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Persio Flacco

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Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.254) 4 marzo 2014 20:37

    Non voglio generalizzare ma la mia esperienza di padre mi fa essere assolutamente d’accordo con lei. In particolare per quanto concerne la lingua inglese: ai ragazzi vengono fatti sprecare anni di studio senza alcun costrutto.
    Purtroppo nella scuola pubblica le cattedre vengono assegnate con criteri che col merito hanno ben poco, e una volta che il docente assume il suo ruolo è praticamente inamovibile e il suo metodo di insegnamento non emendabile.

    Come è uso in questo paese, ad essere tutelata è la burocrazia, non il cittadino.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.217) 3 marzo 2014 20:32

    E’ meno preoccupato ora?

  • Di Persio Flacco (---.---.---.139) 2 marzo 2014 22:22

    Non condivido le sue tesi per diversi motivi:

    1. si può uscire dalla moneta unica, certo, ma questo significa denominare in lire tutto ciò che attualmente è denominato in euro, e dal giorno successivo alla conversione la lira dovrebbe misurarsi col gigantesco mercato dell’euro A quali condizioni? Chi potrebbe decidere quale sarebbe tasso di cambio lira/euro, la Banca d’Italia, il Tesoro? Non credo proprio: a deciderlo nel giro di pochi giorni sarebbe il mercato, e in primis la speculazione. E a svalutare nella misura decisa dal mercato non sarebbero solo le merci destinate all’esportazione ma tutti i valori patrimoniali in lire. E le partecipazioni azionarie nelle imprese italiane che rimanessero in euro non moltiplicherebbero il loro valore rispetto a quelle in lire?
    Pensare a Weimar come scenario forse non è improprio.

    2. se l’Italia uscisse dall’euro uscirebbe dalla UE; se l’Italia uscisse dalla UE il rischio concreto è che l’Unione Europea vada in frantumi. Inutile dire con quali conseguenze per tutti.

    3. se l’Italia uscisse dalla UE e dai vincoli di bilancio che ci impone, cosa impedirebbe a questa classe politica di tornare a produrre debito pubblico pur di non mollare le clientele e la corruttela che gli garantiscono il potere?
    Oggi la classe politica italiana ha spazi sempre più stretti per rimandare la resa dei conti con i cittadini: le risorse sono diventate scarse, le tasse e i balzelli che la fervida fantasia dei parassiti al potere ha inventato sono sempre meno tollerabili; l’indebita appropriazione di patrimonio pubblico da parte dei partiti sempre più scandalosa; gli sprechi sempre meno tollerati. Tutto questo lo si deve al rigore che l’Unione Europea ci impone e al quale anche la classe politica deve adeguarsi. Senza questo rigore i cittadini italiani non si sarebbero nemmeno accorti delle cambiali firmate a loro nome dalla classe politica che li governa.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.122) 2 marzo 2014 02:30

    La riduzione del progetto di Unione Europea alla sola dimensione economica, anzi: monetaria, è la premessa indispensabile di tutti i discorsi contro l’Euro.

    Naturalmente si tratta di una premessa falsa: l’Unione Europea è innanzi tutto una scommessa per la pace e contro la guerra. Si dimentica troppo facilmente che l’Europa è stata distrutta da due guerre mondiali consecutive nel giro di soli 20 anni; che non si ricorda un periodo così lungo di assenza di guerre nel vecchio continente come quello degli ultimi decenni.

    Questo per ricordare a coloro che si esercitano nel mostrare la convenienza di decretare la fine dell’Unione che i loro bilanci risultano positivi solo perché omettono di inserirvi una delle passività più onerose: il ritorno alle rivalità e ai conflitti tra paesi europei.

    Ma c’è un’altra omissione nei loro bilanci: meno grave ma anch’essa pesante. Si dimentica di considerare che le asimmetrie tra sistemi economici dell’area euro hanno una base reale che, nel caso dell’Italia, consistono nella presenza di una classe politica clientelare, corrotta, inefficiente; nella convivenza con la criminalità organizzata; nella dissipazione di enormi risorse per incapacità gestionale della cosa pubblica. 

    Si dimentica di considerare che è tutto questo a gravare come un macigno sulle potenzialità di sviluppo della sua economia e a far pesare il confronto con paesi meno corrotti e inefficienti della stessa area monetaria.

    In queste condizioni proporre come soluzione il ritorno alla mitica svalutazione competitiva equivale a suggerire di spruzzare un po’ di profumo in una casa lercia, o ad indossare una parrucca profumata su una testa piena di pidocchi. Significa lasciare dove sono lo sporco e i parassiti salvando le apparenze. 

    Se si facesse finalmente pulizia e si allontanassero i parassiti non ci sarebbe più ragione di mantenere una imposizione fiscale e una burocrazia autoreferenziale che taglia le gambe alle nostre imprese nella competizione con le altre imprese europee. 

    Una imposizione fiscale che, al netto delle spese di funzionamento dello Stato, serve a finanziare un sistema di potere che costituisce il vero motivo dello svantaggio competitivo dell’Italia, altro che la moneta unica.

    L’Italia nell’euro ci starebbe alla grande. Già oggi, ed è quasi un miracolo, le sue aziende migliori sono tra le più competitive sul piano internazionale. Liberato dal lerciume e dai parassiti questo Paese farebbe mangiare la polvere anche alla Germania.

    In sostanza: chi indica il ritorno alla moneta nazionale e il ricorso alla svalutazione competitiva come soluzione ai problemi del Paese di fatto lavora per lasciare sporco e parassiti al loro posto. E questa non è una soluzione: semmai è una resa.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.122) 1 marzo 2014 17:01

    << A nostro avviso, difficilmente Putin potrà intervenire militarmente in Ucraina a difesa delle regioni russofone, perché in una situazione economica caratterizzata da crollo valutario e crescita in forte rallentamento, un deterioramento dei rapporti con l’Unione Europea potrebbe aggravare ulteriormente questa situazione. >>

    Questo è un po’ il capolavoro delle centrali di intelligence statunitensi con la complicità dei satrapi europei: contrapporre Russia e UE. Due entità che, per i gusti statunitensi, tendono troppo alla collaborazione economica.

    << Dopo la condanna definitiva degli oppositori che hanno partecipato alle manifestazioni del 2012, il blogger Navalny (una sorta di Grillo russo), nel suo blog invita a replicare la rivoluzione ucraina in Russia. >>

    E’ davvero strano che in un regime definito autoritario e illiberale un blogger come Navalny, uno che ha frequentato Yale grazie ad una borsa di studio americana e tornato in Russia per buttarsi in politica, possa continuare a mantenere un blog.
    Certo, se confrontata alla Francia rispetto alla qualità della democrazia e delle libertà civili, la Russia un po’ sfigura. Anche perché non ha alle spalle la lunga storia di lotte e di conquiste civili che ha la Francia e altri paesi del vecchio continente.

    << Leggendo i diversi commenti, molte persone la pensano come lui e credono che presto anche la Russia sarà liberata dal regime. >>

    Se in Russia esiste un "regime", come dice lei, è un regime che ha preso il potere con le elezioni.

    << Ricordiamo come alle recenti elezioni amministrative, il partito Russia Unita abbia fortemente calato i propri consensi ed abbia perso una città importante come Ekaterimburg. Inoltre è stata segnalata una fortissima astensione, a dimostrazione che il popolo non crede alla legittimità delle elezioni, dato i diffusi brogli. >>

    Ecco un’altra tesi che definire ardita è poco.
    Riguardo all’astensione: le conosce le percentuali di astensione negli USA, Paese che molti giudicano un faro di democrazia? Alle presidenziali del 2012, monitorate dall’OCSE e sorvegliate da webcam in ogni seggio, la percentuale dei votanti sugli aventi diritto è stata del 65,25%. Negli USA, solitamente, il risultato è speculare: ad essere attorno al 60% sono gli astenuti. Ebbene, cosa dovremmo concludere da questo: che negli USA "il popolo non crede alla legittimità delle elezioni, dato i diffusi brogli."?

    << Detto questo, pensiamo che i poteri forti, dopo aver consegnato l’Ucraina all’Unione Europea, ora siano pronti a puntare il proprio cannone finanziario contro Bielorussia, Russia e stati filorussi. >>

    Bravo, vedo che ha capito a cosa tende questa nobile campagna per la "democrazia": un bene notoriamente molto amato dai poteri forti, in particolare quelli finanziari.

    << Chi ci segue sa che a nostro avviso, l’Unione Europea punta a conquistare l’intera Europa geografica.>>

    Davvero? A me risulta che già ora a malapena riesce a tenersi insieme; che, anzi, a causa della evanescenza delle sue strutture comunitarie: viste dai suoi cittadini come assai poco rappresentative e, dunque, come sostanzialmente ademocratiche e di fatto autoritarie, stanno maturando al suo interno forti tendenze centrifughe.

    Se qualcuno all’interno dell’Unione coltiva il progetto che lei ipotizza o è pazzo, o persegue la fine dell’Unione Europea, o lavora alla tutela di interessi non europei.

    << Dividi e conquista. Ovviamente un processo del genere richiederà molti anni e molto sangue.>>

    Lo scorrere di molto sangue non ha mai preoccupato granché i Poteri Forti: in genere è sangue degli altri.

    << Proviamo a fare una previsione: la disintegrazione territoriale della Russia la vedremo prima del 2020 ed entro il 2030 l’Unione Europea si estenderà fino agli Urali. >>

    Poiché, per evidenti ragioni, non può essere la UE a perseguire la strategia del divide et impera che lei correttamente rileva, si chieda allora chi è che la sta praticando. Magari le verrà voglia di scrivere qualcosa di più rispondente al vero.

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