• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

Persio Flacco

L'autore non ha inserito, ancora, una sua descrizione.

Statistiche

  • Primo articolo lunedì 08 Agosto 2013
  • Moderatore da giovedì 02 Febbraio 2014
Articoli Da Articoli pubblicati Commenti pubblicati Commenti ricevuti
La registrazione 19 498 44
1 mese 0 0 0
5 giorni 0 0 0
Moderazione Da Articoli moderati Positivamente Negativamente
La registrazione 8 8 0
1 mese 0 0 0
5 giorni 0 0 0












Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.139) 17 ottobre 2013 23:45

    Lo Sterminio nazista non può ridursi allo sterminio degli ebrei per due motivi: il primo è che prima di essere ebrei, o qualsiasi altra cosa, si è esseri umani, e lo Sterminio è innanzitutto un crimine contro l’umanità; il secondo è che l’intento sterminazionista del Nazismo non è limitato agli ebrei, anche se gli ebrei hanno pagato più di tutti gli altri. Basta tenere presente quali sono state le vittime:

    Ebrei: 5,9 milioni
    Prigionieri di guerra sovietici: 2–3 milioni
    Polacchi non Ebrei: 1,8–2 milioni
    Rom e Sinti: 220.000-500.000
    Disabili e Pentecostali: 200.000–250.000
    Massoni: 80.000–200.000
    Omosessuali: 5.000–15.000
    Testimoni di Geova: 2.500–5.000
    Dissidenti politici: 1-1,5 milioni
    Slavi: 1-2,5 milioni

    Questo significa che la Shoah è si una tragedia particolare per ciascuna delle categorie di persone colpite ma anche, e inevitabilmente, una tragedia universale che nessuno può intestarsi in esclusiva. L’ideologia nazista, la sua riduzione a "cose" senza valore di intere categorie di esseri umani, "cose" che quindi è possibile distruggere senza scrupoli morali, è criminale nei confronti dell’umanità intera. Perché quindi sembra che la Shoah sia diventata una tragedia solo ebraica?

    Ma c’è anche un altro aspetto: essere stati vittime della Shoah non implica che ci si possa definire indenni una volta per tutte dalla contaminazione degli elementi costitutivi dell’ideologia nazista.

    L’ultranazionalismo ebraico che si fa chiamare "sionismo" e che ispira certe politiche dello Stato di Israele non lo è, nonostante cerchi di affermarlo celebrandosi quale rappresentante delle vittime della Shoah.
    La punizione collettiva ad esempio, o la negazione dei diritti civili di milioni di persone, sono una pratiche riconducibili ai principi del Nazismo che Israele pone in essere da decenni.

    Celebrare il proprio ruolo di vittime del Nazismo per nascondere certe contiguità con esso significa strumentalizzare la Shoah, e questo è immorale e detestabile. 
    Così come lo è approfittare dell’emozione suscitata dalla sepoltura di Prienke per far passare una legge illiberate come quella sul negazionismo.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.160) 16 ottobre 2013 14:54

    << Tutto vero sul fatto che abbia pagato poco e niente, ma anche ammesso.... è scontato che la cerimonia funebre - non a caso si è svolta presso il San Pio X che è una congregazione ultratradizionalista attraversata da fermenti negazionisti - così come il sepolcro possono diventare a loro volta dei simboli. Tipo Predappio. E sarebbero i simboli della ricostruzione di un mito (neo) nazista da perpetuare, di cui abbiamo un bell’esempio con il commentatore negazionista più sopra. >>

    Rendere un feroce idiota come Priebke una figura di eroica e tragica grandezza negandogli il funerale e la sepoltura, mobilitando migliaia di persone per inveire contro il suo cadavere, è il modo migliore per fare della sua tomba un luogo simbolico.

    Quanto al Nazismo la mia personale convinzione è che quanto più lo si conosce tanto meno si possono condividerne le idee. Il nemico peggiore di certe ideologie è la coscienza critica, non l’ignoranza, e nemmeno la forza. Per questo ritengo che il nazismo vada studiato, non nascosto; che vada costantemente comparato con la nostra civiltà, non relegato in qualche "a priori".

    Dunque non è calpestando il suo cadavere che ci si rende più distanti da Priebke: al contrario. Uno degli effetti più aberranti del Nazismo è la riduzione di certe categorie di esseri umani a cose senza valore.
    Ebrei, neri, slavi, comunisti, zingari, tarati geneticamente, malati di mente: tutti ridotti a cose senza alcun valore intrinseco oltre che nocive. Cose che dunque si possono e si devono distruggere senza alcuna remora, al minor costo, con la massima efficienza, limitando al minimo "gli scarti" da smaltire. Non non vogliamo essere così, spero, altrimenti sarebbe come risuscitare Priebke invece di seppellirlo.
    Restiamo umani.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.248) 15 ottobre 2013 22:03

    Le polemiche sui funerali di Priebke hanno del grottesco: prima ce lo siamo tenuto vent’anni, garantendogli tutti i diritti prescritti dalla legge, lasciandolo indisturbato a vivere la sua lunga vita, alle sue passeggiate, all’omaggio dei suoi estimatori; ora che è morto si "riscopre" ciò che è stato e ciò che ha fatto. Se ha meritato di essere trattato secondo la legge da vivo a maggior ragione lo si tratti allo stesso modo da morto e lo si lasci inumare secondo le sue volontà.

    Non è stato Priebke il Male, Priebke è stato solo un uomo, un criminale, probabilmente solo un feroce idiota incapace di resistere ad una ideologia che ha cancellato con un colpo di spugna secoli di stratificazioni culturali e di progressi della civiltà giuridica e umanistica.

    Il Male è il nazifascismo: un virus razionale che ha contagiato milioni di persone facendole regredire ai secoli bui dell’umanità. Questa considerazione ovviamente non cancella i crimini di Priebke, di cui egli è stato pienamente responsabile e per i quali ha pagato (poco, a mio parere) secondo la "nostra" Giustizia, a prescindere dalla sua. Questo serve solo ad inquadrare il vero obiettivo da colpire: l’ideologia nazifascista. 

    E’ questa che non deve essere sepolta, che deve rimanere alla luce della coscienza critica come pietra di paragone per giudicare quello che avviene ancora oggi, perché i suoi semi sono ancora nell’aria. Il nazionalismo esasperato, il razzismo, il culto della potenza militare, il valore o disvalore attribuito alle persone in base a categorie fisse e immutabili, alla gerarchizzazione del potere, ai miti sul destino ineluttabile di un popolo e altro ancora: sono questi i semi del nazifascismo che non bisogna perdere di vista per nessuna ragione. Per fare in modo che da un qualsiasi frustrato non nasca di nuovo un altro Priebke.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.221) 10 ottobre 2013 23:01

    Peggio per lei. Porre volontariamente limiti alla conoscenza non lo ritengo un buon segno.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.221) 10 ottobre 2013 22:47

    <<Il diritto internazionale sostiene che non è lecito aggredire militarmente un altro stato. E, mi sembra di ricordare che tre guerre a una (48-67-73 contro quella del 56) abbiano avuto origine da parte araba. E mi sembra di ricordare che anche quella del Libano 2006 sia iniziata per un attacco Hezbollah. E avrei da ridire qualcosa anche sulle due guerre di Gaza. E avrei da ridire anche su altre vicende più o meno antiche.>>

    Mi interessa il futuro più del passato. L’occupazione deve finire, deve essere conclusa la pace con i palestinesi, i rapporti tra Israele e mondo arabo islamico devono entrare in una fase di costruzione positiva. Queste sono le priorità che personalmente ritengo in cima a tutte le altre. Come ritengo nemico di Israele e mio nemico personale chiunque per qualsiasi motivo si opponga a questa linea di indirizzo. Finora le cose sono andate in direzione contraria: al governo di Israele c’è chi incitava all’uccisione di Rabin e c’è chi coltiva una visione razzista e/o messianica del destino del popolo ebraico. La colonizzazione non si è mai fermata, la prospettiva di una conclusione del conflitto non è mai stata così lontana, le nuove generazioni in Israele si sono ormai adattate al ruolo di occupanti, di guardiani di un popolo senza diritti. La maschera grottesca del nazionalismo estremo si è sovrapposta al volto dell’ebraismo.
    La responsabilità di tutto questo non si può accollare unicamente alla parte araba, ormai sconfitta e impotente: occorre saper guardare con spietata obiettività da tutte le parti, altrimenti si è complici di un processo in fondo al quale vi è la distruzione di Israele. E io non voglio che questo succeda.

    A me piace discutere, mettere alla prova le mie convinzioni, confrontare la mia visione con altre su una materia che mi coinvolge profondamente. Ma quando mi si accusa di parteggiare per la parte araba contro Israele allora vuol dire che la discussione è arrivata al termine, che l’interlocutore si è rifugiato nel bunker.

    << Non si preoccupi troppo della mia testa, so dove guardare.>>

    No, mi creda sulla parola.

TEMATICHE DELL'AUTORE

Tribuna Libera Mondo

Pubblicità



Pubblicità



Palmares

Pubblicità