stata rimpatriata come le migliaia di immigrati illegali (poco meno di 5.000 nel 2012) che sono stati imbarcati sotto scorta di polizia su un aereo e riportati nel loro Paese di provenienza. La differenza è che la quasi totalità di questi cinquemila rimpatriati non risiedeva in una villetta di Casal Palocco ma in un CIE, uno di quei centri di raccolta dei quali avrà forse sentito parlare, e che non avevono un coniuge ricercato dall’Interpol.

    Di questi non conosciamo nemmeno il nome. Sappiamo che probabilmente sono entrati nel nostro Paese rischiando la pelle nell’intercapedine di un TIR o su una bagnarola attraverso il mediterraneo. 

    Da qui la domanda: per quale motivo il caso Shalabayeva dovrebbe essere considerato rappresentativo o particolarmente emblematico rispetto alla totalità dei casi di rimpatrio forzato eseguiti dalle autorità italiane? Per quale motivo si mena scandalo per le presunte violazioni dei diritti umani della signora, si chiede a gran voce che la nostra diplomazia agisca tutte le leve a sua disposizione per annullare quell’atto mentre le altre migliaia come lei non sono che numeri in transito e nessuno si chiede come vengono accolti nel loro Paese dopo il rimpatrio?

    E’ del tutto evidente che in questa vicenda la questione dei diritti umani è solo strumentale, cioé ipocrita, e destinata a nascondere il vero motivo di tanta mobilitazione, che ha a che fare col background familiare, come dicevo.

    Un indizio del vero motivo di tanta mobilitazione lo fornisce lei stesso definendo "paese che di democratico non ha notoriamente niente" quello di cui la Shalabayeva e suo marito sono cittadini, il Kazakistan. O meglio: il suo regime.

    E qui possiamo dividere il campo di quelli che discutono del caso Shalabayeva in due parti: quelli che riconoscono al marito della signora lo status di "dissidente" (con quanto di positivo sottintende per la persona tale definizione, e quanto di negativo attribuisce al regime dal quale "dissente") e quelli che non lo riconoscono come tale o che giudicano irrilevanti i suoi rapporti col regime.

    Si tratta di capire per quale motivo gli appartenenti al primo gruppo, tra cui lei, ritengono di scagliarsi contro il regime kazako al punto di strumentalizzare il caso dei presunti "diritti umani" violati della signora Shalabayeva e montare un caso mediatico di tale portata.

    Potrebbe essere per la scelta del governo Nazarbayev di stabilire un accordo di unione doganale con la Russia dell’odiato Putin? Di certo non perché il regime Nazarbayev sia meno democratico di altri, sui quali costoro nulla hanno da recriminare se non formalmente e malvolentieri quando costretti.

    Sugli insulti che mi rivolge preferisco sorvolare, probabilmente sono dovuti al fatto che ho toccato un suo punto sensibile.

    http://www.ilpost.it/2013/07/15/alm...

  • Di Persio Flacco (---.---.---.206) 1 gennaio 2014 12:44

    Da Wikipedia: 
    <<Muxtar Qabılulı Äblyazov [...] è un imprenditore e politico kazako, dissidente dal governo Nazarbaev.
    Ex banchiere e politico, è divenuto oggetto di investigazioni da parte dell’Alta corte del Regno Unito per l’accusa di essersi appropriato indebitamente di miliardi di dollari dalla BTA Bank tra il 2005 e il 2009. Inoltre, gli è stata inflitta una pena restrittiva per non aver ottemperato a un ordine con cui l’Alta corte ingiungeva di rivelare quale fosse la sua reale consistenza patrimoniale[1] Il 31 luglio 2013 è stato scovato in Francia, dove è stato tratto in arresto dalla Gendarmerie nationale mentre si nascondeva a Cannes.>>

    "Dissidente": parolina magica che, grazie ad una lunga e tenace opera di condizionamento dell’opinione pubblica, viene immediatamente associata ai valori positivi di lotta contro l’oppressione autoritaria per la libertà, la democrazia, i diritti umani.

    In realtà il marito della signora Shalabayeva sembra tutt’altro che un povero cristo perseguitato, sembra invece un intrallazzatore niente male e tutt’altro che povero.

    Questo non significa ovviamente che la signora sia in automatico da considerarsi corresponsabile e/o connivente con gli affarucci del marito.

    Tuttavia ricordare il background famigliare sottostante alla vicenda potrebbe essere utile a contenere la straripante, stucchevole, ipocrita retorica sui diritti umani violati che si è riversata su quello che è infine un caso di rimpatrio forzato dai contorni poco chiari che ha riguardato personaggi quantomeno controversi in patria e fuori.

    Altro discorso ancora è quello che riguarda la passività degli organi governativi e giudiziari verso l’attivismo dei diplomatici kazaki e l’approssimazione dimostrata nella gestione del caso da parte di certi ambienti ministeriali. Questo si è intollerabile.

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